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T- U - V - Y: TEMPERANZA - YHWH

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  ................. LUIS MARTINEZ FERNANDEZ

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TEMPERANZA (VIRTU' CARDINALE) (inizio)

Stabilisce il dominio sugli istinti, modera la seduzione dei piaceri e orienta gli appetiti sensibili al bene con equilibrio ed equità.

La temperanza è la virtù morale che modera l'attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell'onestà. La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio " istinto " e la propria " forza assecondando i desideri " del proprio " cuore " (Sir 5,2; cf 37,27-31). La temperanza è spesso lodata nell'Antico Testamento: " Non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri " (Sir 18,30). Nel Nuovo Testamento è chiamata " moderazione " o " sobrietà ". Noi dobbiamo " vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo " (Tt 2,12) [1809].

Û Virtù morali, Virtù cardinali.

TEMPLI. (inizio)

Manifestazione della Chiesa negli edifici destinati al culto divino.

Quando non viene ostacolato l'esercizio della libertà religiosa, i cristiani costruiscono edifici destinati al culto divino. Tali chiese visibili non sono semplici luoghi di riunione, ma significano e manifestano la Chiesa che vive in quel luogo, dimora di Dio con gli uomini riconciliati e uniti in Cristo [1180].

Le funzioni: celebrazione dell'Eucaristia e riserva eucaristica, luogo di preghiera e di sacre funzioni.

" La casa di preghiera in cui l'Eucaristia è celebrata e conservata; in cui i fedeli si riuniscono; in cui la presenza del Figlio di Dio nostro Salvatore, che si è offerto per noi sull'altare del sacrificio, viene venerata a sostegno e consolazione dei fedeli, dev'essere nitida e adatta alla preghiera e alle sacre funzioni " (PO 5; cf SC 122-127) [1181].

Û Eucaristia, Eucaristia domenicale, Preghiera, Chiesa.

 

TENTARE DIO (inizio)

Tentare di forzare, con azioni o parole, l'agire di Dio, potente e clemente, con grave mancanza di rispetto e amore. Insieme al sacrilegio e alla simonia, è considerato un peccato molto grave contro la virtù di Religione.

L'azione di tentare Dio consiste nel mettere alla prova, con parole o atti, la sua bontà e la sua onnipotenza. E così che Satana voleva ottenere da Gesù che si buttasse giù dal Tempio obbligando Dio, in tal modo, ad intervenire (cf Lc 4,9). Gesù gli oppose la parola di Dio: " Non tenterai il Signore Dio tuo " (Dt 6,16). La sfida implicita in simile tentazione di Dio ferisce il rispetto e la fiducia che dobbiamo al nostro Creatore e Signore. In essa si cela sempre un dubbio riguardo al suo amore, alla sua provvidenza e alla sua potenza (cf 1 Cor 10,9; Es 17,2-7; Sal 95,9) [2119].

Û Sacrilegio e Simonia.

 

TENTAZIONI NEL DESERTO (inizio)

Û Misteri della vita di Cristo; anche Diavolo.

TERRORISMO (inizio)

Û Integrità corporea e Morale cristiana.

TESTIMONI DEL VANGELO(inizio)

I cristiani, in quanto membri della Chiesa, hanno il dovere di dare testimonianza con parole e opere alla verità di Gesù Cristo.

Il dovere dei cristiani di prendere parte alla vita della Chiesa li spinge ad agire come testimoni del Vangelo e degli obblighi che ne derivano. Tale testimonianza è trasmissione della fede in parole e opere. La testimonianza è un atto di giustizia che comprova o fa conoscere la verità (cf Mt 18,16).

Tutti i cristiani, dovunque vivono, sono tenuti a manifestare con l'esempio della vita e con la testimonianza della parola l'uomo nuovo, che hanno rivestito col Battesimo, e la forza dello Spirito Santo, dal quale sono stati rinvigoriti con la Confermazione (AG 11) [2472].

à Apostolato, Apostoli.

TESTIMONI DELLA RISURREZIONE (inizio)

La fede della prima comunità cristiana si fonda su Pietro e sui Dodici, e su centinaia di altre persone alle quali è apparso il Signore risorto.

La fede della prima comunità dei credenti è fondata sulla testimonianza di uomini concreti, conosciuti dai cristiani e, nella maggior parte, ancora vivi in mezzo a loro. Questi testimoni della Risurrezione di Cristo (cf At 1,22) sono prima di tutto Pietro e i Dodici, ma non solamente loro: Paolo parla chiaramente di più di cinquecento persone alle quali Gesù è apparso in una sola volta, oltre che a Giacomo e a tutti gli Apostoli (cf 1 Cor 15, 4-8)[642].

La certezza di questo evento che essi testimoniano, è nata - sotto l'azione dello Spirito - sulla base della loro esperienza della realtà della risurrezione.

...l'ipotesi secondo cui la Risurrezione sarebbe stata un " prodotto " della fede (o della credulità) degli Apostoli, non ha fondamento. Al contrario, la loro fede nella Risurrezione è nata - sotto l'azione della grazia divina - dall'esperienza diretta della realtà di Gesù Risorto [644].

Per giungere ad essa, dovettero superare l'abbattimento, le paure, l'incredulità e lo stupore.

Lo sbigottimento provocato dalla passione fu così grande che i discepoli (almeno alcuni di loro) non credettero subito alla notizia della Risurrezione. Lungi dal presentarci una comunità presa da una esaltazione mistica, i Vangeli ci presentano i discepoli smarriti (Lc 24,11) e spaventati (cf Gv 20,19), perché non hanno creduto alle pie donne che tornavano dal sepolcro e " quelle parole parvero loro come un vaneggiamento " (Lc 24,11; cf Mc 16,11.13). Quando Gesù si manifesta agli Undici la sera di Pasqua, li rimprovera " per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato " (Mc 16,14) [643].

Anche messi davanti alla realtà di Gesù risuscitato, i discepoli dubitano ancora (cf Lc 24,38), tanto la cosa appare loro impossibile: credono di vedere un fantasma (cf Lc 24,39). " Per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti " (Lc 24,41) [644].

Û Risurrezione.

TESTIMONIANZA CRISTIANA (inizio)

Dovere dei cristiani, in virtù dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione, di dare testimonianza di vita davanti al mondo. In tal modo contribuiscono all'edificazione della Chiesa.

Il messaggio della salvezza, per manifestare davanti agli uomini la sua forza di verità e di irradiamento, deve essere autenticato dalla testimonianza di vita dei cristiani. " La testimonianza della vita cristiana e le opere buone compiute con spirito soprannaturale hanno la forza di attirare gli uomini alla fede e a Dio " (AA 6) [2044].

Poiché sono le membra del Corpo di cui Cristo è il Capo (cf Ef 1,22), i cristiani contribuiscono alla edificazione della Chiesa con la saldezza delle loro convinzioni e dei loro costumi [2045].

Û Apostolato, Apostoli.

 

TIEPIDEZZA (inizio)

Û Amore di Dio.

 

TIPOLOGIA FRA I DUE TESTAMENTI (inizio)

Le azioni di Dio nell'Antica Alleanza prefigurano quelle realizzate nella pienezza dei tempi, per cui è necessario leggere l'Antico Testamento alla luce di Cristo e del suo mistero, il quale, a sua volta, in quanto Nuova Alleanza, si vede illuminato in quella Antica.

Questa nelle opere di Dio dell'Antico Testamento ravvisa delle prefigurazioni di ciò che Dio, nella pienezza dei tempi, ha compiuto nella Persona del suo Figlio incarnato [128].

I cristiani, quindi, leggono l'Antico Testamento alla luce di Cristo morto e risorto (...). Pertanto, anche il Nuovo Testamento esige d'essere letto alla luce dell'Antico [129].

La tipologia esprime il dinamismo verso il compimento del piano divino, quando " Dio sarà tutto in tutti " (1 Cor 15,28) [130].

Unità dei due testamenti.

 

TORTURA (inizio)

Û Integrità corporea e morale.

 

TRADIZIONE APOSTOLICA (inizio)

Trasmissione orale e istituzionale.

La trasmissione del Vangelo è stata fatta in due modi:

  • oralmente, " dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca, dal vivere insieme e dalle opere di Cristo, sia ciò che avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo " [76].

Trasmissione, scritta e Magistero.

- per iscritto, " da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio della salvezza " (DV 7) [76].

Continuata nella successione apostolica.

" Affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i vescovi, ad essi affidando il loro proprio compito di magistero " (DV 7). Infatti, " la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi " (DV 8) [77].

In questo consiste la tradizione, distinta dalla Scrittura e unita ad essa.

Questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene no ad essa strettamente legata. Per suo tramite " la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede " (DV 8) [78].

La Tradizione di cui qui parliamo è quella che viene dagli Apostoli e trasmette ciò che costoro hanno ricevuto dall'insegnamento e dall'esempio di Gesù e ciò che hanno appreso dallo Spirito Santo. In realtà, la prima generazione di cristiani non aveva ancora un Nuovo Testamento scritto e lo stesso Nuovo Testamento attesta il processo della Tradizione vivente [83].

Û Parola di Dio.

 

TRADIZIONE E SCRITTURA (inizio)

Hanno una sorgente comune e tendono ambedue allo stesso fine.

" La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine " (DV 9). L'una e l'altra rendono presente e fecondo nella Chiesa il Mistero di Cristo, il quale ha promesso di rimanere con i suoi " tutti i giorni, fino alla fine del mondo " (Mt 28,20) [80].

Due modi diversi di trasmissione.

" La Sacra Scrittura è la Parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito divino ".

" La sacra Tradizione poi trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano " [81].

Û Sacra Scrittura, Tradizione.

 

TRADIZIONE, SCRITTURA E MAGISTERO (inizio)

Connessi fra loro, sotto l'azione dello Spirito Santo.

La Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che non possono indipendentemente sussistere e che tutti insieme, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime " (DV 10,3) [95].

" La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio " (DV 10) [97].

Û Deposito della fede.

 

TRADIZIONI ECCLESIALI (inizio)

Teologiche, disciplinari, liturgiche e devozionali, distinte dalla Tradizione.

Vanno distinte da questa le " tradizioni " teologiche, disciplinari, liturgiche o devozionali nate nel corso del tempo nelle Chiese locali. Esse costituiscono forme particolari attraverso le quali la grande Tradizione si esprime in forme adatte ai diversi luoghi e alle diverse epoche. Alla luce della Tradizione apostolica queste " tradizioni " possono essere conservate, modificate oppure anche abbandonate sotto la guida del Magistero della Chiesa [83].

 

TRANSUSTANZIAZIONE (inizio)

Nella consacrazione eucaristica indica la conversione di tutta la sostanza del pane e del vino nella sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo.

...con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo del Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione, quindi, in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione " (DS 1642; FCC 9.140) [1376].

Eucaristia.

TRAPIANTI DI ORGANI (inizio)

Û Sperimentazione con esseri umani.

TRASFIGURAZIONE (inizio)

La sua relazione con l'imminente Passione.

Dal giorno in cui Pietro ha confessato che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, il Maestro " cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme, e soffrire molto... e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno " (Mt 16,21). Pietro protesta a questo annunzio (cf Mt 16,22-23), gli altri addirittura non lo comprendono (cf Mt 17,23; Lc 9,45). In tale contesto si colloca l'episodio misterioso della Trasfigurazione di Gesù (cf Mt 17,1-8 par; 2 Pt 1,16-18) su un alto monte, davanti a tre testimoni da lui scelti [554].

Il suo significato: Il " Servo di Dio ".

Per un istante, Gesù mostra la sua gloria divina, confermando così la confessione di Pietro. Rivela anche che, per " entrare nella sua gloria " (Lc 24,26), deve passare attraverso la croce a Gerusalemme. Mosè ed Elia avevano visto la gloria di Dio sul Monte; la Legge e i profeti avevano annunziato le sofferenze del Messia (cf Lc 24,27). La passione di Gesù è proprio la volontà del Padre: il Figlio agisce come Servo di Dio. La nube indica la presenza dello Spirito Santo: " Tota Trinitas apparuit: Pater in voce; Filius in homine, Spiritus in nube clara - Apparve tutta la Trinità: il Padre nella voce, il Figlio nell'uomo, lo Spirito nella nube luminosa " (S. Tommaso d'Aquino, S. Th., III, q. 45, a. 4, ad 2)[555].

L'ingresso nel Regno passa per la tribolazione.

La Trasfigurazione ci offre un anticipo della venuta gloriosa di Cristo " il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso " (Fl 3,21). Ma ci ricorda anche che " è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio " (At 14,22) [556].

Û Servo di YHWH.

TRINITÀ SANTISSIMA (inizio)

Mistero in senso stretto, conoscibile solo per Rivelazione.

La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei " misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati " (Conc. Vaticano I, DS 3015; FCC 1.080). Indubbiamente Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario nell'opera della creazione e nella sua Rivelazione lungo il corso dell'Antico Testamento. Ma l'intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede d'Israele, prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio e dell'invio dello Spirito Santo [237].

Il Padre, rivelato dal Figlio.

Gesù ha rivelato che Dio è " Padre " in un senso inaudito: non lo è soltanto in quanto Creatore; egli è eternamente Padre in relazione al Figlio suo unigenito, il quale non è eternamente Figlio se non in relazione al Padre suo: " Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare " (Mt 11,27) [240].

L'unico Figlio, consostanziale al Padre.

Per questo gli Apostoli confessano Gesù come " il Verbo " che " in principio... era presso Dio e il Verbo " che " era Dio " (Gv 1,1), come colui che " è immagine del Dio invisibile " (Col 1,15) " irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza " (Eb 1,3) [241)

Sulla loro scia, seguendo la Tradizione Apostolica, la Chiesa nel 325, nel primo Concilio Ecumenico di Nicea, ha confessato che il Figlio è " consostanziale " al Padre, cioè un solo Dio con lui. Il secondo Concilio Ecumenico, riunito a Costantinopoli nel 381, ha conservato tale espressione nella sua formulazione del Credo di Nicea ed ha confessato " il Figlio unigenito di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre " (DS 150; FCC 0.509) [242].

Il Padre e il Figlio, rivelati dallo Spirito Santo.

Prima della sua Pasqua, Gesù annunzia l'invio di un " altro Paraclito " (Difensore), lo Spirito Santo. Lo Spirito che opera fin dalla creazione (cf Gn 1,2), che già aveva " parlato per mezzo dei profeti " (Simbolo di Nicea-Costantinopoli), dimorerà presso i discepoli e sarà in loro (cf Gv 14,17), per insegnare loro (cf Gv 16,13) ogni cosa e guidarli " alla verità tutta intera " (Gv 16,13). Lo Spirito Santo è in tal modo rivelato come un'altra Persona divina in rapporto a Gesù e al Padre [243].

Lo Spirito del Padre e del Figlio, terza Persona.

L'origine eterna dello Spirito si rivela nella sua missione nel tempo. Lo Spirito Santo è inviato agli Apostoli e alla Chiesa sia dal Padre nel nome del Figlio, sia dal Figlio in persona, dopo il suo ritorno al Padre (cf Gv 14,26; 15,26; 16,14). L'invio della Persona dello Spirito dopo la glorificazione di Gesù (cf Gv 7,39) rivela in pienezza il mistero della Santissima Trinità [244].

La fede apostolica riguardante lo Spirito è stata confessata dal secondo Concilio Ecumenico nel 381 a Costantinopoli: Crediamo " nello Spirito Santo, che è Signore e dà vita; che procede dal Padre " (DS 150). Così la Chiesa riconosce il Padre come " la fonte e l'origine di tutta la divinità " (Concilio di Toledo VI, del 638 d.C., DS 490). L'origine eterna dello Spirito Santo non è tuttavia senza legame con quella del Figlio: " Lo Spirito Santo, che è la Terza Persona della Trinità, è Dio, uno e uguale al Padre e al Figlio, della stessa sostanza e anche della stessa natura... Tuttavia, non si dice che Egli è soltanto lo Spirito del Padre, ma che è, ad un tempo, lo Spirito del Padre e del Figlio " (Concilio di Toledo XI, del 675, DS 527; FCC 6.034s). Il Credo del Concilio di Costantinopoli (del 381 d.C.) della Chiesa confessa: " Con il Padre e con il Figlio è adorato e glorificato " (DS 150; FCC 0.509) [245].

Realtà essenziali nel dogma trinitario.

a) Un solo Dio in tre Persone. La Trinità è Una. Noi non confessiamo tre dèi, ma un Dio solo in tre Persone [253].

b) Le persone divine sono realmente distinte tra loro. " Dio è unico ma non solitario ". " Padre ", " Figlio " e " Spirito Santo " non sono semplicemente nomi che indicano modalità dell'Essere divino; essi infatti sono realmente distinti tra loro: " Il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio ". Sono distinti tra loro per le loro relazioni di origine: " E il Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito Santo che procede ". L'Unità divina è Trina [254].

c) Le Persone divine sono relative le une alle altre. La distinzione reale delle Persone divine tra loro, poiché non divide l'unità divina, risiede esclusivamente nelle relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: " Nei nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio, il Figlio al Padre, lo Spirito Santo all'uno e all'altro; quando si parla di queste tre Persone considerandone le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o sostanza " (Conc. di Toledo XI, del 675, DS 528; FCC 6.038). Infatti " tutto è una cosa sola in loro, dove non si opponga la relazione " (Conc. di Firenze del 1442, DS 1330; FCC 6.072s). " Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio " (Conc. di Firenze del 1442, DS 1331; FCC 6.075) [255].

U

 

UFFICIO DIVINO (inizio)

E' la " preghiera pubblica della Chiesa ".

...questa celebrazione " è costituita in modo da santificare tutto il corso del giorno e della notte (SC 98) per mezzo della lode di Dio ". Essa costituisce la " preghiera pubblica della Chiesa " nella quale i fedeli (chierici, religiosi e laici) esercitano il sacerdozio regale dei battezzati [1174].

In essa Cristo continua ad esercitare la sua funzione sacerdotale attraverso la Chiesa; per questo tutto il popolo di Dio è chiamato a celebrare la Liturgia delle Ore.

La Liturgia delle Ore è destinata a diventare la preghiera di tutto il Popolo di Dio. In essa Cristo stesso " continua " ad esercitare il suo " ufficio sacerdotale per mezzo della sua stessa Chiesa " (SC 83); ciascuno vi prende parte secondo il ruolo che riveste nella Chiesa e le circostanze della propria vita: i sacerdoti in quanto " impegnati nel sacro ministero pastorale ", poiché sono chiamati a rimanere " assidui alla preghiera e al ministero della Parola "; i religiosi e le religiose in forza del carisma della loro vita di consacrazione; tutti i fedeli secondo le loro possibilità. " I pastori d'anime procurino che le Ore principali, specialmente i Vespri, siano celebrate in chiesa con partecipazione comune, nelle domeniche e feste più solenni. Si raccomanda che pure i laici recitino l'Ufficio divino o con i sacerdoti, o riuniti tra loro, o anche da soli " (SC 100) [1175].

Û Preghiera e sue distinzioni.

 

UGUAGLIANZA UMANA E DIFFERENZA FRA LE PERSONE (inizio)

Proviene dalla sua dignità personale e dai diritti inerenti alla stessa.

L'uguaglianza tra gli uomini poggia essenzialmente sulla loro dignità personale e sui diritti che ne derivano:

" Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona... in ragione del sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione, deve essere eliminato, come contrario al disegno di Dio " (GS 29,2) [1935].

Dignità della persona.

Differenze fra gli esseri umani dovute alla natura fisica, alle attitudini intellettuali o morali e ad altri tipi di talenti.

L'uomo, venendo al mondo, non dispone di tutto ciò che è necessario allo sviluppo della propria vita, corporale e spirituale. Ha bisogno degli altri. Si notano differenze legate all'età, alle capacità fisiche, alle attitudini intellettuali o morali, agli scambi di cui ciascuno ha potuto beneficiare, alla distribuzione delle ricchezze (cf GS 29,2). I " talenti " non sono distribuiti in misura eguale (cf Mt 25,14-30; Lc 19,11-27) [1936].

Le differenze devono incoraggiare e anche obbligare alla magnanimità e alla comunicazione dei beni.

Tali differenze rientrano nel piano di Dio, il quale vuole che ciascuno riceva dagli altri ciò di cui ha bisogno, e che coloro che hanno " talenti " particolari ne comunichino i benefici a coloro che ne hanno bisogno. Le differenze incoraggiano e spesso obbligano le persone alla magnanimità, alla benevolenza e alla condivisione; spingono le culture a mutui arricchimenti [1937].

Le " disuguaglianze inique " sono in contraddizione con il Vangelo di Cristo.

Esistono anche delle disuguaglianze inique che colpiscono milioni di uomini e di donne. Esse sono in aperto contrasto con il Vangelo:

" L'eguale dignità delle persone richiede che si giunga ad una condizione più umana e giusta della vita. Infatti le troppe disuguaglianze economiche e sociali, tra membri e tra popoli dell'unica famiglia umana, suscitano scandalo e sono contrarie alla giustizia sociale, all'equità, alla dignità della persona umana, nonché alla pace sociale ed internazionale " (GS 29,3) [1938].

 

UNIONE " DI PROVA " (inizio)

Sebbene esista l'intenzione di unirsi in matrimonio, contraddice la sincerità e fedeltà del matrimonio che è patto e donazione nel dono definitivo di se stessi.

Qualunque sia la fermezza del proposito di coloro che si impegnano in rapporti sessuali prematuri, tali rapporti " non consentono di assicurare, nella sua sincerità e fedeltà, la relazione interpersonale di un uomo e di una donna, e specialmente di proteggerla dalle fantasie e dai capricci " (CDF, dich. Persona Humana 7). L'unione carnale è moralmente legittima solo quando tra l'uomo e la donna si sia instaurata una comunità di vita definitiva. L'amore umano non ammette la " prova ". Esige un dono totale e definitivo delle persone tra loro (cf FC 80) [2391].

 

UNIONE LIBERA (inizio)

Avviene quando la coppia non intende formalizzare giuridicamente e pubblicamente la propria unione. Abbraccia anche altre situazioni come il concubinato. Attenta alla dignità del matrimonio.

Si ha una libera unione quando l'uomo e la donna rifiutano di dare una forma giuridica e pubblica a un legame che implica l'intimità sessuale (...).

L'espressione abbraccia situazioni diverse: concubinato, rifiuto del matrimonio come tale, incapacità a legarsi con impegni a lungo termine (FC 81). Tutte queste situazioni costituiscono un'offesa alla dignità del matrimonio; distruggono l'idea stessa della famiglia; indeboliscono il senso della fedeltà. Sono contrarie alla legge morale: l'atto sessuale deve aver posto esclusivamente nel matrimonio; al di fuori di esso costituisce sempre un peccato grave ed esclude dalla Comunione sacramentale [2390].

Matrimonio, Unione " di prova ".

 

UNITÀ DEI DUE TESTAMENTI (inizio)

Il mistero di Cristo rimane nascosto sotto le " figure " o i " tipi " dell'Antico Testamento.

Nell'Economia sacramentale lo Spirito Santo dà compimento alle figure dell'Antica Alleanza. Poiché la Chiesa di Cristo era " mirabilmente preparata nella storia del popolo d'Israele e nell'Antica Alleanza ", la Liturgia della Chiesa conserva come parte integrante e insostituibile, facendoli propri, alcuni elementi del culto dell'Antica Alleanza:

- in modo particolare la lettura dell'Antico Testamento;

- la preghiera dei salmi;

  • e, soprattutto, il memoriale degli eventi salvifici e delle realtà prefigurative che hanno trovato il loro compimento nel mistero di Cristo (la Promessa e l'Alleanza, l'Esodo e la Pasqua, il Regno ed il Tempio, l'Esilio ed il Ritorno) [1093].

Proprio su questa armonia dei due Testamenti (cf DV 14-16) si articola la catechesi pasquale del Signore (cf Lc 24,13-49) e in seguito quella degli Apostoli e dei Padri della Chiesa. Tale catechesi svela ciò che rimaneva nascosto sotto la lettera dell'Antico Testamento: il Mistero di Cristo. Essa è chiamata " tipologica " in quanto rivela la novità di Cristo a partire dalle " figure " (tipi) che lo annunziavano nei fatti, nelle parole e nei simboli della prima Alleanza [1094].

Questa unità corrisponde all'unità del progetto pedagogico di Dio culminato nell'azione salvifica del Figlio.

La Chiesa, fin dai tempi apostolici (cf 1 Cor 10,6.11; Eb 10,1; 1 Pt 3,21), e poi costantemente nella sua Tradizione, ha messo in luce l'unità del piano divino nei due Testamenti grazie alla tipologia. Questa nelle opere di Dio dell'Antico Testamento ravvisa delle prefigurazioni di ciò che Dio, nella pienezza dei tempi, ha compiuto nella Persona del suo Figlio incarnato [128].

Û Tipologia fra i due Testamenti.

 

UNITÀ DELLA CHIESA (inizio)

Û Note della Chiesa: una.

 

UNITÀ DEL MATRIMONIO (inizio)

E un'esigenza dell'uguale dignità personale degli sposi e del loro mutuo e pieno amore, contro la quale attenta la poligamia.

" L'unità del matrimonio confermata dal Signore appare in maniera lampante anche dalla uguale dignità personale sia dell'uomo che della donna, che deve essere riconosciuta nel mutuo e pieno amore " (GS 49,2). La poligamia è contraria a questa pari dignità e all'amore coniugale che è unico ed esclusivo [1645].

Matrimonio (sacramento del), Indissolubilità, Fedeltà dell'amore coniugale.

 

UNZIONE DEGLI INFERMI (SACRAMENTO DELLA) (inizio)

E uno dei sette sacramenti istituiti da Cristo.

La Chiesa crede e professa che esiste, tra i sette sacramenti, un sacramento destinato in modo speciale a confortare coloro che sono provati dalla malattia: l'Unzione degli infermi:

" Questa unzione sacra dei malati è stata istituita come vero e proprio sacramento del Nuovo Testamento dal Signore nostro Gesù Cristo. Accennato da Marco (cf Mc 6,13), è stato raccomandato ai fedeli e promulgato da Giacomo, apostolo e fratello del Signore [cf Gc 5,14-15] " (Conc. Di Trento, DS 1695; FCC 9.275) [1511].

Mediante questo sacramento, la Chiesa prega davanti al Signore sofferente perché allevii e salvi gli infermi, incoraggiandole ad unire le proprie sofferenze a quella di Cristo per se stessi e per tutta la Chiesa.

" Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del popolo di Dio " (LG 11) [1499].

Può essere reiterato per l'aggravamento dell'infermità e può essere amministrato agli anziani e a coloro che devono subire un'intervento chirurgico rischioso.

Se un malato che ha ricevuto l'Unzione riacquista la salute, può, in caso di un'altra grave malattia, ricevere nuovamente questo sacramento. Nel corso della stessa malattia il sacramento può essere ripetuto se si verifica un peggioramento. E opportuno ricevere l'Unzione degli infermi prima di un intervento chirurgico rischioso. Lo stesso vale per le persone anziane la cui debolezza si accentua [1515].

Û Infermi, Grazia o effetti di questo sacramento, Ministro del sacramento.

 

UOMO (inizio)

La sua dignità di " persona " in quanto creato " ad immagine di Dio ".

Essendo ad immagine di Dio, l'individuo umano ha la dignità di persona; non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno [357].

Conseguenze del suo essere persona e " immagine di Dio ".

E capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone; è chiamato, per grazia, ad una alleanza con il suo Creatore, a dargli una risposta di fede e di amore che nessun altro può dare in sua sostituzione [357].

Capace di comprendere la volontà del Creatore con la sua ragione, e di dirigersi al bene con la sua volontà.

La persona umana partecipa alla luce e alla forza dello Spirito divino. Grazie alla ragione è capace di comprendere l'ordine delle cose stabilito dal Creatore. Grazie alla volontà è capace di orientarsi da sé al suo vero bene. Trova la propria perfezione nel cercare e nell'amare il vero e il bene (GS 15,2) [1704].

Libertà.

Riconosce la " voce di Dio " nella sua coscienza, che lo spinge ad operare il bene e ad evitare il male. Questo esercizio morale proclama la sua dignità di persona.

Con la sua ragione l'uomo conosce la voce di Dio che lo " chiama sempre... a fare il bene e a fuggire il male ". Ciascuno è tenuto a seguire questa legge che risuona nella coscienza e che trova il suo compimento nell'amore di Dio e del prossimo. L'esercizio della vita morale attesta la dignità della persona [1706].

Il mistero dell'uomo, alla luce del mistero del Verbo.

" In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo " (GS 22,1) [359].

Essere corporeo e spirituale, voluto così dall'atto creativo di Dio.

La persona umana, creata a immagine di Dio, è un essere insieme corporeo e spirituale. Il racconto biblico esprime questa realtà con un linguaggio simbolico, quando dice: " Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita, e l'uomo divenne un essere vivente " (Gn 2,7). L'uomo tutto intero è quindi voluto da Dio [362].

Avendo un'anima spirituale e immortale, la persona umana viene destinata alla beatitudine eterna, perché Dio l'ha amata per se stessa.

Dotata di un'anima spirituale ed immortale (GS 14), la persona umana è in terra " la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa " (GS 24,3). Fin dal suo concepimento è destinata alla beatitudine eterna [1703].

L'essere creato è stato costituito in " amicizia " con il Creatore e in armonia con sé e con la creazione.

Il primo uomo non solo è stato creato buono, ma è stato anche costituito in una tale amicizia con il suo Creatore e in una tale armonia con se stesso e con la creazione, che saranno superate soltanto dalla gloria della nuova creazione in Cristo [374].

Û Uomo e donna.

 

UOMO E DONNA (inizio)

Voluti da Dio uguali e diversi.

L'uomo e la donna sono creati, cioè sono voluti da Dio: in una perfetta uguaglianza per un verso, in quanto persone umane, e, per l'altro verso, nel loro rispettivo essere di maschio e di femmina. " Essere uomo ", " essere donna " è una realtà buona e voluta da Dio [369].

Ambedue, e nel loro rispettivo essere, hanno la dignità di " immagine di Dio ".

L'uomo e la donna sono, con una identica dignità, " a immagine di Dio ". Nel loro " essere-uomo " ed " essere-donna ", riflettono la sapienza e la bontà del Creatore [369].

Voluti da Dio " l'uno per l'altro ".

L'uomo e la donna sono fatti " l'uno per l'altro ": non già che Dio li abbia creati " a metà " ed " incompleti "; li ha creati per una comunione di persone, nella quale ognuno può essere " aiuto " per l'altro, perché sono ad un tempo uguali in quanto persone (" osso dalle mie ossa... ") e complementari in quanto maschio e femmina [372].

" Una sola carne " nel matrimonio e procreatori, in qualità di genitori, nel trasmettere la vita".

Nel matrimonio, Dio li unisce in modo che, formando " una sola carne " (Gn 2,24), possano trasmettere la vita umana: " Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra " (Gn 1,28). Trasmettendo ai loro figli la vita umana, l'uomo e la donna, come sposi e genitori, cooperano in un modo unico all'opera del Creatore (cf GS 50,1) [372].

" Amministratori di Dio " nel " soggiogare la terra ".

Nel disegno di Dio, l'uomo e la donna sono chiamati a dominare la terra come " amministratori " di Dio. Questa sovranità non deve essere un dominio arbitrario e distruttivo (...). Da qui la loro responsabilità nei confronti del mondo che Dio ha loro affidato [373].

V

 

VANGELI (inizio)

Testimonianza principale della vita e dell'insegnamento di Cristo.

I Vangeli sono il cuore di tutte le Scritture " in quanto sono la principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro Salvatore " (DV 18) [125].

Le tre tappe della loro formazione:

1. La vita e l'insegnamento di Gesù.

La Chiesa ritiene con fermezza che i quattro Vangeli, " di cui afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro salvezza eterna, fino al giorno in cui ascese al cielo " (DV 19) [126].

2. La tradizione orale.

" Gli Apostoli poi, dopo l'Ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dalla luce dello Spirito di verità, godevano " (DV 19) [126].

3. I Vangeli scritti (cf DV 19) [126].

" Gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già per iscritto, redigendo una sintesi delle altre o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere " (DV 19) [126].

Il Vangelo quadriforme.

Il Vangelo quadriforme occupa nella Chiesa un posto unico; lo testimonia la venerazione di cui lo circonda la liturgia e la singolarissima attrattiva che in ogni tempo ha esercitato sui santi [127].

 

VERACITÀ (inizio)

Rettitudine del parlare e dell'agire, che si impegna sempre con la verità, si contraddice con la simulazione e l'ipocrisia, e implica l'onorabilità e la discrezione.

La verità in quanto rettitudine dell'agire e del parlare umano è detta veracità, sincerità o franchezza. La verità o veracità è la virtù che consiste nel mostrarsi veri nei propri atti e nell'affermare il vero nelle proprie parole, rifuggendo dalla doppiezza, dalla simulazione e dall'ipocrisia [2468].

" Sarebbe impossibile la convivenza umana se gli uomini non avessero confidenza reciproca, cioè se non si dicessero la verità " (S. Tommaso d'Aquino, S. Th., II-II, q. 119, a. 3, ad 1). La virtù della verità dà giustamente all'altro quanto gli è dovuto. La veracità rispetta il giusto equilibrio tra ciò che deve essere manifestato e il segreto che deve essere conservato: implica l'onestà e la discrezione [2469].

 

VERBO INCARNATO (inizio)

Fini dell'Incarnazione del Verbo:

a) La nostra salvezza, riconciliandoci con Dio.

Il Verbo si è fatto carne per salvarci riconciliandoci con Dio: è Dio " che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati " (1 Gv 4,10). " Il Padre ha mandato il suo Figlio come Salvatore del mondo " (1 Gv 4,14). " Egli è apparso per togliere i peccati " (1 Gv 3,5) [457].

b) Donandoci di conoscere l'amore di Dio.

Il Verbo si è fatto carne perché noi così conoscessimo l'amore di Dio: " In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per lui " (1 Gv 4,9) [458].

c) Servendo come via per andare al Padre.

Il Verbo si è fatto carne per essere nostro modello di santità: " Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me... " (Mt 11,29). " Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me " (Gv 14,6) [459].

d) Facendoci " partecipi della natura divina ".

Il Verbo si è fatto carne perché diventassimo " partecipi della natura divina " (2 Pt 1,4): (...) " Infatti il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio " (S. Atanasio, De incarnat., 54, 3) [460].

Û anche la voce: Incarnazione.

 

VERGINI CONSACRATE (inizio)

Vergini cristiane fin dal tempo apostolico.

Fin dai tempi apostolici, ci furono vergini e vedove cristiane che, chiamate dal Signore a dedicarsi esclusivamente a lui (cf 1 Cor 7,34-36) in una maggiore libertà di cuore, di corpo e di spirito, hanno preso la decisione, approvata dalla Chiesa, di vivere nello stato rispettivamente di verginità o di castità perpetua " per il Regno dei cieli " (Mt 19,12) [922].

 

VERGINITÀ PER IL REGNO DI DIO (inizio)

Cristo ha invitato a seguirlo nella consacrazione per il Regno, rinunciando al matrimonio, quanti in tal modo vogliano e possano imitare la sua propria consacrazione.

Fin dall'inizio della Chiesa, ci sono stati uomini e donne che hanno rinunciato al grande bene del matrimonio per seguire " l'Agnello dovunque va " (Ap 14,4), per preoccuparsi delle cose del Signore e cercare di piacergli (cf 1 Cor 7,32), per andare incontro allo Sposo che viene (cf Mt 25,6). Cristo stesso ha invitato certuni a seguirlo in questo genere di vita, di cui egli rimane il modello:

" Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il Regno dei cieli. Chi può capire, capisca " (Mt 19,12) [1618].

E uno sviluppo della grazia battesimale e un segno di speciale legame con Cristo.

La verginità per il Regno dei cieli è uno sviluppo della grazia battesimale, un segno possente della preminenza del legame con Cristo, dell'attesa ardente del suo ritorno, un segno che ricorda pure come il matrimonio sia una realtà del mondo presente che passa (cf 1 Cor 7,31; Mc 12,25) [1619].

 

VERGINITA' REALE E PERPETUA DI MARIA (inizio)

Maria.

 

VESCOVI (inizio)

Successori degli Apostoli, da loro nominati per continuare la loro missione.

" Perché la missione loro affidata venisse continuata dopo la loro morte, [gli Apostoli] lasciarono quasi in testamento ai loro immediati cooperatori l'incarico di completare e consolidare l'opera da essi incominciata, raccomandando loro di attendere a tutto il gregge, nel quale lo Spirito Santo li aveva posti per pascere la Chiesa di Dio. Essi stabilirono dunque questi uomini e in seguito diedero disposizione che, quando essi fossero morti, altri uomini provati prendessero la successione del loro ministero " (cf LG 20; S. Clemente Romano, Cir., 42; 44) [861].

Ministero permanente per istituzione divina.

" Come quindi permane l'ufficio dal Signore concesso singolarmente a Pietro, il primo degli Apostoli, e da trasmettersi ai suoi successori, così permane l'ufficio degli Apostoli di pascere la Chiesa, da esercitarsi ininterrottamente dal sacro ordine dei Vescovi ". Perciò la Chiesa insegna che " i Vescovi per divina istituzione sono succeduti al posto degli Apostoli, quali Pastori della Chiesa: chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li disprezza, disprezza Cristo e colui che Cristo ha mandato " (LG 20) [862].

Principio e fondamento dell'unità della loro diocesi.

" I vescovi..., singolarmente presi, sono il principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro Chiese particolari " (LG 23). In quanto tali " esercitano il loro pastorale governo sopra la porzione del Popolo di Dio che è stata loro affidata " (LG 23), coadiuvati dai presbiteri e dai diaconi [886].

La consacrazione episcopale conferisce ai Vescovi le funzioni di insegnare, santificare e governare.

" La consacrazione episcopale conferisce pure, con l'ufficio di santificare, gli uffici di insegnare e di governare... Infatti... con l'imposizione delle mani e con le parole della consacrazione la grazia dello Spirito Santo viene conferita e viene impresso un sacro carattere, in maniera che i Vescovi, in modo eminente e visibile, sostengono le parti dello stesso Cristo Maestro, Pastore e Pontefice, e agiscono in sua persona [" in Eius persona agant "] " [1558].

Funzione di insegnare dei Vescovi.

I Vescovi, con i presbiteri, loro cooperatori, " hanno anzitutto il dovere di annunziare a tutti il Vangelo di Dio ", secondo il comando del Signore (cf Mc 16,15). Essi sono " gli araldi della fede, che portano a Cristo nuovi discepoli, sono i dottori autentici " della fede apostolica, " rivestiti dell'autorità di Cristo " (LG 25) [888].

Funzione di santificare dei Vescovi.

Il Vescovo " è il dispensatore della grazia del supremo sacerdozio " (LG 26), specialmente nell'Eucaristia che egli stesso offre o di cui assicura l'offerta mediante i presbiteri, suoi cooperatori. L'Eucaristia, infatti, è il centro della vita della Chiesa particolare. Il vescovo e i presbiteri santificano la Chiesa con la loro preghiera e il loro lavoro, con il ministero della parola e dei sacramenti. La santificano con il loro esempio, " non spadroneggiando sulle persone " loro " affidate ", ma facendosi " modelli del gregge " (1 Pt 5,3) [893].

Funzione di governo.

" I Vescovi reggono le Chiese particolari, come vicari e delegati di Cristo, col consiglio, la persuasione, l'esempio, ma anche con l'autorità e la sacra potestà " (LG 27), che però dev'essere da loro esercitata allo scopo di edificare, nello spirito di servizio che è proprio del loro Maestro (cf Lc 22,26-27) [894].

Potestà propria, ordinaria e immediata, sotto la guida del Papa.

" Questa potestà che personalmente esercitano in nome di Cristo, è propria, ordinaria e immediata, quantunque il suo esercizio sia in definitiva regolato dalla suprema autorità della Chiesa " (LG 27). Ma i Vescovi non devono essere considerati come dei vicari del Papa, la cui autorità ordinaria e immediata su tutta la Chiesa non annulla quella dei Vescovi, ma anzi la conferma e la difende. Tale autorità deve esercitarsi in comunione con tutta la Chiesa sotto la guida del Papa [895].

Infallibilità, con il Papa, soprattutto nel Concilio Ecumenico.

" L'infallibilità promessa alla Chiesa risiede pure nel corpo episcopale, quando questi esercita il supremo Magistero col Successore di Pietro " soprattutto in un Concilio Ecumenico (LG 25; cf Conc. Vaticano I, DS 3074; FCC 7.198) [891].

anche Apostoli.

 

VIATICO (inizio)

Sacramento eucaristico per preparare il passaggio verso il Padre.

A coloro che stanno per lasciare questa vita, la Chiesa offre, oltre all'Unzione degli infermi, l'Eucaristia come viatico. Ricevuta in questo momento di passaggio al Padre (...) è seme di vita eterna e potenza di risurrezione (...). Sacramento di Cristo morto e risorto, l'Eucaristia è, qui, sacramento del passaggio dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre (Gv 13,1) [1524].

Unzione degli infermi.

 

VIRTU' (inizio)

Disposizione salda e permanente della persona nel cercare, scegliere e realizzare sempre il bene.

La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. Essa consente alla persona, non soltanto di compiere atti buoni, ma di dare il meglio di sé. Con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona virtuosa tende verso il bene; lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete [1803].

Virtù morali e umane e Virtù cardinali.

 

VIRTU CARDINALI (inizio)

Tutte le altre virtù si raggruppano intorno a quattro virtù, come tronco e radice. Esse sono la Prudenza, la Giustizia, la Fortezza e la Temperanza.

Quattro virtù hanno funzione di " cardine ". Per questo sono dette " cardinali "; tutte le altre si raggruppano attorno ad esse. Sono: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza. " Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza " (Sap 8,7) [1805].

Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza, e anche Virtù.

 

VIRTU DI RELIGIONE (inizio)

Dare a Dio, da parte delle creature razionali ciò che, secondo giustizia, gli spetta.

...la carità ci porta a rendere a Dio ciò che in tutta giustizia gli dobbiamo in quanto creature. La virtù della religione ci dispone a tale atteggiamento [2095].

Adorazione, Preghiera, Culto, Liturgia...

 

VIRTU' ELEVATE DALLA GRAZIA (inizio)

La grazia di Dio purifica ed eleva le virtù umane, acquisite per mezzo dello sforzo morale e la perseveranza della volontà.

Le virtù umane acquisite mediante l'educazione, mediante atti deliberati e una perseveranza sempre rinnovata nello sforzo, sono purificate ed elevate dalla grazia divina. Con l'aiuto di Dio forgiano il carattere e rendono spontanea la pratica del bene. L'uomo virtuoso è felice di praticare le virtù [1810].

A causa della fragilità umana, non risulta facile perseverare nella virtù; per questo è necessario chiedere la grazia di Dio, fortificare la nostra debolezza mediante i sacramenti e seguire le mozioni dello Spirito per realizzare il bene ed evitare il male.

Per l'uomo ferito dal peccato non è facile conservare l'equilibrio morale. Il dono della salvezza fattoci da Cristo ci dà la grazia necessaria per perseverare nella ricerca delle virtù. Ciascuno deve sempre implorare questa grazia di luce e di forza, ricorrere ai sacramenti, cooperare con lo Spirito Santo, seguire i suoi inviti ad amare il bene e a stare lontano dal male [1811].

 

VIRTU MORALI E UMANE (inizio)

Sono disposizioni e attitudini umane, stabili e salde, che procedono dall'intelligenza e dalla volontà e presiedono alle nostre azioni in ordine al giusto operare, generandolo come frutto e predisponendo alle virtù soprannaturali.

Le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni abituali dell'intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano la nostra condotta secondo la ragione e la fede. Esse procurano facilità, padronanza di sé e gioia per condurre una vita moralmente buona. L'uomo virtuoso è colui che liberamente pratica il bene.

Le virtù morali vengono acquisite umanamente. Sono i frutti e i germi di atti moralmente buoni; dispongono tutte le potenzialità dell'essere umano ad entrare in comunione con l'amore divino [1804].

Virtù, Virtù morali, Virtù cardinali.

 

VIRTU TEOLOGALI O INFUSE (inizio)

Sono quelle che procedono da Dio, Uno e Trino, e lo hanno per causa e oggetto, rendendo idonee le virtù umane a mettere l'uomo in relazione con la Santissima Trinità.

Le virtù umane si radicano nelle virtù teologali, le quali rendono le facoltà dell'uomo idonee alla partecipazione alla natura divina (cf 2 Pt 1,4). Le virtù teologali, infatti, si riferiscono direttamente a Dio. Esse dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità. Hanno come origine, causa ed oggetto Dio Uno e Trino [1812].

Una volta vivificate le virtù morali già possedute per l'azione dello Spirito, le virtù teologali sono, quindi, infuse da Dio nell'anima, per renderci capaci di operare in maniera soprannaturale. Le virtù teologali sono tre: la Fede, la Speranza e la Carità.

Le virtù teologali fondano, animano e caratterizzano l'agire morale del cristiano. Esse informano e vivificano tutte le virtù morali. Sono infuse da Dio nell'anima dei fedeli per renderli capaci di agire quali suoi figli e meritare la vita eterna. Sono il pegno della presenza e dell'azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell'essere umano. Tre sono le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità (cf 1 Cor 13,13) [1813].

Fede, Speranza e Carità.

 

VITA CONSACRATA (inizio)

Professione dei " consigli evangelici ".

" Lo stato [di vita] che è costituito dalla professione dei consigli evangelici, pur non appartenendo alla struttura gerarchica della Chiesa, interessa tuttavia indiscutibilmente alla sua vita e alla sua santità " (LG 44) [914].

La perfezione della carità: celibato per il Regno, povertà e obbedienza professate nella " vita consacrata ".

I consigli evangelici, nella loro molteplicità, sono proposti ad ogni discepolo di Cristo. La perfezione della carità, alla quale tutti i fedeli sono chiamati, comporta per coloro che liberamente accolgono la vocazione alla vita consacrata, l'obbligo di praticare la castità nel celibato per il Regno, la povertà e l'obbedienza. E la professione di tali consigli, in uno stato di vita stabile riconosciuto dalla Chiesa, che caratterizza la " vita consacrata " a Dio (cf LG 42-43; PC 1) [915].

anche Consacrazione e Missione.

 

VITA CRISTIANA (inizio)

La dignità del cristiano, come Figlio di Dio lo stimola a vivere una vita coerente con il Vangelo, alla quale lo conducono i sacramenti, la preghiera e il vivere in stato di grazia.

...i cristiani sono diventati " figli di Dio " (Gv 1,12; 1 Gv 3,1), " partecipi della natura divina " (2 Pt 1,4). Riconoscendo nella fede la loro nuova dignità, i cristiani sono chiamati a comportarsi ormai in modo degno del Vangelo di Cristo (Fil 1,27). Mediante i sacramenti e la preghiera, essi ricevono la grazia di Cristo e i doni del suo Spirito, che li rendono capaci di questa vita nuova [1692].

I cristiani devono aspirare a conformare il loro pensiero, le loro parole e le loro opere a Cristo e ai suoi esempi.

Alla sequela di Cristo e in unione con lui (cf Gv 15,5), i cristiani possono farsi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminare nella carità (Ef 5,1), conformando i loro pensieri, le loro parole, le loro azioni ai sentimenti che furono in Cristo Gesù (Fil 2,5) e seguendone gli esempi (cf Gv 13,12-16) [1694].

I cristiani sono chiamati a essere santi per opera dello Spirito Santo.

...santificati e chiamati ad essere santi (1 Cor 1,2), i cristiani sono diventati " tempio dello Spirito Santo " (cf 1 Cor 6,19). Questo " Spirito del Figlio " insegna loro a pregare il Padre (cf Gal 4,6) e, essendo diventato la loro vita, li fa agire (cf Gal 5,25) in modo tale che portino il frutto dello Spirito (Gal 5,22) mediante una carità operosa. Guarendo le ferite del peccato, lo Spirito Santo ci rinnova interiormente con una trasformazione spirituale (Ef 4,23), ci illumina e ci fortifica per vivere come " figli della luce " (Ef 5,8), mediante " ogni bontà, giustizia e verità " (Ef 5,9) [1695].

 

VITA EREMITICA (inizio)

Intimità personale con Cristo: ritiro, silenzio nella solitudine, nella preghiera e nella penitenza, senza la necessità di professare pubblicamente i " consigli evangelici ".

Senza professare sempre pubblicamente i tre consigli evangelici, gli eremiti, " in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine e nella assidua preghiera e nella penitenza, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo " (CIC, can, 603,1) [920].

Essi [gli eremiti] indicano a ciascuno quell'aspetto interiore del mistero della Chiesa che è l'intimità personale con Cristo [921].

 

VITA ETERNA (inizio)

Conoscere Dio e Colui che egli ha inviato.

" Padre... questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo " (Prefazione).

Andare incontro a Dio con la morte.

Per il cristiano, che unisce la propria morte a quella di Gesù, la morte è come un andare verso di lui ed entrare nella vita eterna [1020].

 

VITA NASCOSTA DI GESU A NAZARET (inizio)

Misteri della vita di Cristo.

 

VITA PUBBLICA CIVILE (inizio)

La promozione del bene comune è un compito che deve coinvolgere tutti i cittadini come conseguenza della dignità della persona.

La partecipazione è l'impegno volontario e generoso della persona negli scambi sociali. E necessario che tutti, ciascuno secondo il posto che occupa e il ruolo che ricopre, partecipino a promuovere il bene comune. Questo dovere è inerente alla dignità della persona umana [1913].

Si tratta dell'insieme delle attività dei cittadini che partecipano, con responsabilità personale, alla promozione del bene comune nei campi dell'educazione della famiglia, nel lavoro, nella libertà della vita pubblica, nella cultura, etc.

La partecipazione si realizza innanzitutto con il farsi carico dei settori dei quali l'uomo si assume la responsabilità personale: attraverso la premura con cui si dedica all'educazione della propria famiglia, mediante la coscienza con cui attende al proprio lavoro, egli partecipa al bene altrui e della società (cf CA 43) [1914].

I cittadini, per quanto è possibile, devono prendere parte attiva alla vita pubblica. Le modalità di tale partecipazione possono variare da un paese all'altro, da una cultura all'altra. " E da lodarsi il modo di agire di quelle nazioni nelle quali la maggioranza dei cittadini è fatta partecipe della gestione della cosa pubblica in un clima di vera libertà " (GS 31,3) [1915].

 

VITA RELIGIOSA (inizio)

Istituti canonicamente eretti dalla Chiesa.

Nata in Oriente nei primi secoli del cristianesimo (cf UR 15) e continuata negli istituti canonicamente eretti dalla Chiesa (cf CIC, can. 573), la vita religiosa si distingue dalle altre forme di vita consacrata per l'aspetto cultuale, la professione pubblica dei consigli evangelici, la vita fraterna condotta in comune, la testimonianza resa all'unione di Cristo e della Chiesa (CIC, can. 607) [925].

Collaboratori del vescovo diocesano anche nella missione pastorale.

Tutti i religiosi, esenti o non esenti (cf CIC, can. 591), sono annoverati fra i cooperatori del Vescovo diocesano nel suo ufficio pastorale (cf CD 33-35). La fondazione e l'espansione missionaria della Chiesa richiedono la presenza della vita religiosa in tutte le sue forme fin dagli inizi dell'evangelizzazione (AG 18; 40) [927].

La vita consacrata si sostiene e si diffonde anche per mezzo della preghiera di lode e di intercessione per tutto il popolo di Dio.

Numerosi religiosi hanno dedicato l'intera loro vita alla preghiera. Dopo gli anacoreti del deserto d'Egitto, eremiti, monaci e monache hanno consacrato il loro tempo alla lode di Dio e all'intercessione per il suo popolo. La vita consacrata non si sostiene e non si diffonde senza la preghiera; questa è una delle vive sorgenti della contemplazione e della vita spirituale nella Chiesa [2687].

Preghiera, Vita consacrata.

 

VIZI (inizio)

Peccato, Peccati mortali, Peccati capitali.

 

VOLONTÀ DI DIO (inizio)

(SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSI IN TERRA)

Cristo, fin dal suo ingresso nel mondo e fino alla croce, ha sempre compiuto la volontà del Padre: " Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza "; per questo noi siamo stati santificati.

E in Cristo e mediante la sua volontà umana che la volontà del Padre è stata compiuta perfettamente e una volta per tutte. Gesù, entrando in questo mondo, ha detto: " Ecco, Io vengo,... per fare, o Dio, la tua Volontà " (Eb 10,7; Sal 40,7). Solo Gesù può affermare: " Io faccio sempre le cose che gli sono gradite " (Gv 8,29). Nella preghiera della sua agonia, egli acconsente totalmente alla volontà del Padre: " Non sia fatta la mia, ma la tua volontà! " (Lc 22,42; cf Gv 4,34; 5,30; 6,38). Ecco perché Gesù " ha dato se stesso per i nostri peccati... secondo la volontà di Dio " (Gal 1,4). " E appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del Corpo di Gesù Cristo " (Eb 10,10) [2824].

Gesù, " pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì " (Eb 5,8)... [2825].

Chiediamo che il Mistero salvifico della sua volontà (" che tutto abbia Cristo come Capo ", " che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità ") si compia sulla terra come già si compie in cielo.

La volontà del Padre nostro è " che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità " (1 Tm 2,4) [2822].

Salvezza.

" Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto, nella sua benevolenza, aveva... prestabilito... il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose... In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà " (Ef 1,9-11). Noi chiediamo con insistenza che si realizzi pienamente questo Disegno di benevolenza sulla terra, come già è realizzato in cielo [2823].

Regno di Dio in Cristo.

 

VOTI (inizio)

Atti della virtù di Religione in forma di promesse deliberate e libere a Dio di qualcosa di buono o di consacrazione a lui, che devono essere adempiuti.

" Il voto, ossia la promessa deliberata e libera di un bene possibile e migliore fatta a Dio, deve essere adempiuto per la virtù della religione " (CIC, can. 1191,1). Il voto è un atto di devozione, con cui il cristiano offre se stesso a Dio o gli promette un'opera buona. Mantenendo i suoi voti, egli rende pertanto a Dio ciò che a lui è stato promesso e consacrato. Gli Atti degli Apostoli ci presentano san Paolo preoccupato di mantenere i voti da lui fatti [2102].

In alcuni casi possono essere dispensati dalla Chiesa, allo stesso modo delle promesse.

In certi casi, la Chiesa può, per congrue ragioni, dispensare dai voti e dalle promesse (CIC, can. 692; 1196-1197) [2103].

Promesse.

Y

 

YHWH (inizio)

Dio.

 

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