Gli Stati moderni prestano un interesse sempre maggiore al settore della cultura e la maggior parte di essi hanno oggi un ministero della cultura o un organismo ufficiale dedicato agli affari culturali. Cercheremo, prima di tutto, di precisare cosa sia una politica culturale, poi esamineremo i principali obiettivi perseguiti dagli Stati in questo campo, come pure i criteri generali della loro azione culturale.
Gli Stati hanno sempre prestato una certa attenzione alla cultura, non fosse che per proteggere le loro tradizioni artistiche o letterarie. La novità che si può osservare oggi è che l'intervento governativo nel campo della cultura si è considerevolmente esteso e specializzato. Si può meglio comprendere questa evoluzione se si tiene conto dell'estensione della cultura nel nostro tempo.
Nell'attuale pratica dei governi si possono distinguere tre tipi di politica culturale. Per alcuni Stati, la politica culturale si riferisce ancora ad una concezione classica ed estetica della cultura e consiste nel promuovere l'istruzione e le arti e ad interessarsi dei monumenti, dei siti nazionali, delle biblioteche e dei musei. In questo senso, il settore culturale abbraccia soprattutto il patrimonio nazionale e le realtà artistiche o intellettuali.
Un secondo tipo di politica culturale, molto più ampio, tende oggi a prevalere ed è quello che mira a stabilire ciò che si potrebbe chiamare la democrazia culturale, che favorisce la partecipazione del maggior numero di persone ai benefici della cultura e della sua produzione. La cultura, concretamente, non è più soltanto l'affare del Ministro della Cultura, ma si estende al campo dell'educazione, della ricerca, della comunicazione, della gioventù, della famiglia, del benessere, della salute, del tempo libero, del lavoro, della formazione professionale, dell'educazione permanente. La politica culturale tende così ad impregnare vasti settori del governo, quelli nei quali emerge una dimensione culturale o umanitaria.
Un terzo modello di politica culturale si evidenzia oggi come conseguenza di una maturazione della riflessione etica. L'idea nuova che con insistenza emerge è quella che richiede che tutta la politica dei governi persegua una priorità culturale. Si sostiene che gli obbiettivi culturali debbano ormai orientare l'insieme della vita collettiva per rimettere la persona umana al centro d'ogni preoccupazione politica. E in questo orientamento che si parla oggi delle finalità culturali dello sviluppo. La politica culturale mira allora a superare l'economicismo che troppo spesso ha ristretto i criteri di valutazione delle amministrazioni private o pubbliche.
I partiti politici, in pratica, hanno il più delle volte concezioni molto diverse riguardo all'azione culturale: alcuni insistono sull'aspetto estetico ed educativo della cultura, privilegiando, per esempio, le Belle Arti; altri intendono la politica culturale estesa anche alle attività ricreative, agli sport, al tempo libero, al turismo.
Ciò che qualifica una politica culturale, è, in fondo, l'idea che si ha della persona umana e del suo sviluppo culturale. Alla base di una tale politica c'è sempre una certa definizione della cultura e una certa immagine dell'uomo che vive in una data società. Ricordiamo, particolarmente, il concetto di cultura elaborato da Mondiacult, la riunione mondiale sulle politiche culturali, tenuta dall'UNESCO a Messico nel 1982, che faceva seguito all'incontro di Venezia nel 1970: « Nel suo senso più largo, la cultura può oggi essere considerata come l'insieme dei tratti distintivi, spirituali e materiali, intellettuali ed affettivi, che caratterizzano una società o un gruppo sociale. Essa raccoglie, oltre alle arti e alle lettere, i modi di vita, i diritti fondamentali della persona umana, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze ». A proposito dell'importanza e del significato di questa definizione per l'orientamento delle politiche culturali, vedere Dichiarazione di Messico.
Obbiettivi di una politica culturale
Obbiettivi di una politica culturale
L'azione culturale dei governi s'interessa particolarmente delle seguenti questioni: l'identità culturale; la democrazia culturale; i rapporti tra educazione, scienza e comunicazione; lo sviluppo culturale; le industrie culturali.
L'identità culturale. Un primo obbiettivo è la promozione dell'identità culturale. L'identità culturale di un gruppo umano corrisponde al suo sentimento di appartenenza, al suo collegamento con una tradizione e con un patrimonio umano, costituito da una memoria collettiva, di credenze, di costumi, di modi di pensare, di lavorare, di vivere, di creare. E il fondamento di ciò che oggi chiamiamo i diritti culturali. Questo diritto radicale s'incorpora naturalmente in una cultura nazionale, le cui esigenze sono prime rispetto agli interessi o alle ideologie che potrebbero essere in contraddizione con il destino storico della nazione. Una giusta politica culturale deve tenere conto dell'identità culturale delle minoranze, degli immigrati, dei gruppi marginali, senza tuttavia cadere in una politica di tutela che potrebbe finire per « etnologizzare » o « folklorizzare » queste comunità umane. Il principio di orientamento potrebbe essere così enunciato: garantire, nel quadro della comunità politica, il rispetto delle comunità culturali. Si afferma, in questo modo, una duplice aspirazione: rispetto delle minoranze e rispetto della comunità nazionale stessa. Per i paesi che aspirano alla liberazione nazionale, l'elaborazione di una politica culturale efficace sembra essere uno strumento privilegiato per lottare contro l'asservimento economico e culturale. La decolonizzazione e la liberazione colpirebbero allora, alla radice, l'asservimento culturale che impedisce ai popoli d'essere se stessi, secondo le proprie tradizioni, il proprio destino e la propria volontà collettiva. La difesa dell'identità richiede, particolarmente, l'azione che salvaguardi e promuova il patrimonio culturale che non consiste soltanto nei musei, nei monumenti e nei luoghi storici. Occorre, prima di tutto, considerare le grandi tradizioni intellettuali e spirituali che caratterizzano l'eredità di un popolo. Occorre includervi anche i prodotti dell'artigianato, il folklore, le credenze popolari, i giochi, i riti, le cerimonie, perché l'estinzione di questi valori significa impoverimento culturale per le comunità interessate.
La democrazia culturale. L'obbiettivo è favorire al maggior numero di cittadini l'accesso ai beni della cultura viva della nazione, permettendo loro di contribuire al suo arricchimento. Il potere dello Stato, soprattutto in questo campo, si fonda sulla libera collaborazione dei cittadini. Nei paesi a regime democratico, lo Stato riconosce che non gli spetta d'imporre o di « concedere » una cultura. Sono le forze vive della nazione ad essere produttrici di cultura. Il ruolo dello Stato sta nel facilitare la creatività e la crescita culturale di tutte le componenti della società, senza esclusioni o pregiudizi. Lo Stato, in definitiva, agisce sulle condizioni che favoriscono la democratizzazione culturale, ma sono le persone o i gruppi gli agenti e i beneficiari del progresso culturale. Tra i mezzi della democrazia culturale, un posto a parte spetta alla formazione permanente. A questo proposito, si è parlato di una vera rivoluzione culturale. La formazione permanente si presenta come una delle conquiste più grandi della cultura. I sistemi scolastici, a tutti i livelli, devono adattarsi a questa nuova esigenza e i mezzi di comunicazione sociale possono contribuirvi in maniera eminente. Le condizioni della democratizzazione si sono profondamente trasformate da quando le famiglie dispongono di un loro proprio equipaggiamento culturale: TV, video, sistemi Hi‑Fi, reti internet. L'azione culturale pratica si sviluppa a domicilio in parallelo alle istituzioni e senza intermediari. Le famiglie hanno accesso diretto ai migliori come ai peggiori prodotti dell'industria culturale. In un senso, che è doppiamente vero, si può dire che è nel cuore stesso della casa che si gioca l'avvenire culturale della nazione. Una cultura giovane si costituisce al ritmo dei videoclips, diffusi da potenti multinazionali, spesso accusate dalle istituzioni tradizionali di azione anticulturale. Questi nuovi dati portano a ridefinire i metodi della politica culturale, e soprattutto obbligano a risalire alle sorgenti della creazione e della diffusione dei prodotti audiovisivi.
Educazione, scienza, comunicazione. L'esperienza delle politiche culturali dimostra che è necessario stabilire una connessione tra l'insegnamento, la ricerca e le comunicazioni sociali. Su questi ultimi temi, vedi: Scienza e Comunicazione Sociale, dove le interconnessioni culturali sono analizzate. Qui tratteremo l'argomento sul piano educativo. L'educazione costituisce un fattore decisivo dello sviluppo culturale e la maggior parte degli Stati le accordano un'alta priorità nella loro politica. La sfida delle società moderne è quella di vigilare perché il progetto educativo possa rispondere in tempo utile alle nuove acquisizioni del sapere, ai progressi della pedagogia e alle accresciute responsabilità dei cittadini, pur nel rispetto degli imperativi della loro propria cultura.
Nei paesi in cui esistono già delle reti scolastiche ben organizzate, s'impone una profonda revisione tesa ad assicurare le finalità culturali dei programmi scolastici. Un po' ovunque si constata che la preoccupazione troppo esclusiva per una preparazione di tipo professionale ha spesso fatto trascurare il valore umanistico della scuola. Occorre, dunque, esaminare con maggiore attenzione la pertinenza culturale dei programmi e delle pedagogie scolastiche. L'educazione artistica sarà uno dei mezzi privilegiati per stimolare la creatività. La scuola dovrebbe accordare una maggiore importanza alla letteratura, alle arti plastiche e grafiche, alla danza, alla musica, al teatro. Oggi si va affermando un particolare orientamento circa l'educazione artistica che dovrebbe avere queste finalità: insegnare ad apprezzare le grandi creazioni delle civiltà, fornire la capacità di un'espressione libera e spontanea, far acquisire delle tecniche elementari di espressione, educare alla percezione spaziale ed estetica e ad un atteggiamento di rispetto nei confronti del patrimonio artistico, nazionale e mondiale.
La politica culturale dovrà cercare di favorire l'effettiva partecipazione delle famiglie allo sviluppo dell'educazione e della cultura. La famiglia, oltre ad essere la cellula che dà accrescimento fisico alla società, è anche il focolare in cui si radica e si sviluppa tutta la cultura viva. E nel suo seno che il bambino scopre la propria identità culturale, ch'egli apprende la lingua materna, principale veicolo della cultura, e che familiarizza con le regole elementari della socialità e della fraternità. La famiglia deve dunque essere considerata, in ogni progetto di politica culturale, come il fondamento privilegiato in cui si comunica e si arricchisce la sapienza popolare, in cui si coltivano quei valori etici e spirituali che conferiscono tutta la propria dignità alla cultura viva.
Lo sviluppo culturale
Lo sviluppo culturale
L'obbiettivo è quello di conciliare la finalità del progresso materiale con una maggiore giustizia e con il rispetto dei valori tradizionali di ogni popolo o collettività. E in questo senso che, sempre più, si parla oggi dei fini culturali dello sviluppo.
Bisogna, tuttavia, riconoscere che questo obbiettivo dello sviluppo integrale non è ancora oggetto di un approccio politico rigoroso. Occorreranno ricerche approfondite per formulare meglio i termini concreti di una politica dello sviluppo culturale. Bisognerà che siano meglio definiti gli indicatori di questo sviluppo. Già esistono utili strumenti di analisi; per esempio, si paragonano statisticamente, da un paese all'altro, il numero dei libri pubblicati, il numero dei giornalisti attivi, il numero dei films o dei programmi televisivi creati in un periodo definito. Ma questi indicatori sono ancora lungi dal coprire tutta la ricchezza della realtà socioculturale.
L'attuale ricerca è rivolta a comprendere meglio le interdipendenze tra le dimensioni economiche e quelle culturali dello sviluppo. Il Decennio mondiale dello sviluppo culturale (1988‑1997), lanciato dall'UNESCO, ha indicato i quattro obbiettivi da perseguire: la promozione dell'identità culturale, la partecipazione generalizzata ai benefici della cultura, la comprensione tra le culture, la collaborazione internazionale ed interculturale: vedi: Sviluppo culturale.
Industrie culturali
Industrie culturali
La conferenza internazionale organizzata dall'UNESCO sulle politiche culturali (Mondiacult, Messico 1982) ha contribuito ad ampliare il concetto d'industria culturale. Mentre per alcuni, le industrie culturali corrispondono essenzialmente al cinema, alla radio e alla televisione, per altri, più numerosi, le industrie culturali includono anche l'editoria, il libro, il giornale, le video‑cassette, la TV via cavo ed anche altri mezzi di diffusione più recenti il cui sviluppo è importante, come la mini‑rivista, i bollettini d'informazione fotocopiati, i messaggi attraverso computers, i telex, ecc. Oltre ai mass‑media, oggi ci sono i mezzi chiamati group‑media che raggiungono collettività forse più limitate, ma in maniera più profonda, perché questi mezzi permettono non soltanto l'emissione di messaggi, ma l'interazione e il dialogo tra tutti i partecipanti, collegati con media elettronici, con fax, internet.
Sul piano delle industrie culturali gli stati seguono, in pratica, due tipi di approccio. In alcuni paesi è l'iniziativa privata che sviluppa le industrie culturali, secondo le leggi di mercato per la produzione di films, programmi televisivi, video‑cassette, dischi, libri e periodici. In questi ultimi anni si è vista la costituzione di vere multinazionali delle comunicazioni che utilizzano i satelliti e creano in questo modo reti mondiali di diffusione.
Altri paesi, e non solo del terzo mondo, si oppongono a questo liberalismo delle comunicazioni, perché si tratta di un sistema che genera una situazione di dipendenza culturale che obbliga le nazioni interessate ad intervenire per proteggere la propria identità culturale, le proprie tradizioni, i propri valori come anche le proprie istituzioni, soprattutto familiari e scolastiche.
Come si può vedere, i nuovi problemi che le industrie culturali suscitano richiedono una stretta collaborazione tra i responsabili della politica, dei media e della politica culturale.
Vedi
Industrie culturali
Comunicazione sociale
Criteri generali di politica culturale
Criteri generali di politica culturale
Per concludere, tentiamo di precisare la natura e il campo propri dell'intervento dello Stato in materia culturale.
Ricordiamo, anzitutto, che la politica culturale occupa un campo sempre più esteso negli Stati moderni, perché si va scoprendo che gli obbiettivi culturali interessano l'insieme delle attività di un governo preoccupato di promuovere i valori umani in tutti i suoi orientamenti politici.
L'azione del governo, tuttavia, sul piano culturale si esercita molto più per le vie della sollecitazione e dell'incoraggiamento che attraverso l'autorità. Lo Stato ha per compito proprio di favorire la creatività culturale e la partecipazione del maggior numero di cittadini ai benefici della cultura.
Se, da una parte, occorre riconoscere il progresso reale che è rappresentato dal concetto di politica culturale nell'arte moderna di governare, bisogna ancora constatare che gli Stati, soprattutto nei paesi totalitari, utilizzano spesso l'azione culturale come mezzo di dominazione ideologica.
Si tratta allora di una vera forma di violenza anticulturale, perpetrata dallo Stato e dai partiti politici. Non si può che denunciare questa perversione della politica attraverso cui i regimi estremisti, sia di destra che di sinistra, utilizzano la cultura per tentare di asservire spiritualmente le popolazioni. E, questa, una delle peggiori contraddizioni del nostro tempo: in nome della cultura, si assoggettano interi paesi ad interessi ideologici, politici o economici.
Come si è visto, la politica culturale si accentra su di un obbiettivo principale: quello della difesa, dell'incoraggiamento e della promozione dell'identità culturale. Lo scopo che si persegue è il bene culturale della Nazione, perché è in essa che, naturalmente, s'incarna il patrimonio proprio di un popolo. Bisogna, tuttavia, aggiungere che la difesa dell'identità culturale richiama, in controparte, l'apertura verso le altre culture. Ciò è nell'interesse stesso della cultura nazionale che, altrimenti, appartandosi rispetto alle altre culture, rischia d'impoverirsi e di restringersi in se stessa, soprattutto in un'epoca di mondialità e di sviluppo interculturale.
E, inoltre, opportuno tenere presenti i rapporti che si sviluppano tra la politica culturale e la politica estera degli Stati. Una cultura nazionale si arricchisce dell'apporto di tutte le culture che, nel loro insieme, costituiscono un patrimonio comune, indivisibile. Gli Stati ne sono sempre più coscienti ed è questa la ragione per cui ormai essi danno, nella loro politica estera, un'importanza crescente al dialogo e agli scambi tra culture. In quest'ottica si diffonde la convinzione che la pace è una conquista comune della cultura, che si ottiene con uno sforzo creativo dello spirito orientato a rispettare tutti i popoli nelle loro diversità e dignità. La pace è una delle più belle creazioni della cultura.
La motivazione più alta che possa ispirare la politica culturale degli Stati è l'idea che la promozione della cultura è, in definitiva, il servizio dell'uomo, capace di responsabilità morale, di fraternità e di progresso spirituale. Questo è quanto hanno ricordato i centotrenta Stati partecipi a Messico, nel 1982, alla Conferenza mondiale sulle politiche culturali: « La cultura dà all'uomo la capacità di riflessione su se stesso. Essa fa di noi degli essere specificamente umani, razionali, critici ed eticamente impegnati. E per mezzo di essa che discerniamo i valori e operiamo scelte. E per mezzo di essa che l'uomo si esprime, prende coscienza di sé, si riconosce come progetto incompiuto, rimette in causa le proprie realizzazioni, ricerca senza sosta nuovi significati e crea opere che lo trascendono.
Vedi
Sviluppo culturale
Educazione permanente
Scienza (politica della)
Industrie culturali
Comunicazione sociale
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