PASCOLI GIOVANNI [1855-1912]
Le Monache di Sogliano (Myricae)
Dal profondo geme l'organo tra 'l fumar de' cerei lento: c'è un brusio cupo di femmine nella chiesa del convento:
un vegliardo austero mormora dall'altar suoi brevi appelli: dietro questi s'acciabattano delle donne i ritornelli.
Ma di mezzo a un lungo gemito, da invisibile cortina, s'alza a vol secura ed agile una voce di bambina;
e dintorno a questa ronzano, tutte a volo, unite e strette, e la seguono e rincorrono, voci d'altre giovinette.
Per noi prega, o santa Vergine, per noi prega, o Madre pia; per noi prega, esse ripetono, o Maria! Maria! Maria!
Quali note! Par che tinnino nell'infrangersi del cuore: paion umide di lagrime, paion ebbre di dolore.
Oh! qual colpa macchiò l'anima di codeste prigioniere? qual dolor poté precorrervi la fiorita del piacere?
Queste bimbe, queste vergini che offesero Dio santo, che perdòno ne sospirano con sì lungo inno di pianto?
Manda l'organo i suoi gemiti tra'l fumar de' cerei lento: di lontane plaghe sembrano cupe e fredde onde di vento...
Dalle plaghe inaccessibili cupo e freddo il vento romba: già sottentra ai lunghi gemiti il silenzio della tomba.
In viaggio (Canti di Castelvecchio)
Si ferma, e già fischia, ed insieme, tra il ferreo strepito del treno, si sente una squilla che geme, là da un paesello sereno, paesello lungo la via: Ave Maria...
Un poco, tra l'ansia crescente della nera vaporiera, l'addio della sera si sente seguire come una preghiera, seguire il treno che s'avvia: Ave Maria...
E, come se voglia e non voglia, il treno nel partir vacilla: quel suono ci chiama alla soglia e alla lampada che brilla, nella casa, ch'è una badia: Ave Maria...
Il padre a quel suono rincasa facendo un passo ad ogni tocco; e subito all'uscio di casa trova il visino del suo cocco, del più piccino che ci sia... Ave Maria...
Si chiude, la casa; e s'appanna d'un tratto il vocerìo che c'è; si chiude, ristringe, accapanna, per parlare tra sé e sé; e saluta la compagnia... Ave Maria...
O, tinta d'un lieve rossore, casina che sorridi al sole! per noi c'è la notte con l'ore lunghe lunghe, con l'ore sole, con l'ore di malinconia... Ave Maria...
Il treno già vola e ci porta sbuffando l'alito di fuoco; e ancora nell'aria più smorta ci giunge quell'addio più fioco, dal paese che fugge via: Ave Maria...
E cessa. Ma uno che vuole velar gli occhi, pensar lontano, tra gemiti e strilli e parole, tra il frastuono or tremolo or piano, ode il suono che non s'oblia: Ave Maria...
Con l'uomo che va nella notte, tra gli aspri urli, i lunghi racconti del treno che corre per grotte di monti, sopra lenti ponti, vien nell'ombrìa la voce pia: Ave Maria...
In Oriente (Poemi Conviviali) La Buona Novella ............
IV Mossero: e Betlehem, sotto l'osanna de' cieli ed il fiorir dell'infinito, dormiva. E videro, ecco, una capanna.
Ed ai pastori l'accennò col dito un angelo: una stalla umile e nera, donde gemeva un filo di vagito.
E d'un figlio dell'uomo era, ma era quale d'agnello. Esso giacea nel fieno del presepe, e sua madre, una straniera,
sopra la paglia. Era il suo primo, e il seno le apriva; e non aveva ella né due assi: all'albergo alcun le disse: È pieno.
Nella capanna povera le sue lagrime sorridea sopra il suo nato, su cui fiatava un asino ed un bue.
- Noi cercavamo Quei che vive... - entrato disse Maath. Ed ella con un pio dubbio: - Il mio figlio vive per quel fiato...
- Quei che non muore... - Ed ella: - Il figlio mio morrà (disse, e piangeva su l'agnello
suo tremebondo) in una croce... - Dio... -
Rispose all'uomo l'Universo: È quello!
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