Papa (352‑366). Nacque a Roma e venne eletto vescovo di questa città nell'epoca in cui l'Oriente era sotto il controllo dell'arianesimo e Costanzo II era in procinto di obbligare l'episcopato occidentale a seguire tale corrente. Per opporsi alle pressioni imperiali, Liberio convocò un concilio generale a Milano (355), ma l'imperatore ottenne che i vescovi, salvo tre eccezioni, sottoscrivessero la condanna di Atanasio e il papa, condotto con la forza a Milano, poiché non cedeva alle pressioni, fu esiliato a Berea. Qui avvenne un episodio che fece scorrere fiumi d'inchiostro giacché Liberio, solo e spinto dal vescovo del luogo, cedette totalmente, accettando la condanna di Atanasio, il primo credo di Sirmio, di ambiguo contenuto, e la sottomissione all'imperatore. In quattro lettere scritte nel 357 ai vescovi ariani si dichiarò disposto a tutto pur di tornare a casa. L'anno seguente venne condotto a Sirmio dove sottoscrisse una formula che negava il simbolo di Nicea, sebbene dichiarasse che il Figlio era come il Padre nell'essenza e in tutto. Durante la sua assenza venne eletto papa Felice ed entrambi giunsero ad un « modus vivendi » che contemplava una sede bicefala. Tutto ciò, unitamente alla sua precedente debolezza, fece sì che non fosse invitato al sinodo di Rimini (359). Alla morte di Costanzo (361), tornò a difendere la fede di Nicea correggendo così, almeno in parte, i nefasti effetti della sua posizione iniziale.