Il concetto di cultura è oggi centrale nelle scienze umane. E un concetto che serve all'analisi delle realtà sociali, per comprenderle ed agire su di esse. La cultura è percepita, nell'attuale orientamento, come il dinamismo fondamentale condizionante ogni forma di vita sociale, economica, politica, internazionale. La cultura è una categoria che guida lo studio ed orienta l'azione.
L'interesse dei nostri contemporanei per il fatto culturale costituisce un atteggiamento relativamente recente nella storia, ma, evidentemente, non è la cultura in quanto realtà che è una novità. La cultura esiste dalle origini dell'« homo sapiens »: è la cultura che ha fatto di noi degli esseri propriamente umani. L'uomo, è, strettamente parlando, un animale culturale.
Ciò che è nuovo, è la percezione della cultura come realtà antropologica. La cultura ci rivela i tratti caratteristici di una collettività: la sua mentalità, il suo stile di vita, il suo modo proprio di umanizzare un dato ambiente. Possiamo dire che la cultura è il segno distintivo di una società, di un gruppo sociale, di una comunità umana ed è così che si parla della cultura operaia, della cultura degli ambienti rurali, dei giovani, degli emigranti, dei gruppi etnici.
Approccio socio‑storico
Approccio socio‑storico
Prima dell'inizio di questo secolo, non si usava molto il termine cultura nel senso socio‑storico. Il termine cultura aveva allora una connotazione intellettuale ed estetica e indicava l'erudizione, la raffinatezza di spirito, il progresso artistico e letterario. Il concetto si applicava alle persone, dette colte, agli individui o ai gruppi intellettualmente educati. Questo significato classico o umanistico della parola cultura persiste sempre, ma l'espressione ha assunto oggi un significato sociologico e storico. La lingua corrente manifesta questa evoluzione, come lo testimoniano formule quali l'identità culturale, il dialogo tra culture, la dominazione o la liberazione culturale. La Chiesa parla di evangelizzazione delle culture, di inculturazione.
Per illustrare la portata antropologica della nozione di cultura, daremo una descrizione‑definizione del concetto, poi vedremo come è emersa la nozione moderna di cultura. Presenteremo infine due definizioni di cultura attorno a cui si è stabilito un consenso da parte degli esperti dell'azione culturale.
Descrizione‑definizione di cultura
Descrizione‑definizione di cultura
Per i sociologi e gli antropologi, la cultura è tutto l'ambiente umanizzato da un gruppo, cioè il suo modo di comprendere il mondo, di percepire l'uomo e il suo destino, di lavorare, di divertirsi, di esprimersi con le arti, di trasformare la natura con tecniche e invenzioni. La cultura è il prodotto del genio dell'uomo, inteso nel senso più ampio; è la matrice psico‑sociale che si crea, coscientemente e inconsciamente, una collettività: è il suo quadro d'interpretazione della vita e dell'universo; è la sua rappresentazione propria del passato e il suo progetto d'avvenire, le sue istituzioni e le sue creazioni tipiche, le sue abitudini e le sue credenze, i suoi atteggiamenti e i suoi comportamenti caratteristici, il suo modo originale di comunicare, di produrre e di scambiare dei beni, di celebrare, di creare opere rivelatrici della propria anima e dei propri valori intimi. La cultura è la mentalità tipica che acquista ogni individuo identificandosi con una collettività, è il patrimonio umano trasmesso di generazione in generazione. Ogni comunità che goda di una certa permanenza possiede una propria cultura: una nazione, una regione, una tribù, una categoria sociale definita, come i giovani, i lavoratori. La cultura indica il loro modo caratteristico di comportarsi, di pensare, di giudicare, di percepirsi, di percepire gli altri: ogni gruppo ha i propri atteggiamenti, le proprie scale di valori, il proprio profilo culturale.
Nel secolo scorso, la parola cultura, intesa nel senso umanistico, ha avuto una grande diffusione. La cultura indica allora l'affinamento dell'umanità personale come ha dimostrato Matthew Arnold nella sua vasta inchiesta riguardo agli autori del diciannovesimo secolo che hanno illustrato l'aspetto filosofico, letterario e sociale della cultura: Culture and Anarchy, London, 1869. La cultura, scrive Arnold, è la speranza di realizzare « il Socrate possibile » in ciascuno di noi. In Inghilterra, come nota Raymond Williams (1963), cinque termini fondamentali erano diventati correnti nella lingua inglese del secolo decimonono: Industry, democraty, class, art, culture e, diceva ancora, quello che più colpisce è il termine cultura perché è significativo dei mutamenti caratteristici della nuova epoca. Progressivamente, il concetto di cultura acquista una connotazione socio storica, di cui troviamo una delle prime tracce nella storia culturale dell'umanità di G. Klemm: 1852. Gli osservatori delle società dette primitive introducono presto il termine cultura per analizzare gli usi, i costumi, le abitudini sociali dei gruppi etnici. In questa prospettiva, la cultura per i primitivi era, in qualche modo, una realtà da porre in parallelo con ciò che significava civiltà per i popoli detti evoluti. Nel 1871, l'antropologo Edward Tylor pubblica la sua opera Primitive Society in cui si trova una delle prime definizioni della cultura intesa nel senso antropologico: « La cultura o civiltà, è un insieme complesso che comprende il sapere, le credenze, l'arte, l'etica, le leggi, i costumi ed ogni altro atteggiamento o abitudine acquisita dall'uomo come membro di una società ». Occorre anche tenere presente l'influenza di Karl Marx riguardo alla nozione di cultura e soprattutto di « cultura proletaria », ripresa da Lenin. Marx, nella sua interpretazione della realtà sociale, ha posto in rilievo il fenomeno della dominazione culturale, dimostrando come le classi sociali subordinate siano dominate dalla cultura delle classi detentrici dei mezzi di produzione. Tutte queste correnti di pensiero, di diverse origini, hanno contribuito alla formazione del concetto moderno di cultura, ma questo all'inizio è stato usato soltanto dagli specialisti, dagli scrittori, dagli antropologi, soprattutto in Inghilterra, in Germania, in Francia e negli Stati Uniti. Dopo la guerra del 1914, la parola è gradualmente passata nella lingua corrente come categoria di pensiero per l'analisi delle società moderne. I capovolgimenti sociali e le nuove mentalità sorte dopo la guerra fornivano un'ampia materia all'osservazione e l'opinione pubblica si era fortemente sensibilizzata ai mutamenti che riguardavano le istituzioni, i valori, i modi di vivere delle società sempre più segnate dal pluralismo. Le società industriali divennero così, a loro volta, oggetto di analisi culturale. Una ricerca sulle definizioni. Le definizioni di cultura abbondano e se ne può discutere senza fine. Una definizione sintetica è stata elaborata da due autori moderni, dopo un inventario di definizioni correntemente usate dai sociologi e dagli antropologi. Kroeber e Kluckhohn giungono a questa definizione: « La cultura consiste nei modelli di comportamento, modelli che sono espliciti ed impliciti, acquisiti e trasmessi da simboli e costituiscono le realizzazioni distintive dei gruppi umani, la loro incarnazione in artefatti. Nel cuore stesso della cultura, si trovano le idee tradizionali (cioè storicamente derivate e selezionate) e particolarmente i valori che vi si collegano ». Kluckhohn e Kroeber avevano analizzato più di duecento definizioni di cultura proposte da antropologi, sociologi, psicologi e altri esperti di scienze umane, che furono classificate in sette categorie: descrittive, storiche, normative, psicologiche, strutturali, genetiche, parziali o incomplete. Questo tipo di ricerca ha favorito la comprensione degli aspetti complessi e complementari della cultura, di cui ora si distinguono meglio le dimensioni individuali e collettive, storiche e prospettiche, etnologiche e psicologiche, riflessive e inconsce, oggettive e soggettive, fenomenologiche e normative. Definizioni operative. Al di là delle discussioni teoriche che proseguono, si osserva un certo consenso pratico intorno ad una nozione di cultura descritta in modo da facilitare l'analisi e l'azione culturale. Questa concezione della cultura incorpora sia le dimensioni umanistiche e antropologiche, come gli elementi descrittivi e normativi della realtà culturale. Queste due definizioni della cultura sono il frutto di una lenta elaborazione, sia in seno agli organismi internazionali che nella Chiesa cattolica.
E da notare che la cultura, essendo un fenomeno di psicologia collettiva, comporta una larga parte d'inconscio, aspetti che osservatori estranei possono spesso percepire con maggiore acutezza dei membri del gruppo osservato. La cultura, in quanto realtà psico‑sociale, è un attributo della persona ed anche del gruppo, perché un'interazione costante interviene tra la coscienza individuale e la coscienza collettiva.
Teniamo presente che la parola cultura comporta una doppia accezione: una più antica, classica ed umanistica, che si applica alle « persone di cultura », e l'altra, più moderna, antropologica, che si usa per indicare la psicologia collettiva e gli stili di vita tipici di un gruppo umano.
Occorre precisare anche che la cultura intesa nel senso classico comporta generalmente una connotazione normativa: la cultura si riferisce ad un ideale da raggiungere. La cultura presa nel senso antropologico comporta invece una nozione soprattutto descrittiva: la cultura, in questo senso, descrive una situazione socio‑storica o socio‑culturale che, come ogni realtà umana, comprende elementi positivi ed elementi negativi in rapporto alla norma ideale, o alla cultura più elevata dell'umanità. Se, fino ad un recente passato, gli autori hanno contrapposto questi due sensi, umanistico e antropologico, della parola cultura, oggi si comprendono meglio le interrelazioni costanti che passano tra la cultura dell'individuo e la cultura ambientale. Ritorneremo su questo argomento dopo aver visto come si sia progressivamente formato il concetto moderno di cultura e come si sia elaborato l'approccio culturale nello studio dei fenomeni sociali.
Genesi del concetto di cultura
Genesi del concetto di cultura
. Le prime intuizioni del fatto culturale risalgono alle origini della civiltà. Ricordiamo le osservazioni di Erodoto sugli usi e costumi dei popoli dell'antichità. Nell'Antigone di Sofocle, uno dei cori canta « i sentimenti che creano le comunità ». Montesquieu parla dello « spirito generale di un popolo », Kant di « caratteri nazionali ». Tutte espressioni che rivelano l'anima e la mentalità proprie di una comunità umana e che i proverbi popolari sapevano istintivamente cogliere: « Verità al di qua dei Pirenei, errore al di là ». La parola cultura non era però ancora usata per descrivere i fenomeni socio‑culturali.
La cultura, fino al diciottesimo secolo, indicava il lavoro della terra e lo sforzo per renderla produttiva. Per metafora, il termine si applicava allo sviluppo dello spirito umano, come testimonia Cicerone che descrive la cultura come « la filosofia dell'anima »: « cultura animi philosophia est »: De Tuscul, 8, 11, 13. I Greci usavano la parola paideia per esprimere la pedagogia del progresso umano. Il termine cultura non era quasi mai usato per esprimere lo sviluppo di un popolo.
Nel 1982, circa centotrenta governi, riuniti nel quadro di una Conferenza internazionale dell'UNESCO sulle « Politiche culturali », adottarono all'unanimità una definizione della cultura incorporata nella Dichiarazione di Messico del 1982: « Nel suo significato più ampio, la cultura può oggi essere considerata come l'insieme dei tratti distintivi, spirituali e materiali, intellettivi e affettivi, che caratterizzano una società o un gruppo sociale. Essa comprende, oltre alle arti e alle lettere, i modi di vita, i diritti fondamentali dell'essere umano, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze ». La Dichiarazione chiarisce in seguito come si diventa uomini mediante la propria cultura: « La cultura dà all'uomo la capacità di riflessione su se stesso. Essa fa di noi degli esseri specificamente umani, razionali, critici ed eticamente impegnati. E mediante essa che discerniamo i valori ed effettuiamo delle scelte. E per essa che l'uomo si esprime, prende coscienza di sé, si riconosce come progetto incompiuto, rimette in questione le proprie realizzazioni, ricerca instancabilmente nuovi significati e crea opere che lo trascendono ». Questa definizione presenta molti vantaggi. Essa è accettata dall'insieme dei governi membri dell'UNESCO e rappresentanti di tutte le tendenze ideologiche. Anche se si vuol tenere conto delle interpretazioni partigiane che questa dichiarazione può suscitare, riconosciamo che la portata ovvia di una definizione come questa della cultura consiste nel porre l'uomo al centro dell'interesse universale. Si tratta di una concezione della cultura fondata su elementi normativi ed etici, aperta ai valori spirituali come a quelli materiali, e che pone in rilievo i diritti umani, la libertà e la responsabilità morale dell'uomo detto colto. La cultura appare così come la suprema realizzazione dell'uomo, chiamato a continuamente superarsi intellettualmente e moralmente, nella propria vita individuale e comunitaria. Questa accezione della cultura è tanto più notevole in quanto rivela un chiaro progresso in rapporto al concetto da principio usato dall'UNESCO, nel quale la cultura era descritta piuttosto in termini di attività intellettuali, scientifiche, letterarie, estetiche. La nuova definizione dà ormai alla cultura una dimensione storica ed antropologica che si applica ad ogni gruppo umano e non soltanto ad una élite intellettuale. Un altro vantaggio di questa definizione è ch'essa è generalmente accettata dagli esperti dell'azione culturale e dai promotori dello sviluppo culturale. Per una forma di tacito consenso, la definizione è riconosciuta come una base operativa e sufficiente alle esigenze dell'analisi e dell'azione culturali. Definizione del Vaticano II. Anche la Chiesa, da parte sua, è pervenuta a formulare un concetto moderno di cultura, la cui definizione è comunemente recepita dal Vaticano II. La formulazione si trova nel documento Gaudium et spes. Si tratta di una definizione della cultura che armonizza perfettamente le due dimensioni, classica ed antropologica, che abbiamo sottolineato: « Con il termine generico di «cultura» si vogliono indicare tutti quei mezzi con i quali l'uomo affina ed esplica le molteplici sue doti di anima e di corpo, procura di ridurre in suo potere il cosmo stesso con la conoscenza e il lavoro; rende più umana la vita sociale sia nella famiglia che in tutta la società civile, mediante il progresso del costume e delle istituzioni; infine, con l'andar del tempo, esprime, comunica e conserva nelle sue opere le grandi esperienze e aspirazioni spirituali, affinché possano servire al progresso di molti, anzi di tutto il genere umano. Di conseguenza la cultura presenta necessariamente una spetto storico e sociale, e la voce «cultura» assume spesso un significato sociologico ed etnologico... » (GS, 53). Il merito di questa definizione è ch'essa incorpora gli aspetti umanistici e sociologici, normativi e descrittivi della cultura. Essa testimonia che la Chiesa ha modernizzato il suo punto di vista sulla cultura. La definizione è ormai entrata nel linguaggio dei cattolici. Essa offre una base comunemente accettata per la ricerca e per l'azione culturale. Vedi: Vaticano II e la cultura. Un concetto allargato di cultura. La maturazione dell'idea di cultura è essa stessa indice di una profonda trasformazione culturale. E l'uomo stesso, nella sua umanità, che tende a diventare la problematica centrale della nostra epoca. L'uomo, in quanto essere culturale, s'interroga, come mai per il passato, sul proprio destino collettivo e si chiede come possa diventare artefice del proprio avvenire. E proprio a livello della cultura che dovrà portarsi l'azione collettiva.
Alcune precisazioni
Questa evoluzione richiede alcune precisazioni.
Da una parte, si può dire che la cultura è ora un termine operativo per analizzare la condizione umana e definire programmi d'azione concreta. La cultura è una categoria dinamica, correntemente usata dagli operatori di azione culturale, particolarmente per promuovere la politica culturale e lo sviluppo culturale. E anche una categoria d'azione che orienta la Chiesa nei suoi progetti di evangelizzazione delle culture e di inculturazione. D'altra parte, la nozione di cultura illumina le dimensioni propriamente umane del progresso sia per le persone che per le società. Ora si comprendono meglio i rapporti dialettici che si stabiliscono tra la cultura dell'individuo e quella della sua comunità di appartenenza. In un'epoca in cui l'istruzione scolastica tende ad universalizzarsi, diventa più difficile che un tempo contrapporre la cultura elitaria alla cultura vissuta. I moderni mezzi di comunicazione hanno fortemente contribuito sia alla personalizzazione come alla socializzazione della cultura. L'intensificarsi delle comunicazioni, tra tutti i settori della società e tutte le parti del mondo, ha provocato in tutti una presa di coscienza della diversità dei modi di vita e conduce ogni gruppo umano ad interrogarsi sulla propria identità. Quanto veniamo dicendo spiega l'attenzione che i nostri contemporanei prestano al fatto culturale, alla diversità delle culture, al dialogo tra le culture e alla difesa delle caratteristiche culturali. La mentalità moderna cerca di comprendere meglio che cosa sia la cultura e il ruolo dinamico ch'essa gioca nella vita degli individui e delle società. La cultura non è soltanto il campo degli eruditi e degli specialisti: essa suscita l'interesse generale. La cultura riguarda i valori più universali dell'essere umano. Essa corrisponde ai modelli culturali più comuni, che antropologi come Kluckhohn chiamano « consensus gentium ». Al di là di tutti i particolarismi culturali, gli uomini si ritrovano tutti in aspirazioni, angosce e speranze comuni. Che esista una comune tendenza di tutti gli uomini verso la realizzazione di una cultura universale, nella comunione a valori assoluti, sembra confermato dalla ricerca antropologica. Vedi: Valori. Il progresso culturale pone l'uomo di fronte al problema della vita e della morte, qualunque sia la sua concezione religiosa. Per Ionesco, la cultura rivela « il dramma dell'esistenza, la tragedia umana, il problema degli ultimi fini »: citato da P. Poupard, in NRT, 1977, p. 536. André Malraux vi riconosce la gravità dell'interrogativo culturale della nostra epoca, che ha perduto i suoi riferimenti spirituali e il senso della vita: « Il problema che la nostra civiltà ci pone non è affatto quello del divertimento; ma è che nel passato il significato della vita era dato dalle grandi religioni, mentre oggi non c'è più un significato dell'uomo e non c'è più un significato del mondo, e se la parola culturale ha un senso, è quello che risponde al volto di morte. La cultura è ciò che costituisce risposta per l'uomo quando egli si chiede ciò che sta a fare sulla terra. Per il resto, meglio non parlarne, se non in altri momenti: ci sono anche gli intervalli »: Discorso, 1966, citato in Esprit, nov. 1986. Si giunge finalmente a definire l'essere umano con la cultura, come tradizionalmente lo si definiva con la ragione, la volontà e il linguaggio. E ciò che ricorda Giovanni Paolo II nel discorso all'Università di Coimbra (15 maggio 1982): « In passato, quando si cercava di definire l'uomo, lo si faceva quasi sempre riferendosi alla ragione o alla libertà o al linguaggio. I recenti progressi dell'antropologia culturale e filosofica mostrano che si può ottenere una definizione non meno precisa della realtà umana riferendosi alla cultura. Questa caratterizza l'uomo e lo distingue dagli altri esseri, non meno chiaramente della ragione, della libertà e del linguaggio ». Le sfide che pone l'avvenire della cultura alla nostra epoca sono state illustrate con grande vigore e convinzione nel discorso di Giovanni Paolo II a l'UNESCO, il 2 giugno 1980, che si chiude con questa esclamazione: « Sí! il futuro dell'uomo dipende dalla cultura ». Le dimensioni multiple della cultura non si scoprono che attraverso una migliore conoscenza dell'antropologia. Rimandiamo il lettore all'articolo Antropologia e ai termini principali che illuminano la ricchezza della realtà culturale.
Vedi
Antropologia
Civiltà
Acculturazione
Valori
Educazione
Scienza
Arte
Religione
Identità culturale
Sviluppo culturale
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