Fede - DIZIONARIO DI PASTORALE

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Fede

F
di E. Vilanova
La fede, come tante altre realtà che si muovono nell'ambito del mistero, non si spiega partendo da una definizione chiara e distinta, sempre limitata, ma partendo da varie prospettive. La fede è l'apertura dell'uomo a Dio; in campo cristiano, è la risposta alla Parola di Dio, con l'accettazione del Padre in Gesù Cristo, e radicati nel mondo, in funzione della realtà nuova che ci trasforma. La fede è una conversione agli interessi del Regno; è percezione della presenza di Dio; è offerta di grazia; è percezione affettiva e personale; è comunione espressa in una obbedienza fedele; è un ridesto interiore; è sequela di Gesù.
Tutte queste prospettive, anziché rendere difficile o complicato il vissuto della fede, tendono a portarci verso quanto è essenziale ed originale, percepito qui ed ora. Qui ed ora, quando gli interrogativi principali sono posti sul vivo: di quale fede di tratta? di quale Dio? di quale uomo?... di quale Chiesa? Si impone un nuovo esame di coscienza: al di là del mistero occulto di Dio, sappiamo meglio di ieri che dobbiamo purificare le immagini in cui ci muoviamo rispetto a Dio, quel Dio che non ha altro volto se non quello di Gesù Cristo.
In questa impostazione, esiste la tentazione di pensare che la fede, suscitata da Dio, viene data in noi senza essere di noi. Non c'è nulla di più inesatto. Cominciamo con l'affermare che la fede, dono di Dio, chiede di solito una preparazione per potere essere comunicata. È il seme della parola che ha bisogno di un terreno adatto, un campo concimato.
Questa preparazione è l'atteggiamento di ricerca, quello che Karl Rahner chiama lo « sforzo per sviluppare la fede esistente ». Si tratta di una ricerca rinnovata per interpretare noi stessi mentre destiamo le nostre dimensioni più profonde. In secondo luogo, si tratta di una ricerca che permetta di rispondere alla rivelazione considerata come portatrice di una comprensione più ricca di quello che siamo.
Dono e ricerca sono i due poli che spiegano la fede nella sua costituzione, nelle sue decisioni, nelle sue implicanze, al di là delle varianti personali o locali. La fede comporta simultaneamente il dono gratuito e generoso di Dio e l'aspirazione ad accettarlo. Così, si stabilisce un dialogo tra Dio e l'uomo, non di parole, ma di esistenze, verso una comunione amorosa. Questa dottrina ha un valore perenne, certamente, ma ai giorni nostri, e per una serie di motivi che il sociologo delle religioni può analizzare, incontriamo nella sensibilità attuale un'attenzione speciale al lavoro di ricerca.
Nel leggere l'abbondante letteratura su questo argomento, troviamo che questa duplice polarità, dono e ricerca, è compresa piuttosto male e dà origine a malintesi. A molti, sembra che questo dono e questa ricerca stiano in proporzione inversa e che, al punto limite, il dono elimini la ricerca, o viceversa. Veramente, secondo l'insegnamento di san Tommaso d'Aquino, la fede comporta, consostanzialmente, dono gratuito e interrogazione. Quanto maggiore è la consapevolezza che si ha del dono, e tanto maggiore è la domanda, inquietudine, la tensione, l'insoddisfazione nel punto più intimo del nostro cuore di credenti.
Non si tratta di vedere in questo atteggiamento una insurrezione dello spirito, l'effetto di un dubbio, o, come dicevano i vecchi catechismi, una tentazione con pericolo di peccato.
È invece un atteggiamento necessario per poter orientare la fede verso un registro distinto degli « oggetti » in cui credere. Se l'ordine delle verità ci porta ad un sapere impossibile, non è perché cediamo ad uno scetticismo (che è sempre intellettualista), ma a quanto ce ne preserva: il giudizio sul modo di vivere. Le parabole evangeliche, come anche i racconti veterotestamentari, non ci dànno molto « sapere » su Dio o sull'uomo. Ci danno, invece, un giudizio. Ci spingono a lasciarci afferrare dalle consuetudini di Dio. Dio dice. Dio fa. Non il bene. Dio fa e quello che Dio fa si trasforma in bene. Fate come me, e lo vedrete.
Ciò che è importante, essenziale, è un modo di vivere, non un complesso di verità in cui credere, non una adesione esplicita a questo o a quest'altro sistema di proposizioni coordinate, sia esso religioso o ateo. Questo modo di vivere, come complesso, non esiste (dato che la vita evangelica non si identifica con quella di Gesù, quell'Ebreo del secolo I), ma esiste in ogni luogo dove lo spirito di Gesù ha modellato le esistenze. La vita evangelica non si definisce. Ricorda. Opera. Quello che conta non è l'essere consapevoli di appartenere al popolo di coloro che vogliono seguire Gesù: quello che conta è seguirlo.
Queste riflessioni collocano la fede al di là dell'ordine della conoscenza: la pongono in quello del rapporto con una persona, con Dio manifestatosi nella persona di Gesù Cristo. Questo fatto spiega che non solo la ragione interviene nell'atto di fede. Infatti, questo atto è frutto della « grazia »: la fede è un dono di Dio‑della « volontà »; la fede è una decisione libera, della « ragione »; naturalmente, è chiaro che il credente può rendere ragione a chiunque lo chieda per la speranza che è la sostanza della sua fede, e della « autorità »; la fede è adesione a un messaggio non inventato, ma ricevuto da fuori e con la mediazione di testimoni qualificati: i profeti, Cristo soprattutto, gli Apostoli e la stessa Chiesa.
Questi quattro elementi, che intervengono nell'atto di fede, possono dare luogo a quattro deformazioni che meritano la nostra attenzione, non solo perché sono frequenti, ma perché risultano dalla perversione dei princìpi più autentici della fede cristiana. Succede, infatti (non parliamo di malintesi né di difetti ingannevoli che sono una caricatura del contenuto della fede, rendendola infantile, odiosa o ridicola) che serpeggino idee false sulla fede in se stessa che, fin dall'inizio, a livello degli atteggiamenti previ, è già squalificata e, conseguentemente, impedita a nascere.
Secondo la teologia cattolica, formulata nel Concilio Vaticano I, si deve affermare che la soprannaturalità, la ragionevolezza e la libertà sono caratteristiche essenziali della fede. È anche ritenuta certa e sicura. Queste qualità non escludono il dubbio psicologico e la stessa crisi, persino come elemento di progresso, necessario per arrivare ad una maturità credente.

Bibliografia
Fries H., La fede tra esperienza e impegno, Ed. Paoline, Cinisello B., 1990. Kasper W., Introduzione alla fede, Ed, Queriniana, Brescia, . Lonergan B., Ragione e fede di fronte a Dio, Ed. Queriniana, Brescia, . Metz J.B., La fede, nella storia e nella società, Brescia, 1978. Pannenberg W., Il credo e la fede dell'uomo d'oggi, Brescia, 1973. Rahner K., Corso fondamentale sulla fede, Ed. Paoline, Alba, . Ratzinger J., Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico, Brescia, 1969.
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