Scritto che fa parte del gruppo denominato dei Padri Apostolici. L'opera godette di un'enorme diffusione e alcuni autori, come nel caso di Origene, arrivarono a considerarla canonica. Venne scritta intorno al 131 (l'opera parla della distruzione di Gerusalemme per mano di Adriano). Non conosciamo il suo autore senza dubbio non fu il Barnaba biblico, ma vi sono molti argomenti favorevoli per attribuirne la redazione ad un giudeo‑cristiano, forse alessandrino; in ogni caso, l'opera presenta elementi ellenizzanti. La possibile attribuzione a un discepolo dell'apostolo Paolo spiega perché alcuni studiosi la considerino come una lettera apocrifa.
TEOLOGIA
L'opera si divide in due sezioni, non ben delineate, dedicate ad aspetti teologici e pratici. Sostiene la credenza in una preesistenza del Cristo (forse contro le eresie giudeo‑cristiane che la negavano, come nel caso degli Ebioniti) e collega l'adozione a figli di Dio con il battesimo. L'autore sottolinea che i cristiani sono tenuti ad osservare la domenica, giorno della risurrezione di Cristo, al posto del sabato (XV, 8‑9), considerando la domenica il giorno della festa cristiana e non il settimo giorno. L'opera fa eco a una escatologia millenarista (XV, 1‑9) e contiene uno dei primi testi cristiani esplicitamente e direttamente contrari alla pratica dell'aborto (XIX, 5). Vedi Lettere apocrife; Padri Apostolici.