Permissività - DIZIONARIO DELLA CULTURA

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Permissività

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Questo neologismo di origine inglese - permissive, che permette tutto - indica sia un atteggiamento dell'individuo che una tendenza della cultura. La permissività è espressione che si usa per le persone o le società che ostentano una piena libertà di comportamento, senza divieti morali. Si tratta della tendenza a negare ogni norma e ogni limite riguardo a ciò che è permesso.
La permissività non corrisponde soltanto all'immoralità o all'amoralismo - che sono sempre esistiti - ma è un nuovo atteggiamento culturale, giustificato da teorie psicologiche o sociologiche che giungono alla disintegrazione dell'uomo in quanto soggetto libero e responsabile dei propri comportamenti. La diffusione e la volgarizzazione delle teorie dell'inconscio, propagate da uno strutturalismo estremista, hanno divulgato, soprattutto tra i giovani, la convinzione che l'essere umano è il giocattolo inconscio ed irrisorio di determinismi che privano l'attore d'ogni libertà. La volgarizzazione di certe correnti freudiane, accentuate dalle teorie di Wilheim Reich, che pretendeva di lottare contro la duplice alienazione economica e sessuale del nostro tempo, ha reso popolare una cultura della permissività tra le giovani generazioni, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale.
L'essere umano, si sostiene, non si realizza che ritrovando le energie profonde del proprio istinto che la società cerca di reprimere con un'educazione e una cultura imposte. La permissività è anche generata da una pedagogia del lasciar‑fare che si è diffusa attraverso psicologi che hanno affermato che il bambino deve svilupparsi secondo le proprie virtualità, senza alcuna imposizione, né costrizione. Questa tendenza, che è stata considerata una nuova psicologia improntata al Rousseau, afferma che la crescita del bambino deve essere lasciata alla spontaneità delle sue tendenze e dei suoi ritmi. L'educazione non deve, quindi, permettersi di proibire o di imporre sanzioni.
Queste concezioni, invocate per giustificare la permissività morale, sono, di fatto, crollate sul piano della teoria di fronte ai risultati negativi da essa prodotti. Anche coloro che, nel 1968, nella maggior parte delle università dell'Occidente, si facevano profeti della permissività, hanno scoperto, nello spazio di una generazione, tutte le contraddizioni che il comportamento permissivo porta in sé a grave detrimento degli individui e delle società. Sempre più s'impone la convinzione che l'educazione è un incessante progredire e una lenta conquista che richiedono un ideale e degli sforzi per tendervi. I bambini hanno tutti il diritto ad un'educazione morale e alla formazione di una retta coscienza. L'essere umano è fatto per superarsi, questa è la sua dignità ed è anche il suo diritto che deve essere rispettato da tutti. Il Concilio Vaticano II lo ha ricordato: « I fanciulli e i giovani hanno diritto di essere aiutati sia a valutare con retta coscienza e ad accettare con adesione personale i valori morali, sia alla conoscenza approfondita e all'amore di Dio ». Il Concilio perciò chiede e raccomanda « a quanti governano i popoli o presiedono all'educazione di preoccuparsi perché mai la gioventù venga privata di questo sacro diritto »: Gravissimum educationis, 1965, n. 1.

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