EINSIEDELN
É il più celebre e frequentato Santuario mariano della Svizzera.
1. Origini della Venerazione di Maria ad Einsiedeln Gli inizi della venerazione della Madre di Dio ad Einsiedeln si perdono nell’oscurità della storia della fondazione dell’abbazia di Einsiedeln. Si può ipotizzare che una particolare venerazione di Maria sia stata arrivata con il monaco fondatore, Meinrado, dal monastero esistente sull’isola di Reichenau e con i primi eremiti della “Selva Oscura” di Strasburgo. L’abbazia benedettina sull’isola di Reichenau, come la cattedrale di Strasburgo, erano, al loro tempo, grandi centri della venerazione mariana. Meinrado, che in un primo tempo si era ritirato sul monte Etzel, e poi nell’allora “foresta vergine” di Einsiedeln, fu ucciso nell’861 da due banditi. Nel 934 fu fondata l’abbazia di Einsiedeln dall’ex prevosto del capitolo di Strasburgo, Eberardo. Il semi-diroccato eremo di Meinrado fu inserito nell’area del nascente monastero. Determinante per lo sviluppo del santuario di Einsiedeln fu la tradizione, risalente al XII-XIII seconlo, della consacrazione della Cappella degli Eremiti, la cappella di Meinrado, da parte di Gesù Cristo. La tradizione dice che nella notte tra il 13 e il 14 settembre 948 il vescovo Konrad di Costanza avrebbe visto in una visione Gesù Cristo, vestito da vescovo e accompagnato da angeli, scendere nella Cappella degli Eremiti, l’attuale Cappella della Grazia, per consacrare di propria mano a sua madre Maria questa cappella. Maria, la madre di Gesù, doveva avere ad Einsiedeln un luogo dove poter dispensare le proprie grazie. Papa Leone VIII avrebbe confermato nel 966, su desiderio dell’imperatore Ottone il Grande, la visione del vescovo Konrad di Costanza, insieme con la concessione di un’indulgenza plenaria per tutti coloro che avrebbero pregato in tale luogo. Grazie alla tradizione della “consacrazione degli angeli”, la consacrazione della Cappella della Grazia di Einsiedeln, la cappella di Meinrado divenne la “Santa Cappella consacrata a Dio”.
2. Origini e sviluppo del pellegrinaggio Scopo del nascente pellegrinaggio ad Einsiedeln non era, allora, la venerazione della Madre di Dio, quanto, piuttosto, la visita alla “Santa Cappella consacrata a Dio” stessa, con i suoi privilegi, soprattutto con l’indulgenza plenaria a culpa et a poena. Pertanto gli abati di Einsiedeln si adoperarono molto, affinché l’indulgenza e i privilegi continuassero a essere confermati dai papi. A metà del settembre 1466 fu celebrata in grande stile la festa dei 500 anni dal riconoscimento da parte di papa Leone VIII e dalla concessione dell’indulgenza plenaria. Dato che nel 1465 un incendio scoppiato nella “Santa Cappella” aveva ampiamente di strutto l’arredo interno della cappella, in occasione della festa dei 500 anni fu anche inserito nella cappella risistemata un nuovo quadro della Madonna, la nostra attuale immagine miracolosa. Dopo i disordini del periodo della Riforma in Svizzera, il luogo di pellegrinaggio di Einsiedeln si rafforzò relativamente in fretta e visse nel XVII-XVIII secolo un periodo di grande fulgore. Sempre maggiore importanza acquisì la venerazione di Maria con l’attuale immagine miracolosa, mentre la Santa Cappella consacrata a Dio e soprattutto la venerazione del santo Meinrado passarono in secondo piano. Si svolsero grandiose processioni, spesso collegate a lunghe rappresentazioni teatrali. Con lo scoppio della Rivoluzione Francese alla fine del XVIII secolo, e soprattutto con l’occupazione di Einsiedeln all’inizio del maggio 1798 da parte delle truppe francesi, il periodo di fulgore barocco si concluse bruscamente. All’ultimo minuto fu messa in salvo l’immagine miracolosa, che fu portata, attraverso il Voralberg e il Tirolo, fino a Trieste, sul mare Adriatico. La Santa Cappella venne abbattuta, allo scopo di rendere impossibile una ripresa dei pellegrinaggi. L’immagine miracolosa ritornò dall’esilio nel 1803 e, con la fine dei disordini della Rivoluzione, i pellegrinaggi rifiorirono. Il luogo di pellegrinaggio di Einsiedeln divenne nuovamente ciò che era stato già all’epoca del Barocco, ossia il centro religioso e spirituale della Svizzera. Con l’allacciamento di Einsiedeln alla nascente rete ferroviaria, il luogo di pellegrinaggi di Einsiedeln venne ad avere collegamenti internazionali. Einsiedeln fu meta di grandi treni di pellegrini. Ebbero una rinascita oppure nacquero ex novo i pellegrinaggi interni ai luoghi cattolici in Svizzera, come anche molti nuovi pellegrinaggi a decanati e a parrocchie. Einsiedeln fu anche sempre più visitato dai Paesi vicini: dall’Alsazia-Lorena e dalla Franca Contea, dalla Germania meridionale, dal Voralberg, dal Tirolo settentrionale e meridionale. Il crescente sviluppo del numero di visitatori non subì rallentamenti a causa delle due grandi guerre mondiali. Dopo la fine della seconda guerra mondiale molti treni speciali di pellegrini raggiunsero Roma o Lourdes passando da Einsiedeln. Inoltre Einsiedeln è stata e viene sempre più inserita nell’estesa rete di itinerari dei pellegrini di Santiago.
3. Nuovo sviluppo del Santuario di Einsiedeln Nella seconda metà del XX secolo Einsiedeln visse inoltre un rilancio turistico. Questo sviluppo fu favorito, tra l’altro, dal Concilio Vaticano II, con le sue decisioni, soprattutto in relazione alla posizione di Maria nel piano della salvezza divino, come anche dal rinnovamento liturgico avviato. Diverse usanze tradizionali di pellegrinaggi scomparvero ad Einsiedeln, oppure furono modificate in linea coi tempi. Dall’altro lato, nella seconda metà del XX secolo, nacque un’ampia nuova letteratura attorno a “Maria” e alla “Madonna Nera”, favorita dalla nascita del movimento femminista nel periodo tra le due guerre mondiali, dai risultati degli studi di Carl Gustav Jung e del suo istituto, dagli studi nel settore del matriarcato, delle favole e delle leggende, della mitologia del paesaggio, da studi su luoghi dell’energia. In seguito a questa più recente letteratura fu riscoperta anche la “Madonna Nera della Selva Oscura”, e ne furono studiati i misteri. Lavori recentissimi indagano volutamente anche sull’inizio e sull’interpretazione della venerazione di Maria ad Einsiedeln. Questi lavori vanno indietro nel tempo ben prima di Meinrado e dei primi eremiti. Basandosi sugli “archetipi psicologici” di C. G. Jung, per risolvere a poco a poco il mistero della Madonna Nera, si rimanda alla dea indiana Kalì, ai persistenti effetti di radici celtiche e germaniche nella venerazione di Maria. Nostra Signora di Einsiedeln diventa una dea “addomesticata”, una progenitrice, un’antenata che si sarebbe ritirata nell’alta valle di Einsiedeln prima dell’incipiente cristianizzazione. La venerazione di Maria ad Einsiedeln si fonda pertanto sulla trasformazione, cioè sulla cristianizzazione e sulla reinterpretazione in senso mariano e sullo sfruttamento della preistoria mitologica da parte del nascente monastero nella “Selva Oscura”. Anche se queste recenti e recentissime interpretazioni degli inizi della venerazione mariana ad Einsiedeln rimandano a nessi finora poco o troppo poco considerati in tutta la struttura della nostra venerazione mariana, alla fine, dal punto di vista cristiano, si continua a porre la domanda: abbiamo ancora bisogno del messaggio della redenzione da parte di Gesù Cristo? Abbiamo ancora bisogno di Maria, che ci ha donato Gesù Cristo? Oppure è sufficiente, oggi e in futuro, vivere globalmente come donne, come uomini, in unità con la natura e con la creazione?
Bibliografia LUSTENBERGER O., Il Santuario mariano di Einsiedeln, in GROPPO L. - GIRARDI O. (a cura di), Nigra sum sed formosa. Santuari e Immagini delle Madonne Nere in Europa, Atlas 2010, pp. 291-293; HOLZHERR G., Einsiedeln. Kloster und Kriche Unserer Liebe Frau, Verlag Schnell&Steiner, München - Zürich 1987; SAGGIORATO B. A., La Madonna nel mondo con i più celebri Santuari mariani, Edizioni Carroccio. Terraglione di Vigodarzere 1986, pp. 239-240; MARCUCCI D., Santuari mariani d'Europa. Storia, fede, arte, San Paolo, Cinisello Balsamo 1993, pp. 148-151; BERNAZZI N., Santuari d'Europa. Accoglienza e spiritualità, San Paolo, Cinisello Balsamo 2014, pp. 187-190; ZINGG P. T., Das Kleid der Einsiedler Muttergottes, Benziger, Einsieden 1983.
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