Giurista romano e discepolo di Pelagio, fu uno dei principali diffusori dell'eresia pelagiana. Dopo la caduta di Roma, fuggì a Cartagine, dove si rifugiò fra il clero, essendo stato denunciato nel 411 da Paolino di Milano. Celestio tentò di difendersi, ma fu condannato. Tale condanna motivò il suo appello a Roma. Verso il 416 si trovava a Efeso dove fu ammesso nel collegio presbiterale. Fu condannato da Innocenzo I e successivamente riabilitato da Zosimo. Dopo il concilio di Cartagine del 418, venne definitivamente condannato dallo stesso Zosimo, anche se nel 423‑424 si tentò ancora una volta di riabilitarlo, ma senza risultati.
TEOLOGIA
Sembra che la posizione di Celestio fosse più estrema di quella di Pelagio, ma le fonti non permettono, a nostro giudizio, di giungere a conclusioni definitive in proposito.