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BORDINO ANDREA




Fratel Luigi della Consolata, religioso della congregazione dei Fratelli di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, beatificato il 2 maggio 2015.

1. Cenni biografici
a)
Il Beato Luigi della Consolata, al secolo Andrea Bordino, nacque il a Castellinaldo d'Alba, il 12 agosto 1922. Fu terzogenito di quattro sorelle e di quattro fratelli. Nel gennaio 1942 si arruolò nell'Artiglieria Alpina della Cuneense, dove trovò il fratello Risbaldo, rientrato dalla Campagna di Albania. Il 15 agosto i Bordino partirono per la Campagna di Russia, ma non raggiunsero le linee di fuoco. Il comando del 4º Reggimento di Artiglieria Alpina s'installò a Sollonscki, un villaggio tra Valujki e Rossosh. Risbaldo distribuiva vettovaglie e indumenti ai militoni, Andrea accudiva i sei muli del comando. Caduti prigionieri nel gennaio 1943, i Bordino vissero insieme la tragica ritirata per circa un mese. Vennero separati ad Aklulak: Andrea destinato alla Siberia dove rimase per due anni, internato nel lazzaretto di Spassh, dove cercò di svolgere con sacrificio lavoro di assistenza per i malati e i moribondi, con i pochi mezzi a disposizione. Nella primavera del 1945 fu colpito da tifo petecchiale. Nell'autunno del 1945 i due fratelli Bordino rientrarono in patria. Andrea, considerandosi miracolato, il 23 luglio 1946, insieme alla sorella Ernestina, entrò a far parte della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino. Indossato l'abito religioso assunse il nome di fratel Luigi della Consolata. Con i fratelli di San Giuseppe Cottolengo, iniziò a svolgere lavoro di assistenza, soprattutto infermieristica per i ricoverati dell'Istituto, malati di vari disturbi fisici o psichici. Nel 1975, fu colpito da leucemia mieloide e, dopo grandi sofferenze, morì a Torino il 25 agosto 1977.
b) Tra il 1988 e il 1993 per fratel Luigi si svolse la fase del processo per la dichiarazione a Venerabile. Complessivamente il Tribunale Ecclesiastico tenne 76 sezioni ascoltando 58 testimoni oculari (14 dei quali ex prigionieri in Russia). La santa sede esaminò le duemila pagine del trasunto, fu redatto il “Summarium” e la “Positio”. Il 14 febbraio 2003 la commissione di teologi della Congregazione Vaticana per le cause dei santi studiò e votò "l'esercizio eroico delle virtù praticate dal servo di Dio fratel Luigi". I voti dei teologi (9 su 9) furono affermativi. Il 12 aprile 2003, papa Giovanni Paolo II lo dichiarò Venerabile. Successivamente tra il 2010 e il 2014 si svolse il processo diocesano per la beatificazione, su un miracolo avvenuto nel 1991. Il 3 aprile 2014 papa Francesco promulgò il decreto che riconosceva l'avvenuto miracolo con una guarigione attribuita per intercessione del Venerabile Luigi Bordino e ritenuta inspiegabile per i tempi, le modalità e la gravità della malattia. Il 2 maggio 2015 a Torino è stato proclamato beato nel corso di una celebrazione liturgica presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, delegato di Papa Francesco. La sua memoria liturgica è stata fissata al 25 agosto.

2. Il Rosario, preghiera giornaliera di Fratel Luigi
Nessun testimone lo attesta, ma nulla ci vieta di credere che nelle tasche del giovane Andrea Bordino, ventenne alpino della Cuneense, quel giorno afoso dell'Assunta del '42, mentre la tradotta lasciava Cuneo per una guerra assurda, ci fosse la corona del Rosario. Nulla ci vieta di crederlo perché i testi sono concordi nell'affermare che era abitudine della famiglia Bordino recitare il Rosario nelle sere cariche di fatica e di lavoro, così come affermano che tale abitudine perdurò nel giovane soldato durante la prigionia, nelle giornate di Andrea divenuto Fratello Cottolenghino, fino alle lunghe ore in cui nel suo letto fratel Luigi veniva consumato dalla leucemia. Questa devozione al Rosario, accompagnerà fratel Luigi per tutta la sua vita.  Andrea imparò presto in famiglia a sgranare quella corona e ad assaporarne la dolcezza. Nelle lunghe sere fredde d'inverno, raccolti nel tepore della stalla o in cortile durante le stagioni più calde quando la brezza della sera lenisce la calura del giorno, la famiglia Bordino consegnava fiduciosa alle mani di Maria la molta fatica del lavoro. Se il giorno cominciava presto con la celebrazione della Messa, era ben giusto che si chiudesse la sera affidandosi alla Vergine. Non è dunque un caso che suor Chiara Cortinovis, collaboratrice per diversi anni di fratel Luigi in sala operatoria affermasse che «le due grandi devozioni di fratel Luigi erano Gesù Eucarestia e la Madonna, che venerava con il Santo Rosario». Possiamo anche pensare che negli anni della giovinezza, il Rosario serale di Andrea non fosse neppure l 'unico della giornata. Chissà quante volte la mano forte e virile di Andrea avrà cercato nella tasca quella corona che lo aiutasse ad intessere con la Madre del cielo una intima sintonia, chiedendole di accompagnarlo nel cammino della fede. E che Andrea tenesse sempre con sé la corona lo depone anche il suo parroco, don Gustavo Bianco: «Andrea ha sempre portato la corona del Rosario in tasca, che recitava ogni sera in famiglia e nei gruppi parrocchiali».
       
3. Il Rosario, compagno fedele nella guerra e nella prigionia

Ma a quella corona si aggrappò con ancor maggiore energia quando il dovere gli impose di indossare la divisa degli Alpini e ancor più quel giorno dell'Assunta del '42 quando la tradotta che lo avrebbe portato al fronte partì da Cuneo. Una delle pagine più dolorose della nostra storia italiana. Probabilmente già in quell'istante Andrea aveva consapevolezza di cosa significasse la guerra, ma mai avrebbe immaginato un tale orrore di violenza, fame e freddo. E quelle mani forti afferrarono con tenacia i grani della corona, simboli del suo affetto per la Vergine. Giorno dopo giorno, con il venir meno delle possibilità di partecipare alla Messa quotidiana, il Rosario divenne l'unico strumento per rimanere in comunione con la Vergine e, insieme a lei, trovare consolazione nel Cristo. Sono gli stessi commilitoni ad attestarlo. Candela Battista rammenta come nelle sere cariche di fatica andasse con Risbaldo a cercare Andrea. Tra le baracche prive degli affetti famigliari, la compagnia dei commilitoni rimaneva l'unica consolazione. Ci si raccontava con nostalgia le storie di casa, si cantavano i canti di paese, si fantasticava sul futuro rientro a Castellinaldo. Ed egli rammenta come spesso gli capitasse di trovare Andrea dietro alla baracca, seduto o passeggiando che, solo o in compagnia, fingesse di riposarsi. In realtà sgranava la sua corona del Rosario, di nascosto, perché non era concesso dalle guardie. Privo del conforto dei sacramenti e della gioia delle celebrazioni vissute con intensità nella chiesa arroccata sul colle di Castellinaldo, il Rosario era per Andrea Bibbia, breviario e liturgia. In quei quindici misteri abbracciava tutto il mistero di Cristo, là in quelle sperdute e riarse terre di Siberia. L'Alpino Candela termina la sua deposizione affermando che se era vero che loro lavoravano anche per Andrea (nella sua condizione di distrofico era inabile al lavoro), era maggiormente vero che Andrea pregava anche per loro, e Dio solo sa quanto avessero bisogno del sostegno di quella preghiera. Tanta era la consolazione che egli traeva dai suoi Rosari quotidiani che, a mo' di esondazione, desiderava rendere partecipi anche gli altri. Afferma Toppino Francesco «Ricordo come fosse adesso che sovente Andrea ci faceva dire il Rosario, oppure ci animava a cantare. Lui sapeva la musica e aveva una bella voce. Senza tanti complimenti ci diceva: "Diciamo il Rosario". Qualche volta gli ho risposto: "Ma preghiamo sempre?" Invece di sempre pregare non sarebbe meglio darci da fare e andare da qualche parte a rubare qualcosa da mettere sotto i denti? Macchè, dove vuoi andare? E si cominciava il Rosario e poi si cantava ancora se avevamo fiato. Comunque, lo dico con tutta sincerità, ho mai detto tanti rosari in vita mia».

4. Con Maria, al servizio dei poveri a Torino
Terminata la guerra e rientrato in famiglia fu ancora alla Vergine che Andrea affidò il compito di gettare luce sul proprio discernimento vocazionale anzi, potremmo dire che si aggrappò con tenacia alla Madre del Cielo e quelle quattordici ore di cammino che lo portarono in pellegrinaggio al santuario della Madonna dei Fiori a Bra - quanti rosari avrà detto in quattordici ore - gli permisero di fare chiarezza sul proprio futuro. A Bra decise la sua chiamata tra i poveri del Cottolengo. Alla Piccola Casa fratel Luigi si mise con tenacia alla scuola di San Giuseppe Cottolengo ed imparò cosa intendesse il Canonico Buono quando affermava: «Per me, dopo Dio so chi devo amare: è la mia Madre, è la vostra Madre, è la Madre di tutti gli uomini; se sapeste quanto la Madonna è dolce e graziosa! È per lei che abbiamo Gesù; è per lei che riceviamo le grazie, se non fosse di questa buona Madre che cosa sarebbe di noi poveretti?». Negli anni di servizio, densi di carità, Maria fu per fratel Luigi consolatrice nelle afflizioni, consigliera nelle scelte difficili, ausiliatrice nei momenti impossibili. Comunque e sempre Maria fu per fratel Luigi Madre tenerissima ed egli si beava della sua compagnia, in ogni momento. Durante gli interventi chirurgici più lunghi, quando a turno ci si staccava un momento dal tavolo operatorio per un momento di riposo, fratel Luigi si ritirava in un angolo e pregava il Rosario: Maria era il suo riposo! Quando attraversava i cortili con passo deciso e solenne, pregava il Rosario: Maria era sua compagna di viaggio! Quando il cammino della Congregazione verso l'approvazione pontificia rallentava o subiva delle battute d'arresto, frate l Luigi affidava tutto alla Vergine: Maria era il suo sostegno: se alcuni confratelli erano maggiormente impegnati a scrivere e riscrivere testi da inviare alla Santa Sede, fratel Luigi li sosteneva tutti con la sua preghiera: ed essi lo sapevano bene. Qualche confratello, forse un po' infervorato, racconta con simpatia che anche quando si trattava di fare una partita a scopa - e fratel Luigi non si tirava mai indietro se mancava il quarto uomo - dopo ogni giocata egli abbassava le palpebre e tornava alla sua preghiera. Ma almeno in questo caso osiamo pensare che non invocasse l'aiuto della Vergine, anche perché i confratelli affermano che lasciava volentieri vincere gli altri.

5. Sul letto del dolore con Maria
Fino al periodo della malattia, quando il suo rapporto con la Madre di Dio raggiunse tutta la sua purezza. Molto è già stato scritto circa il periodo della sofferta malattia di fratel Luigi. Lo stato d'animo di fratel Luigi è molto ben sintetizzato da una suora: «Andai a trovarlo più volte, ma sul suo letto non ho mai scorto tristezza; sul suo labbro il cenno solito di sorriso non mancava mai, il suo sguardo rimase sempre buono, i suoi occhi continuarono ad elargire serenità». È ovvio pensare che tale serenità era frutto della intensa e costante comunione con Dio. Anche in questi anni egli ricorre alla corona del Rosario per alimentare la sua intimità con Dio e affida alla Vergine il duro impegno di compiere la volontà di Dio. Rimane struggente la testimonianza di un confratello: «Mi è rimasto impresso un caro ricordo: fratel Luigi era già avanti nel male leucemico, ma si muoveva ancora con le sue gambe; era il mese di maggio, la festa dell'Ausiliatrice e come tutti gli anni (tempo permettendo), alla sera si svolgeva la processione per le vie di Torino, passando anche per via Cottolengo. Io ero sul cavalcavia - una sorta di passerella che unisce i fabbricati della Piccola Casa separati da via Cottolengo - e ad un certo momento mi vidi fratel Luigi al fianco; egli era in pigiama, essendo ricoverato nell'infermeria San Pietro: rimase immobile tutto il tempo della processione sino al passaggio della Madonna, dicendo delle Ave Marie; i suoi occhi e il suo volto sprizzavano gioia». Nessuno di coloro che ha conosciuto fratel Luigi afferma di averlo mai sentito parlare della Madonna, neppure coloro che trascorrevano con lui lunghi tempi durante il servizio in corsia o durante la vita fraterna in comunità. Eppure egli appare a tutti come uno dei maggiori devoti della Vergine, dimostrando una maturità di fède altissima. Dal Cottolengo fratel Luigi ha appreso che la Madonna va amata dopo Dio e non al posto di Dio, ma il venerabile ci insegna anche che Maria Santissima è la mano sicura a cui affidarsi per chi vuole percorrere con intensità il cammino della fede.

Bibliografia
COLICO R., Maria nel cuore di Fratel Luigi. Un rosario per le strade dell'Europa, in Fratel Luigi è una proposta, n. 39 (2008) n. 2, pp. 11-15; RUSSO C., Fratel Luigi Bordino. Una vita al servizio dei sofferenti, Elledici, Leumann 2011; AGASSO D., Fratel Luigi Bordino, Effatà, Cantalupa 2010;  SALCITO M., L'infermiere dei poveri. Fratel Luigi Bordino dei Fratelli di San G. B. Cottolengo, Effatà, Cantalupa 2007; IDEM,  Fratel Luigi degli ospedali. Le virtù del Beato Bordino (1922-1977) dei Fratelli di san G. B. Cottolengo, Lindau Edizioni, Torino 2015;  CARENA D., Dalla Siberia al Cottolengo. Fratel Luigi Bordino, una vocazione alla carità, San Paolo, Cinisello Balsamo 2015.
 






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