SABA -SABATO - SABATICO (ANNO) - DIZIONARIO BIBLICO

Vai ai contenuti

Menu principale:

S
SABA - SABATO - SABATICO (ANNO)
SABA
(Sabei). Regione araba dello Iemen menzionata nella Bibbia, che ne classifica il popolo rappresentato dall'eponimo Seba o Sheba tra i discendenti di Cam attraverso Cus (Gen. 10, 7) o anche tra i discendenti di Sem attraverso Ioktan (Gen. 10, 28; 25, 3). Una ricostruzione storica del regno di S. è stata possibile solo recentemente, grazie alla decifrazione di iscrizioni sabee, iniziata circa un secolo fa da Gesenius e E. Rodiger. Gli inizi tuttavia restano avvolti nel mistero; a parte le già accennate allusioni bibliche, i documenti certi più antichi sono iscrizioni assire del sec. VIII e le fonti bibliche del libro dei Re e dei Profeti. Da esse i Sabei sono presentati come un popolo assai ricco, dedito soprattutto al commercio d'oro, profumi e pietre preziose (l Reg. 10, 1; 15.60, 6; Ez. 27, 22 ecc.); con questi dati concordano perfettamente le iscrizioni Sabee. Centri della civiltà e della cultura sabea che alle origini deve avere, per un certo tempo almeno, coesistito con la civiltà Minea, furono successivamente le città di Sir-wah; Marib, Marjamah e Zaffir. Le principali vicende storiche riguardano lotte contro gli Assiri, l'invasione romana a opera di Elio Gallo (23 a. C.) e per i secoli d. C. l'antagonismo con l'Abissinia: quest'ultima, dopo aver subito invasioni, nel sec. VI d. C. invadendo lo Iemen porrà fine per sempre al regno sabeo. La religione reca i caratteri propri delle religioni arabi che meridionali: la divinità principale fu Athtar, il tipo-maschile della Astarte semitica. Molto divulgato fu pure il culto della divinità lunare denominata Almaqah cui era sacro un tempio in Marib. Anche il sole vi aveva un culto sotto il nome di Dlhat-Hmjan oppure Dhat-Ba'dàn di cui pure è stato scoperto un tempio; tracce di religione sabea sono venute alla luce anche in Etiopia e in altre regioni di colonizzazione sabea.
[G. D.]

BIBL. - C. A. NALINO. al-Yemen. in Enc. Ital., XXXV, pp. 836-841.

SABATO
Dall'ebr. sabbath, per indicare l'ultimo giorno della settimana, dedicato con riti speciali al Signore. Nel cristianesimo tale carattere passò, non senza contrasti da parte dei giudaizzanti (Col. 2, 16), alla domenica, che fu considerato anche ultimo giorno della settimana. Nessun parallelo nei testi babilonesi; in un testo del secondo millennio, il settimo giorno è considerato come sacro al pianeta Saturno (= Sakkuth); ma da altre fonti risulta chiaro trattarsi di giorno nefasto (umu limmu), durante il quale si compivano sacrifici espiatori agli dei. L'istituzione del s. come giorno di riposo e sacro è esclusiva della religione ebraica; essa pertanto era segno, cioè indice e manifestazione dei rapporti particolari tra Dio e il suo popolo, del quale era caratteristica esclusiva (Ez. 20, 20); F. Spadafora, Ezechiele, 2a ed., Torino 1951, p. 162 s. Anche per inculcare l'osservanza di tale istituzione antica, Mosè dispose artisticamente la creazione in sei giornate (Gen. 2, 3; Ex. 20, 11; 31, 17). La legge del s. è compendiata nel terzo precetto del Decalogo, con l'obbligo generico del riposo. Esemplificazioni sono: Ex. 34, 21: si vietano l'aratura e, la mietitura; (ivi, 35, 2 s.) l'accensione del fuoco; (Ier. 17, 21-27; Am. 8, 5; Neh. 15, 15.22) si suppone l'interdizione di frequentare il mercato. Dopo l'esilio, l'osservanza del s. appare severa, cf. Esd.-Neh.; 1Mach. 2, 32-41; 2Mach. 8, 26. I Farisei (cf. nella Misnah, trattato sabbath) la rendono ossessionante con una casistica da legulei (Mt. 12, 1 ss.; Lc. 13, 10 ss.; 14, 1.6; Io. 5, 8 ss. ecc.); contro di essi Gesù richiama al vero senso della legge, fatta per utilità degli uomini e non per tormentarli (Mc. 3, 28). Num. 28, 9 per il s. stabilisce un sacrificio di due agnelli dell'anno, senza macchia. In Ez. 46, 4 nella ricostruzione allegorica del futuro, l'offerta è di sei agnelli e di un ariete. Nella diaspora, almeno in periodo successivo, si usavano riunioni sinagogali con preghiere speciali (cf. At. 13, 14 s.; 15, 21; 16, 13). In realtà, fin dall'inizio (Ex. 20, 10; 35, 2) nel s. predomina sempre il concetto religioso. Il riposo sabatico è una specie di offerta del popolo a Dio (Ex. 16, 23; 20, 10; Lev. 23, 3; Deut. 5, 14).

BIBL. - J. HEHN. Siebenzahl und Sabbat bei den Babyloniern und im A. T., Lipsia 1907; ID. Der israelitische Sabbat. Munster 1909; F. NOTSCHER. Biblische Altertumskunde. Bonn 1940. p. 350 ss.; B. CELADA in Sefarad. 10 (1950) 3-25; 12 (1952) 31-58.

SABATICO (ANNO)
Al pari dei giorni, anche gli anni presso gli Ebrei erano divisi in cicli di sette. Ogni settimo anno si chiama s. In esso era prescritto il riposo del suolo; i prodotti spontanei erano lasciati ai poveri ed al bestiame (Ex. 23, 10 s.). In Lev. 25, 3-7 si concede il medesimo diritto anche al padrone ed al forestiero. La remissione dei debiti ed il condono generale compaiono solo in Deut. 15, 1 ss., che ne limita l'applicazione in favore dei soli Israeliti. La legge mirava a ricordare il dominio di Dio sul suolo, che doveva riposare in suo onore, ed una completa uguaglianza fra gli uomini, che in tale anno avevano uguale diritto sui mezzi necessari alla sussistenza. È evidente il carattere idealistico della disposizione, che doveva produrre non pochi inconvenienti pratici, rilevati le varie volte in cui si menziona la sua applicazione (cf. I Mac. 6, 49-53; Flavio Giuseppe, Ant. XI, 343; XV, 7). Non sembra che essa fosse osservata nel periodo preesilico (2Par. 36-21; Neh. 10, 32).
[A. P.]

Home | A | B | C | D | E | F | G | H | I | K | L | M | N | O | P | Q | R | S | T | U | V | Z | Esci | Mappa generale del sito
VISITE AL DIZIONARIO website counter
Torna ai contenuti | Torna al menu