EFOD - EFRAIM - DIZIONARIO BIBLICO

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E
EFOD - EFRAIM
EFOD
Trascrizione del termine ebraico, reso dalla volgata "superhumerale" (20 v.), "ephod" (18 v.) e "stola". Bisogna distinguere l'e.-vestito, e l'e.-oracolo. Il primo è un vestito liturgico; probabilmente un semplice perizoma di lino (ebr. bad: I Sam 2, 18-28; 14, 3; 22, 18; I Par. 15, 27), analogo a quello portato dai preti e dignitari egiziani (anche i sacerdoti assiri hanno il Kitu "lino "). Davide stesso lo indossa quando l'arca è trasportata in processione dalla casa di Obédedom all'aia di Ornan il lebuseo (2Sam 6, 14). Anche oggi, nel pellegrinaggio alla Mecca, i musulmani compiono alcune cerimonie vestiti sommariamente di due pezzuole di lino o cotone, l'una avvolta intorno alle reni, l'altra gettata sulle spalle. Sul sarcofago dipinto di Haghia Triada a Creta, degli uomini che partecipano a una cerimonia sacra portano un indumento peloso, legato alla cintura, mentre il busto resta nudo. Una mezza veste del genere si trova ancora su alcuni monumenti caldei, ad es. su una piastra d'oro del re Ur-Nina, al Museo del Louvre. L'e. oracolo è descritto in Ex. 28: è parte della veste del Sommo Sacerdote: «L'e. facciano di oro, di violetto, di porpora, di scarlatto e di bisso ritorto, lavoro di ricamo» (Ex. 28, 6). Non ha nulla di comune col perizoma di lino precedente e sembra un corsetto fissato da una cintura e da spalline. Vi è attaccato lo hosen, una specie forse di borsa rettangolare, fatta di stoffa laminata d'oro e guarnita di 12 gemme rappresentanti le tribù d'Israele. La borsa contiene gli Urim e i Tummim, oggetti per consultare il Signore (I Sam 14, 41 ss.). Quanto è detto in Iudc. 8, 26 s. dell'e. di Gedeone mostra che allora l'e. era un oggetto di culto, singolarmente ricco; Gedeone vi impiegò, se non la totalità, almeno una parte dei 1700 sicli d'oro (ca. 28 kg.). L'e.-oracolo traeva il suo nome dal precedente; ma al tempo di Saul e David rivestiva una forma qualche po' differente di un semplice vestito (1Sam 2, 28; 14, 3-18; 22, 18; 23, 6-9; 30, 7). Forse la borsa per le sorti si era alquanto ingrandita e il sacerdote poteva sospenderla al petto o deporla a sé dinanzi, per le consultazioni. Nel santuario di Nob (I Sam 21, 10; cf. 31, 10), dietro l'e. è deposta la spada di Golia, spoglia del vinto; uso noto agli arabi (Wellhausen, Reste Arabischen Heidentums, p. 112) e agli Spartani (Plutarco, Apophthegmata Laconica, Scripta moralia, ed. Didot, I, Parigi 1839, p. 275, n. 18).
[F. V. - F. S.]

BIBL. - L. DESNOYERS, Histoire du peuple hébreu, I, Parigi 1922, pp. 213, 336 s.; W. F. ALBRIGHT, in BASOR, 83 (1941) 39 ss.; A. G. BARROIS, Manuel d'archéologie biblique, II, Parigi 1953, p. 421 s.

EFRAIM
Secondo figlio di Giuseppe (Gen. 42, 52; 46, 20-27). Col fratello Manasse, fu adottato da Giacobbe che, nella benedizione, lo preferì al primogenito (Gen. 48, 14 ss.). I discendenti di E. (che Giuseppe vide fino alla terza generazione: Gen 50, 22) sono elencati in Num. 26, 35 s.; I Par. 7, 20 ss. dove il testo criticamente è insicuro. Essi costituiscono la tribù di E., che, dopo Giuda è la più importante nella storia d'Israele; e ben presto lottò con Giuda per il predominio. Al Sinai contava 40.500 membri (Num. l, 33; 2, 19); nei campi di Moab, dopo ca. 38 anni, 32.500 (Num. 26, 37). Nel deserto si accampava a lato della tenda sacra e nella marcia seguiva immediatamente l'arca (Num. 2, 18). Nella spartizione della Palestina le spettò la fertile e bella (Gen. 49, 22; Deut. 33, 12-16) regione centrale: tra Dan-Beniamino a sud, e Manasse a nord; tra il Mediterraneo e il Giordano (Ios. 16, 2 ss.; I Par. 7, 28 s.). «I monti di E.» (Ios. 17, 15; Iudc. 2, 9 ecc.), detti anche "monti d'Israele" in opposizione ai "monti di Giuda", andavano dalla pianura di Esdrelon fino ai monti di Gerusalemme. Tale posizione portò E. a numerose battaglie con i Cananei (105. 17, 14 ss.), ai quali tolse tutte le città, eccetto Gezer (105. 16, 10; Iudc. l, 29). Orgogliosa e bellicosa, partecipò alle guerre delle altre tribù contro i nemici: con Aod, contro i Moabiti; con Dèbora, con Gedeone, contro i Madianiti (Iudc. 3, 27; 5, 14; 7, 24); e si mostrava offesa, quando il suo aiuto era trascurato; così con Gedeone (Iudc. 8, l ss.) e con Iefte che, poco diplomatico, ne rintuzzò sanguinosamente l'alterigia (ibid. 12). Ad E. appartennero Giosuè; i liberatori: Thola (Iudc. 10, 1), Abdon (ibid. 12, 13). Nell'episodio dell'altare eretto dai Rubeniti (105. 22, 9-44), E. si mostrò protettrice dell'unità religiosa d'Israele. Dopo la morte di Saul, stette per Isbaal (Isboseth: 2Sam 2, 9 s.); all'uccisione di questi, passò a David (2Sam 5, 1). La gelosia con Giuda era solo sopita. Morto Salomone, l'efraimita Ieroboam operò la scissione delle tribù settentrionali da David e da Giuda (1Reg. 11-12); e la storia di E. si confonde quindi con quella del regno di Samaria. A Gerusalemme, la porta di E. (2Reg. 14, 13; Neh. 8, 13 ss.), verso il nord, era probabilmente accanto all'attuale porta di Damasco.
[F. S.]

BIBL. - L. DESNOYERS, Histoire du peuple hébreu, I, Parigi 1922, pp. 7. 16 s. 111-114, 116 ss. 168 s. 183 ss. 217. 331 s.; II, 1930, pp. 69. 71, 160. 272 s.; F. M. ABEL, Géographie de la Palestine, II, ivi 1938, p. 56 ss.

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