Ruben, uomo complesso ma buono - DIZIONARIO PERSONAGGI BIBBIA

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Ruben, uomo complesso ma buono

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Ruben nasce dal matrimonio di Giacobbe con Lia, sorella di Rachele, che doveva essere la prima moglie di Giacobbe. Tra le sorelle vi è rivalità. Lia, infatti, pare trascurata dal marito, ma Rachele è sterile. La loro sofferenza è notevole. Il primo figlio che nasce a Lia è proprio Ruben: “Così Lia concepì e partorì un figlio e lo chiamò Ruben perché disse: “Il Signore ha visto la mia umiliazione; certo ora mio marito mi amerà””. La sterilità forse doveva essere una malattia ricorrente e si sopperiva con l’unione dei mariti con le loro schiave o attraverso dei frutti che si ritenevano afrodisiache. Il capitolo trenta ci ricorda un fatto non eclatante ma certamente significativo. Ruben, figlio di Lia, consapevole della sterilità della madre Lia, alla tempo della mietitura del grano, uscì e trovò le mandragore, che portò alla madre Lia. La mandragora è una pianta il cui nome ha la stessa radice di “amore” e alla quale gli antichi attribuivano una virtù afrodisiaca. Per questa ragione Rachele chiede a Lia che le dia un po’ delle mandragore di Ruben. Lia si ribella, pensa che le voglia togliere le mandragore di suo figlio. Rachele, pur di averle, concede a Lia che Giacobbe possa dormire quella notte con lei. Lia concede le mandragore a Rachele, ma esige che Giacobbe dorma con lei: “Da me devi  venire, perché io ho pagato il diritto di averti con le mandragore di mio figlio”. Le tracce di Ruben si perdono nelle vicende di Giacobbe col suocero, Egli  riappare in una circostanza non certamente bella, nell’incesto con Bila: “Poi Israele levò l’accampamento e piantò la tenda al di là di Migdal-Eder. Mentre Israele abitava in quel paese, Ruben andò a unirsi con Bila, concubina del padre, e Israele lo venne a sapere”. Il redattore non commenta l’accaduto si limita semplicemente a registrare il       fatto. Naturalmente si evidenzia la complessa realtà storico-sociale in cui i personaggi vivono. Ruben nonostante questo misfatto dimostra la sua sensibilità oltre che nella storia delle mandragore in quella di Giuseppe odiato dai suoi fratelli. Questi lo odiano e vogliono ucciderlo: “Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche cisterna! Poi diremo: “una bestia feroce lo ha l’ha divorato. Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!”. Un progetto certamente feroce spinto dall’odio. Giuseppe è amato dal padre più degli altri essendo il figlio della vecchiaia. Segno di questa predilezione è “una tunica dalle lunghe maniche”. E’ tanto l’odio che non gli parlano nemmeno “amichevolmente”Gn 37,4. Ruben salva Giuseppe dalla morte proponendo ai fratelli: “Non togliamogli la vita … non versate il suo sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a sua padre”. Gettano Giuseppe nella cisterna, dopo averlo spogliato dalla tunica, e su consiglio di Giuda vendono Giuseppe ai Madianiti. Quando Ruben, che non conosce la vendita ai Madianiti, torna a prendere Giuseppe, non trovandolo nella cisterna “…si stracciò le vesti, tornò dai suoi fratelli e disse: “Il ragazzo non c’è più, dove andrò io?”. Così esce di scena Ruben un uomo certamente dalla personalità complessa, ma fondamentalmente buono. E’ un esempio di mitezza in un modo senza scrupoli.
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