Vescovo di Smirne, è stata molto apprezzata la sua testimonianza circa la conoscenza di un Giovanni, è difficile determinare se si trattasse dell'apostolo o di un omonimo, che fu discepolo diretto di Gesù. Il fatto che Policarpo costituisse una specie di anello di congiunzione con gli apostoli e con Cristo spiega, per esempio, perché, intorno al 155, mantenne una serie di rapporti con Aniceto, vescovo di Roma, per fissare la data della Pasqua. Però su questo aspetto concretamente non si arrivò ad una soluzione giacché Policarpo era favorevole all'uso quartodecimano, appellandosi a Giovanni, il discepolo di Gesù, e Aniceto invece era favorevole a continuare la tradizione di celebrare la Pasqua la domenica. Ciò nonostante, non sembra che quella divergenza implicasse una diminuzione di comunione fra i due vescovi. Una lettera della Chiesa di Smirne a quella di Filomelio, in Frigia, ci hanno riportato la cronaca del suo martirio che ebbe luogo nel 156 non molto tempo dopo il suo ritorno a Roma, benché H. Gregoire e P. Orgels abbiano difeso, a nostro giudizio senza solide basi, come data del martirio l'anno 177. Per lo stesso assunto hanno optato E. Griffe, W. Telfer, P. Meinhold e H. I. Marrou.
OPERE
Sembra che Policarpo abbia scritto varie lettere dirette ad alcune comunità vicine alla sua, ma fra tutte si è conservata soltanto quella diretta ai Filippesi nella sua traduzione latina. P. N. Harrison ha rilevato che, probabilmente, il documento che ci è giunto è in realtà formato da due lettere, una del 110 e l'altra del 130.
TEOLOGIA
In campo cristologico, Policarpo si manifestò fermo difensore dell'incarnazione di Cristo utilizzando un linguaggio molto simile a quello della prima lettera di Giovanni. Con ciò sembra aver voluto combattere eresie di tipo gnostico, sappiamo che si scontrò con Marcione, e docetista. In campo ecclesiologico, Policarpo sottolinea come la Chiesa di Filippi godesse di un governo formato da un insieme di presbiteri.