MOAB-MOABITI - MOLOCH - DIZIONARIO BIBLICO

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MOAB-MOABITI - MOLOCH
MOAB-MOABITI
L'ebr. mo'abh; stele di Mesa m'b; accadico Ma'aba; egiz. Muaba sulla statua di Ramses II a Luxor; è innanzi tutto un'indicazione etnica: la gente che risale al figlio di Lot, per incesto con la primogenita (Gen. 19, 37). L'etimologia me'àb "dal padre", preparata dalla ripetizione intenzionale ai vv. 33, 34, 36 di me'àbinu "dal nostro padre", è popolare. I moderni propongono l'ebr. j'b "desiderare" o l'arabo wa'aba "essere vergognoso o in collera". Termine geografico, M. indica: 1) il pianoro transgiordano a nord e a sud dell'Arnon (sedeh o sede M.; terra, regio M.; Moabitis); 2) il declivio dal pianoro fino al Mar Morto e al Gor ('asedoth, radices montis Phasga); 3) la pianura situata tra il Giordano e le falde dei monti, Abarim da ovest a est, tra il Mar Morto e W. Nimrim da sud a nord ('arboth M.; campestria M.). Il paese di M. (eres M.) tra Ammon a nord ed Edom a sud confina a est col deserto siro-arabico mediante una striscia chiamata "deserto di M." percorsa dagli Ebrei (Deut. 2, 8.13; Num. 21, 11; 33, 44; Iudc. 11, 17), in marcia per entrare in Canaan. Il torrente Zared (W. el Hesa) è il limite a sud-est (Num. 21, 12; 33, 43.). Ad ovest il Mar Morto e il corso inferiore del Giordano separano M. dalla Cisgiordania. A nord la frontiera è soggetta a mutazioni: si spinge fino a W. Nà'ur al di là di Hesbon, fino al corso inferiore di W. Nimrin e si accosta ad Ammon. Il regno amorreo di Sehon e l'installazione delle tribù israelite costringono M. a sud dell'Arnon. La stele di Mesa, le rivendicazioni di Iefte, le allusioni di Isaia e di Geremia dimostrano che M. ha ricuperato i territori a nord dell'Arnon (Num. 21, 25-32; Ios. 13, 25, Deut. 2, 24.36; Iudc. 11, 18.22; Is. 15, 4; Ier. 48, 21). I M. si insediarono in tale regione all'inizio del sec. XIII, togliendola ai Refaim e agli Enim (Deut. 2, 10). I M. rifiutano il passaggio agli Ebrei forse perché questi hanno greggi (Num. 20, 19); sono loro nemici al tempo del re Balaq, celebre per l'episodio dell'indovino Balaam (acc. Bil’ammu), Num. 22-24; li opprimono per 18 anni con Eglon, al tempo dei Giudici, nella pianura di Gerico e vengono allontanati da Ebud (Iudc. 3, 11-30). I rapporti in seguito divengono meno ostili: molt'Israeliti cercano a M. un rifugio (I Par. 4, 22; 8, 4; Is. 16, 4; Ier. 40, 11 s.). Celebre il caso di Elimelec e Noemi, i cui figli si uniscono a due donne di M., tra le quali Ruth (4, 13-22), sposa poi di Booz, antenato di Davide. Saul combatte i M. (1Sam 14, 47) che accolgono a Masfa i parenti di Davide (I Sam 22, 34) e sono da questo trattati duramente e decimati (2Sam 8, 2; I Par. 18, 2). Salomone ha mogli di M. e lascia introdurre a Gerusalemme il culto di Camos (I Reg. 11, 1.7.33). M. resta indipendente finché Omri non lo costrinse a pagare un tributo annuale di 100.000 agnelli e altrettanti montoni da lana (stele di Mesa 11.4.6; 2Reg. 1, 1). Mesa, re di M. (secolo IX) enumera i successi contro Ioram (853/48) re d'Israele e si rende indipendente (2Reg. 3). Iehu ricupera alcune città perdute finché Hazael di Damasco occupa tutto il territorio di M. (2Reg. 10, 33 s.). Sotto Iereboam II (783/43) M. ridiviene tributario d'Israele (2Reg. 14, 25). Molti nomi di re moabiti appaiono nelle liste dei tributari assiri: sotto Teglatfalasar III (731) Salamanu, Kamusunadbi sotto Sennacherib (701), Masuri sotto Asarhaddon e Assurbanipal. Dopo la ribellione di Ioaqim (ca. 601 a. C.) schiere di M., Ammoniti, Edomiti attaccano coi Babilonesi Giuda (2Reg. 24, 2 cf. Ier. 12, 7.17); nel 594 M., Ammon, Edom, Tiro e Sidone invitano Giuda alla ribellione contro Nabucodonosor (Ier. 27, 1-11) e nel 588 si sollevano. Flavio Giuseppe (Ant. X, 9, 7), narra che 5 anni dopo la distruzione di Gerusalemme Nabucodonosor muove guerra ad Ammon e a M. (cf. Ez. 21, 28-32). Dal periodo persiano, M. è assorbito dagli Arabi (Ez. 25, 10) e dai Natabei (Ant. XIV, l, 4; V. 2) ai quali gli Asmonei disputano il possesso per gli antichi diritti di Gad e di Ruben. Erode annette a Galaad il territorio a nord dell'Arnon e forma la Perea. M. cade sotto il territorio di Areta prima di far parte della provincia romana di Arabia. M. è preso di mira da Isaia (15-16), Geremia (48), Ezechiele (25, 8-11), Sofonia (2, 8- 11) e Amos (2, l). Il dio dei M. è Camos (acc. Kammusu) come risulta da molti passi (I Reg. 23, 13; 2 Reg. 23, 13; Num. 21, 29; Ier. 48, 46), dalla stele di Mesa, da una iscrizione recentemente scoperta a Dhibon, capitale di M. (in BASOR, 1952, p. 22) e dalla onomastica moabita, Secondo s. Girolamo (PL 24, 172) Camos equivale a Beelphegor (il Testo masoretico ha Ba'al Pe'or Num. 25, 3.5; Deut. 4, 3; 31, 16.29; 4, 46; 34, 6; Ios. 22, 17; Os 9, 10). È innegabile che Ba'al Pe'or è venerato in ambiente moabita. Nessun testo permette tuttavia l'identificazione con Camos, anche se nel nome di questo dio sopravvive il Mesopotamico Ganmes o Games «eroe della fecondità».
[F. V.]

BIBL. - L. HEIDET, Moab, in DB, col. 1138-78; M. J. LAGRANGE. L’inscription de Mesa. in RE. (1901) 522-45; F. M. ABEL, Géographie de la Palestine, I, Parigi 1933, pp. 278-81; F. SPADAFORA, Ezechiele, 2a ed., Torino 1951, pp. 200 s. 251. 265.

MOLOCH
È la divinità cananea Milk, attestata dai nomi teofori delle lettere di el- Amarnah, alla quale erano offerti sacrifici umani, come dimostrano le recenti scoperte archeologiche, specialmente a Gezer. Sembra la stessa divinità Melkart «Melek della città») di Tiro, e Baal-Kammon dei Fenici e dei Cartaginesi, i quali le immolavano, secondo gli autori classici, vittime umane, specialmente bambini. Infine, Milkom, dio nazionale degli Ammoniti, è lo stesso Milk con il fenomeno comune della mimazione finale. Nel Vecchio Testamento, il semitico Melek dai Masoreti fu vocalizzato Molekh, con le vocali cioè del termine boseth = ignominia, oggetto infame; la versione greca (dei Settanta), traducendolo o *** in 2Reg. 23, 10.23 introdusse la pronunzia M., mai esistita nel vivo linguaggio; che andrebbe corretta in Melekh o Milk. Il Vecchio Testamento alla divinità M. sempre congiunge e riferisce i sacrifici umani in particolare di bimbi (Lev. 18, 21; 20, 2.5; I Reg. 11, 7; Ier. 32, 35 ecc). Essi venivano sgozzati (Ez. 16, 21) e quindi posti a bruciare su una griglia (=tofeth): è quel che esprime la tipica espressione ebraica «far passare per M.» «far passare attraverso il fuoco» (Ier. 7, 31; 19, 5; 32, 35; Ez. 16, 21; 20, 26, 31 ecc.). In questi passi Geremia ed Ezechiele si scagliano contro questo eccesso della religione (v.) popolare o sincretismo idolatrico, che la legge proibiva severamente (Lev. 18, 21; 20, 2; Deut. 12, 31; 18, 10). Il P. A. Bea ha confutato ampiamente il tentativo compiuto di recente da O. Eissfeldt, il quale fondandosi su tre o quattro iscrizioni puniche del III sec. d. C. (!), volle intendere M. qual nome comune di una «specie di sacrificio»; non si tratterebbe affatto di una divinità. Tentativo insostenibile in netta opposizione a tutte le fonti bibliche, ed estrabibliche.

BIBL. - M. LAGRANGE, Etudes sur les religions sémitiques, 2a ed., Parigi 1905, pp. 99- 109; H. VINCENT, Canaan d'après l'exploration récente, ivi 1907, pp. 188-200; A. LEMONNYER, in RScPhTh, 7 (1913) 432-66; L. DESNOYERS. Histoire du peuple hébreu I. Parigi 1922, pp. 243 s. 342-45; O. EISSFELDT. Molk als Opferbegriff ecc .. Halle 1935; confutato da R. DE VAUX. in RB. (1936) 278-82; e A. BEA, in Biblica, 18 (1937) 95-107; F. SPADAFORA, Ezechiele. 2a ed., Torino 1951, pp. 129 s. 164 s. 189.

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