Di origine sconosciuta, sebbene probabilmente non fosse né latino né romano. Affermò di essere stato un discepolo di Ireneo. Si scontrò con Papa Callisto, poiché quest'ultimo mitigò la disciplina dei penitenti colpevoli di peccato mortale, accusandolo di eresia sabellianista. Eletto papa da un piccolo, ma influente, gruppo, divenne il primo antipapa della storia. Di fatto seguitò ad esserlo sotto il pontificato di Urbano (223‑230) e di Ponziano (230‑235). Quando finalmente Massimino il Tracio li esiliò in Sardegna, tutti e due rinunciarono alla sede romana e si riconciliarono. Ippolito morì martire (235), dopo essere tornato in seno alla Chiesa romana. La Chiesa cattolica lo ha canonizzato.
OPERE
Le opere di Ippolito hanno goduto di pessima fortuna. Da un lato molte di esse furono distrutte per la sua fama di eretico e di scismatico, dall'altro molte non vennero conservate per il declino della cultura greca e il sopraggiungere di quella romana. Come se ciò non bastasse, ancora oggi continua un acceso dibattito sull'attribuzione di alcuni dei suoi scritti. Fra questi si distinguono i Philosophumena, il Syntagma, un trattato Sull'Anticristo, alcuni trattati esegetici, la Cronaca, il Computo pastorale, alcune omelie e, in modo particolare, la Tradizione apostolica che, fatta eccezione per la Didachè, è la costituzione ecclesiastica più antica in nostro possesso.
TEOLOGIA
In campo cristologico, si oppose tanto al modalismo quanto al patripassianismo, ma deviò nel subordinazionismo. In campo ecclesiologico, il vescovo, successore apostolico (TA, III), è considerato come un sacerdote dotato del potere di perdonare i peccati, nel quale si manifesta la successione apostolica (TA, III). Sappiamo, inoltre, dello scontro con Callisto in relazione alla mitigazione delle pene, operata da quest'ultimo, per i colpevoli di peccato mortale. A parte questo, Ippolito ci ha trasmesso notizie sui diversi ordini dell'epoca come i sacerdoti e i diaconi, i confessori, le vedove, i lettori, le vergini, i suddiaconi e i possessori di carismi di guarigioni, il che sottolinea l'importante ruolo del carismatismo perfino in quest'epoca. In campo sacramentale, il battesimo conosciuto da Ippolito è quello dell'immersione degli adulti (benché faccia qualche riferimento ai bambini anche se di una certa età: XXI) e ciò fa sì che sia molto meticoloso nel segnalare gli uffici incompatibili con la ricezione del battesimo (possessori di bordelli, militari, gladiatori, custodi di idoli, maghi, astrologi, divinatori, ecc.) e nell'esigere che l'istruzione catecumenale abbia la durata di tre anni. Non sembra chiaro se Ippolito credesse o meno nella presenza reale nell'Eucaristia, anzi dà l'impressione che la contempli soltanto come commemorazione (IV). Inoltre, Ippolito ci informa che si continuava a celebrare il banchetto comunitario, o Agapé, fra i fedeli