Di Giuseppe Scarvaglieri in AA. VV., Come annunciare ai giovani Maria, Centro
di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 1986, pp. 7-28.
INTRODUZIONE
Una prima impressione di fronte ad un tema come quello enunciato nel titolo è di trovarsi dinanzi ad un argomento invitante ed affascinante. A tale impressione concorrono
una serie di ragioni di varia entità e valenza ma che nel complesso risultano effettivamente persuasive. Nel contenuto
del tema emerge il riferimento al mondo giovanile, oggi al
centro dell'attenzione sia degli studiosi di varia estrazione e
matrice, che dei teologi e dei pastoralisti. L'argomento, poi,
è visto entro il quadro generale della cultura italiana contemporanea e quindi in un contesto interessante e ricco di
richiami ed evocazioni. Vi è incluso, nello stesso tempo, il
riferimento a Maria, che comporta certamente un'altra fonte di fascino e di
interesse, per la presenza e la missione che la Madre del Signore esercita in
relazione ai fedeli, in genere, e ai giovani, in particolare. Infine, la
trattazione del tema si colloca nell'ambito dell'anno internazionale della
gioventù, che ha registrato molte iniziative orientate a chiarire situazioni e problemi e a favorirne la soluzione.
Una adeguata trattazione dell'argomento proposto appare, tuttavia, estremamente
complessa e difficile. Il suo contenuto specifico infatti include dei riferimenti alla più ampia
problematica riguardante la situazione della religione, oggi, sia in riferimento alla popolazione, in generale, sia in riferimento al mondo giovanile, in particolare. Per poter affrontare l'argomento del rapporto dei giovani con Maria occorre analizzare la loro condizione religiosa. Questa infatti costituisce il fondamento, la premessa e la giustificazione di un
rapporto specifico tra i giovani e Maria.
a) Utilità ed esigenza di un approccio empirico
È tuttavia una trattazione necessaria in vista di una pastorale rinnovata ed attuale, capace di cogliere e dare risposte
proporzionate ai bisogni dei destinatari. Di essi, l'azione pastorale deve
conoscere non solo la situazione di fatto con le sue componenti positive e
negative, i fattori che la provocano e la spiegano; ma anche gli aspetti dinamici e le tendenze verso il futuro1. A questo riguardo, anche se si deve costatare, in via preliminare, che la dimensione religiosa dei
giovani di oggi è piuttosto carente; si può, però, notare che
essa presenta delle potenzialità che possono servire come
punto di partenza per un discorso pastorale svolto in termini più positivi. Se non ci fosse questa concretezza, probabilmente, sforzi generosi, impiego di tempo e di energie rischiano
di non produrre i frutti sperati2.
Naturalmente, queste osservazioni circa il contributo che può derivare dall'uso
di scienze umane alla pastorale, fanno riferimento al punto di vista umano,
rimanendo per noi un mistero il problema dell'efficacia della pastorale sul
piano soprannaturale. Tuttavia, anche limitatamente al piano umano, il pastore deve sentire la responsabilità di una
corretta impostazione della sua azione nella misura in cui tale impegno è come una premessa o condizione dell'azione
stessa della Grazia. Del resto, se pensiamo al mistero che celebriamo in questi giorni, il mistero dell'Incarnazione, ci
rendiamo conto che il piano stesso salvifico del Signore non
fa a meno di questa base umana. Essa utilizza e rende funzionali ai suoi fini, le stesse condizioni storiche in cui gli uomini vivono. Questo fatto, pertanto, autorizza, anzi impone agli operatori pastorali di tener in debito conto la struttura culturale in cui l'uomo svolge la sua vita, a conoscerla
concretamente, a vederne problemi e difficoltà, aperture e
chiusure, condizioni negative e positive in ordine ad un servizio valido ed
efficace. È necessario prendere spunto concreto per la propria azione dalla condizione esistenziale dei
destinatari per cogliervi quelle esigenze ed istanze, che seppure qualche volta gli stessi interessati, presi da altre preoccupazioni
potrebbero trascurare, costituiscono l'aggancio necessario per un corretto
annuncio del Vangelo. Ed è proprio in ciò che le scienze del comportamento possono dare
un loro prezioso aiuto che l'operatore pastorale coscienzioso non può assolutamente trascurare, pena la vanificazione
della sua stessa azione e del suo impegno3.
Pertanto ci sembra che non appaia solo decorativa, ma realmente utile
l'utilizzazione di quanto scienze come la sociologia, la psicologia, possono offrire per una corretta comprensione della realtà degli uomini di oggi in genere e dei
giovani in particolare4. Nel nostro caso, oltre a considerare
la dimensione religiosa globale, va messo a fuoco l'aspetto specifico che è l'oggetto della nostra relazione: il rapporto
con Maria5.
b) Giovani e Maria:
un rapporto problematico
Fondamentalmente ci è apparso funzionale cogliere e
sottolineare due modi di descrivere il rapporto dei giovani
con Maria. Da una parte esso può essere definito come 'un
rapporto sconosciuto', dall'altra, invece, come 'un rapporto
carente'. Queste due caratterizzazioni potrebbero apparire
'pessimiste' o comunque suscitare sorpresa. Esse invece sono, a nostro parere, abbastanza realistiche e quindi capaci di
cogliere le situazioni concrete. È bene tuttavia precisarne
meglio il significato e la portata6.
L'affermazione che il rapporto tra i giovani e Maria si
configura come 'rapporto sconosciuto' può essere inteso in
un doppio significato. Un primo modo di intendere questo
aggettivo fa riferimento al fatto che nella situazione religiosa attuale dei giovani c'è poco posto per una dimensione
mariana. Già si può anche convenire che una tale dimensione mariana, oggi, è piuttosto ridotta anche nella popolazione
in genere; ancor più ciò si verifica in relazione ai giovani. 'Sconosciuto'
pertanto denota una situazione esistenziale della religiosità giovanile già essa
stessa piuttosto carente e marginale, e nel suo ambito, una limitata presenza
della componente mariana7.
Un secondo significato invece sottolinea la poca attenzione all'argomento mariano da parte degli studiosi che
hanno studiato dal punto di vista sociologico il fenomeno
religioso. Anzi, si può affermare che tale argomento: «rapporto dei giovani con Maria», non è stato mai specificamente trattato da sociologi di professione, né con studi centrati
su di esso, né nell'ambito di altri lavori sulla religiosità in
senso ampio e globale.
È una vera lacuna in quanto al momento attuale non abbiamo alcuna documentazione seria e attendibile a questo
riguardo8.
Non sono mancati tuttavia approcci da parte di studiosi
di altra estrazione e matrice scientifica. I pochi dati disponibili pertanto, complessivamente, si presentano come poco
significativi ed attendibili. I difetti di tali ricerche fanno riferimento non solo all'aspetto contenutistico (apparato teorico generale; operazionalizzazione dei concetti, ecc.), ma
principalmente all'aspetto metodologico (imperfezione delle tecniche, carenze applicative, non accettabilità del campione, insufficiente elaborazione e interpretazione)9.
Ma la situazione del rapporto tra i giovani e Maria può
anche essere caratterizzata come 'carente'. Essa cioè presenta aspetti
difficili, di non immediata rilevanza esistenziale, per i giovani, e pertanto
come qualcosa di secondario, marginale, rimosso al di fuori delle attuali loro preoccupazioni.
Ciò dipende da vari fattori prossimi e remoti, che sostanzialmente convergono nella carenza religiosa di fondo e in
alcune altre carenze specifiche. Queste hanno una incidenza
negativa nella devozione dei fedeli verso la Madre del Signore, e ancor più condizionano l'impostazione di un corretto
rapporto dei giovani con Maria. Tali carenze sono quindi di natura dottrinale e
pratica. Da una parte sono collegate con la crisi della mariologia, verificatasi
negli anni immediatamente seguiti al Concilio Vaticano II. Ne è derivata una
trascuratezza nella predicazione e nella catechesi. Nell'una e nell'altra,
accanto a tentativi interessanti e rispondenti alle indicazioni conciliari su
una corretta mariologia, ben collocata e collegata da una parte alla Cristologia
e dall'altra alla ecclesiologia, sono perdurate forme di annuncio
'approssimative' ed insufficienti. Sono inoltre continuate sul piano
devozionale, sottolineature ed enfatizzazioni di natura emotiva e tradizionale
sia nella esposizione della dottrina mariana in genere, che nelle manifestazioni della pietà mariana. Uguale effetto hanno avuto
le impostazioni riduttive dei cosiddetti teologi 'ecumenisti'
che vedevano in alcune affermazioni mariologiche dei punti
non necessariamente parte integrante della 'economia della
salvezza', e comunque disfunzionali alla problematica
ecumenica10. Questo stato di cose si è ripercosso come un
fattore disfunzionale ad un autentico rinnovamento e potenziamento della dottrina e devozione mariana in riferimento alla generalità del popolo cristiano, ma ancor più
presso le fasce giovanili. Forme vitali ed esistenzialmente significative di devozioni dei giovani verso Maria, apparivano
di difficile proposta e di più difficile assimilazione ed interiorizzazione. Ciò pertanto rendeva sempre più 'carente' il
rapporto tra i giovani e Maria11.
Anche questo secondo aggettivo, di conseguenza, presenta un doppio
significato. Da una parte, in senso oggettivo, esso denota le difficoltà
dell'impostazione dottrinale; dall'altra, in senso soggettivo, sottolinea la
precarietà della
percezione della funzione di Maria e di conseguenza il non
corretto atteggiamento verso di Lei dei fedeli, in genere, e
dei giovani, in particolare12.
In ordine ad una maggiore comprensione di tale situazione, sul piano conoscitivo, e in vista di una più realistica e
concreta azione pastorale, sul piano operativo, è utile una
messa a fuoco di come i giovani specificamente percepiscono la propria relazione con Maria e di come ne vivono le
implicazioni esistenziali. Tuttavia, tale chiarificazione, presuppone una previa
illustrazione della situazione religiosa giovanile, dato che il rapporto stesso
si colloca entro i suoi termini e da essa viene reso possibile e spiegato.
Pertanto tratteremo in una prima parte della situazione religiosa dei giovani e,
in quella successiva, delle caratterizzazioni particolari del rapporto dei giovani con Maria.
l. LA SITUAZIONE RELIGIOSA DEI GIOVANI
In questi ultimi anni sono molti gli studi che riguardano la dimensione
religiosa come percepita e vissuta da parte dei giovani. Alcuni di tali studi
trattano esclusivamente del problema religioso e i giovani, focalizzando compiutamente
l'argomento sia nella sua configurazione attuale, sia nella
sua componente dinamica ed evolutiva. Si ottiene quindi
una descrizione molto ricca di sfaccettature che documentano le principali istanze attuali dei giovani13. Non mancano
tuttavia anche altri studi che affrontano lo stesso problema
in ambito più generale, nel senso che l'aspetto giovanile è collocato nel contesto globale di una data comunità umana
abbracciante cioè tutte le categorie di età. In questi casi ci
troviamo di fronte ad una trattazione riguardante tutta la
popolazione entro cui è possibile cogliere ed evidenziare i
tratti particolari della religiosità giovanile14.
Dal complesso di questi studi si ricavano indicazioni che,
generalmente parlando, possiamo definire poco incoraggianti, specialmente quelle
riguardanti il mondo giovanile. Certo non mancano gli aspetti positivi, o alcune
potenzialità che, se sviluppate adeguatamente, potrebbero far prospettare un quadro meno negativo. Tuttavia si deve costatare
che al momento presente prevalgono alcune tendenze che
possiamo sintetizzare nel modo seguente.
Una prima tendenza può essere vista nella propensione
alla selezione soggettiva dei contenuti della fede e alla auto-gestione
personalistica delle implicazioni che ne derivano. Essa è accompagnata da
un'altra che possiamo denominare: tendenza alla emarginazione del fatto
religioso in momenti e aspetti secondari della propria esistenza. La terza
tendenza sottolinea invece la capacità di persistenza delle istanze e opzioni religiose di fondo15.
A) Tendenza alla selezione ed autogestione
Una indicazione costantemente emersa dai dati a nostra
disposizione mostra una accettazione differenziata dei diversi punti della fede,
della pratica religiosa, delle obbligazioni morali. In altre parole, i giovani attuano come una
cernita dei molti contenuti del patrimonio religioso tradizionale e scelgono solo quei punti che sono più congeniali a
loro o che, comunque, sono giudicati da loro stessi più importanti. In tale
scelta hanno influenza diverse ragioni che sostanzialmente convergono in una
forma di individualismo. I giovani infatti nelle loro scelte non si basano su criteri
oggettivi e validi, ma su istanze legate alla loro soggettività. In tale cernita, sui protagonisti, influiscono ragioni
socio-culturali collegabili a condizionamenti e a stimoli che
essi ricevono da parte dell'ambiente.
Nello stesso tempo questa selezione di tipo individualistico è collegata ad una forma di «autogestione»
del fatto religioso. Non viene accettata, sostanzialmente, l'idea di una
etero-direzione, cioè di forme di imposizioni dall'alto e/o dall'esterno. Si
determina pertanto una prevalenza dello spontaneismo, specie in riferimento alla
attuazione della pratica religiosa: partecipazione alla Messa, recezione dei Sacramenti. Ognuno fa quello che si sente di fare ed anche
quando ne 'sente il bisogno'.
In particolare si possono notare due ordini o piani di manifestazioni specifiche di tale tendenza: l'atteggiamento 'ma-
nipolante', l'esclusione delle mediazioni gerarchiche.
Per atteggiamento «manipolante» intendiamo la disposizione degli individui ad
organizzarsi un proprio sistema di credenze cui aderire, di pratiche religiose
cui partecipare, di norme morali da accettare oppure no. Come effetto di tale
atteggiamento risulta che la religiosità dei giovani appare piuttosto
semplificata ed annacquata, senza peculiarità che la caratterizzano. Tale
religiosità inoltre non comporta alcuno sforzo o rinuncia. Nell'atteggiamento manipolante
prevale la volontà dell'individuo che non si sottomette ad
accettare un patrimonio 'oggettivo', 'esterno' (nel nostro caso) 'rivelato'; ma il tentativo di creare tutto da sé o almeno
di fare anche degli elementi 'oggettivi', una sintesi strettamente 'personale'.
L'esclusione delle mediazioni gerarchiche, esprime in altri termini, il concetto di crisi dell'autorità, molto diffusa tra i giovani. Tale esclusione si verifica in
riferimento a
tutte le dimensioni. Quanto alle credenze e all'etica, si rifiuta
l'autorità di magistero o comunque se ne delimitano le competenze in rapporto ai vari contenuti e alle varie obbligazioni
morali. Quanto al culto, non si 'capisce' la obbligatorietà della presenza di
ministri ordinati, o comunque l'attuale attribuzione di ruoli o funzioni dei ministri ordinati. Quanto
all'aspetto organizzativo si notano orientamenti diversi dalla normale
impostazione gerarchica della Chiesa, come ad esempio, la maggiore disponibilità
verso la leadership carismatica.
B) Tendenza alla emarginazione
A riguardo della collocazione della religione nella propria vita, si nota: diminuzione della
della semplice partecipazione, carenza dt plausibilità e di capacità di motivazione da parte di . . .
La diminuzione della presenza religiosa si manifesta come propensione a lasciare meno spazio e meno tempo alle
varie espressioni e manifestazioni religiose. Si costata, specialmente presso i
giovani, un processo di abbandono progressivo di certe credenze, di allentamento
dei ritmi della
pratica religiosa, di abbassamento del livello di partecipazione e coinvolgimento. L'elemento religioso
viene ad essere
meno presente nella caratterizzazione delle scelte esistenziali della maggioranza dei giovani. Esso non solo non è sentito
come fattore di proiezione, verso il Trascendente, della propria esistenza; ma neppure della
propria visione del mondo. Si verifica inoltre una
diminuzione del ruolo pubblico della religione, una sua rimozione
ad un piano secondario o marginale.
La crisi di plausibilità comporta la perdita del monopolio della religione nell'offrire un 'significato' alla
esistenza.
Si disarticolano i vari punti del sistema religioso, per cm t
contenuti di fede non possono essere mantenuti nella coscienza che come 'opinioni' o 'vaghe preferenze'. In ciò,
inoltre, specie i giovani, non riescono a immunizzarsi di
fronte alle altre ideologie che si presentano come risposte
totali ai problemi della vita.
A queste osservazioni si può inoltre aggiungere la carenza di capacità della religione nel suscitare le motivazioni
adeguate per le scelte quotidiane. Il tradizionale universo
simbolico diventa irrilevante per l'ordine sociale, per l'impegno verso la giustizia e per la pace. La forza necessaria per
il conseguimento di tali obiettivi, deriva o comunque è trovato nelle istituzioni e raggruppamenti politici; la componente religiosa viene giudicata insufficiente e comunque come qualcosa di decorativo.
C) Tendenza alla persistenza.
Non manca tuttavia una tendenza alla persistenza di una
certa incidenza della religione nella vita quotidiana. Ciò va
inteso innanzitutto nel senso che, benché non eccessivamente numerosi, non
mancano tuttavia dei giovani che vivono con impegno e coerenza la dimensione religiosa. Ma
va aggiunto che anche quei giovani, ai cui occhi la religione
ha perduto la sua centralità, non escludono del tutto le implicazioni esistenziali che da essa derivano. Inoltre, l'adesione
alla fede è spesso più documentata; la pratica religiosa, quando viene attuata,
non è più 'causata' dalla pressione sociale esterna, ma si basa su motivazioni
personali. Continua, infine, la percezione delle istanze di fondo e perenni
provenienti dalla religione. Questa dà una risposta ancora valida alla
costatazione dell'impotenza dell'uomo, al suo bisogno di sicurezza, di
significato. L'Assoluto che polarizza gli atteggiamenti, risponde al bisogno di comprendere l'esistenza
umana, la sua origine, la sua finalità ultima. Questo peraltro, nei giovani, si realizza come una domanda religiosa che
va al di là dei convenzionalismi e delle forme istituzionalizzate. Tale persistenza di atteggiamenti si verifica anche nella
tendenza e capacità di aggregazione. È risaputo peraltro che
i gruppi giovanili più numerosi, spesso più attivi e consistenti, sono quelli religiosi, anche se quelli politici si presentano come più 'spettacolari'. Benché con limiti e, talvolta,
con difetti e insufficienze, la mole di lavoro religioso e sociale dei gruppi religiosi giovanili è considerevole; tanto da costituire
una vera testimonianza nei confronti delle altre fasce di età.
In genere si può affermare che l'affiliazione religiosa per
molti giovani è come un patrimonio conservato in cassaforte o alla banca: benché sembri che non sia usato, tuttavia dà
all'individuo il senso della propria identità e della continuità
nel tempo di alcune caratteristiche importanti della vita.
Persistono (e, talvolta, riemergono) principi, norme, valori che certamente hanno una origine religiosa e che caratterizzano in senso religioso la vita di una popolazione. Principi come: la peccabilità dell'uomo, l'esigenza di giustizia finale, nonché valori come: l'amore per il prossimo, il perdono
delle offese, il rifiuto della violenza, rimangono ancora come
le strutture portanti della vita sociale, spesso non solo condivisi, ma anche promossi dai giovani. Con ciò non si vuol
escludere che in realtà molte norme concrete o scelte di fatto non sempre sono coerenti con tali principi; tuttavia si
può affermare che la situazione attuale risente dell'ethos
proposto dalla religione, che molte istanze nuove degli stessi giovani presentano una matrice cristiana.
II. CARATTERIZZAZIONI DEL RAPPORTO DEI GIOVANI
CON MARIA
Quanto abbiamo esposto nel punto precedente fa già intravvedere una situazione non del tutto rosea, anzi prevalentemente
negativa, della 'dimensione religiosa nella vita quotidiana dei giovani. Tale
situazione si ripercuote sui singoli punti che la compongono, tra cui anche quello riguardante la Madonna. La condizione religiosa generale della
gioventù (come del resto si verifica anche per le altre categorie), infatti, non solo contiene ma anche condiziona e quindi spiega la situazione dei singoli aspetti specifici, per cui
questi, generalmente, presentano le caratterizzazioni della
matrice.
In questo senso possiamo, da quanto già detto, inferire
sulle caratterizzazioni del rapporto dei giovani con Maria.
Esso quindi si può descrivere come un qualcosa di marginale, secondario, soggettivamente valutato e autogestito. Inoltre
esso subisce le influenze negative della rimozione ai margini del complesso
delle realtà significative per i giovani, pur persistendo di esso alcuni aspetti
e alcune forme di presenza. Nel complesso quindi anche per il riferimento a
Maria si verifica, come per la dimensione religiosa in genere, la presenza di tratti prevalentemente negativi, anche se non mancano
degli aspetti in qualche modo positivi16.
Questa descrizione generale, tuttavia, è troppo intuitiva e sintetica. Non
spiega in modo più dettagliato la complessità del rapporto e non evidenzia i singoli punti concreti. È
pertanto utile analizzare più dettagliatamente alcuni dati ricavabili da ricerche più specifiche che, seppure da accettare
col beneficio di inventario, tuttavia, ci offrono elementi che
completano e puntualizzano quanto affermato in generale.
Nello sviluppo di questi aspetti più dettagliati ci avvarremo di alcuni studi realizzati in questi ultimi anni da alcuni
autori interessati ai problemi pastorali17, ma anche di alcune inchieste specifiche, anche se limitate, attuate da studenti,
come parte integrativa delle loro tesi di laurea in teologia18,
o come semplici esercitazioni accademiche19.
Useremo come base concettuale della nostra ricostruzione uno schema che ricaviamo dalla 'operazionalizzazione'
del concetto di rapporto come esso viene proposto dalla psicologia sociale. In tale ambito il concetto di rapporto comporta la presenza di due partners
che realizzano tra loro un interscambio di varia natura e con diversa continuità
e intensità. Esso pertanto presuppone almeno una percezione
reciproca, almeno intenzionale, e la possibilità di una qualche forma di comunicazione e interazione. Infine esige un
fondamento legittimante che giustifica e spiega la natura del
rapporto e la sua realizzazione concreta e fenomenica20.
Tale schema, benché applicabile e funzionale anche nel
nostro caso, cioè nella spiegazione del rapporto dei giovani
con Maria, richiede qualche precisazione e adattamento. I
due partners, pur trovandosi in condizioni esistenziali diverse: gli uni come persone viventi nel tempo, l'altra condizione di anima beata,
costituiscono il prerequisito di base per l'instaurazione di un rapporto Abbiamo
quindi un «ego» e un «alter» che, ciascuno a modo proprio, danno origine ad una forma di interazione che, seppure non fenomenica ed empirica, viene considerata e spiegata dai teologi come vera ed autentica.
L'interscambio che ne deriva è dato dalla coscienza ed
azione in relazione alla propria missione in Maria, e dalla
presa di coscienza che di tale missione vengono ad avere i fedeli e i giovani. Si instaura quindi un tipo di interazione e
comunicazione che prende forma in Maria come accettazione e risposta delle preghiere (dialogo, richieste), e nei fedeli
come espressione dei propri bisogni, atteggiamento esistenziale, accettazione dell'esemplarità della Vergine e concezione della sua vita come elemento di riferimento per proprie
scelte, opzioni, giudizi, ecc ....
Infine, il fondamento legittimante va riscontrato nella
dottrina teologica della Comunione dei Santi, che comporta
non solo la possibilità di un rapporto 'mistico' tra fedeli e
anime beate, ma anche ne giustifica la convenienza e tenta
di spiegarne la dinamica21.
Quello appena presentato costituisce lo schema relazionale teorico, con i necessari adattamenti. In concreto però,
la relazione stessa si realizza secondo aspetti contingenti e
specifici dipendenti dalle situazioni particolari e storiche tra
cui: vitalità religiosa generale dei fedeli, tratti personali legati al carattere o al proprio impegno spirituale, differenze di
sesso, di età e di altre caratteristiche demo-sociali, ecc. Per
questo la realtà concreta presenta sempre aspetti nuovi e differenziati che le singole ricerche possono cogliere ed analizzare. Nel prosieguo di questa seconda parte, utilizzando le
opere cui abbiamo fatto cenno, esporremo la situazione di
fatto e le tendenze che si profilano a riguardo del rapporto
dei giovani con Maria.
Pur tenendo conto dei limiti propri dei dati che useremo, tracceremo un quadro dettagliato ordinandolo su tre
punti:
a) piano conoscitivo, che riguarda i contenuti dottrinali,
in relazione alla Madonna, posseduti dai giovani;
b) piano attitudinale, cioè riguardante gli atteggiamenti
esistenziali dei giovani verso la Vergine;
c) piano comportamentale, che fa riferimento agli atti (di
culto) dei giovani nei confronti di Maria.
Di ciascuno di questi punti evidenzieremo il significato,
l'incidenza e la frequenza e conseguentemente noteremo come ne risulta caratterizzata la situazione generale. Per aderire
realisticamente ai fatti vedremo sia gli aspetti o punti negativi, come anche
quelli positivi che in qualche modo controbilanciano l'incidenza dei primi. Ciò potrà dare l'impressione che affermeremo delle cose contraddittorie, mentre la
contraddizione sta proprio nelle risposte dei giovani
stessi22.
A) Il piano conoscitivo
In riferimento alla dimensione dottrinale, dal complesso dei dati disponibili,
può cogliersi una tendenza generale che può così esprimersi: da una parte si
verifica poca o comunque cattiva conoscenza di Maria e, dall'altra, adesione a
spunti dottrinali piuttosto interessanti.
Per quanto riguarda gli aspetti negativi possiamo notare
innanzitutto una idealizzazione eccessiva di Maria, che rasenta il limite della mitizzazione della sua figura e che comporta
il rischio di una collocazione al di fuori della storia. A Maria vengono
attribuiti titoli e caratteristiche più che superlativi che la pongono non solo
al di là dell'ideale di madre e della 'donna ideale', ma anche al di là della concezione
proposta dalla Chiesa stessa. Invece, non vengono attribuite
alla Vergine caratteristiche che sono proprie di ogni creatura a prescindere dalla sua stessa grandezza o dignità, per cui
appunto si rischia di caratterizzarla come una figura
a-storica.
Un'altra connotazione che si ricava circa la figura di Maria come percepita dai giovani è quella di una donna caratterizzata dalle cosiddette 'virtù passive', non essendo queste
compensate sufficientemente da altre 'virtù attive'. Quasi se
ne dedurrebbe l'immagine di una donna «agita» più che di
una donna che agisce, che è perfettamente consapevole delle
sue responsabilità, che esplica le sue doti di comprensione
del bene e di volontà di conseguirlo.
Infine si può accennare al fatto che spesso le conoscenze
circa la Vergine appaiono quasi distaccate dalla Cristologia e
dalla ecclesiologia. Maria, in realtà, non può essere pensata
senza un immediato riferimento a Cristo e alla Chiesa. Così
non si potrebbe capire e giustificare, sul piano dottrinale,
natura, la funzione e la missione di Maria verso la Chiesa. E
appunto per questo che i teologi giustificano la collocazione
del capitolo riguardante la Madonna nell'ambito della Costituzione Lumen Gentium.
In tale documento infatti Maria è vista come la prima Redenta, dotata di
particolari privilegi sia nella sua concezione, come anche nella sua Divina Maternità.
Per quanto riguarda gli spunti positivi si può notare l'attribuzione a Maria dei titoli consueti e validi sul piano della
teologia. Sono molti tali titoli, tra cui vanno sottolineati
quello di 'Madre', cui si aggiungono anche gli altri collegati
alla missione e funzione della madre: tenerezza, comprensione, mediazione, capacità di accoglienza e di perdono. Ella
si fa tutta a tutti per far sì che il Cristo cresca e si sviluppi in
ciascuno dei suoi figli.
Un altro attributo è quello che rappresenta Maria come la donna perfetta, la donna che realizza in sé tutte le prerogative della femminilità come volute dallo stesso Creatore.
Ella quindi è la testimonianza della realizzazione di sé, della
vera autenticità dell'essere umano.
Infine, Maria è vista come maestra, come colei che instrada, che conduce, che guida. Ella è il modello cui ci si può
ispirare, da cui trarre insegnamento per sé, da cui avere ispirazioni e forza per un cammino spirituale esaltante anche se
impegnativo.
B) Il piano attitudinale
L'altro piano entro cui si collocano le indicazioni raccolte nelle ricerche citate è quello attitudinale. Esso fa riferimento
agli atteggiamenti e quindi a disposizioni dello psichismo umano che presentano il rapporto non soltanto come un fatto intellettuale, ma esistenziale tra un soggetto e
un altro soggetto. In questo ambito la tendenza generale
può così esprimersi: da una parte il rapporto è caratterizzato
da forme convenzionali, dall'altra invece emerge una acuta
sensibilità e disponibilità.
Per quanto riguarda gli aspetti negativi, emerge il fatto
che il rapporto con Maria è concepito da molti giovani come qualcosa di
secondario, di marginale, che non li tocca intimamente. Le stesse conoscenze rimangono qualcosa di
freddo, addirittura di nozionistico, da cui non enucleano
quelle implicazioni esistenziali che la figura di Maria comporta e propone. Si ripetono le formule imparate a memoria, senza rilevarne la ricchezza dei contenuti e coglierne per
se stessi la forza evocatrice.
Connesse con questa prima caratterizzazione, si trovano
anche le molteplici manifestazioni di indifferenza, di apatia.
Le risposte dei giovani appaiono a volte fredde, distaccate,
non interessate e spesso non interessanti. Non vi si evidenzia bene il ruolo e la funzione di Maria e di conseguenza la
sua figura non mette in moto alcun dinamismo interiore
verso di Lei.
Ciò presuppone una assenza di metabolismo e quindi di
trasformazione in elementi vitali di quanto viene ricevuto a
riguardo di Maria. Ciò si deduce da certe risposte a domande in cui si chiedeva il significato di certe parole. I dati mostrano come i relativi contenuti delle domande non riesco-
no a scalfire i soggetti, o a permeare la loro esperienza umana.
In riferimento agli aspetti positivi, sebbene meno presenti, come dati
statistici, tuttavia si rilevano delle notazioni interessanti. Esse quindi mostrano che i giovani presentano
aspetti o momenti di sensibilità e/o di disponibilità ad un
discorso mariano ben impostato e opportunamente offerto.
In particolare si può notare la visione di Maria come modello ideale ricco di
fascino e di attrattiva per la sintesi di va- lori vissuti che ella presenta.
Maria in quanto ha capito e vissuto il piano di Dio nei propri confronti, in quanto prima
cristiana e perfetta seguace del Cristo, è costantemente fonte
di ispirazione e di suggestioni intese in senso positivo.
Questo è connesso con una corretta visione del ruolo di
Maria e della sua importanza verso la vita cristiana. Infatti
nelle loro risposte alcuni giovani rilevano come in molti
momenti e aspetti della loro vita hanno sperimentato la presenza di Maria e il suo aiuto sia in riferimento ai problemi
quotidiani che in relazione ai momenti importanti e decisivi
per il loro futuro. In questo senso si può cogliere anche la
segnalazione di momenti di affidamento e di fiducia verso
Maria.
L'entusiasmo e lo slancio giovanile trova uno sbocco nel
cuore della Madre della Chiesa. Nel complesso quindi, sebbene meno frequenti, non mancano aspetti positivi sul piano attitudinale da parte dei giovani verso la Madonna.
C) Il piano comportamentale - cultuale.
Ovviamente gli aspetti già notati sul piano conoscitivo e
operativo si ripercuotono sul piano comportamentale, che
nel nostro caso si risolve in manifestazioni che più genericamente sono espressi in termini cultuali o di atti di devozione verso Maria. Anche a questo riguardo tuttavia si delineano sia aspetti positivi che negativi che sono come le specificazioni
concrete di una tendenza generale che per gli aspetti negativi si può esprimere
in termini di marginalità della devozione mariana, e per quelli positivi come personalizzazione ed autenticità della devozione mariana dei giovani.
Tra gli aspetti negativi, in riferimento al piano cultuale,
si può notare innanzitutto una forma di auto-estraneamento cioè una tendenza
all'allontanamento e marginalizzazione del rapporto con la Madonna. La
maggioranza dei giovani, non avendo idee chiare sulla missione e sul ruolo di
Maria nella vita dei cristiani non danno importanza a tutto quello che i fedeli
fanno per onorare Maria, per impetrare il suo aiuto e la sua protezione. Non
solo sentono poco a livello interiore tale devozione, ma anche si tengono in
disparte nelle occasioni concrete, partecipando poco agli atti di devozione mariana.
Tutt'al più si limitano, sia pure in modo contraddittorio
rispetto ad altre caratterizzazioni del modo di essere e di agire della gioventù, ad alcuni atti di culto tradizionali (recita
di qualche preghiera, partecipazione a qualche pellegrinaggio o all'organizzazione delle feste mariane patronali) e generalmente poco costosi. Ciò riguarda l'aspetto religioso in
generale e quello mariano in particolare. Tale tendenza inoltre è collegata con un'altra: isolamento delle manifestazioni
devozionali, rispetto agli altri aspetti della propria vita. In
altre parole spesso gli atti cultuali sono poco o per nulla influenti sulle restanti dimensioni e momenti del proprio progetto esistenziale. Facilmente si verifica come un distacco,
quasi una separazione più che una integrazione globale, anzi
tra i vari momenti o aspetti si costatano delle contraddizioni anche notevoli
specie tra convinzioni di fede, pratiche devozionali, e coerenza etica.
Quanto agli aspetti positivi sono diverse le indicazioni
che si possono raccogliere dal complesso dei dati, anche se la
loro incidenza e frequenza è meno evidente rispetto agli
aspetti negativi. Tuttavia si tratta di segnalazioni molto interessanti, in quanto sottolineano esigenze di maggiore autenticità.
In particolare possiamo accennare ad una certa creatività dei giovani anche in
riferimento alle manifestazioni della devozione mariana. Certo i giovani sono normalmente più
creativi che non le altre fasce di età; ma è interessante che
ciò ha delle forme di attuazione anche in riferimento alla
Madonna.
Si costatano nuove espressioni simboliche, nuove forme
di attività, modalità diverse di organizzare riti e preghiere.
Inoltre, va notata l'esigenza di partecipazione attiva e
non da semplici spettatori. Anche questa istanza di protagonismo è propria della gioventù non solo di oggi, ma anche
del passato, ma è opportuno che, 'sebbene ciò oggi si verifichi meno vistosamente e meno plebiscitariamente, tuttavia
ancora persiste tale esigenza, che peraltro andrebbe più assecondata e favorita
anche perché, venute meno occasioni di pressioni sociali e ambientali, tale
partecipazione si presenta come più spontanea e significativa, e quindi più
capace di mettere in evidenza o recuperare i valori nascosti della devozione a Maria.
Non si può inoltre sottacere una caratteristica molto importante: l'esclusione di strumentalizzazione della devozione alla Vergine.
Nel passato la devozione di molte persone, anche pie, appariva legata ad un qualche interesse più o meno immediato.
Era come un «costo» da pagare per avere delle grazie e dei favori tramite l'intercessione della Madonna. Poteva trattarsi di grazie spirituali, per sé o per i propri familiari o per altri
ancora; oppure, più spesso, di grazie materiali. Sotto la
devozione comunque si percepiva un interesse ed essa stessa si
presentava come strumentale ad un proprio fine che, seppure talvolta legittimo, tuttavia condizionava e in un certo
senso, quando era così da anche
inquinava la stessa devozione. Ora si può costatare che nei
giovani tale forma di anche se del
tutto assente è certamente meno incidente o escusiva. La
devozione pertanto è più disinteressata, più laudativa e più
narrativa (fa «memoria» di Maria) della sua vita e della sua
missione.
CONCLUSIONE
Come si può osservare, il problema dell'annuncio di Maria ai giovani se da una parte può essere considerato come
un compito esaltante, dall'altra appare realisticamente come
complesso e problematico.
In realtà per una serie di fattori e di condizionamenti oggettivi e/o soggettivi, il rapporto dei giovani con Maria presenta più ombre che luci, più difficoltà che
aspetti carenti che potenzialità. Tuttavia queste ultime non
mancano, anzi esse costituiscono come la pista di lancio per
una nuova pastorale nella trasmissione della devozione mariana.
Tale impegno pastorale, però, non potrà essere svolto in
modo valido ed efficace se non poggia oltre che sulla fiducia
in Dio e sull'aiuto della stessa Vergine, su una corretta impostazione. Questa vede tra i suoi fattori non secondari: la
conoscenza della realtà giovanile e delle sue potenzialità e
aperture in riferimento alla devozione mariana da una parte, e, dall'altra, una creatività notevole nella promozione di
una catechesi (comunicazione) adatta e di iniziative rispondenti alle esigenze dei giovani.
Queste due esigenze sono tra loro interdipendenti, in
quanto l'una rimanda all'altra. Senza una buona conoscenza
della realtà e della disponibilità dei giovani verso la devozione alla Vergine, non si possono dare delle risposte adeguate.
Così anche senza una comunicazione (catechesi) adatta, non
si può risvegliare in loro la disponibilità verso la Madonna.
Tra le due, tuttavia, la conoscenza della situazione di fatto
deve avere la precedenza almeno in senso cronologico, per
poter avviare un progetto più valido, aggiornato e, almeno
limitatamente alla componente umana, efficace23.
I punti fondamentali di tale comunicazione catechetica
possono riscontrarsi nelle componenti strutturali dello stesso concetto di rapporto dal punto di vista psico-dinamico24.
Partendo dalle stesse carenze e potenzialità che i giovani
presentano e in termini adatti ai destinatari stessi:
- prospettare la dottrina della missione di Maria nei confronti della Chiesa e quindi dei fedeli. Tale missione
presuppone una situazione di difficoltà, lotta, bisogno
da parte dei fedeli, e abbondanza di grazie, aiuto soccorso che la Vergine può impetrare da Dio a favore dei suoi
figli; la giustificazione di tale relazione va ricercata
nell'ambito della 'Comunione dei Santi' (fondamento
legittimante);
- stimolare la presa di coscienza da parte dei destinatari (i
giovani) di una concezione della vita non come fatto banale, senza prospettive al di là di una impostazione edonistica e/o materializzata, ma come proiezione ideale
verso un mondo di valori che ha nella Vergine un prototipo autentico. Anzi con la prospettiva che la stessa
Vergine vuole comunicare con la sua esemplarità e con
le sue ispirazioni un iter umano e spirituale che avvicina di più a Cristo e rende più abili ad una vita cristiana più
coerente (percezione della reciprocità di presenza).
- Infine occorre sollecitare una maggiore disponibilità fino ad un impegno attivo da parte dei giovani. Ogni rapporto infatti suppone un interscambio, sia pure proporzionato
alla natura dei soggetti che vengono a trovarsi in relazione. Nel nostro caso si
può pensare a forme di aiuto e sostegno da parte di Maria sul piano del 'Corpo
mistico', e da parte dei giovani ad un impegno attivo nella recezione della
esemplarità della Vergine, nella attuazione di scelte e di condotte comportamentali-cultuali, secondo la dottrina del culto dei Santi proposta
dallo stesso Concilio Vaticano II (attuazione dell'interazione tra i partners ).
Ciò è quanto si va sempre più recependo da parte dei pastoralisti e degli stessi operatori e responsabili di cura di anime. Su questa linea pertanto la messa a fuoco della situazione attuale del rapporto tra i giovani e Maria oggi vuole esse-
re una piattaforma per un ulteriore passo in avanti verso
una maggiore presa di coscienza di quanto sia necessario alla
pastorale, nel contesto attuale, il contributo delle scienze
umane come la psicologia, la sociologia, ecc. Anche se questo procedimento può
sembrare lungo e difficile e talvolta offre delle sorprese, nel senso che si
scoprono situazioni diverse da quelle che ci si aspettava, tuttavia esso è oggi
indispensabile. Esso rientra in quella parte che ogni pastore (e ogni animatore
della devozione mariana) deve attuare come compito indeclinabile sperando, poi,
che Dio stesso 'dia incremento' alle sue fatiche e ai suoi sforzi.
NOTE
1 Cfr. G. SCARVAGLIERI, Gli uomini di
oggi come destinatari della Evangelizzazione, in AA. Vv.,
Evangelizzazione e mondo contemporaneo, Roma, Antonianum-Paoline, 1974, pp.
115-162.
2 G. C. MILANESI (a cura di), Oggi credono così, Torino, L.D.C. 1981,
vol. I, pp. 361-395; vol. II, pp. 197-218. Altre indicazioni complementari
possono riscontrarsi in G. SCARVAGLIERI, Religione e società a confronto,
Reggio Emilia, ed. Bizzocchi, 1982, passim, ma specialmente pp. 317-341.
3 Cfr. F. KLOSTERMANN, Teologia pastorale generale della comunità in AA.
VV., La Chiesa locale, Roma-Brescia, Herder-Morcelliana 1973 pp. 10-63.
4 G. SCARVAGLIERI,
Sociologia della religione,
Roma, PUG (dispense), 1980, passim.
5 Cfr. A. GALLIO, Maria nel mondo giovanile d'oggi, Roma 1981,
passim; E. D. STAID, Mana e la donna nella esperienza religiosa dei giovani,
1981, passim.
6 Naturalmente tale impostazione per adesso è appena enunciata, riservandoci
un'ulteriore chiarificazione nel corso del nostro intervento.
7 A questo riguardo si può riscontrare la bibliografia annessa nelle opere
citate alla nota n. 5.
8 La conferma a quanto affermato nel testo si può avere anche semplicemente
sfogliando le varie ricerche di sociologia della religione.
9 Cfr. G. SCARVAGLIERI, Metodologìa della ricerca sociale Roma PUG
(dispense), 1985.
10 Cfr. S. DE FIORES, Maria, in Nuovo Dizionario di Spiritualità,
Roma, Ed. Paoline, 1979, pp. 879-884, con le relative note e referenze
bibliografiche.
11 Cfr. G. CAMPAGNARO - R. TONELLI, Che cosa pensano i nostri giovani della
devozione alla Madonna e del mese di maggio, in Note di Pastorale
giovanile 3 (1969) pp. 5-20.
12 In questo senso sono orientate sostanzialmente le conclusioni di altre
ricerche sulla devozione mariana- cfr. nota n. 11.
13 Cfr. L. TOMMASI, La contestazione religiosa dei giovani, Milano,
Angeli, 1981; AA.Vv., Giovani e futuro della fede, Roma, Studium 1977 e
le rispettive bibliografie. Cfr. anche le opere citate nella nota n. 2.
14 G. SCARVAGLIERI, Sociologia della religione, op. cit., passim e
bibliografia generale.
15 G. SCARVAGLIERI, Religione e società a confronto, op. cit., pp. 22-24;
ID., La religione in una società in trasformazione, Lucca, Pacini-Fazzi,
1976, pp. 253-257. I punti seguenti sono una sintesi delle varie indicazioni
raccolte in tali studi empirici.
16 G. ALVAREZ, Las raices del Rocio, Hulva, Lib. Cernuda, 1981; G.
SCARVAGLIERI, Valore e significato dell'atto di consacrazione o affidamento
collettivo a Maria, in La comunità si affida a Maria, Atti della XXII
settimana nazionale mariana, Trieste, 1983, pp. 165-191; V. ORLANDO, Feste,
devozioni e religiosità, Bari, Congedo, 1981, passim.
17 Cfr. G. CAMPAGNARO - R. TONELLI, Che cosa pensano ... , art. cit.; G.
ANGELINI, Maria, madre del Signore, nel catechismo dei giovani, in
Mater Ecclesiae, 13 (1977), pp. 166-171; D. BERTETTO, Madre e regina dei
giovani,in La Madonna oggi. Sintesi mariana attuale, Roma, LAS, 1975;
S. DE FIORES, Maria, una proposta per i giovani, in Maria presenza
viva. nel popolo di Dio, Roma, Ed. Monfortane, 1980; G. M. GOZZELINO,
Mana e i giovani, in Cavaliere dell'Immacolata, Roma, dic. 1970, pp.
14-15.
18 E. D. STAID, Maria e 1a donna ... , op.cit.; A. GALLIO, Maria nel
mondo ... , op. ci t.; J. V AN DEN BUG, Aspecten van Maria Verering bij
Jongeren, Lovanio, 1977.
19 Si tratta di elaborati accademici di studenti (del Marianum, corredati da
piccole inchieste): C. ROS NORTES, J. BEAJM, ecc ...
20 G. SCARVAGLIERl, Introduzione alla sociologia, Roma, PUG, 1977
(dispense), pp. 107-116.
21 Cfr. Lumen Gentium, nn. 49-51. Per il culto dei santi si può cfr. P.
MOLINARI, I Santi e il loro culto, Roma, 1962, passim.
22 Faremo quindi riferimento alle opere citate nelle note 16-19. Non li citiamo
distintamente perché i dati sono contenuti in modo sparso nell'ambito dei
rispettivi rapporti. Non riportiamo inoltre i dati statistici per lasciare alle
varie affermazioni il carattere di «semplici indicazioni», dato il carattere
estremamente carente dei questionari e ancor più del campionamento,
aggravato dall'elevato numero di astensioni. Per i riferimenti a G. ALVAREZ e V.
ORLANDO, notiamo che il loro campione è quantitativamente ristretto e quindi non
rappresentativo.
23 Cfr. G. SCARVAGLIERI, Affidamento a Maria e programmazione pastorale
(approccio sociologico) in La comunità si affida a Maria, op. cit., pp.
193-204.
24 Cfr. quanto detto precedentemente.