GUARDINI R., Libertà, grazia, destino, Brescia, Morcelliana, 1957; IDEM, L'opposizione polare, Fabbri, Milano 1964; IDEM, La Madre del Signore. Una lettera con abbozzo di trattazione, Morcelliana, Brescia 1989; IDEM, Il Signore, Vita e Pensiero, Milano 1964; IDEM, Il Rosario della Madonna, Brescia, Morcelliana, 1959.
Uno dei primi pensatori che intuisce il significato esistenziale della persona di Maria è indubbiamente lo scrittore italiano, ma di formazione tedesca, Romano Guardini. La sua genialità consiste «nell'avere egli unito in sé una viva e rara sensibilità per la verità cristiana e un acuto sguardo per la realtà del mondo moderno, colto nei suoi valori e disvalori e nei problemi più urgenti che lo travagliano». L'obiettivo primario della sua ricerca è riassunto dalle seguenti parole: «In fondo tutta la mia opera tenta di raggiungere uno sguardo d'insieme che abbracci l'esistenza cristiana nella sua complessità». Esplorando il concreto umano, Guardini vi applica la «teoria dell'opposizione polare» secondo cui esso appare costituito da coppie di principi opposti e correlati: affinità-distinzione, novità-continuità, unità-pluralità, immanenza-trascendenza ... . Questa teoria, mentre permette a Guardini di superare la malattia del nostro secolo che è l'unilateralità, gli consente anche di risolvere alcuni problemi di capitale importanza, come il rapporto natura-grazia, mondo-cristianesimo. I poli opposti vanno riconosciuti e affermati nel loro piano, ma devono aprirsi ai piani superiori e in particolare a Dio, il supremo opposto, ma insieme il punto superiore che rende possibile la saldatura e la consistenza del concreto: Dio infatti non è il contradditore, nemico dell'io e del mondo, ma il Tu che dà significato alla mia vita e mi fa sussistere.
Romano Guardini non ha scritto una vita di Maria, ma ne ha tracciato i criteri da seguire in una lettera ad un amico redatta nel 1942-1943 e pubblicata nel1955 col titolo Die Mutter des Herrn. Egli scarta in partenza nella presentazione della figura di Maria il facile «superlativo», segno di entusiasmo e insieme di intolleranza, che viene introdotto nella lingua, nel pensiero e nel sentimento quando si parla di lei, e intende attenersi rigorosamente alla Scrittura e alla psicologia realista del credente. Maria appare allora come un essere umano come noi, non un'«anima» né una «dea». Il senso storico-esistenziale di Romano Guardini lo distanzia dalla tendenza medievale di «comprendere la Rivelazione essenzialmente come una 'dottrina'» ... Ma questo non è senza rischi perché inclina a trascurare la realtà concreta del personaggio e dell'avvenimento: «tutto ciò che non si lascia rinchiudere nell'idea generale, ma deve essere visto, raccontato, descritto». Perciò bisognerebbe non solo «situare la persona e la vita di Maria nel quadro della storia rivelata dell'Antico Testamento» precisando «la situazione storica immediata e il quadro temporale della vita di Maria», ma anche vedere la maternità divina come «un fatto religioso d'ordine personale» e non come un «processo fisico». Ponendosi sul piano della persona e degli eventi, Guardini si chiede: «Che cosa dovette provare Maria quando divenne Madre di Gesù? Quale risonanza ebbero in lei la vita pubblica e il destino di suo figlio? Che significato ebbe per lei la venuta dello Spirito Santo ... ? Com'erano il suo essere, i suoi rapporti con Dio, la coscienza di se stessa, perché potesse condurre a termine e vivere tutto ciò che le è stato concesso, tutto ciò che le fu richiesto?».
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La risposta a tali domande è offerta da uno schizzo magistrale della psicologia religiosa di Maria, descritta con termini esistenzialisti come dramma, tragicità, salto e rischio: «Ciò che è domandato a Maria (nell'annunciazione) è un salto nell'impenetrabile: pura fede. Sotto la guida di Dio, ella deve rischiare la sua esistenza personale in un'avventura impossibile alle vedute umane... L'atteggiamento di fede richiesto a Maria... non consiste semplicemente nell'accettare un insegnamento o nell'aderire a una realtà assoluta o di aggrapparsi personalmente ad un ordine sacro, ma nel riconoscere che Dio agisce hic et nunc; obbedire alla chiamata di associarsi a questa azione, a seguire questo invito sprofondandosi nell'incognito. Ciò che è in causa, - la Redenzione - è infatti ancora da realizzare; credere è rendersi disponibile a questo avvenimento. Per Maria, ciò impegna il proprio destino di Donna». R. Guardini percepisce e descrive l'aspetto dinamico della vicenda terrena di Maria, il suo progresso verso la «maturità in cui la troverà l'evento della Pentecoste». «Lungi dall'aver raggiunto di colpo il termine finale, Maria ha conosciuto una crescita anche e soprattutto nelle sue relazioni col Figlio». Dimenticare questo cammino spirituale, come erano inclini a fare la speculazione e la mistica, che attribuivano alla Vergine fin dall'inizio la conoscenza della divinità di Cristo, non sarebbe soltanto contraddire i dati del Vangelo, ma anche togliere qualcosa di essenziale all'esperienza di Maria e rischiare «di cadere nel mito comprendendo il rapporto di Maria con Gesù sul modello di quello che unisce una dea-madre a suo figlio». Guardini evita questo pericolo perché non manca di applicare tacitamente alla relazione di Maria con Gesù «la teoria dell'opposizione polare», in special modo la coppia affinità-distinzione: «Doveva dunque sussistere, nelle sue relazioni col Figlio, perfino nella familiarità più intima, una distanza, una non-comprensione: ciò risulta d'altronde dai racconti evangelici... Costantemente le parole, le azioni, gli atteggiamenti di Gesù, tutto ciò che specificava la sua vita e la sua esistenza, sorpassavano l'intelletto di Maria». Nella sua opera Il Signore, Guardini sottolinea chiaramente le due prospettive dell'unione e della distanza tra Gesù e Maria: «Tutta la vita di Gesù è circondata dalla vicinanza della madre... Maria è stata sempre accanto a lui. Tutto ciò che ebbe riferimento a lui lo ha condiviso: la sua vita era la vita del figlio. Ciònonostante si direbbe che tra la madre e il figlio si scavi ogni volta un abisso... e noi sentiamo il tragico di quella controrisposta in cui si palesa l'infinita distanza nella quale egli vive». Indubbiamente si ha torto a minimizzare gli episodi, nei quali Gesù traccia in modo chiaro «Una frontiera» tra lui e Maria, poiché si va contro la verità e si trascura la realtà dell'essere divino di Cristo e la radice della grandezza di Maria: «Essi fanno risaltare un elemento sempre efficace: il fatto che Gesù era l'Incomparabile. Ma Maria ha integrato nella sua vita questa incomprensibilità, ne ha portato il fardello e si è trovata ingrandita». Per Guardini la grandezza di Maria non è da riporre nella linea di una grandezza autonoma, come quella di «Un creatore, un eroe, un precursore, un uomo di singolare destino», ma nell'adesione di fede e di amore verso questo grande, che per lei è il proprio figlio. «Non stancarsi mai, non atteggiarsi mai, anzi tener duro e fare insieme, passo passo, per forza di fede il cammino che la persona del figlio ne suo carattere arcano seguiva. Ecco la sua grandezza».
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In questo continuo riferimento a Cristo, che la supera e invita ad un passaggio verso ulteriori traguardi di unione e comprensione, Maria compie un itinerario umano e cristiano molto stimolante per la nostra vita: «In questa esistenza, una 'legge' singolare sembra imporsi... La condizione di Maria è sempre quella di una non-comprensione provvisoria, in vista di un avvenire apportatore di soluzioni e compimento... Nella sua fede è all'opera la grazia, che apporterà la luce quando sarà giunta l'ora. Ma l'arrivo di questa luce segna il punto di partenza di una nuova attesa nella fede». La caratteristica di Maria, «l'atteggiamento... propriamente 'mariano' va individuato nella sua perseveranza di fronte all'incomprensibile: la sua fede «Sempre più forte, sempre più tenace», che l'avvicina a Cristo e l'addentra nell'opera della redenzione, più che non «tutti i miracoli della leggenda», e che la rende esemplare per noi, cui è imposta «non una fede carezzevolmente poetica», ma una «fede rude, specialmente in un'epoca in cui si infrangono i morbidi incanti e dappertutto è un incalzare di contraddizioni». La presentazione essenziale e umana di Maria non impoverisce la sua figura, anche se così può sembrare a chi è abituato a dare una preponderanza alle definizioni astratte, ma è un reale arricchimento che modifica il modo abituale di affrontare il problema. Guardini ne è formalmente convinto: «Ripetiamolo: rappresentare così la Madre del Signore, non dire di essa non meno, ma più. E esprimere un mistero più vivo, più vero, più grande che se si vede in lei subito una perfezione compiuta, che non avrebbe più niente di comune con la condizione umana, né con le vie della grazia divina».