Papa (422‑432) eletto alla morte di Bonifacio I. Sconfisse subito i Novaziani confiscando le loro chiese e obbligandoli a riunirsi nelle case. La sua covinzione che Roma potesse accogliere gli appelli di tutte le province lo portò a scontrarsi con la Chiesa africana, la quale non solo trionfò su Celestino, ma approfittò di ciò per sottolineare la sua autonomia storica rispetto a Roma. Celestino ottenne migliori risultati riguardo al controllo dell'Illiria orientale. Antico pelagiano, Celestino optò per una politica di forza contro questa eresia. Da un lato, in riferimento alle Gallie, Celestino si rivolse ai vescovi- ai quali appena un anno prima aveva ricordato la loro sottomissione a Roma- appoggiando l'autorità di Agostino di Ippona sebbene senza definire gli aspetti concreti dell'agostinianismo, dall'altro, impedì ai vescovi italiani, condannati con l'accusa di pelagianismo, di ottenere l'appoggio della Chiesa d'Oriente. Intorno al 428 si vide coinvolto nel dibattito nestoriano, cosa della quale approfittò per insistere sulla sottomissione dell'Oriente a Roma e per condannare, in un sinodo romano (430), l'eresia di Nestorio. Convocato da Teodosio un concilio in Efeso (431) per risolvere definitivamente la questione nestoriana, Cirillo- il grande oppositore di Nestorio- non aspettò l'arrivo dei legati pontifici per aprire il concilio (con l'intento di affermare ancora una volta l'autonomia episcopale di fronte alla tendenza universalista del papa?) e per procedere alla scomunica di Nestorio. Gli atti del concilio non furono sottoposti a Celestino anche se quest'ultimo manifestò la sua soddisfazione per il risultato ottenuto.
OPERE
Hanno particolare importanza i Capitoli di Celestino inviati ai vescovi della Gallia in relazione al pelagianismo (benché siano stati ricompilati dopo la sua morte) e le sue sedici lettere che in gran parte riguardano la contesa con Nestorio.
TEOLOGIA
Il principale apporto teologico di Celestino I concerne la sua insistenza sull'autorità suprema della sede romana. Benché fossero già stati espressi simili punti di vista, è certo- come hanno sottolineato J. N. D. Kelly e B. Studer- che, fino ad allora, mai era stato affermato, in modo tanto chiaro, un simile principio.