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  La ''Madonna di don Bosco'' 
Storia

Il grande quadro di Maria Ausiliatrice nel Santuario di Torino. Un articolo di Luigi Zonta, in Maria Ausiliatrice, n. 3 - 2018.

 



Il visitatore o pellegrino che si affaccia sulla Piazza Maria Ausiliatrice arrivando da Corso Regina Margherita, ha subito una inquadratura completa di come si inserisce la Basilica Maria Ausiliatrice nel contesto degli edifici che la formano. È un'immagine gratificante per il ritmo dei suoi contorni, le cui linee perimetrali orientano lo sguardo a soffermarsi sul prospetto della Basilica. L'interesse quindi è subito rivelato! Percorrendo la piazza c'è il tempo per una lettura immediata degli elementi che disegnano la facciata della basilica, che per definizione è di stile neo classico palladiano. Diciamo subito che per chi conoscesse le chiese torinesi, potrebbe notare quanto questo stile architettonico si distingua da queste, per cui la stessa Basilica è stata definita la meno torinese delle chiese. Don Bosco era certamente a conoscenza della notorietà, sia in Europa come nel mondo, che questo stile godeva e che era diventato emblematico e sinonimo di estensione, di grandezza, per la grande diffusione avuta.

Brevi premesse storiche

La storia dell'ottocento che riguarda la parte centrale del secolo, ha subito notevolmente l'influenza dello stile neoclassico, sia nell'architettura come nelle arti figurative, quindi anche la basilica è un'espressione di ciò. L'architettura religiosa in Italia, soprattutto nelle chiese parrocchiali, adottò e diffuse questo stile. Superando l'entrata principale della Basilica di Maria Ausiliatrice si entra nella navata centrale e il nostro occhio rimane colpito da tutta la cubatura che da estensione alla navata. C'è la percezione di trovarsi in un ambiente esuberante di marmi, ori brillanti, cornici, stucchi, decorazioni, che fanno sbalzare dalle pareti le varie modalità architettoniche della struttura stessa. Ciò che induce a concentrare l'interesse dello sguardo e dell'analisi in questa visione d'insieme è senz'altro la grande pala dell'Ausiliatrice che si estende sul fondale del presbiterio, supportata da un altrettanto grandiosa cornice di santi, che sono stati propagatori della devozione mariana. La storia di questo quadro dice molto sull'impegno di don Bosco, nel far conoscere ai fedeli il grande valore che lui attribuiva a questa devozione. Don Bosco nella prima seduta con il pittore Tommaso Andrea Lorenzone, espresse il suo grandioso progetto sul tema da sviluppare e quando terminò l'esposizione il pittore esclamò:"Ma… ci vorrebbe Piazza Castello!". Naturalmente per realizzare quanto indicava don Bosco (ci penserà don Rua il successore di Don Bosco nel 1889, affidando al pittore Rollini, la pittura della cupola centrale, a illustrare la grandiosa tematica espressa da don Bosco).

Alcuni criteri guida per la lettura

È opportuno a questo punto, prima di descrivere il contenuto della pala fare un cenno di ambientazione storica e delle tendenze artistiche di quel periodo. L'800 è stato un secolo che già nel suo avvio, manifestava la tendenza di ispirarsi al classicismo greco-romano, mentre cercava qualcosa di "ingenerato" del tempo che viveva. Anche gli artisti si lasciavano imbrigliare, limitando le loro capacità nella convenzionalità. La critica più che definirli tali, li cita come bravi maestri di pittura a servizio della religiosità: l'arte è a servizio del culto. Prevalgono i criteri morali su quelli artistici. Gli artisti, dovevano garantire più con la loro fede che con la loro arte. Don Bosco era molto interessato alle vicende del papato e della Chiesa in quel periodo di violenti attacchi verso loro, forse non si è mai confrontato con eventuali giudizi critici che le nuove tendenze gli avrebbero espresso. Prendiamo atto inoltre, che il popolo non poteva capire altri linguaggi se non quello della realtà immediata. La lettura che ci accingiamo a fare del quadro è già esplicitata da questi criteri guida, orientativi, per quanto riguardala composizione, lo stile pittorico, le modalità delle vesti dei personaggi.

Una lettura del Grande Quadro

Quella che è stata chiamata "la Madonna di don Bosco", cioè l'Ausiliatrice, nel Grande Quadro appare in alto nel campo più luminoso dello spazio e al centro del medesimo. Gli fanno da cornice, gli angeli e gli Apostoli. Al centro in basso, come fosse suggerito, il richiamo della Basilica e di Valdocco. Quello che vediamo ora è quanto il pittore Tommaso Lorenzone propose a don Bosco nel bozzetto preparatorio e che egli dovette accettare, anche se un po' dispiaciuto, per la riduzione notevole del suo progetto. La lettura teologica della raffigurazione offre varie considerazioni tematiche. La Madonna è chiamata Ausiliatrice perché è stata invocata come garante nei momenti più drammatici e contrastanti nella storia del popolo di Dio e ancor oggi è determinante il suo aiuto sia nelle cause personali, come nei grandi conflitti che purtroppo esplodono nel mondo. Don Bosco, con la sua preghiera "O Maria, Vergine potente" ha espresso in modo significativo il suo concetto dell'aiuto che l'Ausiliatrice dà a chi lotta per il bene, eppure ha condiviso che il pittore raffigurasse la Madonna come madre, regina, accogliente, con le braccia aperte e Gesù che la imita, anziché guerriera: con spada e corazza. L'Ausiliatrice per don Bosco deve essere una Madonna che piaccia ai devoti, che susciti in loro sensazioni positive di confidenza, di fiducia, di abbandono filiale, anziché di conduttrice di eserciti. La rassegna dei personaggi del quadro, ad iniziare dall'alto, mettono in evidenza la Ss. Trinità, come ispiratrice e illuminatrice della Chiesa, Maria con il Bambino, al centro di questa luce, in piedi; gli Angeli che richiamano il "cielo", Apostoli ed Evangelisti con i relativi simboli, che con Maria richiamano la Chiesa. Lo squarcio in basso, propone il collegamento con la terra e riproduce l'immagine della Basilica e di Valdocco. La Madonna e gli Apostoli sono presenze non terrestri ma già glorificate e sono figure rappresentate nella compostezza estatica, contemplativa, di esseri che godono della beatitudine definitiva. Noi ci esprimiamo in termini umani, limitati e quindi, per quanto sia stato abile il pittore ad armonizzare il tutto: colori, vestiti, gesti, si può constatare il limite di questo linguaggio figurativo, a confronto con la realtà celeste intuibile, ma invisibile per noi.

È diventata l'icona ufficiale

Questa immagine dell'Ausiliatrice è rimasta finora l'icona ufficiale per i fedeli a lei devoti e tale rimarrà ancora nel tempo. Non abbiamo motivi per pensare che in futuro, questa icona venga ripensata con altra fantasia, per riadattarla ad altra tipologia figurativa! Viviamo in tempi in cui anche la Madonna, appare, comunica e da questi episodi, notiamo variazioni nelle modalità di vestire e di presentarsi. Vero è che, anche in questo modo di comunicare supera in fantasia lo stesso don Bosco, tanto è innovativa! Nel perimetro della Basilica si inseriscono numerosi altari che contribuiscono a movimentare con le loro varie caratteristiche plastiche, con decorazioni dorate, di rilievi assortiti di rosoni e fregi che fanno da cornice ad altrettante pale, dedicate a san Giuseppe, a san Domenico Savio, alla Santa Mazzarello, a don Bosco. Ogni altare, oltre il dipinto centrale, ha nelle insenature laterali, altri dipinti, a commento di santi o episodi vari. Dietro l'altare maggiore, nel passaggio che collega i due transetti del presbitero, sono impostati sei altari a ridosso della parete perimetrale dedicati a vari santi e al Crocifisso, con relative immagini di richiamo. All'entrata della basilica sugli spazi a lato della bussola ci sono i dipinti del "sogno della zattera" e delle "due colonne". Tutti questi dipinti di vari autori, sono di genere devozionale o descrittivo e in coerenza con lo stile figurativo dell'ambiente. Per il pellegrino, l'iconografia del santuario, per le caratteristiche di cui sopra, è di immediata acquisizione, perché sono immagini molto convenzionali e di interesse descrittivo.

 

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Inserito Lunedi 18 Marzo 2019, alle ore 17:32:19 da latheotokos
 
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