O. SEMMELROTH O., Urbild der Kirche. Organischer Aujbau des Mariengeheimnisses, Wiirzburg, 1950; IDEM, Quomodo mariologiae cum ecclesiologia coniunctio adiuvet utriusque mysterii interpretationem, in AA.Vv. Acta congressus intemationalis de Theologia concilii vaticani Il, Romae diebus 26 septembris- 1 octobris 1966 celebrati, Typis poliglottis vaticanis, 1968, pp. 266-270.
La scoperta patristica di Maria «tipo della Chiesa» si impose ai teologi in modo inatteso e immediato: A. Miiller l'ha paragonata all'apparizione di una cometa nel cielo marialogico. Tra i primi a valorizzarla in maniera sistematica emerge Otto Semmelroth con il libro Urbild der Kirche, che intende dimostrare che «Maria come tipo della Chiesa non è solo qualcosa che si aggiunge a un trattato già completo in se stesso, ma ciò che deve assolutamente essere posto all'inizio come mistero fondamentale». In altre parole: per Semmelroth, Maria «tipo della Chiesa>> è il principio primo della marialogia, capace di organizzare tra loro i misteri mariani particolari e di inserirli organicamente nell'insieme della teologia. Infatti «la teologia mariana non può contentarsi di determinare i privilegi di cui Maria è stata dotata in quanto Madre di Dio. Nella sua figura non glorificheremo veramente la sapienza e la potenza di Dio se non giungiamo a vedere chiaramente quale significato egli ha deposto in lei e quale funzione ella esercita nell'insieme dell'opera della salvezza». Tale senso non è dato dall'ordine di successione, ma da quello intenzionale o finale: «In questo ordine, il rapporto dei termini non può essere che il seguente: proprio perché doveva essere il tipo della Chiesa, Maria è stata posta nell'esistenza come madre sponsale di Dio». Al di là di questa impostazione che verrà contestata, l'opera di Semmelroth s'impone per l'approfondimento teologico del concetto di tipo, che implica tre elementi: «la personificazione o rappresentazione di un contenuto spirituale attraverso una certa figura concreta; poi, un legame reale tra un tennine e l'altro come fondamento oggettivo di questa rappresentazione; e infine, quale conseguenza di questo rapporto, il carattere di modello morale». Inoltre Urbild der Kirche segna la strada ecclesiologica nell'interpretazione dei temi mariani, prima studiati in senso solo cristologico o personale: corredenzione come cooperazione recettiva propria della Chiesa, maternità divina come «SÌ» della Chiesa all'alleanza sponsale del Logos con l'umanità, verginità come unione della Chiesa con Cristo in vista della missione, immacolata concezione come figura rappresentativa dell'essenza della Chiesa santa, assunzione come archetipo della Chiesa perfettamente redenta e glorificata.
Maria nella teologia contemporanea, pp. 51-52.
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Inoltre, a Semmelroth va storicamente ascritto il merito di aver aperto la via ad un'interpretazione ecclesiologica dei dogmi e prerogative mariani che viene accolta dalla Marialis cultus quando presenta le celebrazioni liturgiche di Maria non solo sotto gli aspetti marialogico e cristologico, ma anche sotto il profilo ecclesiologico (MC 2-15). Lo stesso Semmelroth presenta al congresso internazionale di teologia di Roma nel 1966 alcune dense pagine su «Come l'unione della mariologia con l'ecclesiologia aiuti l'interpretazione del mistero di entrambi». Il teologo gesuita individua un duplice pericolo ecclesiologico: il misticismo (e monofisismo), che identifica la Chiesa con Cristo, e il naturalismo che assimila la Chiesa ad una qualsiasi società. Si superano tali rischi con l'inserimento del capitolo sulla beata Vergine nella costituzione «de Ecclesia»: «Chi venera Maria come tipo personale della Chiesa non può identificare la Chiesa con lo stesso Cristo. Maria infatti, e perciò la Chiesa, è intimamente unita a Cristo, mai però esse possono identificarsi con lui.... Chi venera Maria eviterà insieme anche il naturalismo ecclesiologico, poiché la beata Vergine prefigura in tutti i suoi misteri la grazia di Cristo, per la quale la Chiesa diventa sposa di Cristo, nel cui seno materno i singoli sono figli nella grazia». Similmente, il fatto che Maria rimandi alla Chiesa fa evitare sia il misticismo marialogico, che trascura di considerare Maria membro della Chiesa redenta, sia il naturalismo marialogico, che dimentica l'elevazione di lei a figlia di Dio per grazia.