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  Maria «antenata» che guida e protegge la famiglia africana 
SocietàRelazione presentata da Jean-Pierre SIEME LASOUL al 1° Forum Internazionale di Mariologia, tenutosi nel 2001

Introduzione

Il padre A. Arnoux pubblicava nel 1958 in "Maria" un articolo intitolata "la devozione alla santa Vergine nelle missioni dei padri Bianchi" in cui annota "la proclamazione del dogma dell'Assunzione di Maria sollevò nella cristianità dei padri bianchi una potente ondata d'entusiasmo e le feste vi svolsero con la stessa pietà come durante l'anno mariano".
Mi è stato suggerito di parlare di "Maria antenata che protegge e guida il cammino della famiglia africana". Debbo subito dire che oggi non è facile affrontare il tema "antenato" nella teologia. In campo africano, infatti, si registra una tale tensione di ripensamento, di riproposizione e di riattualizzazione del significato di Gesù come antenato e Proto-antenato, che si stenta ancora a trovare il giusto metro sia per adeguati confronti, e sia per sintesi compiute e sufficientemente equilibrate al riguardo.
Non è mio compito, né mio intento presentare in questa sede la cristologia africana e i fattori teologici che hanno sollecitato questo intrecciarci delle appelazione di Gesù (Gesù come mediatore e intermediario, Gesù come salvatore potente e redentore, Gesù come liberatore, Gesù Cristo come guaritore, iniziatore, etc...). Mi limito solo agli elementi che possono offrire altrettanti spunti metodologici di carattere generale per un adeguato approccio al nostro tema.
Il mio contributo al presente "forum" vorrebbe mostrare come l'Assunzione di Maria alla celeste gloria in anima e corpo abbia prodotto un effetto positivo nella cultura africana. Così come scrive il Papa Giovanni Paolo II nella sua esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Africa: "i padri sinodali hanno posto in evidenza alcuni di tali valori culturali, che certamente costituiscono una preparazione provvidenziale alla trasmissione del Vangelo; sono valori che possono favorire un'evoluzione positiva della drammatica situazione del continente, ed evitare quella ripresa globale da cui dipende l'auspicato sviluppo delle singole nazioni. Gli Africani hanno un profondo senso religioso, il senso del sacro, il senso dell'esistenza di Dio creatore e di un mondo spirituale".
Così da una parte, sarà approfondito il fatto di considerare Maria come antenata per gli Africani, passando dal fatto che Maria è madre della famiglia africana; Dall'altra parte la riflessione si estenderà sul fatto che Maria protegge e guida il cammino della Chiesa-famiglia di Dio in Africa.

1. Maria antenata

Alla luce dell'esortazione apostolica post-sinodale di Giovanni Paolo II Ecclesia in Africa che ribadisce: "il sinodo ha espresso l'auspicio che le conferenze episcopali, in collaborazione con le università e gli istituti cattolici, creino delle commissioni di studio, specialmente per quanto riguarda il matrimonio, la venerazione degli antenati e il mondo degli spiriti, al fine di esaminare a fondo tutti gli aspetti culturali dei problemi posti dal punto di vista teologico, sacramentale, rituale e canonico", voglio rivedere il termine antenato per fare spazio possibilmente a Maria come antenata, senza dimenticare che, nella sua condizione di donna ebrea, Maria rappresenta la cultura dell'Antico Testamento.
In effetti, la venerazione degli antenati non è soltanto una realtà nell'Africa tradizionale, anche di quella d'oggi. Non si può non prendere in considerazione il mistero della vita e della morte così come viene vissuto dagli Africani.
È stato proposto dall'assemblea sinodale una riflessione sull'identità degli antenati e sulla legittimità di una loro venerazione: "In molte comunità africane, gli antenati occupano un posto d'onore. Essi sono parte della comunità insieme ai vivi. In molte culture c'è un idea chiare di chi merita di essere chiamato antenato. Gli antenati sono venerati, ed è una pratica che in nessun modo implica la loro adorazione. Raccomodiamo perciò che la venerazione degli antenati, prese le dovute precauzioni che ciò non leda la sincera adorazione di Dio o il ruolo dei santi, sia permessa con liturgie concepite, autorizzate e proposte dalle autorità competenti nella Chiesa".

Colgo l'occasione per precisare che il termine antenato non è sempre usato nella stessa accezione nelle lingue occidentali come invece si usa in Africa. A causa della sua densità e della sua portata relazionale, le risonanze, che l'appellativo di antenato risveglia presso l'Africano autentico non potrebbero essere uguali per popoli di altre culture. Nelle tradizioni africane, il termine antenato possiede un ventaglio di significati, legati tra loro dal vincolo della vita. Nel piano verticale ed orizzontale, esso abbraccia parecchi aspetti esistenziali: biologici, spirituali, socio-etici, religiosi, culturali. Senza tradire né mutilare il contenuto, si potrebbe ridurre il suo significato ad una formula : " l'antenato è essenzialmente un vivente". Anzi, egli è il vivente per eccellenza, più vivente a causa della sua invisibilità, di quanto lo fosse nella sua vivibilità fisica. L'invisibilità fa di lui una esistenza spirituale per sempre, immortale. In quanto vivente, egli è mediatore di vita, di bontà, di sapienza. Non Creatore, ma mediatore; come tale, egli si riferisce in modo trasparente al creatore, unica sorgente, pienezza di vita, di sapienza, di bontà, di giustizia e pace, di felicità vera.
Oggi, nell'ambito della Chiesa-famiglia di Dio, proposta dal Sinodo dei vescovi per l'Africa come idea-guida per la nuova evangelizzazione del continente, gli antenati rivestono una grande importanza.
Chi diventa antenato?
Dall'esame dei testi riguardanti i criteri per diventare antenato, risulta evidente che gli autori parlano di al meno quattro elementi: trasmettere la vita, occuparsene onestamente, perseverare così sino alla morte, vedere il proprio nome trasmesso alla posterità, cioè vedersi attribuire gli onori dell'immortalità.
Qui si deve sottolineare che la azioni del negro-africano non toccano un ambito puramente profano, perché esse in fin dei conti debbono essere collocate all'interno della venerazione degli antenati buoni, la quale ha il proprio luogo in un contesto religioso. A questo proposito ricordiamo che la Santa Sede ha accettato una invocazioni degli antenati buoni nella litania dei santi all'inizio della santa Messa.
Cristo nostro antenato
Non c'è più bisogno di dire oggi che "da diversi anni il Magistero della Chiesa, gli studiosi di missiologia, di teologia pastorale nonché i cultori della teologia dogmatica rilevano l'importanza e l'urgenza dell'inculturazione della fede (...). Da duemila anni la Chiesa si studia di annunciare l'unico Vangelo ai molti popoli della terra, aventi ciascuno una cultura propria" .
Nel Vangelo di Matteo l'ultima parola di Gesù ai suoi discepoli è : "andate e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figli e dello Spirito Santo" (Mt 28,19).
L'accoglienza del Vangelo, la valorizzazione delle ricchezze di una cultura e, allo stesso tempo, la purificazione o il rifiuto dei suoi disvalori fanno lievitare e crescere cristianamente una cultura particolare. All'incarnazione del Vangelo in una cultura, corrisponde una conversione di questa cultura al Vangelo e una sua profonda purificazione. La conversione a Cristo non implica il ripudio dei valori culturali umani e religiosi, anzi, essi trovano compimento nel dono della grazia. La conversione del centurione Cornelio a Cesarea è uno degli esempi più significativi. Era un uomo pio e timorato di Dio, come tutti quelli della sua casa, faceva molte elemosine al popolo e pregava Dio continuamente (At 10,2).
Si è sentito già dire parecchie volte che l'Africa non sarà cristiana finché non avrà assimilato il cristianesimo. Ciò significa che l'Africano deve arrivare a pensare ed esprimersi in un linguaggio africano la sua esperienza de Gesù Cristo, dottrina e vita. Dalla fine del Concilio Vaticano II, in Africa questa domanda preoccupa i cristiani ed i pastori ed è dibattuta a lungo. Come si può aderire a Gesù Cristo ed al suo Vangelo restando fedele alla propria cultura in ciò che ha di più ricco e positivo?
Il cristiano africano desidera situarsi di fronte al Cristo che risolutamente interpella: "la gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo? Risposero: alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti. Disse loro: Voi chi dite che io sia " (Mt 16, 13-15)? Al fine di compiere una ricognizione sulla Vergine Maria con riferimento alla nozione di antenato, ci occorre preliminarmente fissare le idee su quello che diciamo del suo Figlio Gesù. Chi è dunque Cristo per noi Africani oggi? Questa domanda sta al centro de la teologia africana; le risposte che i teologi africani daranno alle questioni culturali, politiche ed altre cui oggi hanno a che fare, saranno determinante in ultima analisi dalla loro comprensione di quale sia natura della persona e dell'opera di Gesù Cristo. Può Gesù diventare più reale per i cristiani africani se è visto come Antenato o Proto-Antenato ?
Secondo il professore Boka di Mpasi, "in Africa le indagini cristologiche non si colorano di umori combattivi; esse non fanno mostra di un'erudizione tessuta di "si dice", sia da parte dei teologi che degli altri. Piuttosto che esaurirsi in un'accanita apologetica, essi si esprimono spontaneamente con un sincero slancio spirituale sostenuto dall'idea-forza: l'antenato. Meditazioni, piuttosto che pure speculazioni o ideologie, le spiegazioni teologiche africane testimoniano un'esperienza vitale e una relazione personale con l'"Emanuele" Dio con Noi. Effettivamente, l'africanità profonda desidera situarsi di fronte al Cristo che risolutamente interpella : voi chi dite che io sia ?".
Lo stesso professore Boka di Mpasi ha cercato di riassumere in due tempi le risposte di alcuni africani:
- In un primo tempo, dopo aver assimilato con assennatezza e docilità servile le lezioni di storia delle controverse cristologiche, una certa Africa, buon'alunna, ha risposto ripetendo forzatamente le formule degli altri circa la teologia su Gesù Cristo (Colui che è il medesimo ieri, oggi, domani e sempre).
- In un secondo tempo, l'africanità profonda prende la parola, come protagonista responsabile, attraverso la voce dei suoi figli che hanno preso coscienza: Per noi, Tu sei l'Antenato, il vivente per eccellenza che condivide con noi la pienezza della sua vita e della sua vittoria".
Offro qui un elenco, certo non esaustivo, delle risposte degli Africani a Mt 16. 13-15:
-Cristo nostro antenato - Gesù Cristo è il Proto-antenato - Cristo è il maestro d'iniziazione iniziato - Gesù e mediatore o intermediario - Gesù salvatore, potente e Redentore - Gesù liberatore - Gesù Cristo guaritore.
Secondo il professor Bénézet BUJO, teologo cattolico congolese, nel suo libro "Teologia africana nel suo contesto sociale" considera la teologia degli antenati come punto di innesto per una nuova cristologia: " non si tratta affatto di considerare Gesù Cristo semplicemente come antenato. Già in termini strettamente linguistici nemmeno il concetto di antenato delle origini è appropriato a designarlo. Poiché in questo modo Gesù Cristo sarebbe uno dei primissimi antenati fra tanti altri. Piuttosto, qui si deve parlare di Gesù Cristo in quanto Proto-antenato. Si vuol così significare che Gesù Cristo non solo realizza alla perfezione il giustificato ideale di Vita degli antenati negro-africani timorati di Dio, ma ancor più contemporaneamente quell'ideale lo trascende all'infinito e lo porta a perfezione".
Il Vangelo viene annunziato e accolto in una cultura particolare. Leggendo alcuni passi del Vangelo, nei quali Gesù parla di se stesso, posso dire effettivamente che ci troviamo di fronte ad elementi notevoli per illuminare il pensiero africano sugli antenati. Gesù ha detto : "In verità, in verità vi dico, prima che Abramo fosse, Io sono" (Gv 8, 58). Abramo è nostro padre nella fede, dunque Abramo è nostro antenato nella fede. In Gv 1,1, si legge: "in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo". Il fatto stesso della presenza di Gesù di Nazareth in mezzo a noi, testimonia che Dio si fa presente nella storia dell'umanità attraverso il suo linguaggio peculiare: quello del Figlio che da sempre vive la stessa vita di Dio.
Detto in altro modo, Gesù Cristo è il primogenito dei morti (Col 1,18; 1 Cor 15,20; Ap 1,5), il Proto-antenato, l'Adamo escatologico, lo Spirito che vivifica (cf. 1 Cor 15,15) solo perché è passato attraverso la croce e la morte.
Maria antenata
Certamente non si può negare il fatto che la persona e la missione di Gesù, il Signore, gettano luce sulla figura della Madre. Gesù è il centro, la norma e il fine della vita. Tutte le considerazioni esaminate prima alla luce della cristologia richiamano l'attenzione sulla Vergine de Nazareth, madre di Gesù più che nel passato.
Il ricorso al titolo Proto-antenato servirebbe dunque a mettere in evidenza soprattutto l'adempimento delle promesse. Non v'è dubbio che questa prospettiva resta fondamentale per chi, nell'orizzonte cristiano, affronta un simile tema. Tuttavia, senza negare una tale prospettiva, l'espressione Proto-Antenato potrebbe anche trasformarsi in un invito a individuare i modi in cui, nella madre di Gesù, si manifestano alcune componenti proprie della fede biblica. In altre parole questo titolo di antenato può diventare un invito a vedere come si sia effettivamente espressa la fede dell'Africano verso la madre di Gesù.
Giustamente l'arcivescovo di Kananga (Rep. dem. del Congo) Mons. MUKENG'a KALONG parlando della "spiritualité matrimoniale, cas de la Jamaa" , mostra come gli africani parlano di Gesù e di Maria come antenati.
"Gli antenati appartengono all'universo famigliare; l'Africano ricorre più facilmente a loro che all'Essere Supremo. Ma ciò non significa che ci sono due culti giustapposti ed indipendenti l'uno dall'altro, ci sono due culti complementari (...) Gli sposi Jamaa ricorrono a Cristo e alla Vergine Maria come lori antenati, di cui essi cercano la comunione. Come gli antenati tradizionali, essi fanno parte del loro universo famigliare. Il prete è al centro della loro vita come padre che nutre, purifica e fa crescere. Egli apre l'ingresso al mondo di Dio e degli antenati."
Posso quindi dire che la cultura africana che riserva un posto di privilegio alla madre, come lo vedremo nel punto seguente, in ragione del ruolo importante che ella svolge nella vita e nella formazione, riserva un posto speciale alla Mamma Maria. Come Mamma che è al dì là , Maria può essere chiamata antenata.
Ricordo qui che in Africa, la trasmissione della vita è la condizione necessaria per accedere alla dignità ancestrale. Ma la trasmissione biologica della vita comporta necessariamente obblighi morali, culturali, sociali e religiosi. Debbo anche precisare che tutti i genitori, in quanto tali, non accedono automaticamente al titolo di antenati per la sola ragione di avere trasmesso biologicamente la vita. Debbono meritare tale titolo grazie a prestazioni di ordine etico, sociale e religioso, che mirano all'integrazione totale e armoniosa del bambino nella sua comunità. Ciò significa che non basta essere genitore o genitrice, bisogna in altre parole, diventare padre o madre mediante un insieme di virtù e di qualità.
In questo senso di fecondità spirituale complementare o di paternità socio-spirituale sono ammessi alla dignità di antenati anche quelli che non sono genitori. L'Africano sa che Gesù è il nuovo Adamo e la Vergine Maria, la nuova Eva. Adamo ed Eva sono antenati di tutti gli uomini. In Gn 3,20, Eva è chiamata madre dei viventi, ruolo che Gesù attribuisce a Maria in Gv 19,25-27. La Vergine Maria, come nuova Eva e madre dei viventi, ha un posto particolare nella vita di ogni cristiano. Per gli Africani essere o diventare mamma, una buona madre è un dono di Dio. Un dono da custodire. In Africa, i defunti che sono consideranti come antenati hanno diritto a un culto. Gli antenati hanno un ruolo di mediazione tra il mondo visibili ed invisibile.

2. Maria, Madre della famiglia africana

È importante ricordare qui, che l'Africa ha una moltitudine di culture, e in ragione dell'orizzonte geografico e storico, dai popoli dell'Africa emerge una realtà comune ed identica nel suo fondo e nell'espressione delle sue forme di vita, senza lasciare nell'ombra il fatto che l'Africa ha parecchi volti. Nel modo in cui gli Africani hanno interiorizzato i valori di vita ed umanizzato il loro ambiente naturale, hanno così creato ciò che possiamo considerare di diritto come una certa unità culturale. Si tratta qui di un insieme di concezioni e di espressioni, interrogazioni e risposte ai problemi ed enigmi della vita, nelle relazioni gerarchizzate tra gli esseri viventi in questo mondo e quelli viventi nell'aldilà, tra tutti gli esseri e l'Essere Supremo. Ecco perché il professore Atal Dosithée dice: "tra le denominazioni di Maria, quella di madre parla di più e meglio allo spirito ed al cuore dell'Africano. Il titolo di Madre occupa, in effetti, nelle tradizioni e costumi africani un posto di scelta. Maria sarà chiamata Mamma Maria". In altre parole, quando l'Africano chiama la Vergine Maria "Mamma", la maternità di Maria va vista anche come qualcosa di dinamico, vivente e sacro. C'è qui un ricco simbolismo da scoprire. Per esempio, in altre culture in Africa Dio è chiamato "Madre"; "gli Africani come del resto accade in molte altre culture, associano la maternità con la generazione e con gli altri elementi simboleggiati dalla femminilità e menzionati più sopra. É dunque possibile chiamare Dio "Madre" senza contraddire la dottrina cattolica, se quel sostantivo è inteso a indicare la forza generativa di Dio, la vita, la fertilità, la tenerezza, la compassione, la cura e cosi via".
Parlando della pietà mariana in Africa, Joseph Bauchaud ci indica del resto che "bisogna ricordarsi che i neri hanno un attaccamento profondo per la madre. Sotto il suo aspetto di Madre di Dio e di Madre degli uomini, Maria non poteva mancare di sedurli". Nell'Africa nera, le donne, madri di famiglia hanno difatti, un ruolo molto importante per il mantenimento dell'equilibrio sociale. Sono un elemento catalizzatore nel governo della società africana, tanto bene sul piano umano che sul piano religioso. Per i negro-africani, le madri di famiglie o dei clan sono portatrici di vita, linfa di amore e di unità tra i membri del clan.
Le madri africane in quanto portatrici di vita, sono tenute sempre in grande stima ed investite di una grande responsabilità sui bambini. Questo accade per il fatto che nella società africana, tutti i membri concorrono al bene della comunità lavorando all'"unità di vita o unione vitale". L'espressione "unità di vita" ed "unione vitale" significa, per il teologo africano V.Mulago, una relazione di essere e di vita di ciascuno coi suoi discendenti, la sua famiglia, i suoi fratelli e sorelle di clan, la sua ascendenza, e con Dio, sorgente di ogni vita.
C'è dunque così nella cultura africana un valore accordato al fatto di essere madre o mamma. Senza esitazione si può articolare il valore della maternità della donna africana rispetto al caso della Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa. Bisogna ancora sottolineare che tutti gli elementi precedenti hanno mostrato come il titolo di Madre o Mamma occupano un posto di privilegio nelle tradizioni e costumi africani.
L'Africano riporterà, consapevolmente o no, il titolo di Mamma su Maria. Così, la maternità biologica o spirituale può essere considerata come la cerniera o il denominatore comune che ci portano ad avvicinare la madre di famiglia africana alla Vergine Maria, Madre di Gesù e nostra Madre. Difatti, nell'Africa nera, ogni donna è chiamata mamma. In effetti, si può dire che la vita sociale africana è ritmata da una rete di relazioni complesse. Non è sempre facile per un non africano afferrare a prima vista ciò che l'Africano chiama fratello, sorella, mamma o babbo. Tutto il villaggio è formato quasi solamente dalle persone con cui si ha una relazione di parentela. L'amica di sua mamma è sua mamma e tutti quelli della generazione della sua madre sono mamme. Nello stesso modo si dice anche del padre. Così per molti africani, la madre del mio amico è mia madre, non la chiamerò mai signora, ma mamma, allo stesso modo che la mia propria madre. In generale, le famiglie africane sono numerose ed è la mamma che fa l'unità della famiglia.
Riconoscere la Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa, come Madre di tutti gli uomini non dà nessun problema per l'Africa nera. La Vergine Maria è accettata come madre degli Africani o meglio nostra madre dunque, la nostra Mamma Maria come si dice nella Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, la maternità divina di Maria è un elemento nuovo per le culture africane. Per l'Africano occorre un chiarimento particolare sul titolo di Maria Madre di Dio, perché si tratta qui di una dimensione tutta particolare della fede cristiana che l'Africano deve apprendere della Tradizione dalla Chiesa universale. E' partendo da Gesù, Figlio di Dio e fratello di tutti gli uomini, che le culture africane risaliranno alla maternità tutta speciale della Vergine Maria, (Lc 1,35) che è un caso unico al mondo e irrepetibile. Si tratta di una Madre Vergine. Dico a proposito che oggi, per certe tribù, la verginità è molto apprezzata nella vecchia società africana e essa stessa e è un valore. In Africa, esistono dei popoli presso cui un matrimonio è ritenuto valido solamente quando questo è provato dal fato che la ragazza o la fidanzata, è rimasta vergine prima del matrimonio. È come dire che presentare la sua ragazza vergine per un matrimonio è un onore per i suoi genitori, una fierezza per il suo fidanzato - una gloria per la sua famiglia.
Le culture africane possono riportare il valore della verginità al caso eccezionale ed unico della Vergine Maria, Madre-Vergine. È quindi questione di portarvi la novità del cristianesimo. Gli africani accettano senza problema la loro Mamma Maria come madre sempre Vergine, perché si tratta di un intervento speciale della Santissima Trinità per una missione straordinaria: la salvezza dell'umanità - La Vergine Maria è stata chiamata da Dio per l'opera della salvezza. Maria è la Madre di Dio e nostra madre, non ci sarà più bisogno di insistere sulle sue qualità di mediatrice, di ausiliatrice e di avvocata, perché tutte queste nozioni si riepilogano in una sola parola: la Madre.
Dato che nelle società africane, la madre è chiamata ad accogliere, ed a portare vita comunitaria (vita personale e vita del clan), è naturale sottolineare l'importanza del ruolo specifico della madre africana nella società. Così, analogicamente, la figura della Vergine Maria, Madre di Gesù e mamma degli Africani, ben accetta e ben capita, è per l'Africa nera la stella che ci guida verso Gesù Cristo. Giustamente, Giovanni Paolo II dice :"Riconoscente per la grazia di questo Sinodo, mi rivolgo a Maria, Stella dell'evangelizzazione".

3. Maria, Assunta in cielo, protegge e guida la famiglia africana

La proclamazione del dogma dell'Assunzione nel 1950, nel contesto di un Africa colonizzata e in piena ricerca della sua identità, suona alle orecchie del mondo come una professione di fede nell'umanità.
Rileggendo i testi scritti dai missionari a proposito delle manifestazioni e di gioia che hanno espresso i fedeli africani, mi è sembrato, al di là di qualche particolare legato alle contingenze degli anni 1950 (colonialismo), che gli atteggiamenti degli Africani sono sempre gli stessi verso la Beata Vergine Maria. In effetti, la definizione dogmatica dell'Assunzione di Maria ha confermato la presenza attiva dell'Assunta (Mamma Maria) nella vita dei fedeli Africani.
Ricordo qui alcuni dati circa l'Assunzione della Vergine Maria per la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa:
-Nel 1614, nel Regno del Congo, in una città dell'attuale Angola, una chiesa fu dedicata all'Assunta.
- Il 21 luglio 1891, il Papa Leone XIII dichiarò : "In virtù della nostra autorità apostolica (...) vogliamo e ordiniamo che la festa dell'Assunta, che cade ogni anno il 15 agosto, sia considerata e celebrata come la festa patronale del Congo".
- Nel 1952, dal 30 aprile al 4 maggio fu organizzato il primo congresso mariano a Durban, con la presenza, di Mons. Lucas delegato apostolico e legato pontificio, 24 arcivescovi e vescovi, 350 preti e 100.000 fedeli, per testimoniare l'amore e la fedeltà alla Beata Vergine Maria. In questa occasione l'Africa meridionale fu consacrata all'Assunta.

Passo ora alla testimonianza di padre Bauchaud circa le manifestazioni in occasione della definizione dogmatica dell'Assunta. "Manifestazioni analoghe hanno segnato, nel 1950, la proclamazione del dogma de l'Assunzione. Senza dubbio, da questo evento i cristiani africani non impareranno niente di nuovo - anche se gli Etiopici scismatici hanno espresso la loro meraviglia che i cattolici abbiano attesi così molto per scrivere questa credenza nel catalogo delle loro verità di fede - Celebrata dovunque, la festa de l'Assunta è obbligatoria nei territori francesi, nel Congo belga e nel Africa meridionale (Sud Africa). Ma questa definizione dogmatica ha dato l'occasione di nuove dimostrazioni di pietà mariana".
Questa testimonianza scritta da un non africano dice chiaramente qual è l'atteggiamento del fedele africano riguardo la sua Mamma Maria. Ecco perché, a mio parere, questi atteggiamenti hanno avuto una lunga preparazione nella cultura africana. Si tratta soprattutto del rispetto dell'Africano verso la madre.
"Nella cultura e nella tradizione africana, il ruolo della famiglia è universalmente considerato come fondamentale. Aperto a questo senso della famiglia, dell'amore del rispetto della vita, l'Africano ama i figli, che sono accolti gioiosamente come dono di Dio. "I figli e le figlie de l'Africa amano la vita. É proprio l'amore per la vita a comandare loro di attribuire una così grande importanza alla venerazione degli avi. Credono istintivamente che quei morti continuano a vivere e rimangono in comunione con loro. Non è questa, in qualche modo una preparazione alla fede nella comunione dei santi ? I popoli dell'Africa rispettano la vita che viene concepita e nasce. Gioiscono da questa vita. Rifiutano l'idea che possa essere annientata, anche quando a ciò vorrebbero indurli le cosiddette civiltà progressiste. E le pratiche ostili alla vita vengono loro imposte per mezzo di sistemi economici al servizio dell'egoismo dei ricchi." Gli Africani manifestano rispetto per la vita fino al suo termine naturale e riservano in seno alla famiglia un posto agli anziani e ai parenti. Le culture africane hanno un senso acuto della solidarietà e della vita comunitaria. Non si concepisce in Africa una festa che non venga condivisa con l'intero villaggio. Di fatto, la vita comunitaria nelle società africane è espressione della famiglia allargata."
Nell'Africa nera, a mio parere, non ci sono culture o tradizioni che hanno une visione dicotomica e ilemorfica propria dell'antropologia platonico-aristolitetica (l'uomo inteso come corpo e anima). In genere in Africa si parla dell'uomo come di una persona nella sua totalità.
Gli africani divenuti cristiani hanno sempre un rispetto e un attaccamento verso gli antenati buoni e di cuori buoni perché da loro hanno ereditato i valori positivi della cultura africana, e in loro possono trovare un nesso tra la fede cristiana e la cultura africana. La vergine Maria essendo la Madre di Gesù è dunque l'antenata di tutti e occupa un posto speciale vicino al figlio suo. É inimmaginabile pensare che la madre sia lontana dal suo figlio. Questa mentalità ha preparato l'Africano a capire e accettare facilmente il dogma dell'Assunzione di Maria in Cielo. É un fatto ovvio per gli Africani. Giustamente, la Chiesa-famiglia di Dio in Africa "in Maria (...) contempla con gioia, come in un'immagine purissima, ciò che essa tutta desidera e spera di essere". Con Maria assunta in cielo, la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa acquista la speranza. Maria guida questi suoi figli nel cammino verso le realtà ultime.
Nella Costituzione Munificentissimus Deus "il senso della fede" della Chiesa appare come un argomento decisivo per la definibilità del dogma dell'Assunzione. Il contribuito della Chiesa-Famiglia di Dio in Africa per lo sviluppo di una rinnovata interpretazione andrebbe in questa direzione.
L'Africa è ancora un continente a tradizione orale. I gesti e le manifestazione trasmessi alle generazione dagli antenati hanno un gran valore. Le manifestazioni e le processioni organizzate per gli africani in onore de l'Assunta esprimono una profonda fede e venerazione. Aiutata dalle celebrazione liturgiche in onore di Maria assunta in cielo che erano già diffuse in Africa, con le grandi manifestazioni di gioia che i fedeli fanno il 15 agosto in onore de la Beata Vergine Maria, la Chiesa-famiglia di Dio in Africa esprime la sua fedeltà verso Gesù. Nella liturgia si vive quello che giustamente ha scritto il Papa Paolo VI nella sua esortazione apostolica Marialis cultus : "la solennità de 15 agosto celebra la gloriosa Assunzione di Maria al cielo; è, questa, la festa del suo destino di pienezza e di beatitudine, della glorificazione della sua anima immacolata e del corpo verginale, della sua perfetta configurazione a Cristo Risorto; una festa che propone alla Chiesa e all'umanità l'immagine e il consolante documento dell'avverarsi della speranza finale: ché tale piena glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli, avendo con loro "in comune il sangue e la carne" (Eb 2,14; cf Gal 4,4).
Nel Concludere la sua esortazione . apostolica Ecclesia in Africa, Giovanni Paolo II scrive : "Riconoscente per la grazia di questo Sinodo, mi rivolgo a Maria, Stella dell'evangelizzazione, e, mentre il terzo millennio s'avvicina, affido a Lei l'Africa e la sua missione evangelizzatrice". Commentando questo cantico mariano del Sinodo africano, il teologo congolese, F. Musumanga Ma-Mumbimbi scrive : "Nei canti liturgici africani, le comunità dell'Africa centrale legano spesso il tema di "Maria Stella" alla "gioia di Sion". É una cosa meravigliosa. Maria è Stella, ma la luce che ella riceve, è del Figlio di Dio, Luce del mondo e Tempio dello Spirito di luce. Maria è Stella in quanto ella è situata in Gesù Cristo, Tempio dello Spirito. Gesù è il Tempio, cioè l'unico spazio del nostro incontro con il Padre e nello stesso tempo la dimora del Padre. Maria è stella in quanto ella porta la luce del mondo. Questa luce è anche donata a tutto il popolo di Dio. É questa luce di Cristo che è oggetto della nostra gioia".
Su questa corda di gioia suonano all'unisono i tamburi nelle chiese africane il 15 agosto di ogni anno per festeggiare la presenza della loro Mamma Maria nella gloria del cielo. Maria Assunta in cielo è nostra madre, una nostra sorella già arrivata. Maria antenata che guida i suoi figli della Chiesa-Famiglia di Dio nel cammino faticoso della vita verso la meta. Come la stella che ha guidato i re magi verso il bambino Gesù, Re de l'universo (cf. Mt 2,9), Maria è la stella che guida la famiglia africana verso Gesù Cristo Re de l'universo.

4. Conclusione

Bisogna riconoscere che in Africa tra le feste in onore della Madre di Dio, quella dell'Assunzione della Beata Vergine Maria può essere considerata senz'altro la più appariscente per il coinvolgimento di partecipazione popolare (mi riferisco sopratutto alla Repubblica democratica del Congo).
In certe culture africane l'antenato non è venerato unicamente per la sua posizione di origine, ma essenzialmente in rapporto a Dio, da una parte, e, a livello dei valori della comunità dall'altra. Per un africano, vedere la Madre del Re accanto al Re è certamente una cosa ovvia. La nuova Eva (cf. Gn 3,15; Gn3, 20) è strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a Lui subordinata. Come Eva, madre di tutti gli uomini, madre dei viventi e antenata di tutti gli uomini, Maria nuova Eva, madre della Chiesa e madre di tutti gli uomini, è anche antenata.
Nelle culture dell'Africa nera, l'antenato buono, di buon cuore e di "cuore retto" ha un ruolo di protezione e di mediazione con l'Essere Supremo. In effetti, per gli africani gli antenati sono vivi e non sono morti come ha scritto Birago Diob nel suo famoso poema "Il soffio". A questo proposito il liturgista congolese Laurent Mpongo scrive : "sulla base di questo messaggio biblico di cui l'insegnamento del magistero recente della Chiesa è una eco, possiamo dire che gli antenati africani dal "cuore retto" sono presso Dio rivelato da Gesù Cristo."
Il cristiano africano, con il rispetto e l'attaccamento alla mamma, esprime il proprio complimento a "Mamma Maria" allo stesso modo della donna, di cui in Lc. 11, 27-28, : "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte". A questa donna Gesù rispose, spostando l'accento della beatitudine dalla propria madre su coloro che fanno la volontà di Dio : "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano". Il che vuol dire che Maria attirò le compiacenze di Dio, in quanto portò Gesù più nel cuore che nel grembo.
Applicando, il discorso a Maria antenata in quanto madre della Chiesa, ciò significa che ogni aspetto della sua persona ha un risvolto nella famiglia africana, e diviene, come figura, esempio e modello di quello che nella fase peregrinante la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa deve essere.
Maria è dunque la Stella che guida e protegge la famiglia africana.

Inserito Domenica 13 Settembre 2009, alle ore 18:10:57 da latheotokos
 
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