Richiamiamo la tradizione culturale delle origini che ha segnato la lunga storia dell'Università. Il modello di civiltà che ha ispirato l'Università ha le sue radici nell'eredità greco‑latina e giudeo‑cristiana, arricchito progressivamente dall'apporto arabo e delle tradizioni germaniche, slave, celtiche, nordiche. L'Europa cristiana è nata da questa integrazione ed è in questo ambiente che sono sorte le università, creatrici di un umanesimo insieme teologico, filosofico, letterario, giuridico, scientifico. Grazie all'università, si è diffusa in Europa una cultura fondata sulla ragione e il diritto. Questa storia intellettuale è stata ricordata con lustro nel 1988, in occasione del nono centenario dell'Università di Bologna che, con l'Università di Parigi, è stata la madre delle università. La lenta maturazione dell'Universitas lungo tutto il Medio Evo è stata ricordata nell'articolo sull'Educazione.
L'Europa, ricordiamolo, si è costituita riconoscendosi una posizione preminente nel mondo. I valori‑guida ch'essa ha difeso e codificato si radicano in una percezione cristiana dell'uomo e dell'universo. Questi valori sono ancorati in una particolare filosofia della persona umana e del suo destino trascendente, su di un ideale della famiglia e del bene comune, su di una concezione del lavoro e del rapporto con la natura, su di una visione dell'economia e della politica, su di un'idea della propria nazione e delle sue relazioni con l'insieme del mondo. E in questo contesto che sono nati i diritti dell'uomo, la democrazia, la scienza moderna, lo Stato rappresentativo, l'esplorazione e lo sfruttamento del globo, il diritto internazionale. Le università hanno avuto un ruolo determinante nella diffusione di questo modello culturale in tutti i paesi d'Europa e in tutte le parti del mondo in cui è penetrata l'influenza europea, attraverso la colonizzazione, la conquista, o l'irradiamento delle idee e delle convinzioni religiose. Questa concezione dell'università è stata illustrata dal Cardinale John Henry Newman, in un libro spesso citato: The Idea of a University.
Importanti adattamenti furono operati in diversi paesi, ma le università del mondo, nel loro insieme, hanno conservato fino ad ora un riferimento quasi d'obbligo al modello universitario europeo, di tipo inglese, francese o tedesco con le loro varianti americane. Questo tipo di università, legato alla cultura occidentale, è quello prevalso fino ai nostri giorni: la parentela si ritrova nei programmi accademici, nella formazione dei docenti, nei metodi di ricerca e d'insegnamento, nell'organizzazione delle biblioteche e dei laboratori, nelle pubblicazioni, nell'amministrazione, negli scambi interuniversitari. Le forme istituzionali della università moderna sono estremamente varie e vanno dalla sede universitaria per poche centinaia di studenti fino alla « multiversity » disseminata in più luoghi e comprendenti un centinaio di sezioni universitarie come in California: C. Kerr, 1982.
L'eredità accademica
L'eredità accademica
Il fattore principale che spiega la vitalità e la permanenza dell'università è ch'essa si fonda sul dinamismo di una comunità accademica. Come rappresentarcela oggi? Come descriverla nei suoi tratti caratteristici? La risposta non è semplice, né sempre unanime nella sua espressione. Una convinzione comune, tuttavia, sembra imporsi: la grande maggioranza dei docenti universitari è consapevole, oggi come ieri, di formare una comunità specifica nella società, la cui funzione è di perseguire liberamente una missione d'insegnamento, di educazione, di ricerca, di critica e d'impegno sociale. Il loro servizio s'ispira ad una convinzione fondamentale, ereditata dai Greco‑Romani: l'avvenire dello stato poggia prima di tutto sul sapere, la saggezza e la virtù dei cittadini. Era il postulato della Politica di Aristotele, il filosofo e il maestro, guida del pensiero prima dei Greci e poi di tutta la tradizione occidentale: H. Barreau, 1972.
Questa concezione civica e pedagogica dell'educazione equivale ad un principio primo. Questo principio è stato consacrato ed arricchito dalla creazione delle prime università nel Medio Evo. Comunità accademiche furono allora istituite con questo scopo. Innocenzo IV riconosceva, verso il 1253, che l'Universitas era fondata su due elementi, l'uno esterno, il riconoscimento dell'autorità legittima, l'altro interno, la volontà comune di un gruppo di persone che si dedicano allo studio e all'insegnamento come proprio servizio alla comunità.
E' questa la coscienza originaria che fa da riferimento base ai maestri universitari. E a questa memoria fondatrice ch'essi si ricollegano sempre per dire a se stessi e ai loro concittadini quale sia il significato essenziale del lavoro accademico. Attraverso i secoli e fino ai nostri giorni, le università vi hanno trovato la sorgente della loro creatività, della loro gioia di conoscere, di ricercare, e d'insegnare. Secondo questa tradizione intellettuale, la conoscenza è il bene supremo, la «scientia» rappresenta uno dono prezioso, chiamato « donum Dei », « summum bonum », « velut splendor firmamenti », « magnanimitas »: R. A. Gauthier, 1951.
Certo, bisogna stare attenti a non idealizzare troppo i meriti e le virtù delle comunità accademiche di tradizione occidentale, perché la storia dimostra ch'esse hanno spesso deviato dall'ideale professato diventando autosufficienti, cedendo all'intolleranza, all'arroganza, all'abuso di potere, all'ambizione politica, alla chiusura ideologica, alla paralisi burocratica. Molte sono morte di sclerosi e d'inanizione intellettuale. Ma le debolezze di un'istituzione non distruggono il valore in sé, esse piuttosto dimostrano la necessità di una continua vigilanza per rimanere fedeli alle intenzioni delle origini. Fatte queste riserve, si può dire che, per l'insieme delle università del mondo libero, questo ideale morale e istituzionale della comunità accademica resta sempre vivo, evidentemente, con il complesso degli adattamenti e degli arricchimenti apportati dall'evoluzione delle discipline e delle culture.
Le nuove sfide universitarie
Le nuove sfide universitarie
Durante la sua lunga storia, l'università in quanto istituzione, non si è, si può dire, mai trovata a doversi confrontare con un complesso così impressionante di capovolgimenti politici, sociali, scientifici e culturali, come quello d'oggi. Partiamo da ciò che è più vicino: i nuovi modi di produzione culturale. Per secoli, l'università si è identificata ad una particolare idea della civiltà riconoscendosi un ruolo proprio di civilizzazione. Questo postulato è oggi scosso perché una nuova cultura è ora prodotta e trasmessa da potenti concorrenti extra‑universitarie, che hanno invaso il campo dell'insegnamento, della ricerca, della documentazione, dell'informazione. Le università devono ancora scoprire come passare dalla concorrenza alla cooperazione con questi nuovi agenti di produzione culturale. Pensiamo ai media, alle industrie culturali, alle banche di dati, alle comunicazioni via satellite, agli insegnamenti e ricerche legati all'industria privata e allo Stato. I docenti universitari s'interrogano con ansia sul loro specifico ruolo nella società in gestazione.
La sfida maggiore per le università è quella di definire il proprio ruolo nello sforzo di modernizzazione delle società. Come conciliare la crescita economica e il progresso umanistico? Come concretamente armonizzare il ruolo professionale dell'università con il suo ruolo culturale? Il problema è di sapere se l'ideale accademico, descritto sopra, è ancora compreso dalla cultura contemporanea. L'immagine idealizzata, che le università cercano di proiettare di se stesse, è percepita dalla società? In molti ambienti si viene affermando una mentalità anti‑universitaria che contraddice radicalmente i principi della vita accademica. Il linguaggio duro della produttività moderna non si accorda facilmente con il discorso umanistico. Gli agenti economici provano una specie di pudore e di malessere ascoltando le dissertazioni sui valori che fondano la cultura dello spirito. La fredda razionalità del pragmatismo, della redditività, della concorrenza non si armonizzano facilmente con la logica del sapere e della ricerca disinteressata.
Il realismo economico
Il realismo economico
Una questione centrale sembra emergere: essa riguarda il ruolo proprio dell'università nelle società industriali che chiedono un impegno più diretto delle istituzioni d'insegnamento e di ricerca nella pianificazione socioeconomica dei paesi moderni.
La convergenza tra il mondo universitario e gli ambienti economici è una tendenza che merita d'essere esaminata con cura. Con tutti i protagonisti della vita economica e politica, l'università è chiamata ad affrontare due grandi problemi: il problema dell'impiego e quello della modernizzazione. L'università è strettamente coinvolta in questi dibattiti ed è diventata partecipe, a pieno diritto, dei progetti di sviluppo, di rilancio economico, d'innovazione tecnica.
Un altro segno della complementarità crescente tra università ed economia è la valorizzazione della ricerca universitaria da parte delle imprese. I responsabili socio‑politici prendono coscienza del ruolo determinante della ricerca nell'innovazione economica ed industriale. La modernizzazione, la produttività e lo sviluppo dell'impiego passano per la via della libera ricerca. L'originalità e la concorrenza economica dipendono dall'impulso indispensabile della creatività e della ricerca. Questa convinzione si diffonde nelle amministrazioni e nei ministeri e le università sono invitate a cooperare allo sforzo innovatore comune. Il potenziale d'investigazione, di studio e di ricerca delle università si rivela dunque in una nuova luce. Coloro che decidono sul piano economico e politico prestano ormai un'importanza sempre maggiore ai problemi educativi e culturali, perché sono convinti che lo studio e la ricerca avranno un peso determinante nei settori di punta portatori della modernizzazione.
In questo nuovo contesto, l'amministrazione e la gestione dell'impresa universitaria presentano problemi specifici che costituiscono oggetto di particolari studi: N. Karol and S. G. Ginsburgh, 1980; J. I. Bess, 1988. A. Borrero Cabal 1993.
Legittimazione culturale dell'Università
Legittimazione culturale dell'Università
Gli imperativi della crescita economica devono, tuttavia, potersi conciliare con le esigenze dello sviluppo culturale. Se le università sono interpellate dagli ambienti socio‑politici, anch'esse hanno questioni da far valere di fronte all'opinione pubblica. Di quali responsabilità si pensa di caricare le università? Gli attori sociali, a cui si associano volentieri le università moderne, comprendono ed accettano la funzione propria dell'università nel concerto che è insieme sociale, politico e culturale della società moderna? Il malinteso sarebbe grave se gli interlocutori dell'università esigessero da essa servizi che non sono conformi alla sua specifica competenza, al suo ruolo distintivo ed inalienabile nella società. Il problema di fondo è quello del ruolo culturale proprio dell'università. Il realismo economico, oggi necessario, non dispensa affatto dal realismo culturale.
Il discorso sulla cultura non è stato mai facile ed è raramente abbordato senza esitazione o riserve, perché tocca il campo dello spirito, dell'ideale, dei valori più alti che l'università rappresenta dalle sue origini. E necessario superare queste difficoltà, perché oggi, più che mai, le contingenze sociali e le dure realtà economiche obbligano i docenti universitari a spiegarsi in maniera credibile riguardo alla propria missione. Che cosa essi fanno di tanto importante nel mondo attuale? E indispensabile che di continuo si reinterpreti la legittimazione sociale e culturale dell'università. Ciò è vero soprattutto nelle nostre società in continuo cambiamento e mobilità in cui nulla va più da sé, in cui le istituzioni non possono sussistere a lungo senza giustificazioni convincenti. Per l'università, il compito di illuminare l'opinione pubblica sulla propria missione non è obbiettivo secondario accanto alle attività accademiche d'insegnamento e di ricerca. Saper comunicare con le culture vive rappresenta per l'università una necessità vitale.
C'è chi oggi denuncia una professionalizzazione eccessiva dell'insegnamento superiore. Occorre riconoscere che il dibattito sulla questione è complesso. La formazione professionale ha, certo, un'importanza capitale a garanzia del dinamismo delle nazioni e nessuno può minimizzare il suo valore, né il merito dei nuovi programmi che hanno considerevolmente ampliato i quadri dell'insegnamento superiore. Ma è anche necessario considerare che, se la parte migliore della tradizione e dello spirito universitari fosse sacrificata nelle riforme dell'insegnamento superiore, sarebbe l'intera società a soffrirne gravemente. L'università potrebbe essere ridotta ad un agenzia pragmatica di distribuzione di corsi offerti al pubblico senza il riconoscimento di una missione culturale. La società moderna dovrebbe pagare cara questa forma di discontinuità educativa e questa amnesia culturale.
Le stesse università del terzo mondo sono poste di fronte a scelte cruciali. Se, naturalmente, esse sono tenute a dare la priorità alla formazione tecnica e professionale, necessaria allo sviluppo dei loro paesi, esse, spesso, trovano difficile conciliare una « modernizzazione all'occidentale » con il sostegno delle culture tradizionali. Non mancano le voci che contestano l'università, accusata di favorire l'alienazione culturale. I responsabili trovano allora difficile legittimare la parte spettante all'insegnamento superiore nella distribuzione delle risorse economiche destinate ai vari settori dell'educazione. Il contributo dell'università nei programmi di sviluppo è lungi dall'essere percepito e stimato nel suo giusto valore da tutti i governi, dai politici e dalle agenzie di cooperazione internazionale. Le università devono chiarire la loro posizione e presentare, su questa questione, un dossier che sia più credibile.
Le Università e la coscienza universale
Le Università e la coscienza universale
Una realtà si fa sempre più chiara: i programmi universitari attuali o futuri non possono essere definiti facendo astrazione dai bisogni urgenti della comunità umana. Se è legittimo che i diplomati cerchino la propria promozione personale e il successo della propria carriera, è anche necessario ch'essi entrino nella prospettiva di un servizio solidale ai più poveri. Gli studenti universitari rappresentano una porzione limitata e privilegiata della gioventù nel mondo, ed è doveroso ch'essi assumano il loro proprio ruolo nello sviluppo economico e culturale dei popoli. Sarebbe cosa grave ostacolare la funzione culturale dell'università, mentre i problemi più complessi delle attuali società sono proprio di ordine etico, umanitario e culturale.
Gli avvenimenti stessi stanno rivelando alle società e agli universitari che le maggiori poste in gioco dell'avvenire sono precisamente quelle della cultura. I problemi più urgenti, infatti, sono prima di tutto d'ordine etico e culturale, e sono inerenti al senso della vita umana, ai nuovi modi di procreare, alla sperimentazione biologica, alla ricerca genetica. E possiamo aggiungere ancora le questioni che riguardano la protezione dell'ambiente, le nuove povertà generate dall'economia « duale », l'equo sviluppo di tutti i gruppi e di tutti i popoli, la responsabilizzazione dei grandi settori culturali quali il mondo scientifico e i media, le nuove sfide delle migrazioni interetniche.
Tutti questi interrogativi si pongono in maniera viva alla coscienza universale. Per risolverli, occorrerà una grande perizia tecnica e una competente riflessione etica. Le università che s'ispirano ad una tradizione umanistica si sentono direttamente interpellate. Si chiede loro un lavoro di ricerca interdisciplinare, sia di carattere scientifico che di carattere filosofico e morale. E ciò che giustifica la loro ragione d'essere. Nessun'altra istituzione può rispondere a questo fondamentale bisogno dello spirito umano. In una società in cui tutte le ideologie sono in crisi e in cui il puro pragmatismo rivela la sua drammatica insufficienza e i suoi effetti destabilizzanti, le università sono chiamate ad affermarsi come équipes dedicate alla ricerca di significato, come centri di libera riflessione e di educazione indispensabili alla salute culturale di una nazione.
La missione dell'università non è meno necessaria e urgente oggi di ieri. Le società libere non potrebbero sopravvivere e progredire a lungo senza la libera promozione del sapere, senza la creatività che nasce dalla ricerca, senza un approfondimento, per ogni generazione, dei valori permanenti del mondo civile. Questi valori si fondano su di un'antropologia umanistica e spirituale: essi si richiamano alla verità, alla giustizia, al diritto, alla libertà, al primato della persona e del suo destino spirituale, al senso della solidarietà e del bene comune. Questi valori che fondano le società civili non sono acquisiti una volta per sempre. Essi non maturano che attraverso la riflessione, l'educazione, lo studio, che li fanno lentamente penetrare nelle coscienze e nelle istituzioni. Questa è una delle più alte funzioni dell'università. L'epicentro di tutta la ricerca universitaria è precisamente questo orientamento a servire l'essere umano in quanto tale e la sua cultura. L'università moderna non rifiuta certo la ricerca utile ed applicata, ma vi aggiunge un ulteriore e più alto obbietivo che è nell'ordine educativo, culturale e spirituale. E in questo che i suoi insegnamenti e le sue ricerche sono universitari.
Le università cattoliche, eredi di questo modello accademico ormai universale, sono impegnate in uno sforzo comune, coordinato dalla Federazione Internazionale delle Università Cattoliche, per definire concretamente il senso della loro identità e della loro missione nel mondo attuale. Giovanni Paolo II ha tracciato la loro fisionomia e il loro ruolo proprio, in quanto università, chiamate ad arricchire l'integrazione del sapere alla luce del Vangelo: Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae, 15 agosto 1990.
Oggi la problematica universitaria si è di molto ampliata ed è praticamente indissociabile dalle grandi evoluzioni culturali segnate dallo straordinario slancio delle scienze, dalla rivoluzione dei media e dalla richiesta di democratizzazione culturale. Tutte queste problematiche sono attualmente dibattute in numerose federazioni di università e nell'Associazione Internazionale delle Università aperta a tutte le università del mondo, la cui sede è a Parigi. Queste ricerche saranno arricchite dagli studi internazionali promossi dall'UNESCO sull'« Insegnamento superiore nel ventunesimo secolo ».
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Educazione
Scienza
Sviluppo culturale
Contro‑cultura
Educazione permanente
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