Quinto Settimio Florenzio Tertulliano nacque a Cartagine verso il 155. Suo padre era un centurione. Divenuto avvocato a Roma, si convertì al cristianesimo verso il 193, stabilendosi a Cartagine. Girolamo afferma che venne ordinato sacerdote, ma questo dato non risulta convalidato dalle sue opere. Intorno al 207 adottò una posizione favorevole al montanismo, giungendo ad essere capo di un gruppo estremista all'interno di questo movimento che fu denominato dei tertullianisti e che sopravvisse fino all'epoca di Agostino di Ippona. Morì dopo il 220.
OPERE
OPERE
Buona parte della formazione forense di Tertulliano viene evidenziata dalla sua opera letteraria per la costante utilizzazione di un tono polemico e apologetico. Fra le sue opere apologetiche e polemiche si distinguono i due libri Ai pagani, l'Apologeticum, forse la sua opera più importante, nella quale, rivolgendosi ai governatori delle province, invoca la libertà religiosa per i cristiani, Sulla testimonianza dell'anima, il trattato Contro i giudei, il trattato Sulla prescrizione degli eretici, Contro Marcione, Contro Ermogene, Contro i valentiniani, Sul battesimo, Contro Prassea, ecc. Tertulliano investigò anche nel campo della morale e dell'ascesi: Ai martiri, il trattato Sugli spettacoli, Sulla preghiera, Sulla penitenza, Sul velo delle vergini, Sulla corona, opera nella quale vengono descritti la guerra e il servizio militare come assolutamente incompatibili con la fede cristiana, Sulla fuga dalla persecuzione, Sull'idolatria, opera nella quale Tertulliano ribadisce che il cristiano non deve prestare servizio militare, ecc.
TEOLOGIA
TEOLOGIA
Il contributo teologico principale di Tertulliano è, probabilmente, in relazione con la dottrina della Trinità. Tertulliano fu il primo ad applicare il termine « Trinitas » alle tre persone. In De pudicitia, XXI, parla della « Trinità di una divinità, Padre, Figlio e Spirito Santo ». Inoltre, espose il concetto che il Figlio è della stessa sostanza del Padre e che vi è una sola sostanza nei tre, uniti tra loro. La sua dottrina trinitaria anticipò di un secolo il simbolo di Nicea. In campo mariologico, Tertulliano negò la verginità di Maria durante e dopo il parto, sottolineando che, « benché fosse vergine quando concepì, divenne donna quando diede alla luce » (De Carne Christi, XXIII). Per « fratelli di Gesù » intende i figli di Maria secondo la carne (De Carne Christi, VII; Adv. Marc., IV, 19; De monog., VIII; De virg. vel., VI). Per Tertulliano, inoltre, Maria è la seconda Eva. In campo ecclesiologico, Tertulliano fu il primo ad applicare il titolo di Madre alla Chiesa: « Signora madre chiesa » (Ad mart., I). Questa Chiesa è la depositaria della fede e la custode della rivelazione poiché soltanto essa possiede le Scritture che gli eretici non hanno il diritto di utilizzare. Durante il suo periodo montanista, tale visione della Chiesa istituzione cedeva logicamente il passo ad una visione della Chiesa spirituale composta di uomini spirituali. Le due le visioni sono opposte e contrapposte. In campo sacramentale, il contributo di Tertulliano al latino cristiano è realmente notevole, benché non si possa limitare soltanto al campo della teologia. Tertulliano non fu, come ha dimostrato A. Kolping, il primo ad usare il termine « sacramentum ». Tertulliano è, invece, il primo che ci ha lasciato una descrizione della pratica penitenziale della Chiesa primitiva. Sappiamo, infatti, da lui che esisteva un secondo perdono dopo il battesimo, consistente in una compunzione ed in una soddisfazione, mediante il quale il peccatore poteva tornare allo stato di grazia. Questo perdono richiedeva una pubblica confessione del peccato e si concludeva con l'assoluzione impartita dal vescovo. Salva l'epoca montanista in cui limitò il perdono ai « peccati più lievi », riteneva che il perdono poteva essere applicato a tutti i tipi di peccato. Tertulliano non trattò frequentemente il tema dell'Eucaristia, ma sembra chiaro che la considerava un sacrificio (De orat., XIX) e, d'altra parte, affermò la presenza reale (De pud., IX, De idol., VII). Come afferma egli stesso, « il pane che Cristo mangiò e diede ai suoi discepoli, lo convertì nel suo corpo dicendo: Questo è il mio corpo » (Adv. Marc., IV, 40). Si è discusso se l'espressione « repraesentare », in relazione al ruolo che il pane svolge rispetto al corpo di Cristo nell'Eucaristia, non sia in contraddizione con quanto precedentemente esposto. In realtà non lo crediamo, poiché in questo passo « repraesentare » ha l'accezione di « fare presente »; il pane, cioè, è il mezzo che si utilizza per rendere presente il corpo di Cristo, non soltanto per simbolizzarlo, nell'Eucaristia. In campo escatologico, Tertulliano credeva nell'esistenza dell'inferno eterno per i condannati (Apol., XLVIII) e si basò sul passo di Mt 5,25 per difendere l'idea di purgatorio o purificazione dell'anima « post mortem », che, ciò nonostante, situa nell'inferno e durante il periodo che va dalla morte alla risurrezione (De an., LVIII). Inoltre, Tertulliano sosteneva che da questo purgatorio « ante litteram » erano esclusi soltanto i martiri (De resurr. carnis, XLIII). La situazione delle anime che si trovavano in questo stato poteva venire alleviata mediante il suffragio dei vivi, come fanno le vedove che pregano per i loro mariti defunti (De monog., X). Infine, possiamo affermare che Tertulliano credeva nel millenarismo e sosteneva che alla fine del mondo i giusti sarebbero risorti per regnare con Cristo a Gerusalemme per un periodo di mille anni (Adv. Marc., III, 24).