GIUDEA - GIUDICI - DIZIONARIO BIBLICO

Vai ai contenuti

Menu principale:

G
GIUDEA - GIUDICI
GIUDEA
Termine geografico del regno di Giuda (I Sam 23, 3), che indica talvolta tutta la nazione israelita (Ps. 114, 2) o il solo territorio della tribù di Giuda, se traduce l'ebr. Iehùdàh. Dopo l'esilio, designa il territorio occupato dai rimpatriati nei dintorni di Gerusalemme (Neh. 3); e più tardi, una delle tre province che dividono la Palestina cisgiordanica al tempo di Cristo (8 volte in Mt., 4. in Mc., 10 in Lc., 5 in Io., 12 in At.). Il termine sembra in uso dal IV sec. a. C. e, adottato dai LXX, ricorre in I-II Mach. Per Tolomeo, Strabone, Dione Cassio, Flavio Giuseppe, Eusebio, Girolamo e gli storici romani G. indica tutta la Palestina. La G., come provincia distinta dalla Galilea e dalla Samaria, non è ristretta al territorio dell'antica tribù di Giuda, ma si estende sul suolo di Beniamino, Dan, Simeone e su una parte di Efraim. Sulla costa risale fino al Carmelo. I limiti esatti variano nella storia e, in certe epoche, sono di difficile precisazione. Dal punto di vista del suolo, la G., come la tribù di Giuda, comprende la parte montagnosa (Har Iehùdàh, tra i 700/1000 m. sul livello del mare), la pianura o le basse colline (Shefélah), la vallata o il mezzogiorno (darom) e il deserto (midbar Iehùdàh) con la depressione del mar Morto. È un paese chiuso, con tutti i vantaggi di una penisola dal punto di vista strategico, difficile a prendersi. La G. è la parte principale della Palestina, è molto popolata e le sue città principali sono tra le più conosciute del territorio. Ha Gerusalemme per capitale col Tempio di Dio, il sommo sacerdote e il Sinedrio (tempo di N. S.), che ha giurisdizione sugli Ebrei che abitano nelle altre parti della Palestina. Gli abitanti della G. si considerano superiori e ai Samaritani, trattati da apostati, e ai Galilei. Amministrativamente, la G. è divisa in toparchie che, secondo Flavio Giuseppe (Bell. III, 3, 5) e Plinio (Hist. Nat. V, 14) combinati, dovrebbero essere Gerusalemme, Gophna, Akrabatta, Thamna, Lydda, Emmaus, Bethleptepha, l'Idumea, Engaddi, Herodium, Gerico.
La storia
La storia della G. è legata a quella della tribù di Giuda: i reduci dall'esilio quasi tutti appartengono a detta tribù, e occupano il territorio dell'antico regno di Giuda, che vien detto pertanto G. e Giudei essi stessi. Sotto i Persiani la G. forma una provincia (medinàh) appartenente alla quinta satrapia dell'impero (Erodoto III, 91) e amministrata da un governatore (pèhàh) che è generalmente un giudeo assistito da un consiglio di anziani, residente a Gerusalemme (Agg. 1, 1.14; 2, 3-22; Neh. 5, 14-18; 12, 26). Dopo la presa di Tiro e di Gaza, la G. passa sotto il dominio di Alessandro. Sotto i diadochi, dalla morte di Alessandro (323 a. C.) alla morte di Antigono a Ipsos (301) la G. cambia 5 volte padrone. Fino alla battaglia di Paneion (198) rimane sotto i Lagidi che esercitano una sorveglianza militare, rispettano la costituzione teocratica autorizzata dai Persiani e stabilita da Esdra, e preservano dai progressi dell'Ellenismo. Nel 198 Antioco III strappa la Celesiria ai Tolomei e occupa Gerusalemme: la G. cade sotto i Seleucidi. Tra questi Antioco IV Epifane (175-164) suscita, dopo un periodo di resistenza passiva (2Mac. 6, 18-7, 41) la rivolta aperta dei Maccabei. La G. diventa indipendente. Gli Asmonei proteggono questa indipendenza, tra le lotte contro i Farisei, finché Pompeo (63 a. C.) fa cadere Gerusalemme e tiene sotto controllo la G., la Galilea e la Perea. All'arrivo di Cesare in Siria (47 a. C.), Antipatro è nominato procuratore. Dopo la morte di Cesare, Erode si fa nominare re della G. dal Senato romano e conquista Gerusalemme (37 a. C.). Sotto il regno di Erode nasce il Salvatore (Mt. 2, 1; Lc. 1, 5). Morto Erode, il regno viene diviso fra i figli finché cade sotto l'amministrazione diretta dei Romani mediante i procuratori (6 d. C.) che hanno pieni poteri. I procuratori esasperano il popolo della G. e preparano la rivolta che viene soffocata da Vespasiano e da Tito con la caduta di Gerusalemme e l'incendio del Tempio (70 d. C.). Un altro tentativo di insurrezione capeggiato da Bar Koseba è represso al tempo di Adriano (135 d. C.).
[F. V.]

BIBL. - F. M. ABEL, Géographie de la Palestine. I, Parigi 1933, pp. 104 s., 281 ss. 314 ss.; II, 1938, pp. 152 s. 162 ss.; ID., Histoire de la Palestine depuis la conquete d'Alexandre jusqu'à l'invasion arabe. I-II, ivi 1952; E. LEVESQUE, Le mot Judée dans le N. T., in RB. 1945, 104-111.

GIUDICI
Il libro prende il nome dagli eroi suscitati da Dio a liberare il popolo, prima infedele e poi pentito, dai nemici. Non sembra che "giudice" sia un titolo assunto dagli stessi liberatori; nel libro dei g. infatti mai si applica a qualcuno di essi. Più frequentemente invece si dice che il tale o tal'altro governò (safat = giudicare) il popolo per X anni (3, 10; 10, 2.3 ecc.), ma che ne sia stato "giudice" (= sofet) se ne parla solamente nell'introduzione (2, 16.18.19). Col passar del tempo il titolo passò nell'uso degl'Israeliti come appare da Ruth 1, 1; 1Sam 8, 1-2; 2Sam, 7, 11; 2Reg. 23, 22 ecc. Dai fatti narrati appare che furono quelli che, in tempi determinati, vendicarono la libertà del popolo e ristabilirono il diritto (cf. M. A. Van den Oudenrijn, De Reehters van Israel, in Studia Catholica, 5 [1928-29] 369-377; O. Grether, Die Bezeichnung "Richter" fur die charismatischen Helden der vorstaatlichen Zeit, in ZatW., 57 [1339] 110-121). Ma il titolo non è esclusivamente israelitico. Son noti infatti i giudici cartaginesi (Titus Livius, Hist. 28, 37; ecc.). E già presso i Fenici; cf. F. Giuseppe (Contra Apionem 1, 21) che scrive come presso i Tiri, nel secolo VI a. c., i g. (***) succedevano ai re. Perciò è possibile che questo titolo anche nella terra di Canaan designasse il capo della nazione. Però identità di titolo non suppone identità di ufficio presso gli altri popoli e Israele: Annibale fece sì che presso i Cartaginesi i designati stessero nel loro ufficio per un solo anno (Titus Livius, Hist. 33, 46); presso i Tiri pare che la carica fosse a vita (F. Giuseppe, Contra Apionem 1, 21). Era un ufficio politico tra gli altri popoli, mentre tra gl'Israeliti era un ufficio carismatico che Dio, secondo la sua libera volontà affidava a qualcuno per liberare il popolo: o qualcuna delle tribù dalla dominazione straniera. Quando anche tra gl'Israeliti avveniva che il giudice costituito in modo carismatico, dopo aver ottenuta la liberazione, per il restante della sua vita, continuava nella sua funzione, dipendeva dal fatto che Dio non ancora aveva suscitato un altro che lo potesse sostituire. Al giudice non solo spettava la liberazione del popolo, ma anche mostrare la via da seguirsi (Iudc. 2, 16-17). Perciò tale ufficio poté spesso concordare con quello profetico, come lo dimostra il caso di Debora (Iudc. 4, 4) e Samuele (I Sam 3, 20; 7.15).
Compendio
Al corpo del libro è premesso un quadro sintetico delle condizioni religiose e politiche del tempo dei g. (1, 1-3, 6): dopo la morte di Giosuè ogni tribù, non senza molte guerre, incomincia a impossessarsi della propria regione; senza dar possibilità di scampo a tutti gli abitanti (c. 1). Si dà anche il motivo della conquista frazionaria: Israele cioè non osserva le condizioni dell'alleanza, in quanto non distrugge gli altari della regione occupata e stipula concordati con gli abitanti (2, 1-5). Alla morte di Giosuè e dei suoi coetanei, allontanandosi da Iahweh, adora dèi stranieri. Ne seguono quindi calamità. Dio manda i suoi g., ma, alla loro morte, il popolo di nuovo si allontana dalla retta via. Dio però non distrugge i popoli per sperimentare la fedeltà d'Israele, che, al loro contatto, apprende bene l'arte della guerra (2, 6-3, 6). La parte centrale del libro (3, 6-16) narra le vicende dei vari g., con le quali si prova la tesi posta nell'introduzione: come al peccato segue la pena, così al pentimento la liberazione: tutto ciò in sei narrazioni abbastanza lunghe, interrotte da altre sei più brevi.
1. Otoniel sconfigge Kùsan, re di Aram. Segue un periodo di pace di quarant'anni (3, 7-11).
2. Ehùd, ambidestro, pugnalò Eglon, re dei Moabiti. Pace di ottant'anni (3, 12-30). Breve parentesi su Samgar, il quale abbatté seicento Filistei (3, 31).
3. Barac e Debora, profetessa, muovono contro Sisara, generale dell'esercito del re Iabin di Hasor. Attaccata battaglia presso il torrente Qison, Sisara viene sconfitto e nella fuga, rifugiatosi presso Giaele, moglie di Heber kenita, è da questa ucciso. Cantico di Debora. Pace di quarant'anni (4-5).
4. Gedeone sconfigge, con trecento uomini, i Madianiti, ne uccide i loro generali 'Oreb e Ze'eb e, passato il Giordano, amo mazza Zebah e Salmanà. Vendetta su gli abitanti di Sukkot e Penù'el che non gli hanno voluto prestare aiuto. Della preda fa un Efod (v.); 6-8. Si include la storia di ‘Abimelec, il quale, dopo aver ucciso i fratelli, usurpa il governo di Sichem. Ma dopo tre anni i Sichemiti si ribellano; 'Abimelec ne reprime la rivolta, però muore durante l'espugnazione della torre di Tebes (9). Seguono brevissime notizie su Tola', che governa su Israele ventitré anni e su Ia'ir che regna per venti due anni (10, 1-5).
5. Storia di Iefte, preceduta dal tema iniziale nell'introduzione (10, 6-16): il popolo pecca e viene dato nelle mani dei nemici, cioè degli Ammoniti e dei Filistei. Sono essi i nuovi nemici con i quali dovranno combattere Sansone, Samuele, Saul e David. Iefte (v.) libera il popolo dagli Ammoniti, e sacrifica sua figlia. Reprime i superbi Efraimiti (10, 17-12, 7). Brevi notizie su 'Ibsan, 'Elon e 'Abdon (12. 8-15).
6. Storia di Sansone (Shimson) che libera il popolo dai Filistei (13-16). Due appendici (17-21): a) Mikajehù o Mikah costruisce un idolo e incarica un Levita a far da sacerdote. I Daniti, nel cercar nuove sedi, portano con sé idolo e sacerdote e giunti a Lais-Dan si danno all'idolatria (17-18); b) per vendicare il delitto degli abitanti di Gibah di Beniamino tutte le tribù muovono guerra contro la tribù di Beniamino e la distruggono quasi completamente. Per ripopolar1a furono donate vergini da Hibes di Gil'ad; ma non bastando, i Beniaminiti rapirono vergini danzatrici di Silo (19-21).
Le date
Le due narrazioni si chiudono così: «In quei giorni non c'era re in Israele» (18, 1.31; 21, 25). Le date offerte da Iudc. sommate danno lo spazio di 410 anni. Questo numero però mal rientra (secondo i dati degli altri libri) nella cronologia (v.) d'Israele. Di solito si ammette che Eli (1Sam 1.4) morì verso il 1050 a. C. ,Se si aggiungono i 410 anni di Iudc., comprendendo il periodo in cui Eli fu giudice, gli anni passati nell'occupazione della terra di Canaan sotto la guida di Giosuè, gli anni della dimora nel deserto, si giunge al sec. XVI per la computazione del tempo in cui gl'Israeliti uscirono dall'Egitto. Mentre l'esodo avvenne verso il 1450. Gli anni di Iudc. pertanto devono essere diminuiti. Si noti che nessuno dei g. governò su tutto Israele, ma chi su di una chi su di un'altra tribù. Perciò almeno alcuni di essi potrebbero essere contemporanei (cf. Iudc. 10, 7, dove si dice che gl'Israeliti soggetti ai figli di Ammon furono liberati da Iefte e quelli soggetti ai Filistei da sansone). Alcuni numeri sono fissi (Tola' = 23; Ia'ir = 22; Iefte = 6 ... questo probabilmente è un numero esatto, mentre 40 e 80 son numeri indeterminati: una, due generazioni). Quanto è narrato in Iudc., nel quadro della cronologia biblica, come la conosciamo dalle altre fonti, abbraccia un periodo di ca. 200 anni, non meno.
La verità degli eventi narrati
La verità che l'autore fa risaltare negli eventi narrati, si sviluppa in quattro tempi:
A) Colpa: «Gl'Israeliti fecero ciò che dispiace al Signore» (2, 11; 3, 7.12; 4, 1; 6, 1; 10, 6; 13, 1).
B) Pena: «Il Signore si adirò contro Israele (2, 14; 3, 8; 10, 7) e li diede in potere di predoni che li saccheggiarono» (2, 14; 3, 8; 4, 2; 6, 1; 60, 7); «così gl'Israeliti furono soggetti X anni» (3, 8.14; 4, 3; 6, l; 10, 8; 13, 1).
C) Penitenza: «E levarono la loro voce al Signore» (3, 9.15; 4, 3; 6, 6; 10, 10).
D) Liberazione: la formula non è tanto uniforme: «Il Signore suscitò i g. (2, 6), il salvatore (3, 9.15). Il tale giudicò Israele (3, 10); fu umiliato "il nemico" ,per opera di Iahweh da Israele (3, 10); la terra fu in pace per tot anni» (3, 11.3,0).
Appare chiara perciò l'intenzione dell'autore, di dimostrare attraverso la storia l'attuazione dell'alleanza (v.) del Sinai, con le sue vicende: fedeltà e protezione da parte di Iahweh, quando Israele adempie fedelmente gli statuti del patto; punizioni per la violazione di essi; punizioni medicinali, espressione della divina giustizia, e della misericordia insieme. Abbracciando la storia di Iudc. ca. due secoli, l'autore dové ricorrere a delle fonti per la sua narrazione. La scuola Wellhauseniana tentò di estendere la mania delle quattro fonti, da essa inventate per il Pentateuco (v.) anche al nostro libro. Tentativo da decenni, già scartato. Schulz (pp. 4-12) ritiene che il libro consti di un'unica fonte, accresciuta da successive aggiunte. Cazelles (coll. 1408-1414) invece ammette due redazioni. Ma gli argomenti addotti sono fragili, per siffatte ricostruzioni basate su una critica, che non tiene conto di quanto è stato precisato sopra, circa l'alleanza del Sinai. Non c'è bisogno (anzi è errato), creare una seconda redazione e rimandarla al periodo profetico, solo perché nelle parti di Iudc. ad essa attribuite, si identifica l'infedeltà al Signore con l'inosservanza dei suoi comandamenti; e detta infedeltà è assimilata alla prostituzione (2, 17, 8, 27.33), concetto che troveremmo in Osea e negli altri profeti. Ma tale concetto è già implicito nello stesso Decalogo (v.), essenza dell'alleanza «Io sono un Dio geloso…»); con il precetto fondamentale del monoteismo, e gli altri precetti morali! È inutile pertanto ricorrere al redattore deuteronomistico! Forse, con troppa facilità, vi si ricorre (Spadafora, Collettivismo e Individualismo nel V. T., Rovigo 1953). Conferme al valore storico del libro, sono i testi (Iudc. 1, 26; 3, 3) i quali suppongono che il regno degli Hittiti non ancora raggiunge quella decadenza verificata si all'inizio del sec. XII (cf. F. M. Abel, Géographie de la Palestine, I, Paris 1933, p. 241 s.); 1, 21 suppone il tempo precedente al settimo anno del regno davidico (2Sam 5, 1-10).
[N. B. W.]

BIBL. - A. SCHULZ, Das Buch der Richter und das Buch Ruth, Bonn 1926; J. GARSTANG, Joshua-Judges, London 1937: R. TAMISSIER, Le livre des Juges (La Ste Bible, ed. Pirot, 3), Paris 1949; H. CAZELLES, . Juges, in DBs, IV. coll. 1394-1414; A. PENNA. L'introduzione al libro dei Giudici (1,1-3,6), in EstE, 34 (1960) 521-529: Miscellanea Biblica A. Fernandez; V. VILAR HUESO, La battaglia del Quison y su problema cronologico, ibid., pp. 531-536.

Home | A | B | C | D | E | F | G | H | I | K | L | M | N | O | P | Q | R | S | T | U | V | Z | Esci | Mappa generale del sito
VISITE AL DIZIONARIO website counter
Torna ai contenuti | Torna al menu