DE VILLALMONTE ALEJANDRO - AUTORI MARIANI

80 Teologi di varie confessioni religiose
che scrivono su Maria.
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DE VILLALMONTE ALEJANDRO

DE VILLALMONTE A.,, La teologia del pecado original y el dogma de la Immaculada, in Salmanticensis 22 (1975) l, pp. 39-58; IDEM, Qué es lo que celebramos en la fiesta de la Immaculada, in Ephemerides mariologicae 35 ( 1985) pp. 311-340.

Trattando in diverse pubblicazioni della relazione tra peccato originale e Immacolata Concezione, Alejandro de Villalmonte, giunge alla conclusione che esiste la necessità oggettiva di superare la formulazione negativa del dogma dell'Immacolata Concezione. Alla luce della storia, infatti tale dogma «è risultato dal progressivo, secolare approfondimento della coscienza religiosa cristiana all'interno dell'affermazione del Nuovo Testamento su Maria: Madre di Cristo, piena di grazia». Sia in oriente che in occidente è prioritaria la considerazione della positiva santità di Maria, poi si esclude in lei il peccato personale, infine quello originale. Nel sec. XII, sia la festa che la teologia presentano l'Immacolata Concezione nel contesto della «Santificazione della Beata Vergine Maria». Anche la Bolla Ineffabilis ha una «visione marcatamente positiva, caritocentrica, cristocentrica del mistero di Maria Immacolata... La formulazione negativa (del dogma) ... ha una spiegazione sufficiente nel contesto storico nel quale si sviluppò il dogma dell'Immacolata». In sostanza, il concetto integrale del dogma implica che
«a) Maria è piena di grazia fin dal primo istante del suo essere;
b) Maria in tutta la sua esistenza si trovò esente da qualsiasi specie di peccato. Senza dubbio, l'esclusione esplicita in Maria, di questo tipo concreto di peccato che chiameremo peccato originale, ha un senso puramente
storico, circostanziale».
Alejandro preconizza l'abbandono della prospettiva amartiocentrica e postlapsaria, che mancherebbe di fondamento razionale, e l'adesione della prospettiva caritologica e cristocentrica. L'Immacolata Concezione «è frutto di un approfondimento della grandezza del mistero di Cristo della forza della sua grazia, la cui manifestazione piena è Maria, piena di grazia, in direzione spazio-temporale e in intensità». L'autore sembra essere preoccupato di mettere in salvo il contenuto autentico del dogma dell'Immacolata Concezione anche nel caso in cui debba cadere quello del peccato originale. Perciò egli calca la mano sull'aspetto positivo dell'Immacolata Concezione, giungendo a negare la sua «relazione intrinseca» con il peccato originale, e ad esigere che la pienezza di grazia di Maria sia liberata dalla «ganga maculista». Il dogma dell'Immacolata Concezione non confermerebbe, ma sottoporrebbe a dura critica il peccato originale: sarebbe un forte stimolo per dubitare di esso.
Il senso evidente della definizione dell'Immacolata Concezione impedisce di accettare le ultime conclusioni di Alejandro, i cui orientamenti positivi apportano senz'altro un valido contributo per scoprire il significato più ampio del dogma manano.

Maria nella teologia contemporanea, pp. 469-470.
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