1. Cenni biografici e opere a carattere marianoNato a Costantinopoli verso il 630, nel 668 veniva incorporato al clero di S. Sofìa. Dopo esser stato vescovo di Cizico, nel 715 veniva promosso alla sede patriarcale di Costantinopoli. Lottò intrepidamente contro gli iconoclasti. Nel 729 abdicava alla sede e si ritirava a Platanion, ove moriva, quasi centenario, nel 733.
a) Delle
nove Omelie che vanno sotto il nome di Germano di Costantinopoli,
sette hanno per argomento Maria.
b) Germano parla di Maria anche negli scritti seguenti:
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Discorso per la Presentazione di Maria SS. (Pres. I, PG 98, 292-384);
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Encomio della S. Madre di Dio (Pres. II, PG 98, 309-320);
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Discorso per la festa dell'Annunciazione (PG 98, 320-337); è però d'incerta autenticità (Cfr. Laurentin-Table, p. 172);
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Per la Dormizione della S. Madre di Dio (Dorm. I, PG 98, 340-348);
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Sulla Dormizione della SS. Signora nostra, Madre di Dio (Dorm. II, PG 98, 348-357);
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Nella beata Dormizione della Madre di Dio (Dorm. III, PG 98, 360-372);
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Nella dedicazione del Tempio della Vergine (In Encomia, PG 98, 372-384);
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Discorso per la sepoltura del Signore (PG 98, 243-290);
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Lettera a Giovanni, Vescovo di Synnada (PG 98, 156-161).
c) Germano parla anche di Maria SS. in
vari inni sparsi nei « Menei », dal mese di settembre a quello di febbraio, e dal giugno ad agosto. Il
Theotokion (PG 98, 453bc) è d'incerta autenticità.
2. Esaltazione della Vergine santaLe omelie mariane di Germano sono intimamente pervase da una sconfinata ammirazione per la grandezza, le virtù e la santità di Maria. In sintonia con la tradizione della Chiesa orientale, egli le attribuisce i titoli di
Theotokos (madre di Dio),
Aeiparthenos (Semprevergine) e
Panagia (Tuttasanta). Scrive pagine stupende nelle quali non si stanca di proclamare le sue lodi. Un esempio di questo suo atteggiamento interiore verso la madre del Signore lo troviamo nell'
omelia sulla Presentazione, dove il nostro autore, contemplando in spirito la bambina che a tre anni, secondo la descrizione degli apocrifi, entra nel tempio di Gerusalemme, per consacrare la propria vita al Signore, invita i fedeli a esaltare una così eccelsa creatura: «
Ave, o tu che sei il trono santo di Dio, l'offerta divina, la casa della gloria, uno splendore bellissimo, un gioiello scelto, l'universale propiziatorio, il cielo che narra la gloria di Dio, l'oriente che fa spuntare una luce intramontabile. Ave, o Maria, piena di grazia, più santa dei santi, più elevata dei cieli, più gloriosa dei cherubini, più onorata dei serafini, più venerabile e alta di tutta la creazione; tu che con la tua gloriosa e splendida Presentazione porti a noi il ramoscello di ulivo liberatore dal diluvio spirituale, o colomba che ci porti la lieta novella del porto della salvezza urna tutta d'oro, che contieni la dolcezza delle nostre anime, e cioè Cristo nostra manna». Dal ritmo poetico del discorso e dal calore delle allegone e delle metafore, affiorano le convinzioni profonde che
Germano coltiva dentro di se sul mistero della Vergine madre. La maternità divina appare come, il fondamento evidente e la radice della sua straordinaria santità. Essendo infatti il «
trono di Dio », la «
casa della gloria », l'urna dorata che contiene «
Cristo nostra manna », Maria e anche «
piena di grazia » e la creatura «
più santa dei santi ». Gli effetti della maternità divina non si limitano alla sua persona Questa prerogativa unica agisce su tutti gli uomini, a causa dei quali Dio è diventato suo Figlio. Perciò la Vergine santa porge a tutti gli uomini «
il ramoscello di ulivo liberatore », reca a tutti « la lieta novella del porto della salvezza».
3. Maria assunta in cieloLa 'testimonianza di Germano conferma che nell'VIII secolo la verità dell'assunzione di Maria al cielo in anima e corpo era pacificamente accettata dalla Chiesa orientale. Pio XII cita il nostro dottore nella costituzione apostolica
Munificentissimus Deus, con la quale l'assunzione è stata definita come dogma di fede. Anche se Germano attinge da Giovanni di Tessalonica (m. ca. 630) numerosi dettagli leggendari sull'evento, il suo insegnamento su questa verità contiene degli aspetti originali. Egli dà per scontato che la Vergine santa doveva salire al cielo anche con il proprio corpo, perché lo richiedevano delle ragioni in certo qual modo Impellenti: «
Essendo umano (il tuo corpo) si è trasformato per adattarsi alla suprema vita dell'immortalità; tuttavia è rimasto integro e gloriosissimo, dotato di perfetta vitalità e non soggetto al sonno (della morte), proprio perché non era possibile che fosse posseduto da un sepolcro, compagno della morte, quel vaso ch conteneva Dio e quel tempio vivente della divinità santissima dell'Unigenito» (
Omelia I sulla Dormizione, PG 98, 345 B). Considera l'assunzione al cielo un privilegio per mezzo del quale Gesù in certo qual modo ha voluto sdebitarsi con sua madre per tutto quello che aveva ricevuto da lei durante la sua vita terrena: «
Vieni di buon grado da colui che da te e stato generato Con dovere di Figlio, io voglio rallegrarti, voglio ripagare l'abitazione del seno materno, il soldo dell'allattamento, il compenso dell'educazione; voglio dare sicurezza al tuo cuore. O madre, tu che mi hai avuto come Figlio unigenito, preferisci piuttosto abitare con me» (
Omelia III sulla Dormizione, PG 98, 361 C). In altre parole, il singolare privilegio appare dovuto a esigenze della pietà filiale di Gesù verso la madre; quindi qualcosa di più che non semplici motivi di convenienza: «
Infatti, come un figlio cerca e desidera la propria madre, e la madre ama vivere con il figlio, così fu giusto che anche tu, che possedevi un cuore colmo di amore materno verso il Figlio tuo e Dio, ritornassi a lui; e fu anche del tutto conveniente che a sua volta Dio, il quale nei tuoi riguardi aveva quel sentimento d'amore che si prova per una madre, ti rendesse partecipe della sua comunanza di vita con se stesso» (
Omelia I sulla Dormizione, PG 98, 348 A.) Non si poteva porre un accento più forte sul principio delle esigenze dell'amore filiale di Gesù per la propria madre. Ma il patriarca costantinopolitano dà un paio di altre ragioni che giustificano il privilegio mariano. C'è il motivo della purezza e dell'integrità totale della Vergine; altro motivo è quello della mediazione e dell'intercessione che Maria deve svolgere presso Dio in favore degli uomini: «
Io ti costruirò quale muro del mondo, ponte di coloro che sono scossi dai marosi, arca di quelli che si salvano, bastone, per coloro che si lasciano condurre per mano, intercessione per i peccatori e scala che ha il potere di far salire gli uomini al cielo» (
Ornella III sulla Dormizione, PG 98, 361 D.). Quanto al problema della morte di Maria, Germano considera normale che Maria abbia dovuto affrontare questa esperienza umana prima della sua assunzione gloriosa. Una prima ragione è costituita dal fatto dell'universalità della legge della morte, a cui nessuna creatura può sottrarsi; una seconda ragione è quella che postuma la morte di Maria: il suo destino terreno non poteva differire da quello del Figlio suo che ha voluto affrontare la morte e il sepolcro. Ma anche per Maria l'esperienza del sepolcro doveva concludersi gloriosamente, come era avvenuto per il Cristo. Al patriarca di Costantinopoli non sfugge una terza ragione per spiegare la morte di Maria. Questa doveva apparire come una conferma della realtà del mistero dell'incarnazione. Seguiamo il suo ragionamento: «
Come avrebbe potuto, la dissoluzione del corpo, ridurre in polvere e cenere te che, mediante l'incarnazione del Figlio tuo, hai liberato l'uomo dalla rovina della morte? Tu quindi ti separasti dalle cose terrene affinché apparisse realmente confermato il mistero della tremenda incarnazione. Infatti tu avevi sopportato l'allontanamento dalle cose temporali, affinché si credesse che il Dio nato da te era stato egli pure un uomo completo, in quanto Figlio di una vera madre, lei stessa sottoposta alle leggi delle necessità fisiche, come conseguenza di una decisione divina e delle norme che regolano il tempo proprio della vita» (
Omelia I sulla Dormizione, PG 98, 345 CD.). D'altra parte Germano insiste molto sul fatto che l'assunzione non ha interrotto la presenza spirituale di Maria tra noi. La presenza spirituale di Maria nel nostro mondo ha dei caratteri di singolare analogia con quella del Figlio suo.
4) Azione mediatrice della Vergine santa
Dalla gloria dei cieli Maria esercita un ruolo di mediatrice a favore degli uomini. E un tema, questo, sul quale i testi di Germano potrebbero essere citati in abbondanza. La mediazione di Maria non è di una necessità assoluta però Germano fa un'osservazione ardita: essa è « non bisognosa di nessun altro mediatore presso Dio ». Germano non si stanca di esortare i fedeli affinché ricorrano alla Vergine santa, dal momento che il suo aiuto, la su protezione e la sua preghiera di intercessione sono assai efficaci in ordine all'eterna salvezza. Egli non esita a far un affermazione che indubbiamente suona molto forte: «Nessuno si salva se non attraverso te, o Tuttasanta; nessuno è liberato dai mali se non attraverso te, o tutta casta. Nessuno ottiene la grazia della misericordia se non attraverso te o tutta venerabile» (Omelia sulla Cintura, PG 98, 380 B)
5) Il culto delle icone
Nelle omelie, soltanto un paio di volte Germano accenna alle icone della madre di Dio Egli le considera utili ed efficaci sul piano dei simboli che debbono suscitare nella mente dei credenti la presenza e l'azione di Dio nella loro vita. Ma non solo sul piano dei significati, bensì anche sul piano morale della vita pratica le icone possono esercitare un profondo influsso sull'animo dei fedeli che le contemplano. Su questo argomento disponiamo di tre lettere di Germano scritte quando si manifestavano le prime avvisaglie della crisi iconoclasta. Le lettere sono indirizzate a tre vescovi dell'Asia Minore. In esse Germano difende il culto delle immagini di Cristo, della Vergine madre di Dio e dei santi, spiegando che esso non intende sostituirsi al culto dell'unico e vero Dio. Il culto delle immagini riguarda quelle persone che hanno realizzato con Dio stesso un rapporto privilegiato; e di queste persone le icone raffigurano soltanto la componente corporea, attraverso cui il culto raggiunge la persona stessa e non si ferma all'immagine dipinta. San Germano rammenta pure il caso di un'icona miracolosa della Vergine, venerata a Sozopoli di Pisidia, la quale versava unguenti dal palmo della mano. Questo fatto miracoloso è rimasto celebre nella tradizione della Chiesa bizantina.
Bibliografia
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