La definizione di gnosticismo continua ad essere ancora oggi una questione assai dibattuta fra gli studiosi. Perciò, non è strano che il congresso di Messina riguardo lo gnosticismo e il I seminario di lavoro sullo gnosticismo e il cristianesimo primitivo tenutosi a Springfield (1983) non siano arrivati ad una definizione universale. C. Vidal Manzanares ha sottolineato i seguenti dati caratterizzanti il pensiero gnostico, ossia:
1. Il mondo fisico è considerato un luogo inadeguato per l'essere umano.
2. L'esclusione dell'idea di peccato presa nel senso giudeo‑cristiano.
3. La gnosi- o conoscenza occulta e presumibilmente antica- come unica uscita dallo stato attuale.
4. La sostituzione della morale con la realizzazione di riti magici e l'attrazione di nuovi adepti.
5. La sensazione dell'adepto di far parte di un'élite.
Questi aspetti facevano sì che la gnosi si ricoprisse di un'infarinatura cristiana opponendosi al vero cristianesimo, giacché la gnosi negava l'incarnazione divina (la materia è cattiva), la morte di Cristo sulla croce (per gli gnostici una rozza materializzazione, poiché la salvezza si otteneva in virtù della gnosi e non del sacrificio di Cristo sul Calvario), la sua risurrezione (era intollerabile l'idea che l'anima prendesse nuovamente possesso del corpo che sarebbe stato una prigione insopportabile), la sua chiamata universale (la gnosi infatti la limitava soltanto ad alcuni iniziati) e la sua etica. Una tematica ancora più dibattuta è quella dell'origine della gnosi. J. Doresse si dice favorevole ad un'origine greca, B. A. Pearson ha sottolineato un'origine giudea, almeno per alcune delle opere gnostiche, e Reitzenstein propende per un origine iraniana. Infine, C. Vidal Manzanares suggerisce un'origine mesopotamica, sebbene prenda in considerazione le influenze iraniane così come una penetrazione dello gnosticismo nel giudaismo in uno stadio pre‑cristiano. Tuttavia, nozioni come quella del Salvatore che scende dal cielo non appaiono fino al II secolo d.C. ed è molto probabile che siano di matrice cristiana. Così, contrariamente ad alcune concezioni elaborate durante il XIX secolo, oggi si tende a rifiutare la possibilità di un influsso gnostico sul cristianesimo neotestamentario, essendo molto più probabile che l'influenza sia avvenuta nella direzione inversa. Come già abbiamo detto, l'abisso fra gnosi e cristianesimo era molto profondo per giungere ad una sintesi di entrambi i pensieri. Nonostante ciò, gli gnostici capirono la potenziale attrattiva della figura di Gesù e tentarono di sfruttarla come vessillo delle loro tesi. Non è strano quindi che l'impatto fu immediato. Il Nuovo Testamento raccoglie le tracce dello scontro fra il cristianesimo e la gnosi negli scritti paolini (1 Corinzi, Efesi, Colossesi, 1 Timoteo, Tito) e giovannei (la prima lettera di Giovanni è con certezza un tentativo di fornire una chiave ortodossa di interpretazione al Vangelo di Giovanni opposta a quella degli gnostici). Questa grande battaglia contro la gnosi non si concluse con la morte degli Apostoli. Personaggi come Basilide, Isidoro, Valentino, Tolomeo, Eracleone, Florino, Bardesane, Armonio, Teodoto, Marco o Carpocrate furono diffusori di un tentativo di penetrazione nel cristianesimo di diverse tesi gnostiche, che, se avesse avuto esito, avrebbe significato la fine del cristianesimo. Reazioni come quella di Ireneo o di Tertulliano rendono manifesto lo stato di preoccupazione con il quale il cristianesimo visse quella battaglia. Ciò nonostante può dirsi che questa cominciò a volgersi in favore del cristianesimo già dal III secolo e si concluse nel IV con la promulgazione di una serie di norme imperiali- come quella contenuta nel l. XVI del codice teodosiano- contrarie agli eretici. Paradossalmente questa politica di forza motivò la preservazione di una biblioteca gnostica di importanza incomparabile fino ad oggi. Nel 367, Atanasio di Alessandria ordinò in una lettera festale, la n. 39, l'eliminazione di una serie di opere eretiche. Teodoro, abate di Tabinnisi ricevette la missiva ma optò- o almeno così fecero alcuni dei suoi monaci- per non bruciare le opere che vennero nascoste sotto terra. Nel 1945, tre arabi le scoprirono vicino a Nag Hammady o Chenoboskion. Benché alcuni di questi scritti siano andati perduti per l'incuria delle famiglie degli scopritori, certamente nel loro insieme costituiscono- forse con l'eccezione del rinvenimento di quelli del Mar Morto- la scoperta documentale più importante del XX secolo e hanno permesso di accedere all'idea di una forza spirituale che sostenne una battaglia serrata contro il cristianesimo per più di tre secoli.