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  Maria, la «combattente» del Cristianesimo 
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Dal libro di Salvatore Maria Perrella, Le apparizioni mariane. Dono per la fede e sfida per la ragione, San Paolo, Cinisello Balsamo 2007, pp. 140-152.



 

Il secolo XX, da alcuni anni concluso, nell'autocoscienza dei contemporanei è considerato come il secolo del male1 a motivo delle guerre, degli eccidi e genocidi di inarrivabile atrocità!2. Tali eventi hanno modificato la percezione del male e la coscienza del suo incombere; il secolo appena concluso e quello da poco iniziato, il XXI, sono tornati a interrogarsi sul male, dovendo comprendere perché l'umanità, «invece di entrare in uno stato veramente umano», sprofondi in un «nuovo genere di barbarie»3.

1. Il male, "compagno tenebroso" dell'umanità

Anche la teologia ha dovuto interrogarsi e confrontarsi con questa eruzione del male. Dopo Auschwitz e la Kolyma, il pensiero religioso è stato chiamato a fare i conti con una negatività senza riscatto; all'indomani della Seconda guerra mondiale tutte le comunità credenti sono state profondamente turbate e interpellate dallo scandalo per «il silenzio di Dio»4. Con R. Bultmann si è parlato di un Dio totalmente Altro, Sconosciuto e Incomprensibile5; e si è riproposta l'idea di un Dio che è origine del male, nel senso che in lui è presente non la realtà ma la possibilità del male6. Come si vede, nel tempo moderno, postmoderno e postsecolare, la riflessione su tale realtà scatena ancora forti emozioni, reazioni e. . . pensieri! Oggi il groviglio si e ancor più complicato, sembra diventato inestricabile. Come termina una strada di angosce, subito si inventano infiniti altri sentieri. Ogni angolo della Terra ha un popolo che grida, una donna che sperimenta la minaccia, un figlio che ha paura: tutti aspettano impazienti un tempo di riposo e un po di pace. Angoscia e ansia, paura e dolore e sofferenza indicibile, anche loro globalizzate, fanno parte dei nostri tempi. Anche le città, i quartieri, le vie, così conosciute, così familiari, così nostre, sempre più spesso assomigliano a un terribile deserto o a un aspro monte fatti di desolazione e di solitudine, di incomprensione e mancanza7. L'esistenza del male è uno "scandalo" e un "mistero" dannatamente e drammaticamente concreto, sia per la ragione sia per la fede8. Il male, nella sua multiforme e tentacolare realtà, non solo sembra sfuggire a ogni risposta, ma nello stesso tempo sembra rivelare "un fondo tenebroso", uno stato di irrazionalità radicale, le cui radici penetrano nel più profondo della natura umana e gettano la loro ombra nei segreti recessi dei rapporti tra uomo e trascendenza. Così la radicalità del male nel suo non-senso si vede rinviata all'origine del senso, cioè a Dio8b. Questione di Dio e questione del male formano così una diede inseparabile Fra le tante obiezioni che si muovono alla fede in Dio, quella che sale dalla problematica del dolore e della sofferenza rimane pur sempre la contestazione centrale: perché Dio ha creato un mondo nel quale innumerevoli viventi trascorrono un'esistenza segnata dal dolore e dalla sofferenza? Non avrebbe potuto Dio creare un mondo migliore con meno dolore e sofferenza? E se lo avesse potuto fare, perché non ha scelto l'alternativa migliore, cioè quella meno dolorosa? E se non lo avesse potuto fare, può essere ancora considerato onnipotente e sommamente buono? Il male, il dolore e la sofferenza hanno poi un senso, uno scopo che si potrebbe realizzare anche senza la presenza di questa realtà dolorosa? E perché Dio non interviene o non interviene più spesso nel mondo per impedire che le sue creature soffrano?9. Ma come pensarla? Questo è il vero problema, dove il pensiero rischia a ogni istante di fallire10. Proprio dallo sforzo di pensare "insieme" questo binomio è nata, ad esempio, la intensa quanto inquieta speculazione dell'ultimo Luigi Pareyson (1991); riflessione che trova nel discorso sul "male in Dio" il punto più difficile, temerario e tuttavia penetrante, dove il filosofo cerca di mostrare come sia possibile individuare in Dio la possibilità, da Dio stesso scartata da sempre e per sempre, del male. Da tale riflessione si potrà comprendere l'irrevocabile, eterna, originaria positività che è il Dio rivelato dal Figlio, Gesù Cristo11. Il male, scrive il Pareyson, nelle sue tentacolari e multiformi realtà, è un drammatico enigma non imputabile né a Dio e né all'uomo12; esso, e in ciò si discosta dalla tradizione dottrinale cristiana, pur aggravato dall'uomo non è da lui generato13. Infatti, esso è troppo potente per avere origine nell'uomo, il male ha la sua "origine" in Dio, in quell'abisso che è il nulla scartato dalla scelta dell'essere: un nulla che la libertà dell'uomo riattiva, nel momento della caduta, facendo dell'uomo una sorta di autore del male. Nonostante i diversi pensieri affastellatisi nel tempo, nelle culture e nelle stesse religioni, la Chiesa dalla storia della salvezza e dalla Rivelazione biblica sa, sperimenta nei suoi membri e insegna ai credenti in Cristo che il male e le sue gravi conseguenze sono frutto sia dell'invidia del Diavolo (anche se per molti, anche cristiani, vale il detto: etsi diabolus non daretur) sia del peccato dell'uomo; fatto che talvolta viene minimizzato, contestato o rifiutato col tentativo «di spiegarlo semplicemente come un difetto di crescita, come una debolezza psicologica, un errore, come l'inevitabile conseguenza di una struttura sociale inadeguata, ecc.»14. Mentre, invece, bisogna «conoscere Cristo come sorgente della grazia per conoscere Adamo come sorgente del peccato», quindi del male e dei suoi derivati! Il cristiano, in definitiva, sperimentando la forza e l'asprezza del male non ha altro da fare, sull'esempio del Cristo stesso, che portarlo nella fede e nella speranza, ma già predisposto a fare la volontà del Cielo, «fino all'altare di Dio»16. Un Dio che nel suo Figlio, uomo e Dio egli stesso, «ben conosce il patire» (cfr. Is 53 )17, che ha in modo inaudito e scandaloso scritto sulla sua carne, nella stessa storia di Dio, una storia di finitudine, perché Gesù è stato veramente l'uomo dei dolori!18. E in lui e da lui si aspetta la redenzione e la liberazione da ogni male!

2. Maria, compagna di lotta di Cristo contro il Male

Le apparizioni, specialmente quella di Fatima19, mentre confermano la materna cura che la Vergine glorificata esercita a vantaggio e in ordine al compimento del disegno divino di salvezza, la mostrano nel contempo al nostro fianco come lottatrice, come imagine agonale; tema biblico - soteriologico assai caro alla tradizione ecclesiale e al magistero di Giovanni Paolo II, specie delle encicliche Redemptoris Mater (1987) ed Evangelium vitae (1995)20. Infatti, Maria di Nazareth, la redenta in modo sublime, la piena di grazia, la madre credente e serva del Signore Gesù, l'acerrima nemica del Male, del Maligno21, a motivo della sua splendida umiltà, recettività cristica, fortezza teologale, obbedienza alla voce dello Spirito, santità preclare, è indubbiamente impegnata nella lotta contro il male nelle sue varie forme, che, in e per mezzo del Cristo, concorre a sconfiggere in quanto Donna protologica ed escatologica (cfr. Gn 3,15; Ap 12 1)22. Nella lotta ingaggiata contro il male da Cristo23 e dalla sua Chiesa24 è pure presente il contributo della Madre del Redentore, come testimonia la tradizione patristica e magisteriale anche recente25. Fin dall'inizio dell'enciclica Redemptoris Mater, affrontando la questione della caratura agonica, cioè di tenace avversaria e di forte lottatrice contro il male, della Madre del Redentore, Giovanni Paolo II inserisce la Vergine nel contesto della storia della salvezza, ponendo in evidenza il suo stretto legame col Figlio-Signore (poiché «solo nel mistero di Cristo si chiarisce pienamente il suo mistero»: Redemptoris Mater 4)26 e con la Chiesa in cammino, sottolineandone la presenza all'interno della stessa storia. "Spazio" in cui continua ancora la lotta tra la Donna e il serpente, «lotta che accompagna la storia dell'umanità sulla terra e la storia stessa della salvezza» (Redemptoris Mater 11)27, poiché il nucleo centrale della storia della salvezza è costituito dalla libertà dell'uomo, che può scegliere o rifiutare Cristo, accogliendo o respingendo l'influsso dello Spirito e la generosa misericordia del Padre. Per quanto riguarda il contributo specifico della Madre del Salvatore nella prospettiva e nella dimensione agonica del cristianesimo, il Concilio Vaticano II insegna che «i misteri dell'immacolata concezione e dell'assunzione realizzano pienamente la vittoria sul peccato e sulla morte, costituendo il contenuto teologico della vittoria sul serpente - propria di Cristo (cfr. Gaudium et spes 2) - profeticamente adombrata nel protovangelo»28. Giovanni Paolo II, nella catechesi mariana del 24 gennaio 1996, ricorda che l'inimicizia e la lotta di Maria nei riguardi del Maligno e del male si concretizzano secondo il volere di Dio in due modi:
- nella sua totale sottrazione al fascino e al dominio del Maligno in virtù della sua immacolata concezione ed eminente santità29;
- nell'essere stata costituita da Dio stesso serva del Signore, cioè solerte cooperatrice all'opera di redenzione e di salvezza di Cristo e della sua Chiesa30, venendo coinvolta in prima persona nella battaglia e nella futura e definitiva vittoria31.
Dall'incarnazione del Figlio di Dio alla sua definitiva venuta nella parusia32, insegna Giovanni Paolo II nell'enciclica mariana del 1987, tenendo conto dell'esegesi patristico-ecclesiale sul preannuncio di Gn 3,15 e sulla profezia di Ap 12,1- 1833, «la vittoria del Figlio della donna non avverrà senza una dura lotta, che deve attraversare tutta la storia umana. "L'inimicizia", annunciata all'inizio, viene confermata nell'Apocalisse, il libro delle realtà ultime della Chiesa e del mondo, dove torna di nuovo il segno della "donna", questa volta "vestita di sole" (Ap 12,1)... Maria rimane così davanti a Dio, e anche davanti a tutta l'umanità, come il segno immutabile e inviolabile dell'elezione da parte di Dio, di cui parla la lettera Paolina: "In Cristo ci ha scelti prima della creazione del mondo,... predestinandoci a essere suoi figli adottivi" (Ef 1,4). Questa elezione è più potente di ogni esperienza del male e del peccato, di tutta quella "inimicizia", da cui è segnata la storia dell'uomo. In questa storia Maria rimane segno di sicura speranza» (Redemptoris Mater 11)34.  Nel rinnovato rito dell'esorcismo, nella formula invocativa pronunciata dal sacerdote, si chiede a Dio onnipotente e misericordioso di ascoltare «la preghiera della beata Vergine Maria: il Figlio Gesù, morendo sulla croce, ha schiacciato il capo dell'antico serpente e ha affidato alla Madre tutti gli uomini come figli»35. Questa maternità universale la Madre del Cielo non rinuncia a esercitare per amore dei redenti dal Figlio, posti sotto il terribile e schiavizzante dominio del Diavolo36, che, come ammettono gli stessi esorcisti, la ritiene la sua acerrima e implacabile nemica!37. A tal proposito un teologo ed esorcista scrive: «Nella lotta contro Satana noi riserviamo un posto tutto particolare alla preghiera mariana. Il mistero dell'annunciazione ci rivela come la Madre del Redentore ha saputo riparare il peccato di Eva, facendosi strumento di salvezza per tutto il genere umano. Obbedendo alla volontà di Dio, Maria ci ridona il paradiso. Nel combattimento contro l'antico dragone, la Madre di Dio è più potente che un esercito schierato in battaglia: "Chi è costei che s'affaccia come aurora, bella come la luna, brillante come il sole, stupenda come esercito a vessilli spiegati?" (Ct 6,10). Molti santi ci insegnano che la preghiera del Rosario è un'arma potente contro il demonio»38. I messaggi che la Madre del Signore nelle sue manifestazioni straordinarie nella nostra storia fa conoscere attraverso i veggenti non sono soltanto per i veggenti stessi, ma sono per i credenti, per la Comunità dei discepoli e anche per coloro che sono in ricerca del Dio vivente39. Lo esprime bene Stefano De Fiores: «Come già nella Bibbia, l'apparizione è finalizzata alla parola: il momento Visivo della rivelazione è in funzione della comunicazione del messaggio. Il messaggio di Maria nelle apparizioni assume un carattere innanzitutto profetico, in quanto è sempre invito alla conversione e alla penitenza, al cambiamento di vita onde stornare i castighi di Dio, ossia il moto catastrofico della storia. Spesso le parole della Vergine si colorano di toni apocalittici perché insistono sull'urgenza di prepararsi agli ultimi tempi (un futuro denso di lotte) e puntano su '`secreti" da svelare a tempo debito. Talvolta il dialogo di Maria assume cadenze familiari e un tono persuasivo nello stile dei sapienti dell'Antico Testamento...»40. Le apparizioni mariane hanno dato origine a santuari noti e meno noti, grandi e piccoli, vere domus Mariae che chiamano folle di pellegrini41 per un'esperienza di grazia, di riconciliazione, di incontro con Dio e con Cristo eucaristia, di fraternità e di solidarietà con ammalati nel corpo e nello spirito, per esprimere con atti di pietà popolare42, amore, invocazione e ringraziamento43. Le apparizioni di Maria, prima adoratrice della Trinità, prima evangelizzata e prima evangelizzatrice (cfr. Evangelium vitae 82), vergine della Visitazione (cfr. Lc 1,39-45), madre dei discepoli e della Chiesa (cfr. G 19,25-27), orante misericordiosa presso il trono della Trinità, non possono non richiamare, per essere genuine e congrue, il grande valore e la necessità della preghiera, di cui lei è in Cristo maestra e educatrice sempre attuale (cfr. Marialis cultus 16-23)45.

NOTE
1 Nel secolo XX la fenomenologia del male ha raggiunto dimensioni inimmaginabili (guerre mondiali, razzismi, campi di concentramento e di sterminio..). Come tentare di comprendere ciò che sembra incomprensibile? Michele Martelli, docente di filosofia morale all Università di Urbino, nel suo studio discute innanzitutto l'impossibilità della teodicea, il fallimento di ogni tentativo razionale di giustificare la bontà di Dio di fronte al male. Lo studioso individua poi tre forme principali del male del Novecento: il male totalitario; il male tecnologico; il male globale. L'ipotesi teorica che percorre lo studio del Martelli - che ci lascia alquanto perplessi e che non possiamo condividere perché è emarginante la grande ragione e forza della fede nel Dio assoluto, trascendente e vicino rivelatoci da Cristo - è che la riflessione sul male debba lasciarsi alle spalle la mentalità teologizzante: solo il compimento del processo moderno di secolarizzazione e laicizzazione nel senso di un'etica del finito, può aiutare a ridurre, combattere, neutralizzare le manifestazioni più brutali della malvagità umana (cfr. M. MARTELLI, Il secolo del Male. Ritlessioni sul Novecento, Manifestolibri, Roma 2004 specialmente, le pp 269-283).
2 Cfr AA. VV., Il secolo del genocidio, a cura di Robert Gellately e Ben Kiernan, Longanesi, Milano 2006.
3 M. HORKHEIMER - T.W. ADORNO, Dialettica dell'illuminismo, Einaudi Torino 1997, p. 3.
4 E. DIESEL, La notte, Giuntina, Firenze 1980, p. 71; si vedano anche: A. NEHER, L'esilio della Parola. Dal silenzio biblico al silenzio di Auschwitz, Marietti, Casale Monferrato 1983; G. HERLING, Variazioni sulle tenebre. Conversazione sul male, L'Ancora del Mediterraneo, Napoli 2000.
5 Cfr. R. BULTMANN, Glauben und Verstehen. Gesammelte Aufsätze, Mohr, Tübingen 1933-1965; J. MARITAIN, Dio e la permissione del Male, Queriniana. Brescia 1995.

6 L. PAREYSON, Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Einaudi, Torino 1995, pp. 243-244.
7 Ctr. P. VIRILIO, Città panico. L'altrove comincia qui, Raffaello Cortina, Milano 2004.
8 Lesperienza del male e della sofferenza suscita anche la consapevolezza di essere personalmente coinvolti in una realtà che si sottrae alla piena razionalizzazione e alla perfetta comprensione scientifica. Per caratterizzare questa particolare situazione il Vescovo di Roma Giovanni Paolo II e il filosofo Gabriel Marcel hanno usato il termine "mistero"; esso si distingue dai molteplici problemi che possono essere compresi e risolti esaminando cause e fattori oggettivi (cfr. Y. LABBÉ, La souffrance, problème ou mystère?, in Nouvelle Revue Théologique 116 [1994] pp. 513-529).
8b SulLa nozione filologica, filosofica e teologica della categoria "senso" cfr. A. GESCHÉ, Dio per pensare. Il senso, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, pp. 5-15.
9 Benché lo si sia dichiarato spesso come un problema ormai liquidato, il quesito della teodicea resiste pur sempre contro tutti i tentativi di rimozione e di assimilazione. Il Kreiner, teologo tedesco di Magonza, affronta in modo sistematico e completo gli argomenti con i quali si è tentata una risposta alla questione "dov'è Dio nel dolore" per saggiare la validità delle affermazioni della teodicea. In gioco è soprattutto la responsabilità razionale della fede in Dio; ma in fondo si tratta d`altro che di mostrare la portata esistenziale della speranza cristiana (Cfr. A. KREINER, Dio nel dolore. Sulla validità degli argomenti della teodicea, Queriniana, Brescia 2004).
10 Ci sono temi che la teologia - e con lei tutte le altre forme di sapere - non può evitare perché attengono agli aspetti più problematici dell'esistenza umana Tra questi il tema del male e della sofferenza occupa un posto di rilievo: lo sta a indicare la letteratura che in tutti i secoli ha sovrabbondato per la verità senza riuscire a trovare vie di soluzione soddisfacenti anche perché qualsiasi risposta teorica non riesce ad alleviare la lacerazione prodotta dalla violenza del male (cfr. P. RICOEUR, Il male.Una sfida alla filosofia e alla teologia, Morcelliana, Brescia 1993; H. HÄRING, Il male nel mondo, Queriniana, Brescia 2001; AA. VV., Il male, la sofferenza, il peccato, in Quaderni Teologici, Morcelliana, Brescia 2004).
11 Cfr. L. PAREYSON, Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza cit., ove il filosofo di Piasco (Cuneo) afferma che l'essere di Dio concepito come libertà di scelta tra bene e male, appare come libertà abissale che mantiene nei suoi abissi la possibilità, vinta ma non completamente spenta, del male. Da qui l'argomento, di chiara matrice schellinghiana, "del male in Dio". Al Dio dei filosofi, essere necessario, compatto nella sua positività, viene a sostituirsi il Dio dell'esperienza religiosa, il Dio dell'ira e della misericordia, che riprende in sé la dialettica del sì e del no di ispirazione barthiana (cfr. F. TOMATIS, Ontologia del male. L'ermeneutica di Pareyson, Città Nuova, Roma 1995).
12 Cfr. A. STEVENAZZI, Il male in Dio. Rivelazione e ragione nell'ultimo Pareyson, Fede & Cultura, Verona 2006.
13 «È forse racchiusa qui in queste parole gravi e profonde, la vera intentio ispiratrice dell'intensa e inquieta speculazione di Pareyson sullo scandalo del male e della sofferenza, intentio che rivela e cela a un tempo il dramma di uno spirito, che ha acutamente avvertito e dolorosamente vissuto il peso di una lotta nella quale nessuno può mai dire di essere riuscito vincitore, fino al superamento dell'ultimo pensiero e dell'ultima immagine: una fatica in cui non è lecito all'uomo dire 'basta". Ora, che non è più viator, crediamo che per lui, infine, questa fatica si sia conclusa» (A. STEVENAZZI, Il male in Dio. Rivelazione e ragione nell'ultimo Pareyson, cit., pp. 59-60).
14 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 387.
15 Catechtsmo della Chiesa Cattolica. n. 388; per l'intera questione cfr. i nn, 385-421.

16 U. CASALE, Dio è uno ma non è solo. La prima questione teologica, Mario Astegiano, Marene 2005, p. 17.
17 Cfr. F. URSO, «Imparò l'obbedienza dalle cose che patì» (Eb 5,8). Il valore educativo della sofferenza in Gesù e nei cristiani nella lettera agli Ebrei, Gregoriana, Roma 2005 (tesi n. 119).
18 Cfr. B. FORTE, Gesù di Nazaret, storia di Dio. Dio nella storia, cit., pp. 260-285.
19 Cfr. J. M. ALONSO - S. DE FIORES, Fatima, in Nuovo Dizionario di Mariologia, cit., pp. 569-580.
20 Cfr. S. M. PERRELLA, Maria di Nazareth, icona e testimone del Mistero, in Ephemerides Mariologicae, 36 (2001) pp.468-470 «Maria e la Chiesa al centro dell'inimicizia antica»; C. BOFF, Mariologia sociale nei documenti del magistero, in AA. VV., Maria e l'impegno sociale dei cristiani, AMI, Roma 2003, pp 147-148;  S. DE FIORES, Maria sintesi di valori. Storia culturale della mariologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005. pp. 537-538.
21 Un esorcista con prudenza, scienza e discernimento, affronta argomenti difficili come la possessione diabolica e i diversi malefici che palesano la presenza e l'opera disgregatrice e malvagia dell'Avversario di Dio. In un contesto di "pensiero debole" inoltre egli asserisce: la più grande astuzia del diavolo - tutti lo possono constatare - è quella di far credere che egli non esiste! (Cfr. G. JEANGUENIN, Il diavolo esiste!. Testimonianze di un esorcista,  San Paolo, Cinisello Balsamo 2005).
22 Si vedano le considerazioni esegetico-teologiche di A. SERRA, La presenza e la funzione della madre del Messia nell'Antico Testamento. Principi per la ricerca e applicazioni, in Dizionario di Spiritualità Biblico-Patristica 40 (2005) pp. 101-109; G. FORLAI, Maria e il regno che verrà. Teologia e spiritualità mariana in prospettiva escatologica, cit., pp. 57-83: «La grande apostasia»; pp. 101-108: «La custode del Mistero».
23 Nei Vangeli Cristo stesso libera (esorcizza) i posseduti dal Maligno. Anche se in alcuni casi erano certi tipi di malattie (soprattutto mentali) a essere messe in rapporto col demonio, è però evidente che Gesù (fin dall'episodio delle tentazioni) ha coscienza di aver a che fare non con un male astratto ma con un principio personale avverso: Satana che influisce negativamente nella vita dell'uomo. Due lüghia di Gesù ci rivelano il significato profondo della sua lotta con esso: «Se in virtù dello Spirito di Dio io scaccio i demoni è dunque veramante giunto a voi il Regno di Dio» (Mt 12,27); «... ho visto Satana cadere dal cielo come una folgore» (Lc 10,18). La vittoria sull'antico e pertinace Avversario è segno dell'avvento del Regno e dell'autorità che Gesù ha dal Padre per la salvezza degli uomini e la gloria di Dio (cfr. O. BATTAGLIA, Gesù e il demonio, Cittadella. Assisi 2003; Catechismo della Chiesa Cattolica, nn.2846-2854).
24 Nell'ottica della riforma liturgica postconciliare Giovanni Paolo II ha approvato, il 15 ottobre 1998, l'edizione ufficiale latina del De Exorcismis et supplicationibus quibusdam, che è stato poi tradotto anche in italiano. Il libro va considerato un segmento del Rituale romano e ha lo scopo di combattere il Male e di scacciarlo nel nome e per la potenza del Dio Unitrino: compito che è proprio di sacerdoti costituiti ad hoc dal vescovo locale quali esorcisti (cfr. AA. VV., La sfida di Beelzebub.Complessità psichica o possessione diabolica?, LAS, Roma 1995; AA. VV., Esorcisti e mistero del male. Vere e false possessioni diaboliche, malefici, sortilegi, complessi e paure, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000; AA. VV., Tra maleficio, patologie e possessione demoniaca. Teologia e pastorale dell'esorcismo, Messaggero, Padova 2003).
25 Cfr. A. CINI TASSINARO, Il Diavolo secondo l'insegnamento recente della Chiesa, Pontificio Ateneo Antonianum, Roma 1984, pp. 73-94: «Il Diavolo e Maria». L'autrice tra l'altro scrive: «I Vangeli non parlano delle tentazioni di Maria, dei suoi conflitti psicologici o delle sue ore di smarrimento, anche se sappiamo che ha vissuto, nell'oscurità della fede, una modesta vita umana. Non troviamo intorno a lei né diavoli né serpenti: la sua fede in Dio ha dominato la sua esistenza dove non c'era posto per nient'altro» (ibidem, p. 89).
26 Enchiridion Vaticanum, vol. 10, n. 1281, pp. 912-913.
27 Ibidem, n. 1299, pp. 928-929.
28 A. CINI TASSINARO, Il Diavolo secondo l'insegnamento recente della Chiesa, cit., p. 89.

29 È interessante l'osservazione del teologo Gianni Colzani, che riassume bene la questione: «L'esenzione dal peccato di origine è una formulazione negativa che serve però, a indicare una positiva perfezione presente in Maria; come, parlando analogicamente di Dio, utilizziamo espressioni linguisticamente negative per esprimere un'incommensurabile positività - Dio è in-finito, in-creato, in-materiale- così la negazione del peccato, la in-macolatezza con cui parliamo di Maria, rimanda alla sua sorprendente e singolare santità. Descrive positivamente la personalità di Maria come connotata da uno splendore di grazia e santità. L'Immacolata Concezione, infatti, mentre descrive Maria come una creatura, dato che è come noi umanamente concepita, la connota pure nella sua singolare condizione di santità; la nozione di Immacolata Concezione appartiene alla sua più autentica personalità» (G. COLZANI, Maria. Mistero di grazia e di fede, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, p. 227).
30 Nel mio recente saggio di teologia mariana scrivevo: «La cooperazione salvifica della Madre e Serva del Signore..., così come hanno insegnato il Vaticano II e il magistero pontificio successivo, si iscrive nella cooperazione sostanziale e imprescindibile che lo Spirito Santo attua, portando a pienezza l'opera messianica di Cristo nella storia, negli uomini e nelle donne, nella Chiesa. Il popolo di Dio sempre più prende consapevolezza che Maria è, nella Chiesa e con la Chiesa dopo lo Spirito Santo, la prima e principale collaboratrice di Cristo nella sua opera di salvezza» (S. M. PERRELLA, Maria Madre di Gesù nella coscienza ecclesiale contemporanea. Saggi di teologia, cit., p. 486).
31 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Maria nel protovangelo, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, cit., vol. XLX/1, pp. 115-117.
32 La parusia (= "presenza"; "arrivo") per il NT (cfr. 1Ts 4,15; 1Cor 15,23) indica il "ritorno di Cristo" al termine della storia per giudicare il mondo (cfr. Mt 24.29-31: 25,31-46): essa sarà il «giorno del Signore» (1Cor 1,8), quando Cristo «riapparirà una seconda volta» (Es 9,28); i cristiani, da parte loro, devono attendere quel giorno con operosa vigilanza e pazienza (cfr. Gc 5,7-8; 2Pt 1,16; 3,4.12; 1Gv 2-28): esso è il compimento dell'evento Cristo, che ha per le creature umane il definitivo compimento: il giudizio, che porta con se salvezza o condanna; il compimento della salvezza per la comunità ecclesiale con la risurrezione dei morti e la ricapitolazione dell'intero cosmo (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1001; 1020-1049; G. ANCONA Escatologia cristiana, Queriniana, Brescia 2003, pp. 339-360; IDEM, La parusia come compimento dell'evento Cristo, in Rivista Teologica di Lugano 10 [2005] pp. 41 -54).
33 A. SERRA, La presenza e la funzione della madre del Messia nell'Antico Testamento. Principi per la ricerca e applicazioni, in Dizionario di Spiritualità Biblico-Patristica 40 (2005) pp. 101-109.
34 Enchiridion Vaticanum, vol. 10, nn. 1298-1299, pp. 929-929; si vedano anche: P. FARKAS, La «Donna» di Apocalisse 12. Storia, bilancio, nuove prospettive, Gregoriana, Roma 1997; G. BIGUZZI, La Donna vestita di sole di Ap 12, in AA. VV., Maria nella bibbia dalle prefigurazioni alla realtà, ASSRA, L'Aquila 2004, pp. 167-204.
35 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Rito degli esorcismi e preghiere per circostanze particolari, LEV, Città del Vaticano 2001, p. 51.
36 Così insegna il Concilio Vaticano II, illustrando la funzione salvifica subordinata a Cristo della Madre: «E questa maternità nell'economia della grazia (in gratiae oeconomia maternitas) perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell'annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza (salutiferum hoc hoc munus non deposuit)» (Lumen gentium 62, in Enchiridion Vaticanum, vol. 1 n. 436, pp. 246-247). A riguardo della possibilità o meno dell'intervento diabolico, vale la pena ricordare un avvertimento del Sinodo nazionale di Reims del 1583, nel quale si mette in evidenza che «più volte coloro che si ritengono preda del demonio hanno più bisogno del medico che del ministero degli esorcisti» (testo desunto da G. ARRIGHI, Spiriti e spiritismo moderno, Borla, Torino 1954, p. 228). Oggi si suole ricondurre la pseudo-possessione diabolica a un «disturbo dissociativo semplice dalla personalità multipla alla schizofrenia, delirio, paranoie, disturbo ossessivo-compulsivo, fobie, disturbo istrionico di personalità» (G. GAGLIARDI, Stati modificati della coscienza: basi neurofisiologiche della "possessione diabolica" e studio comparativo con generi diversi di trance, in Rivista Italiana di Ipnosi Clinica Ipnotica 13 [1993] n. 2, p. 40).
37 Cfr. G. AMORTH, Nuovi racconti di un esorcista, Dehoniane, Roma 1992, pp. 213-222: «La Donna nemica di Satana».
38 G. JEANGUENIN, Il diavolo esiste! Testimonianze di un esorcista, cit., p. 95.
39 Cfr. G. HIERZENBERGER - O. NEDOMANSKY, Dizionario cronologico delle apparizioni della Madonna, cit., pp. 31- 37.
40  S. DE FIORES, Le  «rivelazioni»  mariane. Analisi del fenomeno. Significato teologico pastorale, in La Madonna 35 (1987) n. 4, p. 96.
41 Nel contesto religioso il pellegrinaggio determina il proprio significato nell'essere metafora e realtà; metafora in quanto rappresenta l'itinerarium hominis ad Deum; realtà in quanto attua una forma tipica di pietà popolare. Se forma del pellegrinaggio è l'aspetto interiore, suo riscontro rimane quello esteriore; in tal senso il pellegrinaggio ha una ricaduta ecclesiale e una connotazione estetico-teologale. Nel pellegrinaggio interiore la via dell'intelletto conduce alla verità, questa inoltra nella sapienza che permette ascesi e creatività; in quello esteriore la via della creatività conduce allo splendore delle forme attraverso l'arte, questa apre all'Ineffabile e favorisce la catarsi spirituale (cfr. C. CHENIS, Il pellegrinaggio segno dell'«andar per fedi» e momento di pietà popolare. Aspetti tecnici, magisteriali, artistici, in Salesianum 65 [2003] pp. 491-519). Dal punto di vista storico invece cfr. R. L.AVARIANI, Il pellegrinaggio cristiano. Dalle sue origini al turismo religioso del XX secolo, Marietti, Genova 1997.
42 Cfr. CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Direttorio su pietà popolare e liturgia. Principi e orientamenti, LEV, Città del Vaticano 2002. Su questo importante sussidio vaticano, che ha avuto come estensore principale il padre Ignacio M. Calabuig (†2005), servo di Maria, liturgista e mariologo rinomato e qualificato (si veda il necrologio in Theototokos 13 [2005] pp. 427-429), che in nome della Sede Apostolica ha "messo mano" a diversi documenti magisteriali e liturgici, tra cui annoveriamo l'esortazione apostolica di Paolo VI, Marialis cultus, la Collectio Missarum de Beata Maria Virgine, il rito della Dedicatio Ecclesiae e della Consecratio Virginum del Messale romano...: cfr. I. M. CALABUIG, «Criteri ispiratori del Direttorio su pietà popolare e liturgia», in Rivista Liturgica 89 (2002) pp. 913-922; si veda l'intero fascicolo, ibidem, pp. 913-1024; si vedano anche i commenti e gli studi approntati a tal riguardo da: AA. VV., Culto cristiano e pietà popolare, in Salesianum 65 (2003), pp. 447-588.
43 Cfr. G. M. BESUTTI, Santuari, in Nuovo Dizionario di Mariologia, cit., pp. 1253-1272; S. ROSSO, Pellegrinaggi, ibidem, pp. 1080-1107; G. AGOSTINO, Pietà pietà popolare, ibidem, pp. 1111-1122; E. M. BEDONT, Devozione popolare, santuari, pellegrinaggi, in Credere oggi 24 (2004) pp. 61-75; PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI, Il Santuario. Memoria, presenza e profezia del Dio vivente, LEV, Città del Vaticano 1999; CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Direttorio su pietà popolare e liturgia, cit., nn. 183-207, pp. 153-173 («La venerazione per la santa Madre del Signore»); nn. 261-287, pp. 221-244 («Santuari e pellegrinaggi»); PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI - SANTUARIO NOSTRA SIGNORA DI MONTSERRAT, Il Santuario, spazio per un'accoglienza fraterna e universale. Atti del III Congresso Europeo sui Santuari e i Pellegrinaggi, LEV, Città del Vaticano 2002;AA. VV., Per una storia dei santuari cristiani d'Italia: approcci regionali, Il Mulino, Bologna 2002.
44 Cfr. F. MUZUMANGA MA-MUMBIMBI, Fondament trinitaire des apparitions de la Mére de Dieu. Etude systematique à partir de l'antropologie africaine, in Ehpemerides Mariologicae 53 (2003) pp. 241-282.
45 Cfr. Paolo VI, Marialis cultus, esortazione apostolica del 2 febbraio 1974, in Enchiridion Vaticanum, vol. 5, nn. 13-97, pp.42-127; I. M. CALABUIG, Introduzione alla lettura della «Marialis cultus», in AA. VV., De cultu mariano saeculo XX. A Concilio Vaticano II usque ad nostras dies, PAMI, Città del Vaticano 1998, vol. 1, pp. 67-95; AA. VV., Maria e la cultura del nostro tempo. A trent'anni dalla Marialis cultus, AMI, Roma 2005.

Inserito Giovedi 20 Settembre 2012, alle ore 11:31:47 da latheotokos
 
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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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