MORETTI MARINO [1885-1979]
La Madonna del Sassoferrato
In mezzo a vecchie carte un bel «santino» oggi ritrovo: il volto addolorato d'una madonna del Sassoferrato tutta chiusa nel suo manto turchino.
Dietro il foglietto che à un odor di cera si legge: "Per ricordo di Vincenza e di Ginevra Piattoli. Indulgenza di 100 giorni". E il titolo: PREGHIERA...
O Vincenza, o Ginevra, o mie padrone di casa (finalmente vi ritrovo nella memoria!), fate ch'io di nuovo sia da voi, nel vostro eremo, a pensione.
Fate ch'io viva nella stanza in cui mi facean compagnia tanti ritratti e ch'io carezzi il pelo ai vostri gatti e ch'io ritorni un po' quello ch'io fui!
Dal giorno che mi deste per saluto questa Madonna del Sassoferrato oh se sapeste come son mutato, oh se sapeste come son perduto!
Dal giorno triste della mia partenza, dal giorno in cui piangendo vi lasciai io non volli, io non seppi acquistar mai un giorno, un solo giorno d'indulgenza!
Dolce la stanza mia quando era invasa dalle prime ombre, e a me lenta venia il metro della vostra salmodia da un'altra stanza buia della casa.
Dolce era aprire un vostro libriccino in un momento di tristezza ignota, a questa e a quella pagina remota chiedendo un po' di pace e di latino!
O Suor Vincenza, io vi rivedo china al domestico altare in miniatura, e per pregar la bocca à una più dura piega sul vostro volto di beghina!
O Suor Ginevra, attenta alla domanda del pensionante io vi rivedo ancora mentre passa un pensiero che vi accora sul vostro volto di vecchia educanda!
Nulla mutaron nella vostra vita gli anni che passan facili nell'ombra quando una teda basta alla penombra e la discesa è quasi una salita;
ma quegli che ama solo il suo passato vi pensa e piange con dolente metro, e legge... legge il vostro nome dietro alla Madonna del Sassoferrato...
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