DA FILICAJA VINCENZO [1642-1707]
Vergine Madre
O di figlio maggior gran Madre, e Sposa, Vergine Madre, e del tuo Parto figlia, a cui non fu, ne fia mai simil cosa; Vergine bella, in cui fissò le ciglia l'eterno Amor, per far di sé un esempio che più d'ogni altro il suo fattor somiglia.
Dolce vivo di Dio sagrato tempio, unico scampo delle afflitte genti, vita dell'alme, e della morte scempio: Tu innammorar co' bei pensieri ardenti sola potesti e coi begli occhi il cielo con quei begli occhi più del sol lucenti.
Non saettavan col raggiante telo ancor la notte i giorni, e non ancora facean le notti al morto giorno velo, né dell'aurato suo balcon l'aurora vergini rai piovea, né alate piante avea quel, che i suoi figli e sé divora,
né circonfuso in tante parti, e tante era il grand'aere, che la terra abbraccia, né movea l'oceano il piè spumante; né degli abissi sull'oscura faccia, alzato ancor l'alto Motore avea le creatrici onnipotenti braccia,
e vivo già nella superna idea, era il tuo esempio, e già faceanti bella rai di quell'Amor, che amando crea.
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