EGITTO
I cristiani d'E., a causa della dimora della sacra Famiglia in quella nazione (sulla quale dimora si è avuta una lussureggiante fioritura di leggende), amano considerare la loro patria come una seconda Palestina o « Terra Santa ». Di qui la devozione degli Egiziani verso Maria, devozione che, con l'eresia dei « Coliridiani » (v.), denunziata da S. Epifanio, si spingeva, a quanto sembrerebbe, fino all'adorazione della Vergine, mediante l'offerta di sacrifici. Una benedizione particolare data dalla Vergine, nel suo soggiorno, spiegherebbe - secondo la leggenda - la fioritura della vita ascetica e monastica in E., per cui, specialmente dopo il Concilio di Efeso, parecchi monasteri vennero consacrati alla Madonna, insieme a moltissime chiese dedicate alla « Vergine » o alla « Madre di Dio », a cominciare da quella grande basilica eretta in Alessandria dal Patriarca Alessandro (313-326), e che nel sec. V era sicuramente dedicata alla Madre di Dio. Lo storico Abù Sàlih (Cfr. Evetts B.F.A., The Churches and Monasteries of E. ... attributed to Abù Sàlih, the armenian, translated, Oxford 1895), al suoi tempi, ne contava più di 55 disperse in tutto l'È. (p. 47), alcune delle quali sono santuari (considerati come luoghi nei quali la Vergine avrebbe soggiornato e operato miracoli), mete di pellegrinaggi da parte dei cristiani ed anche dei musulmani (i quali sono devotissimi della Vergine, perché convinti che Essa appartenga all'Islam). L'architettura attuale di tali Santuari risale, ordinariamente, al sec. XII o XIII (Cfr. Munier H., Les Monuments Coptes d'après les explorations du P. Michel Jullien, in « Bull. Société d'Archeologie Copte » 6 [1940] p. 143). Vengono raccontate alcune apparizioni della Vergine ai santi martiri Giuliano e Basilissa nel giorno delle loro nozze (Cfr. P. Cheneau d'Orléans, O.F.M., Les Saints d'E., Gerusalemme 1923, t. I, p. 55); all'eremita S. Giorgio l'Egiziano per incoraggiarlo durante il suo supplizio (Ibid., t. II, p. 132); a S. Giovanni Kolobos (Cfr. Amelineau, Histoire des Monastères de la Basse E., in « Annales du Musée Guimet », t. XXIII, pp. 365-381: Vie de Jean Kolobos) e al monaco copto Giovanni Kamé (†859) nei suoi ultimi momenti (Cfr. Wite, The History of the Monasteries of Nitria and of the Scetis, New York 1932, p. 306). È anche noto l'intervento di Maria nella conversione di S. Maria Egiziaca (Cfr. Chaneau d'Orléans, op. cit, p. 460). Anche ai nostri giorni il popolo egiziano (cristiani, copti, cattolici e musulmani) è molto devoto della Vergine. La più grande festa mariana è quella del 22 agosto, in memoria dell'apertura della tomba di Maria. È preceduta da un rigoroso digiuno di 15 giorni; tutti, cristiani e musulmani, uomini e donne, grandi e piccoli, l'osservano esattamente, persuasi che la Vergine punirebbe i violatori. In tale occasione si fanno pellegrinaggi ai vari santuari mariani. Gli uomini vanno a piedi o sopra un giumento, le donne invece sopra cammelli carichi di baldacchini, ordinariamente rossi, nascoste agli sguardi dei passanti, cantando inni ed emettendo, specie nell'attraversare villaggi, gridi di esultanza. Le varie carovane hanno un'orchestra di strumenti a fiato e tamburi. Viene portato solennemente un ex-voto, scortato da devoti che cantano e danzano. I santuari, per la circostanza, vengono fastosamente addobbati, per accogliere le varie migliaia di pellegrini i quali, per più giorni, rimangono nei pressi dei santuari, col privilegio di dormire, la notte, nei loro cortili o nell'interno stesso del tempio. I pellegrini, entrati nel santuario, toccano devotamente con le loro mani le immagini, le baciano ed implorano ad alta voce l'aiuto della Vergine e la ringraziano per qualche beneficio ricevuto. Per lo più aspettano a far battezzare i loro figli in questi santuari mariani, in occasione della festa, imponendo alle loro figlie, frequentemente, il nome di Maria.
Bibliografia MUYSER J., Marias herlijkheid in E. Een studie de Koptik Maria-Literatur, 1935; FREITAG A.-GRAF G., Aegypten, in « Lex-Marien », I, coli. 46-49; BASETTI-SANI G., O.F.M., La devotion populaire Mariale en E., presso Du Manoir, II, pp. 63-74.
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