TARGUM - TEBE - TEGLATFALASAR - DIZIONARIO BIBLICO

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TARGUM - TEBE - TEGLATFALASAR
TARGUM
Termine (= versione) che servi sin dai tempi talmudici a indicare le traduzioni della Bibbia in aramaico, divenuta lingua ufficiale nelle scuole e nelle sinagoghe, quando l'ebraico cadde in disuso. Nei primi tempi, chiunque leggeva la Torah; ma in seguito la leggeva solo chi fosse designato e capace di tradurla in aramaico. Tuttavia l'incaricato pur dandone una versione fedele, spesso si tratteneva nel commento e nell'interpretazione. Quando poi anche la lingua aramaica fu soppressa, non si usò più neppure la versione orale nelle sinagoghe. Ma ormai i Targumin (versioni) erano già stati assicurati con lo scritto. I T. sono diversi per indole, autore e tempi talmudici. Abbiamo T.: a) per la Legge; b) per i Profeti; c) per i Ketubim (o scritti), corrispondenti alle tre parti della Bibbia ebraica.
Targum per la legge
I T. per la legge sono:
a) T. di Onkelos;
b) quello dello Pseudo-Ionathan;
c) quello di Ierusalmi.
Il T. di Oukelos fu composto in Babilonia non prima del sec. III in lingua aramaica orientale. Non si sa se Onkelos sia il nome dell'autore oppure un richiamo di Aquila autore di una versione greca, altrettanto fedele. Ebbe grandissima importanza presso. i Giudei. Testo e versione si trovano nella Poliglotta Londinese, vol. I, Londra 1613. Il vol. I della Poliglotta di Anversa invece ce ne dà solo il testo: cf. A. Berliner, Targum Onkelos, Berlin 1884. Gli altri due T. sono piuttosto parafrasi in lingua aramaica occidentale: il primo, falsamente attribuito a Ionatha b. Usiel, è detto anche di Ierusalmi I ed ebbe forma definitiva all'epoca degli Arabi: cf. testo ti versione nella Poliglotta Londinese, vol. IV; solo il testo in: M. Ginsburger, Pseudo-Ionathan, Berlin 1903. L'ultimo o Ierusalmi II ci è pervenuto solo in frammenti. Alcuni brani sono conservati dalla Poliglotta Londinese: cf. P. Kahle, Das Paliistinische Targum, in Massorete des Westens, II, Stuttgart 1930.
Targum per i profeti
Il T. per i Profeti, attribuito a Ionathan, ma, sembra, compilato in Babilonia nel sec. IV, è una parafrasi e una specie d'interpretazione dei Profeti, scritta in aramaico orientale babilonese. Testo e versione sono nei voll. II e III della Poliglotta Londinese e nei voll. II-IV di quella d'Anversa; solo il testo in: P. de Lagarde, Prophetae Caldaici, Lipsia 1872: solo Isaia con la versione inglese in: J. H. Stennung, The Targum of Isaiah, Oxford 1949. I T. (scritti) furono composti molto tardi e in luoghi e tempi diversi.
Targum per i Ketubim
Il T. per i Ps., nella sua parte principale, sembra sia stato composto prima del 476; mentre il secondo T. per Esth. (ce ne sono tre), cioè il T. di Sheni, pare rimonti al 1200. Il vol. II della Poliglotta Londinese contiene il T. per Esth.; il vol. III il T. per Iob, Prov., Ps., Eccle., Cant.; il vol. IV della Poliglotta di Anversa li contiene tutti. Per il T con la versione per i Par., cf. M. F. Beckius, Paraphrasis chaldaica Libri Chronicorum, Augustae Vind., 2 voll., 1680-83; per il solo testo cf. p. Lagarde, Hagiographa Caldaica, Lipsia 1873. Anche i Samaritani ebbero il loro T. per il Pentateuco: cf. Petermann, Pentateucus Samaritanus, 5 voll., Berolini 1872-91.
[B. N. W.]

BIBL. - E. SCHliaER. Geschichte des Judischen Volkes im Zeitalter Christi, I, Lipsia 1901. pp. 147-55; A. VACCARI, in Institutiones Biblicae, 6a ed., Roma 1951, p. 293 ss.

TEBE
La grande metropoli dell'alto Egitto (l'ebr. Patros, eg. P-to-res·= sud, in opposizione a Misraim, l'intero Egitto. cf. Is. 11, 11; Ez. 29>, 14; considerata regione originaria degli Egizi, Ez. 30, 14,; Ier. 44, 1-15; Erodoto II, 4, 15). In ebraico è detta No' (Ez. 30, 14 ss.; cf. l'accadico Ni'u; e l'eg. tardivo Ne'); la diospolis Magna dei Greci e dei Latini; *** s'avvicina al nome completo che è No'-'amon «la città o il dominio del Dio Amon» (Ier. 46, 25; Nah; 3, 8), l'attuale Luxor che giace di fronte all'antica T. Erroneamente s. Girolamo traduce Alexandria populorum (Volgata). Centro del Medio e Nuovo Impero, come Memfi lo era stato dell'antico. Il primo ha inizio con la gloriosa restaurazione, opera della 12a dinastia, con sede a T. (2000-1800 a. C.); il Nuovo Impero comincia verso il 1580 (18a dinastia) con l'espulsione degli Hyksos. Sacra al Dio Amon, T. dopo la parentesi poco felice di Amenophis IV (col nome di Aknaton, 1370-1352), che trasferì la capitale a Aket-Aton (orizzonti di Aton = il sole nascente) 400 Km. a nord, l'attuale celebre El-Amarna; raggiunse il culmine della prosperità e dello splendore sotto la 18a e 19a dinastia (1350-1200 ca. a. C.). Vi confluiva il mercato mondiale, e tutti i popoli vi s'incontravano, testimoni delle cerimonie incomparabili, che si svolgevano nei suoi templi grandiosi; e della grandiosità delle enormi sale a colonne. La ricchezza dei monumenti ridati alla luce dagli scavi permette di ricostruire quest'epoca della storia egizia, meglio di qualsiasi altra. La celebre "valle dei Re", sulla sponda occidentale, di fronte a Karnak e a Luxor, fa parte della vasta campagna, ora deserta, che un tempo ospitava la necropoli di T. con i sepolcri dei defunti più ragguardevoli, dei re e con i templi che accompagnavano i sepolcri di quest'ultimi. Segue la decadenza. La 21a dinastia ha sede a Tanis. La fine di T., però, data dal 663 a. C., quando l'imperatore assiro Assurbanipal la conquista e la vota al saccheggio. Nella profezia di Nahum (3, 8) contro Ninive, si sente ancora l'eco della profonda impressione che il saccheggio di T., la metropoli dalle cento porte sulle due rive del Nilo, produsse tra le genti.
[F. S.]

BIBL. - F. SPADAFORA, Ezechiele, 2a ed., Torino 1951, pp. 227-31; G. BUYSCHAERT, Israel et le Judaisme dans l'Ancien Orient, Bruges, 1953, pp. 27. 33-39, 42-45; CAPART, Thèbes, Vromant 1925.

TEGLATFALASAR
Nome di alcuni monarchi assiri; il primo (1114-1076 ca. a. C.) superò in abilità e potenza tutti i suoi predecessori. La sua attività militare, diretta inizialmente contro i popoli settentrionali, in particolare contro i Muski e Gasgas che avevano da poco dato il colpo di grazia all'impero Hittita, si risolse ben presto sia a Oriente oltre lo Zap, sia a nord-ovest oltre l'Eufrate nella regione detta Nairu: nei soli primi cinque anni di regno 42 principi ne diventano vassalli. L'Assiria, che già domina la regione di Hanigalbat, ingaggia una lotta a fondo contro gli Aramei. Un testo venuto alla luce a Qal't Sherkat rivela come T. I abbia passato ben 28 volte l'Eufrate per lottare contro quei nomadi, raggiungendo e conquistando nel corso di queste operazioni anche il paese di Amurru. A sud occupò la Babilonia. T. I fu anche sapiente organizzatore della vita civile dell'impero. Sotto T. II (965-933), continuò l'attività degli Aramei. Ben più importante fu la figura di T. III (745-727), chiamato Pulu. Usurpatore del trono, si assicurò prima la posizione nella Mesopotamia Meridionale e Settentrionale, diresse quindi le armi contro i nemici d'Occidente. Una coalizione antiassira formatasi nel 739 cedette immediatamente; anche Menahem (2Reg. 15, 19 s.) d'Israele pagò allora il tributo. Un secondo intervento assiro era poco dopo sollecitato da Achaz di Giuda, minacciato da Israele e Damasco per non volere accedere alla loro lega antiassira (2Reg. 16; Is. 7-9). Damasco, la Filistea e le città fenice caddero totalmente sotto l'Assiria, mentre molo ti abitanti anche del regno di Israele furono deportati (2Reg. 15, 19; I Par. 28; 18). Achaz stesso, che non mancò allora di recarsi a Damasco a rendere omaggio al conquistatore (2Reg. 16, 10), fu ridotto a umile tributario, spogliato dei tesori del Tempio e della reggia (2Reg. 16, 17 s.).
(G. D.]

BIBL. - G. RICCIOTTI, Storia d'Israele. I, Torino 1947; S. MOSCATI, L'Oriente Antico, Milano 1952.

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