SCHMAUS M., Katholische Dogmatik, Band V, Mariologie, Verlag M. Hüber, München, 1955; IDEM, La Madre del Redentore, Marietti, Torino 1961.
Il teologo tedesco Michele Schmaus, che fin dal 1937 pubblicò la sua Katholische Dogmatik in cui la marialogia era inclusa nella cristologia, compose nel 1955 un volume marialogico a sé stante conclusivo di tutta la teologia. Pur distanziandosi dalla «teologia kerigmatica», Schmaus ne assume le esigenze vitali assegnando alla scienza teologica il duplice compito di approfondire scientificamente il mistero divino gratuitamente rivelatoci e di servire allo sviluppo del regno di Dio e all'acquisto della nostra salvezza, rispondendo alle necessità dello spirito umano e ai problemi del nostro tempo. L'impostazione della marialogia di Schmaus risulta fin dalle prime pagine del suo trattato, quando determina «la posizione della mariologia nella teologia». In accordo con la linea suareziana, Schmaus propone la marialogia come «Continuazione della cristologia» o «Cristologia sviluppata», poiché «Maria fa parte della storia della salvezza a motivo di Cristo». Ma siccome Cristo e Maria non possono identificarsi, «la mariologia non è soltanto un aspetto od una sfumatura della cristologia, ma costituisce qualcosa di nuovo, che va oltre la cristologia, al pari della ecclesiologia, della sacramentaria o della dottrina della grazia». Schmaus tuttavia si stacca da Suarez, affermando che «la mariologia non ha soltanto valore cristologico, ma anche ecclesiologico... La Chiesa, corpo di Cristo, si presenta in Maria come in una immagine speculare ... Maria, secondo la dottrina dei Padri della Chiesa è il tipo, la rappresentante della Chiesa creata da Cristo. Questa si può vedere in certo modo compendiata in Maria come in una immagine». Infine, a differenza dei precedenti manuali, quello di Schmaus rileva l'importanza della marialogia per l'antropologia teologica: «Maria... è pure l'immagine dell'uomo redento da Cristo. In essa si può riconoscere la trasformazione che avviene nell'uomo salvato da Cristo e vivente nella Chiesa... In Maria appare in chiara luce la grandezza e la dignità dell'uomo redento, sia nel suo stadio iniziale, che appartiene alla storia, sia nello stadio finale al di là della storia». Poiché nella marialogia concorrono le linee cristologiche, ecclesiologiche, antropologiche ed escatologiche, «essa si rivela quale punto di inserzione o di incrocio dei più importanti enunciati teologici». Non meraviglia quindi il valore decisivo della marialogia nel colloquio ecumenico tra protestanti e cattolici; in essa infatti «il problema del rapporto tra attività divina ed umana, della natura e del significato della giustificazione e della santificazione, dello stato dell'uomo perfetto, acquista forma visibile». Indubbiamente siamo ancora lontani da un vero ecumenismo in clima di distensione e di amore nella comune purificazione e ricerca di Cristo: Schmaus rimane tributario della mentalità di controversia e parla con l'Humani generis (1950) del «felice ritorno nel seno della Chiesa dei dissidenti e degli erranti». Tuttavia Schmaus si distacca dai manuali in uso perché introduce il riferimento ai problemi esistenziali dell'uomo. La marialogia - pensa Schmaus - passa oggi in primo piano non solo per motivi teologici ed ecumenici, ma anche perché risponde alla situazione del nostro tempo. Oggi l'uomo vive nell'incertezza, «si sente minacciato da tutte le parti e vede minacciato il senso della sua vita. La figura di Maria... gli fa vedere il significato dell'esistenza come stabilito addirittura da Cristo... L'uomo, non più sicuro di sé, abbisogna di una figura umana, nella quale possa scorgere in modo attendibile l'effetto della sua fede in Cristo, e possa riconoscere il senso ultimo stabilito da Cristo, della vita».
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Inoltre «mentre fino a poco tempo fa la storia era considerata soprattuto opera dell'uomo, oggi la funzione, che spetta alla donna per la storia e per e per la vita della Chtesa... è diventata sempre più cosciente». Questo fenomeno induce la comunità dei cristiani a rivolgersi a Maria, come alla «donna che sta alla svolta decisiva nella storia della salvezza». Nella trattazione delle singole verità mariane, Schmaus segue lo schema tradizionale: sacra Scrittura, dottrina dei Padri, ragione teologica; ma il modo di procedere è più pastorale, esistenziale, aperto al confronto col penstero moderno. Particolare rilievo assumono i temi della fede di Maria e della tipologia ecclesiale. Al seguito di Guardini e Gëchter, anche Schmaus dedica parecchie pagine alla fede di Maria: «La Scrittura, così avara nel parlare di Lei, ha tutta l'apparenza di farsi premura d1 raccontarci proprio quei fatti in cui la sua fede si leva vittoriosa dall'oscurità... Cosl ella arrischiò tutta la sua esistenza sulle parole dettele nell'annuncio della maternità... Nella fede Maria ha percorso la via dolorosa... Abbracciando profondamente nella fede la volontà di Dio... ella è più vicina a Cristo di quanto sia mai possibile mediante la più intima unione fisica. Sotto la Croce ella divenne in massimo grado la discepola del suo Figlio. Si realizzò allora per lei la beatitudine, che Cnsto tributa a quelli che credono». Considerando poi l'importanza di Maria per la comunità, Schmaus tratta di due aspetti: «In primo luogo ella è l'inizio della Chiesa e poi ne è l'immagine ed il compendio». Maria è «sia la cellula germinale che la pienezza della nuova umanità perché in essa è già giunto a perfezione ciò a cui tende il popolo di Dio con lento e faticoso pellegrinaggio». La marialogia di Schmaus è un esempio tipico dell'evoluzione del trattato marialogico, che unisce il riferimento cristologico classico alla prospettiva ecclesiale e li apre alla dimensione antropologica.