PEA ENRICO [1881-1958]
Ave Maria
Passeggero che passi per la via, non ti scordar di salutar Maria. Ti porterò le primizie di maggio, e niuno potrà esserne geloso. Nemmeno l'altra che ha denti di neve e marita le burle alle passioni. Chi è geloso di Maria Regina non sa che il fuoco brucia e l'acqua bagna.
L'erba ti porterò che sempre odora, erba Santamaria, foglie e coltello, e le viole che crescono in silenzio tra i colaticci di tre metri d'orto: un mazzolino con le foglie in tondo legato stretto con lo stame rosso, come fanno di maggio per la dama quelli del mio paese a cor beato. L'offerta è poveretta a una Regina, alla Regina di tutto il Creato.
E' come se portassi un'oncia d'oro al tesoro del gran re Salomone; è come un chicco di grano al granaio di Faraone, un trifoglio in un prato. E' come se volessi col mio fiato alimentare una bufera immane o portare all'oceano un contributo con il pianto dei miei occhi mortali.
Hai per diadema le stelle del Cielo, Madre, e ti offro un mazzetto di fiori con queste poche sillabe d'amore nella speranza di tornarti in core.
Mi faccio bimbo e ti chiamo Maria e mi risponderai come rispondi ai piccolini cui inanelli il capo. Rimandami il tuo Angelo custode: il poeta è creatura che si turba, ché ha paura a rimanere solo.
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