SARGON - SAUL - SCANDALO - DIZIONARIO BIBLICO

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S
SARGON - SAUL - SCANDALO
SARGON
(Sharru-kin)
I. Fondatore della dinastia semitica d'Accad (ca. 2360-2180), le cui gesta, ricordate anche da varie iscrizioni e cronache, sono cantate nel poema epico Shar Tamhari (il re della battaglia) venuto alla luce nella forma accadico-babilonese nel 19'13 a el-Amarna: frammenti del poema in lingua hittita e assira furono trovati rispettivamente a Hatti e Assur. A questo personaggio va attribuita la creazione del primo vero impero che la storia conosca: tutta la Mesopotamia, comprese le regioni settentrionali (Subartu), l'Elam e la Siria, furono da S. unite sotto un unico scettro; spedizioni militari furono fatte anche in Asia Minore, forse dietro invito di mercanti accadi stabiliti in quelle regioni. Tutto questo impero ben organizzato anche amministrativamente fu consolidato sotto i discendenti di S., tra i quali si distinse specialmente il nipote Naram-Sin: il suo tramonto fu segnato dopo due secoli in seguito all'affermarsi della supremazia dei Gutium (ca. 2190-2065).
II. (721-705). Successore, forse per usurpazione, di Salmanassar V sul trono assiro. Una delle prime imprese militari di questo monarca, espressamente ricordato anche da Isaia (Is. 20, 1), fu la conquista e la distruzione di Samaria, già assediata da mesi da Salmanassar (cf. 2Reg. 18, 9-10). Seguirono aspre lotte contro il caldeo Merodachbaladan (Marduk.apal-id-dina) insediatosi in Babilonia col consenso e l'appoggio di Khumbanigas, re dell'Elam. Gli scarsi successi di questa campagna animarono rivolte antiassire in tutto l'impero: S. però riuscì ad imporsi. Nel 720 domò la ribellione dei superstiti di Samaria alleati con Hamath e Damasco e poco più tardi con la battaglia di Rapihu (Raphis) venivano sconfitti gli eserciti uniti di Hannunu (Hannon), re di Gaza e Sib'e d'Egitto. Successivamente S. conquistava Karkemis e portava le sue armate in Armenia e in Media. Nel 711 per sventare le mene antiassire che con la complicità e l'istigazione di Mero. dach-baladan tenevano ancora in fermento l'occidente, S. intervenne in Filistea contro la città di Asdod. Nelle sue cronache di quei tempi l'assiro ricorda tra i suoi nemici anche Ezechia, re di Giuda, nonostante che questi cercasse di nascondere il suo vero contegno inviando un tributo. Terminata la campagna in Filistea S. tornò in Mesopotamia dove attaccò decisamente Merodach-baladan occupando Babilonia e assumendone il titolo di governatore (sakkanakku). Fra le grandi costruzioni di S. si ricorda la città di Dur-Sharrukin col palazzo reale da lui edificati a nord-est di Ninive sul luogo dell'odierna Khorsabad.

BIBL. - Per Sargon I: E. DHORME, L'aurore de l'Histoire Babylonienne, in Recueil E. Dhorme, Parigi 1951, PP. 4-79; Per Sargon II: G. RICCIOTTI, Storia d'Israele, I, Torino 1947, pp. 1-28. 423 ss. 450 ss.; S. MOSCATI, L'Oriente antico, Milano 1952.

SAUL
(Ebr. Sha’ul «domandato [a Dio]»). Primo re d'Israele (c. 1030) [1020?]. 1004 a. C. I testi biblici che di lui parlano (specialmente 1Sam 9-31; 2Sam 1; 1Par. 10.12), provenienti da fonti diverse, ci dànno solo una scelta d'episodi, subordinati all'ascesa del successore David: quasi il puro necessario per mostrarci come S., dopo promettenti inizi, abbia fallito l'impresa. Era un beniaminita di Gabaa (oggi Tell el-Ful), tristamente famosa per il fattaccio ivi accaduto al tempo dei "giudici" (cf. Iudc. 19-21). Fu la pressione filistea, che nel XI sec. a. C. faceva il massimo sforzo per rompere lo sbarramento Israelita, a determinare il passaggio del regime dei "giudici" a quello monarchico. L'eletto fu S. Partito in cerca di certe sue asine smarritesi, era capitato a Rama, residenza di Samuele, ormai vecchio, che, appena lo vide, riconobbe in lui l'uomo indicato gli dal Signore il giorno prima (9, 1-21). Lo ritenne a cena con sé, e l'indomani, all'alba, prima d'accomiatarlo, lo unse re d'Israele (9, 22-10, 13). Ma questa era solo una designazione profetica: a Masfa, presenti i rappresentanti di tutte le tribù, fu fatta l'elezione per mezzo delle sorti sacre, che caddero appunto su S. (10, 17-27). Un mese dopo, S. ottenne la sua prima vittoria liberando Iabes Galaad dagli Ammoniti (11). La guerra di liberazione contro i Filistei cominciò, sembra, parecchi anni dopo (1015?, 1019?), e continuò ininterrotta, tutto il tempo di S. (14, 52), con alterne vicende: S. ebbe, per merito del figlio Gionata, un primo successo a Makmas (13- 14): ma già in quell'occasione mancò gravemente (13, 5-14) ad una prova imposta gli da Dio il giorno della sua unzione (10, 3): inoltre perdette il pieno vantaggio della vittoria, e rischiò di farsi parricida, per sventatezza e zelo non illuminato (14, 21-46). Altra magnifica vittoria, contro gli Amaleciti, fu funestata da una più grave disubbidienza di S., che non compì a pieno l'anatema (v.; o voto di completa distruzione dei vinti): in quell'occasione si sentì annunziare da Samuele che egli, dinanzi a Dio, non era più re (15). Del secondo successo contro i Filistei, alla valle del Terebinto, fu artefice un giovane di Betlem, David, che abbatté Golia (17). Quel giovane era stato segretamente unto da Samuele al posto di S. (16, 1.13): amato da S. al primo incontro e divenuto anzi suo genero (18, 17-30), fu poi, per gelosia, odiato mortalmente e perseguitato senza tregua (19-26), fino a che si rifugiò presso i Filistei (27). Da costoro S. fu attaccato, poco più d'un anno dopo: sconfitto sul Gelboè, si uccise per non cadere in loro mano (ca. 1004 a. C.); i cadaveri di S. e dei figli, appesi a ludibrio sulle mura di Bét-Shan, furono recati a Iabes da alcuni arditi ed ivi sepolti (28-31). Quella fine fu il castigo dei molti peccati di S. (I Par. 10, 13 s.): gravi disobbedienze, invidia ed odio mortale, crudeltà sacrilega (I Sam 22, 6.19), consultazione necromantica (28). Anche come re S. fu un fallito: suscitato per essere il liberatore, lasciò Israele in maggior rovina Ma alla causa d'Israele aveva dato tutto se stesso, momenti di gloria e di prosperità, e, ben più, la dimostrazione che l'avvenire delle tribù stava nell'unione: fu il pioniere coraggioso che segnò la difficile via percorsa poi felicemente da David.
[G. B.]

BIBL. - L. DESNOYEIIS, Histoire du peuple hébreu. II. Parigi 1930, pp. 29-141: G. BRESSAN, Samuele (S. Bibbia), Torino 1953.

SCANDALO
Originariamente (***, cf. sanscrito "skandoti" = sobbalzare, tentennare) significò un impedimento fisico capace di far cadere chi vi inciampa nel camminare, parafrasato poi anche in senso metaforico in pietra d'inciampo" ***; cf. Rom. 9, 33; 1Pt. 2, 8. Spesso sia nei LXX che nel Nuovo Testamento s'incontra *** = offendiculum quasi come sinonimo del primo. Nel Vecchio Testamento, il termine corrispondente miksol si trova usato in senso proprio (Lev. 19, 14), e più spesso in senso figurato; così ancora nell'espressione sur miksol "lapis offensionis", Is. 8, 14. Si riferisce talora a grave pericolo materiale, come - disgrazie, morte, prigionia, ecc., e più spesso ad occasione di caduta morale, di peccato e di apostasia; p. es. Ps. 119, 165; Eccli. 4, 22; Ez. 7, 19; Ex. 23, 33. Nei LXX significa anche laccio, tranello, imboscata, Ps. 139, 6; 140, 9; in questo caso risponde meglio all'ebr. miksol o indica un fatto che ridonda in disonore, Eccli. 7, 6. Nel Nuovo Testamento, riveste vari significati: a) seduzione o allettamento a peccare, Mt. 16, 32; 18, 7; b) occasione involontaria a caduta d'altri, Mt. 26, 31; Rom. 14 13·' c) occasione che diventa causa di caduta per malanimo altrui, I Cor 1, 23; Gal. 5, 11: lo s. della croce!; d) chi dà occasione a caduta, Mt. 16, 23: Pietro!
[N. C.]

BIBL. - F. ZORELL, Lexicon hebr. V. T., Roma 1947, p. 436; G. BONACCORSI, Primi saggi di filologia neo-testamentaria. I, Torino 1933, p. 34: II, ivi 1950, p. 94.

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