RAHNER K., Maria Madre del Signore. Meditazioni teologiche, Edizioni Esperienze, Fossano 1962.
Anche Karl Rahner (1904-1984), il teologo che ha affrontato con nuove premesse e prospettive la vasta problematica del pensiero cristiano, non ha mancato di trattare il tema mariano, apportandovi un suo contributo nell'ambito della sua teologia antropologica. Egli si distanzia da suo fratello Hugo, rifiutando di allinearsi a lui nella teologia kerigmatica poiché ritiene che l'interesse pastorale sia interno alla teologia, ma anche si distingue da Romano Guardini per il fatto che inserisce ogni tema nel discorso teologico globale. L'interesse di Rahner per la mariologia è dimostrato dal suo repertorio bibliografico, che contiene «circa 40 titoli di lavori mariologici», di cui alcuni inediti, senza contare gli accenni o trattazioni per transennam presenti in altre sue opere. La valorizzazione di Maria nel mistero cristiano è un postulato delle premesse filosoficoteologiche del sistema rahneriano, nel quale l'uomo è definito «uno spirito che essenzialmente è in ascolto della possibile rivelazione di Dio... l'essere che ha necessariamente il dovere di ascoltare una possibile rivelazione del Dio libero». Questa capacità metafisica di apertura all'Assoluto si attualizza mediante la grazia, ossia l'autocomunicazione di Dio accolta dall'uomo nella fede e nell'amore. Il mistero della grazia è dunque il punto di partenza per una riflessione teologica sul cristiano, tanto che la teologia di Rahner può essere definita una «teologia charicentrica» (che ha per centro la grazia, charis). K. Rahner ha esposto le linee del suo pensiero marialogico nel libretto MariaMadre del Signore, dove rifiuta una trattazione su Maria come qualcosa di autonomo e a sé stante. Di lei non si può parlare che dopo aver risposto alle domande: Chi è l'uomo e chi è il cristiano perfetto? Solo allora ella diventa significante rispetto all'umanità e alla Chiesa e riveste «importanza per la nostra propria vita». In realtà per Rahner un nesso necessario lega la sequenza teologia-antropologia-mariologia. La teologia infatti «mentre è totale glorificazione di Dio solo, è anche necessariamente e non accessoriamente soltanto, ma nel suo più intimo compimento, una teologia di esaltazione dell'uomo». Le ragioni di questa «teologia dell'uomo» vanno individuate non solo nell'ordine della creazione, ma anche in quello storico dell'Alleanza e dell'Incarnazione: «Dio stesso... ci ha fatti partecipi del suo proprio vivere eterno... Egli ci ha dato se stesso... Ci ha dato la libertà perché realmente e veramente potessimo essere alla sua stessa presenza suoi interlocutori. Ha concluso con noi un'alleanza. Non ha voluto trattare con noi soltanto attraverso la creazione, dove tutto ciò che incontriamo non è che finito, un segno e un semplice indice a quel Dio che resta sempre al di là. Ha voluto trattare Egli stesso con noi... Egli infine - è il mistero di fede più adorabile - nel suo proprio Verbo si è fatto uomo... In verità quindi non si può dare una teologia senza fare anche un'antropologia». Se pensiamo poi al legame che unisce gli uomini in una comunità, nella quale uno influisce sull'altro, specialmente se si tratta di persone di particolare rilievo nella storia della salvezza, allora apparirà chiaro che non si può parlare dell'uomo senza parlare di Maria e viceversa: «Quando fede e teologia si esprimono sul significato e sull'importanza salvifica dell'uomo nella storia di Dio, devono parlare anche di Maria, la Vergine benedetta... Per il fatto che la nostra salvezza è in Gesù Cristo, anche Maria, in questa storia della salvezza, ha un'importanza decisiva, dovuta all'insondabile volontà di Dio stesso. Ecco perché la teologia deve parlare di lei. La teologia diventa necessariamente antropologia e quindi mariologia». Il significato storico-salvifico di Maria è determinato dalla sua maternità divina, intesa non come fatto puramente biologico o biografico, ma come avvenimento spirituale-corporeo e punto decisivo della storia della salvezza: «La sua maternità divina è opera della sua fede (Lc 1,45 e Lc 2,27s.) e perciò, non un puro processo biologico. Quest'opera della sua fede non è semplicemente un fatto che appartenga esclusivamente alla sua vita privata, ma l'avvenimento della sua maternità divina, dunque, è fatto centrale della storia della salvezza considerata come tale e nel suo insieme».
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K. Rahner ritorna ripetutamente nelle sue opere sul «fiat» della Vergine per sottolineare il significato profondo che esso ha in tutta la storia umana. La sua importanza è vista in relazione all 'Incarnazione, che è l'atto con cui Dio accoglie irrevocabilmente il mondo. e inizia la redenzione da realizzare definitivamente con la morte di Cristo: il «SÌ» di Maria è direttamente soteriologico. La Vergine dunque occupa un posto centrale nella storia della salvezza «non già in quanto passivamente Madre del Signore, ma in quanto, con la sua libera azione, lo diventa effettivamente nel dare il suo assenso all'atto decisivo di Dio». Mediante il «SÌ» della fede, Maria non agisce in nome dell'umanità come sua rappresentante o sostituta, ma piuttosto a suo favore: «Questa persona umana che chiamiamo Maria, in tutta la storia della salvezza è come il punto sul quale cade direttamente dall'alto in questa storia la salvezza del Dio vivente, per diffondersi di là su tutta l 'umanità». Ma poiché il «SÌ» di Maria è reso possibile e compiuto per grazia di Cristo, esso non solo coopera alla salvezza dell'uomo ma è un atto di accoglienza della redenzione per lei stessa. Ella diventa di fatto l'esempio più perfetto della redenzione, il prototipo della Chiesa riscattata, la realizzazione del cristianesimo perfetto: «Se il cristianesimo nella sua forma più piena è il puro accoglimento ?ella salvezza di Dio eterno e trino che appare in Gesù Cristo, Maria è 1l perfetto cristiano, l'essere umano totalmente cristiano, perché nella fede dello spirito e nel suo seno benedetto, dunque col suo corpo e la sua anima e tutte le forze del suo essere, ha ricevuto e accolto il Verbo eterno del Padre». Se la posizione di Maria nella storia della salvezza è «essenziale, unica, decisiva», tuttavia ella «Sta interamente dalla nostra parte» perché «come semplice creatura appartiene come noi all'unica famiglia umana» e come noi è stata redenta e ha dovuto «ricevere tutto dalla misericordia di Dio». Maria è perciò «il membro più nobile della comunità dei redenti, la rappresentante di tutti i perfetti, come il tipo in cui è espresso e pienamente manifestato ciò che è la Chiesa, la grazia, la redenzione, la salvezza di Dio». Per K. Rahner il nesso tra Maria e la Chiesa fa sì che la considerazione dell'una giovi alla conoscenza dell'altra. La teologia della Chiesa «può rendere magnifici servizi alla mariologia in modo da salvaguardare dal cadere nel sentimentalismo e nell'isolazionismo soggettivistico», ma anche «la mariologia feconda e arricchisce l'ecclesiologia». «La Chiesa, infatti, non è una sostanza statica; essa si realizza e si va continuamente costituendo di uomini concreti. Bisogna quindi guardare ad essi, se si vuoi imparare a conoscere che cosa sia la Chiesa. Orbene, non esiste nessun essere umano, nella sua qualità di creatura redenta che sia all'altezza di rappresentare la genuina essenza cristiana meglio della santissima Vergine Madre di Dio... Effettivamente, concentrando il pensiero su questa persona concreta, sul suo modo d'agire e sul suo destino, si riesce a comprendere assai meglio che non attraverso concetti puramente astratti che cosa sia la Chiesa»: Maria che rivela alla Chiesa la sua natura, mostra anche all'uomo la sua vocazione ad essere immagine di Dio e a partecipare alla sua vita aprendosi a Cristo nella fede e nella donazione: «Quando noi celebriamo Maria, possiamo dire che noi celebriamo una maniera cristiana di comprendere l'esistenza dell'uomo in generale; la celebriamo come parola di Dio pronunciata su noi stessi; celebriamo il modo sublime di comprendere la nostra propna esistenza... celebriamo e proclamiamo l'idea cristiana dell'uomo». Concludendo questa rapida sintesi del pensiero marialogico di Rahner, riteniamo valido il suo apporto, sia per l'opportuno nchiamo al rigore teologico delle espressioni, sia per l'approfondimento di temi mariani particolari, sia per la fedeltà dinamica alla tradizione ecclesiale. Soprattutto va nconosciuto a Rahner il merito di aver riportato il discorso su Maria nella prospettiva di insieme della teologia e di aver sottolineato la dimensione ecclesiale e antropologica della Madre del Signore, in modo da far risaltare il stgmftcato esistenziale che ella ha per la Chiesa e per l'uomo d'oggi.
Infine, K. Rahner si distingue dai teologi «metadogmatici», in quanto la sua riflessione su Maria, resta sempre ancorata ai dogmi ecclsiali e della «accettazione creativa della tradizione» (Q. B. Metz). Egh accoglie perciò i dogmi mariani, a cominciare da quello della Theotokos professato ad Efeso dalla Chiesa indivisa; senza di esso non si possono comprendere le altre definizioni dogmatiche. Tuttavia il fondamento ultimo della dottrina mariana resta sempre il dogma cristologtco: «Si può comprendere Maria solo partendo da Cristo. Chi non condivide la fede cattolica secondo la quale il Verbo di Di0 si fece uomo nella carne di Adamo per inserire il mondo nella vita di Dio e redimerlo, non può comprendere il dogma mariano cattolico... Si può anzi affermare che l'accettazione del dogma mariano indica, se si prende veramente sul seno il dogma cnstologico o se lo si considera - consciamente o inconscientemente - solo come espressione piuttosto fuori moda, problematia e mitizzante, del fatto che noi ora in Gesù Cristo - il quale in fondo è solo un uomo religioso - sentiamo particolarmente vicino Dio che a sua volta e una cifra indicante un mistero inespresso. No, questo Gesù nato da Maria a Bethlhemme, in maniera unitaria e indissolubile è vero uomo e vero Verbo di Dio, uguale al Padre nell'essenza. Perciò Maria è vera madre di Dio. Solo con chi professa sinceramente e chiaramente questa verità può la Chiesa Cattolica continuare a parlare con pieno significato degli altri dogmi mariani».
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Riconducendo il discorso marialogico alla cristologia, va precisato che per Rahner si tratta di una «cristologia trascendentale», cioè che presenta Cristo come una riuscita definitiva del movimento di trascendenza dell'uomo verso Dio. Per meglio afferrare questa cristologia, giova ricordare alcuni presupposti rahneriani così elencati da A. Amato: «La comprensione dell'uomo come uditore della parola di Dio e come interlocutore essenzialmente libero e personale del mistero santo, la concezione di Dio come unico orizzonte di realizzazione suprema dell'uomo e della sua trascendenza, la densità storico-salvifica concessa all'uomo, considerata essenzialmente come l'evento della autocomunicazione libera e perdonante di Dio, l'insistenza sulla storia umana come ambito concreto della realizzazione della salvezza di Dio, che trova nell'evento Cristo - Salvatore assoluto - l'apice indiscusso e insuperabile e nello stesso tempo l'autentica fonte della sua efficacia salvifica definitiva» In questo orizzonte di incontro tra Dio e l'uomo si colloca Maria, non solo come la perfetta «uditrice della Parola», ma come la Madre del Verbo incarnato: due dimensioni che legano indissolubilmente Maria all'antropologia, alla storia della salvezza e all'incarnazione: «Non si può concepire il fiat di fede di Maria, di cui narra Luca, come un semplice capitolo della biografia prjvata della Vergine Santa, che non ci dovrebbe quindi più interessare. E piuttosto un evento della storia pubblica - 'ufficiale' - della salvezza in quanto tale più ancora della fede di Abramo e dell'alleanza del Sinai... Il suo assenso all'Annunciazione non si può pertanto considerare condizione previa, puramente esterna, di un evento, che in quanto umano (anche se già così non sarebbe solo biologico e fisiologico) resterebbe esattamente come è, anche senza questo sì. Maria è Madre in senso personale e non solamente biologico». A conclusione del pensiero marralogico di Rahner, A. Amato osserva che in esso si ha «una ripresentazione unitaria di Maria» in chiave cristologica ed insieme un'importante verifica della cristologia: «Le affermazioni bibliche e dottrinali su Maria costituiscono... anche un criterio per il discernimento di una equilibrata cristologia biblico-ecclesiale. Dalla realtà della maternità divina di Maria nell'incarnazione del Figlio di Dio fino al dogma dell'assunzione non è chi non veda la funzione altamente criteriologica esercitata dalla mariologia sui misteri principali dell'evento Cristo a partire dalla sua incarnazione fino all'evento pasquale e all'esaltazione definitiva».
Maria nella teologia contemporanea, pp. 76-79 e 180-182.