MÜHLEN H., Una mystica persona, Città Nuova, Roma 1968.
Il teologo H. Mühlen, professore di teologia sistematica a Paderborn, ha rinnovato l'ecclesiologia in prospettiva pneumatologica soprattutto con l'opera Una mystica persona. Nella seconda edizione del 1967, l'autore risponde alla critica di H . U. von Balthasar, che lo aveva accusato di evitare i pensieri «mariano - sponsali», ammettendo di aver trattato «solo due volte, e brevemente, il posto di Maria nella Chiesa; ma non per motivi antimariologici». Egli comunque aggiunge un'ampia e profonda trattazione su Maria e la mediazione dello Spirito, in cui, rinunciando ad una marialogia completa, tenta «di provare che l'orizzonte trinitario pneumatologico dell'ecclesiologia deve valere anche per la mariologia». É interessante notare, nell'iter percorso da Mühlen, che la formula «una mystica persona» ha un'origine marialogica. Mühlen non si ferma ad una denuncia del «vuoto pneumatologico» in ecclesiologia e in marialogia, ma tratta positivamente di Maria nel contesto della soggettività della Chiesa e della funzione mediatrice dello Spirito santo.
A. Il soggetto della Chiesa e Maria Circa il soggetto della Chiesa, Mühlen sintetizza l'opera di von Balthasar Wer ist die Kirche? (1965), in cui tenendo conto dell'articolazione della Chiesa contemporaneamente come «sposa» e «Corpo» di Cristo, si afferma: «Maria è quella soggettività che, in modo femminile e recettivo, per la grazia di Dio e l'adombrazione dello Spirito santo, può essere sempre in sintonia con la soggettività maschile di Cristo. In Maria, la Chiesa che sgorga da Cristo trova il suo centro personale, e la realizzazione della sua idea ecclesiale». Mühlen ammette bensl che Maria sia considerata e sia soggettività normativa dalla Chiesa nella sua risposta di «sposa a Cristo», ma prende le distanze dalla posizione di von Balthasar circa il soggetto, principio o centro ecclesiale: «... sia l'atto di Maria, sia le imitazioni di questo atto, sono possibili solo per la presenza dell'unico e identico Spirito di Cristo nelle molte persone che si trovano, nei confronti di Cristo stesso, in un rapporto di 'opposizione' personale. Non diremmo perciò che la Chiesa, procedente da Cristo, ha in Maria il suo 'centro personale'; Maria è piuttosto l'inizio storico della Chiesa sposa di Cristo; inizio che ha, ad un tempo, forza 'esemplare', essendo il punto più alto, insuperabile. Vorremmo invece indicare come centro personale, in cui nella Chiesa tutto (anche l"atto-di-noi' di Maria) ha il suo perenne principio, proprio lo Spirito santo».
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La conclusione di Mühlen tende ad eliminare un'ipostatizzazione della Chiesa in Maria, nel senso di una «mediazione soteriologica» necessaria ai cristiani per la loro unione con Cristo. Questa unione avviene nello Spirito, dunque in modo immediato, «quantunque, naturalmente, Maria rimanga il modello e l'esemplare di questa immediatezza». In altri termini, il soggetto della Chiesa, il suo io coscientemente sperimentabile, è un «noi» unico nel suo genere: è Cristo, ma attraverso lo Spirito, che è la stessa «immediatezza» e «distinzione» con cui entriamo in rapporto con Cristo: «Perciò, parlando in senso stretto, non possiamo neppure dire che in Maria sia presente, in modo incoativo, il 'soggetto' della Chiesa, che poi viene costituito nella sua pienezza ad opera dello Spirito Santo: è lo Spirito santo stesso l'«atto-di-noi» sempre perfetto delle molte persone appartenenti alla Chiesa, 'atto-di-noi', tuttavia, che in Maria si è mostrato visibile, nella storia, in modo assolutamente unico ed ineguagliabile».
B . Il titolo di mediatrice Più ancora Mühlen riflette sul titolo di mediatrice (e corredentrice) attribuito comunemente a Maria prima del concilio. La vicenda conciliare, che parte dalla richiesta di 300 padri di una definizione dogmatica di tale titolo e giunge ad un testo in cui «mediatrice» figura senza rilievo particolare in una serie di altri titoli (LG 62), mostra che la dottrina sulla mediazione di Maria non era ancora matura. Mühlen è del parere «che il motivo profondo di questa insicurezza in campo mariologico sia dovuto alla mancanza di una sufficiente dottrina dogmatica sullo Spirito santo e la sua collaborazione all'opera redentrice di Gesù». Per ovviare a questa lacuna Mühlen precisa il ruolo della «mediazione» dello Spirito, che - sia pure derivata dal Cristo - si fonda biblicamente nelle formule en e dià riferite allo Spirito (Ef 2,18;4,30; 1Cor 12,4-11). Anzi non solo «attraverso», ma anche l'espressione «nello» Spirito hanno in questi testi un «significato strumentale»,perché indicano in lui una causa operativa e non un semplice «luogo di transito delle opere di Dio». Il teologo giunge cosl ad un'espressione, che entrerà appieno nel suo vocabolano per caratterizzare in modo proprio la funzione mediatrice dello Spirito: «Noi, dunque, parliamo dello Spirito santo come della mediazione che se stessa 'intermedia'. Ciò non comporta affatto che egli si frapponga, quasi come un ostacolo, tra Cristo e noi. Lo possiamo comprendere bene dall'analogia con l'incarnazione. Anche il Figlio incarnato non si intromette, come elemento di disturbo tra il Padre e noi, perché: 'Chi vede me, ha visto il Padre' (Gv 14,9) ... In senso analogo, anche lo Spirito di Cristo 'intermedia' noi a Cristo ... Proprio perché lo Spirito di Cristo non si è incarnato in una persona umana individua, non lo si può chiamare 'mediatore'; è più appropriata l'espressione 'mediazione mediatrice di se stessa'. La sua funzione medtatnce non si manifesta in modo esclusivo, in una persona umana particolare; egli, dal capo, 'intermedia' se stesso a tutti, e perciò 'intermedia' tutti a Cristo». Stabilita questa proprietà di immediatezza riservata a Cristo e allo Spirito, Mühlen coerentemente la nega a Maria e alle altre creature, puntualizzandone la ragione: «È quindi necessario, da parte nostra, un ulteriore passo per giungere da Maria a Gesù. Invece si può e si deve assenre: chi ha vtsto, udito e sperimentato lo Spirito santo, con ciò stesso, senz'altro, è entrato in un rapporto personale con Cristo. Maria è certo mediatrice a Cnsto, ma non immediata così come Cristo lo è al Padre. E il motivo profondo di ciò, lo si può riscontrare nel fatto che Maria non 'possiede l'unica natura divina, che è invece identica e comune allo Spirito di Cnsto e a Cristo stesso». Non si può dunque paragonare la mediazione di Maria a quella dello Spirito, che è contraddistinta dal carattere di tmmedtatezza. Del resto ogni esagerazione sarà evitata se ci si persuade che la manalogia «deve passare attraverso il crogiolo della pneumatologia, in modo da venire liberata da quei 'teologumeni' che potrebbero dare l'impressione che Maria venga posta de facto nella posizione e nella funzione dello Spirito Santo». Tra questi teologumeni va annoverato il tesoro della grazia, concepito con Clemente VI (1343)
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come cumulo di grazie affidate a Pietro o distribuite da Maria. É una rappresentazione «quantitativa» della scolastica decadente, proclive a dimenticare che «proprio lo Spirito santo è quel tesoro di grazie che Cristo ci ha meritato». Occorre scartare - dice Mühlen - l'idea che Maria possa «autoritativamente» attribuirci la grazia, perché sarebbe conferirle un potere sullo Spirito santo; ella può tuttavia ottenerci con la sua intercessione la discesa dello Spirito, come ha fatto nella prima pentecoste. Al contrario, è lo Spirito che dispone di Maria, poiché ella «sta sotto il dominio dello Spirito come nessun altro uomo», sia per i processi biologici necessari alla crescita di Gesù nel suo seno (funzione «personologica» decisa da Dio), sia per il suo atto di fede libero e cosciente, e per la cooperazione all'opera redentrice del Figlio (funzione «personale»). Anche tale cooperazione deve essere interpretata come «anzitutto e soprattutto una collaborazione alla collaborazione che lo Spirito santo presta all'opera redentrice del Figlio». Similmente, quando si afferma che Maria ci rimanda o unisce allo Spirito, bisogna viceversa ricordare che è lo Spirito che «funge da legame mediatore o tra noi e Maria, come tra noi e tutti gli altri membri del corpo di Cristo ... Sia la nostra preghiera a Maria..., sia la sua stessa intercessione, sono comprensibili solo nell'ampio orizzonte dell'opera svolta dalla mediazione che tutto intermedia, dallo Spirito di Cristo in persona».
Nel corollario pastorale, che conclude il suo trattato, H. Mühlen applica al culto di Maria un postulato derivante dal primato dell'azione mediatrice dello Spirito su ogni intervento dei membri della Chiesa: «Dal punto di vista dogmatico sarebbe perciò possibile - anzi necessario - integrare la pietà mariana nella devozione verso lo Spirito santo. La venerazione della Vergine verrebbe così ad essere una zona o forse una particolare concretizzazione della devozione verso il Paraclito». Seguendo la prospettiva pastorale Mühlen avanza due interrogativi, che oltrepassano il postulato dell'integrazione del riferimento a Maria nel contesto del culto allo Spirito. Poiché lo Spirito santo è implicato in primo piano nell'intercessione della Vergine, «l'esperienza mariana non è dunque l'esperienza dello Spirito santo vista in sigla antropomorfica?». Questa tendenza a sminuire il fatto mariano nella Chiesa per far risaltare il dato pneumatico, ricompare in un'ipotesi di dirottamento dei fedeli da Maria allo Spirito: «Dato ciò, è lecito chiedersi se, all'insegna del Vaticano II, non si debba dirottare la pietà mariana, tanto intensa negli ultimi cento anni, verso una devozione ecclesiale allo Spirito santo».
Questa panoramica circa l'opera Una Mystica persona ci spinge «a giudicare con simpatia - come annota D. Fernàndez - questo saggio che intende unire in modo più stretto la devozione a Maria con lo Spirito santo», oltre che aprire nuove possibilità alla marialogia. L'opera esige anche delle riserve, non solo per alcune formule ermetiche di difficile comprensione («mediazione che se stessa intermedia»), ma per una certa tendenza a contrapporre eccessivamente tra loro cristologia e pneumatologia, pneumatologia e marialogia. Ciononostante, l'apporto teologico di Mühlen non pùò essere sottovalutato, anche per l'influsso benefico che è chiamato ad esercitare sul discorso marialogico. Infatti, il tema Maria-Spirito santo, lanciato da H. Mühlen come oggetto teologico da approfondire, è rimbalzato tra i marialogi del postconcilio tanto da divenire argomento specifico di almeno 8 congressi dal 1968 al 1982.