08 MAGGIO - MAGGIO CON NEWMAN

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08 MAGGIO

05-11 MAGGIO
 

VERGINE VENERABILE

Noi generalmente usiamo la parola «venerabile» per indicare qualcosa di antico. Perché soltanto ciò che è antico possiede di solito quelle qualità che suscitano riverenza o venerazione. È una grande storia, un grande carattere, una maturità di virtù, di bontà, di esperienza, che muovono il nostro rispetto; e queste qualità non appartengono comunemente ai giovani.
Ma ciò non è vero dei santi. Per essi una breve vita può avere un grande valore. Perciò la Scrittura dice: «Il giusto anche se muore di morte immatura, godrà il riposo; poiché vecchiaia veneranda non è quella di lunga vita, né quella misurata col numero degli anni, ma il senno costituisce per l'uomo la canizie, e l'età senile è la vita immacolata. . . Giunto alla perfezione, in breve tempo ha compiuto le opere di molti anni» (Sap 4,7ss. ). Anzi ci fu uno scrittore pagano, che non conosceva nulla dei santi, il quale affermò che si deve portare una grande riverenza anche ai bambini, a tutti i bambini, a motivo della loro innocenza. E questo è un sentimento molto diffuso in tutti i paesi;
cosicché la vista di coloro che non hanno mai peccato (che non sono cioè abbastanza vecchi per essere caduti in peccato mortale) ha spesso, con il segno di una giovinezza innocente e sorridente, colpito e scosso il ladro o l'assassino nel mezzo delle loro azioni delittuose, li ha riempiti di timore subitaneo, e li ha riportati se non al pentimento, almeno al cambiamento di proposito.
E, per passare dal pensiero del più umile a quello dell'Altissimo, che cosa dobbiamo dire di Dio il quale, perché è eterno, è sempre giovane, senza inizio, e perciò senza cambiamento, e, nella pienezza e perfezione dei suoi incomprensibili attributi, tale è adesso quale fu milioni di anni or sono? Egli è chiamato dalla Scrittura «l'Antico dei giorni» (Dn 7,9), ed è perciò infinitamente venerabile; tuttavia non ha bisogno di un'età antica per avere quest'attributo; egli non ha nessuna di quelle qualità umane che gli scrittori sono costretti ad ascrivergli simbolicamente, per suscitare in noi profonda umiltà e timore riverenziale.
E lo stesso è della gran Madre di Dio, per quanto una creatura possa essere simile al Creatore. La sua ineffabile purezza e assoluta libertà da ogni ombra di peccato, la sua Immacolata Concezione, la sua verginità perpetua (nonostante la sua estrema giovinezza al tempo che l'angelo Gabriele venne a lei) sono tanto grandi che ci portano ad esclamare con le parole profetiche della Scrittura, con timore ed insieme con esultanza: «Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu l'orgoglio di Israele, il gran vanto del popolo nostro! ... Compisti benefici grandi ad Israele e Dio se ne compiacque. Benedetta tu sia dall'Onnipotente Signore di continuo nel tempo» (Gdt 15,9-10).

 
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