Sul piano psico‑sociale, il vincolo di attaccamento di un individuo al proprio gruppo si opera con un processo d'identificazione chiamato senso di appartenenza. Le modalità di appartenenza ad un gruppo sono molto varie: esse possono risultare da un vincolo biologico, da un fatto ereditario, da una convenzione contrattuale, da una identificazione culturale, da un'adesione religiosa. Lasciando da parte gli aspetti puramente biologici e giuridici dell'appartenenza, ci concentreremo sulle dimensioni psico‑sociali e culturali. In un ulteriore articolo affronteremo la questione dell'appartenenza religiosa.
Nell'ottica che qui abbracciamo, il senso di appartenenza suppone nei membri di un gruppo un sentimento cosciente di far parte di questo gruppo che, a sua volta, lo riconosce come uno dei suoi. Il senso di appartenenza presuppone dunque una duplice integrazione personale e sociale, più strutturata dell'identificazione spontanea di un individuo con una realtà più indifferenziata, come la razza, la classe sociale, il partito di massa. Avendo circoscritto la nostra prospettiva d'analisi, fermiamoci, per prima cosa, al punto di vista della persona cosciente di appartenere ad un gruppo.
Il senso personale di appartenenza
Il senso personale di appartenenza
Come analizzare questa realtà psico‑sociale che si chiama senso di appartenenza? Una delle vie d'analisi che ci sembra la più illuminante consiste nel trattare l'appartenenza come un atteggiamento di comportamento. Si sa che il concetto di atteggiamento è uno dei più solidamente precisati in psicologia sociale. Che cosa in realtà significa? Richiamiamo brevemente gli elementi di definizione spiegati nell'articolo Atteggiamento. Un atteggiamento è la disposizione favorevole o sfavorevole di una persona riguardo ad un oggetto psicologico. L'atteggiamento è una strutturazione attuale dello psichismo, risultante da processi contemporaneamente percettivi, emotivi, motivazionali. Si dirà ancora che l'atteggiamento è un insieme delle mie disposizioni immediate nei confronti di un oggetto al quale sono psicologicamente collegato; è il mio modo di percepire questo oggetto, di reagire nei suoi confronti, di preferirlo o di rigettarlo. L'atteggiamento è il dinamismo attuale per il quale una persona s'impegna per o contro un oggetto psico‑sociale ed assume una particolare condotta nei suoi confronti. Come concepire l'appartenenza sociale in questa prospettiva? Partendo dall'esterno, si può dire che il fatto di appartenere ad un raggruppamento suscita degli atteggiamenti ben determinati sul piano sociale, politico, familiare ecc. In questo caso l'appartenenza è sorgente di atteggiamenti. Per esempio, appartenere ad una certa famiglia susciterà un certo atteggiamento politico. Ma questo modo di considerare l'appartenenza rimane esterno al fenomeno da studiare. Ciò che bisogna raggiungere è il vincolo psicologico, l'attaccamento stesso al gruppo considerato. Occorrerà guardare all'appartenenza non soltanto come ad una sorgente di atteggiamenti, ma scrutarla in se stessa come una disposizione « sui generis ». In altri termini, noi guarderemo all'appartenenza come ad un atteggiamento specifico: è l'atteggiamento proprio del membro cosciente di fare parte di un gruppo. L'appartenenza sociale, vista dal psico‑sociologo, è dunque il dinamismo psicologico fondamentale attraverso cui il membro percepisce il proprio gruppo, vi si sente più o meno impegnato, vi s'identifica, vi attinge le sue motivazioni, partecipa alle sue attività, se ne ispira nelle proprie scelte, nelle proprie preferenze, nei propri comportamenti. L'appartenenza appare allora come il collegamento psico‑sociale al proprio gruppo.
Questo, il fatto psicologico fondamentale; ma come osservarlo e studiarlo? Secondo lo schema di analisi che proponiamo, si esaminerà, in primo luogo, la genesi o la nascita dell'atteggiamento di appartenenza. E per via di educazione, di libera adesione, di acculturazione che il membro si vincola coscientemente al proprio gruppo. Ciascuno di questi processi dovrà essere attentamente studiato. Si vedrà come si produca l'integrazione dei valori a livello della persona e come si realizzi l'integrazione del membro nella struttura del gruppo. E, insomma, questo duplice fenomeno d'integrazione a livello della personalità e in seno alle strutture sociali che bisognerà analizzare. Questa è la rete complessa delle influenze per la quale si opera la socializzazione o l'acculturazione del membro.
Dopo aver considerato la genesi del senso di appartenenza, si cercherà di valutare il suo vigore o la sua coesione. Si esamineranno le diverse condizioni che sembrano irrobustire o indebolire l'attaccamento psicologico al gruppo. Questo già ci conduce sul piano del gruppo propriamente detto, e vi ritorneremo in seguito. Ma vediamo ora come l'istituzionalizzazione del senso di appartenenza sarà più o meno solida secondo che lo status e il ruolo del membro saranno meglio definiti in seno alla comunità, secondo che la sua concreta partecipazione sarà più intima, secondo che la sua identificazione con il gruppo sarà più o meno profonda. Diverse altre variabili influiranno sull'intensità dell'attaccamento al gruppo: per esempio, la dimensione della comunità, lo status del leader, le modalità della partecipazione. L'immagine stessa che ci si fa del gruppo in un dato ambiente contribuirà a rafforzare o a disintegrare il senso di appartenenza dei membri.
Oltre a questi problemi di differenziazione e di gradi nel senso di appartenenza, è la questione dei mutamenti positivi o negativi di questo sentimento che bisogna esaminare. Notiamo in primo luogo i mutamenti positivi per i quali il vincolo sociale si solidifica e si rinforza. A questo punto si possono percepire tutti i problemi che si pongono allo psico‑sociologo riguardo alla maturazione del sentimento di adesione ad un gruppo. Come ci si identifica perfettamente al proprio gruppo, come se ne assume la causa come causa propria?
Ci sono, d'altra parte, i mutamenti negativi e i fenomeni di rottura nell'adesione al gruppo. Come i sentimenti d'indifferenza e di apatia si stabiliscono nel membro? Come il membro gradatamente si distacca dalla comunità, come avviene la brusca rottura? A quale profondità psicologica si produce la rottura? Quali sono i residui psico‑sociali che possono sussistere nel membro che ha rotto col proprio gruppo?
Questo, nelle grandi linee, uno schema di analisi che permetterà di scrutare sistematicamente l'appartenenza a livello del membro individuale. Questo modello, come si vede, procede dallo studio della genesi, delle differenziazioni e dei mutamenti dell'atteggiamento. Vi si troveranno, pensiamo, alcune piste di ricerca utili per degli studi a livello empirico.
Il gruppo di appartenenza
Il gruppo di appartenenza
Entriamo ora nella prospettiva del gruppo di appartenenza. Nel senso stretto del termine, è la persona che propriamente appartiene ad un gruppo come è stato precedentemente detto. Ma, in pratica, non si può trattare dell'appartenenza senza un costante riferimento al gruppo che accoglie e che aggrega il membro individuo. Ciò che in altro luogo diciamo a proposito del gruppo di riferimento e della sua funzione psico‑sociale trova qui un'applicazione diretta. Notiamo, inoltre, che l'appartenenza alla società globale, alla nazione, all'etnia, ha come mediazione gruppi più circoscritti e più vicini all'individuo. Questo modo di guardare all'integrazione degli individui attraverso delle strutture intermedie è diventato un postulato fondamentale della ricerca. Per comprendere la coesione delle collettività, come per cogliere l'integrazione sociale delle persone, occorrerà prestare un'attenzione particolare ai gruppi ristretti, alle comunità primarie che servono all'individuo come quadro d'integrazione immediato e di primo gradino nell'affiliazione alla società totale.
Ci si chiederà allora come queste micro‑strutture - famiglia, scuola, comunità, associazioni, ecc. - possano servire da base di posteggio, da quadro integratore, da centro di partecipazione, da focolare di trasmissione per i valori e le norme culturali di una data società. La questione riveste un'importanza capitale soprattutto in una società specializzata e pluralista.
Qui ci limitiamo ad insistere sulle condizioni psico‑sociali che permettono ai membri, ad un dato livello di partecipazione, di identificarsi col gruppo. Sono quattro le condizioni che si sottolineano. Affinché i membri si sentano psicologicamente membri di un gruppo occorre, innanzi tutto, che abbiano un minimo d'interazione con questo raggruppamento, è necessario poi che accettino i valori e le norme proprie del gruppo, essi devono anche, in una certa misura, identificarsi col gruppo stesso e, infine, devono sentirsi considerati ed accolti come veri membri del gruppo.
Il contesto esterno
Il contesto esterno
Dopo aver considerato l'appartenenza sociale dal punto di vista del membro individuo, e poi dal punto di vista del gruppo stesso, occorre ora considerarla in rapporto al contesto socio‑culturale. Possiamo subito pensare alla forte influenza che può esercitare l'ambiente culturale sulle affiliazioni sociali. I membri non possono rimanere insensibili, né all'immagine che la società ambientale si forma a loro riguardo, né ai giudizi che si pronunciano sul loro gruppo, né agli stereotipi che si usano per descrivere l'atteggiamento dei membri. Questi tipi di reazione variano molto da una società all'altra. In certi ambienti favorevoli ad una data appartenenza, questa gode di incontestato prestigio e trova sicuro sostegno nella cultura dominante. In altri contesti, ci sono gruppi che vengono considerati come psicologicamente marginali od anche come devianti. Ci sono luoghi in cui un determinato gruppo vive in un clima culturale che non è né ostile né favorevole, ma praticamente neutro o indifferente.
E in questa congiunzione della psicologia individuale e della dialettica socio‑culturale che prende consistenza il senso di appartenenza ad un gruppo. Questi dati sono di capitale importanza per l'educatore e i responsabili sociali o religiosi.
Vedi
Identità culturale
Gruppo di riferimento
Appartenenza religiosa
Bibl.: H. Carrier 1988. J. Maisonneuve 1966. P. Tap 1980, 1981. H. Malewska‑Peyre et al. 1991. B. Mazlish 1989.