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SULPRIZIO NUNZIO



Giovane fabbro 19enne, beatificato da Paolo VI il 1° dicembre 1963, canonizzato da Papa Francesco il 14 ottobre 2018.

1. Cenni biografici
Nunzio Sulprizio, nacque a Pescosansonesco (Pescara) 13 aprile 1817, da un’umile famiglia. Nell’agosto 1820, muore il padre a soli 26 anni. Circa due anni dopo, la mamma si risposa, anche per trovare un sostegno economico, ma il patrigno tratta il piccolo Nunzio con asprezza e grossolanità. Il 5 marzo 1823, muore la mamma, Nunzio ha solo 6 anni e la nonna materna Rosaria Luciani lo ospita in casa, prendendosi cura di lui. Quando ha appena 9 anni, il 4 aprile 1826, gli muore la nonna. Nunzio ormai è solo al mondo ed è per lui l’inizio di una lunga “via dolorosa” che lo configurerà sempre più a Gesù Crocifisso. Solo al mondo, è accolto in casa, come garzone, dallo zio Domenico Luciani il quale subito lo “chiude” nella sua bottega di fabbro, impegnandolo nei lavori più duri, senza alcun riguardo all’età e alle più elementari necessità di vita. Spesso lo tratta male, lasciandolo anche senza cibo, quando a lui sembra che non faccia ciò che gli è richiesto. Alla domenica, anche se nessuno lo manda, va alla Messa, il suo unico sollievo nella settimana. Presto si ammala. Un rigido mattino d’inverno, lo zio lo manda, con un carico di ferramenta sulle spalle, in uno sperduto casolare. Vento, freddo e ghiaccio lo stremano. Lungo il cammino mette i piedi accaldati in un laghetto gelido. A sera rientra spossato, con una gamba gonfia, la febbre che lo brucia, la testa che scoppia. Va a letto, senza dir nulla, ma l’indomani non regge più. Lo zio gli dà come “medicina”, quella di riprendere il lavoro, perché “se non lavori, non mangi”. Si trova con una terribile piaga a un piede, che presto andrà in cancrena. La piaga ha bisogno di continua pulizia e Nunzio si trascina fino alla grande fontana del paese per pulirsi, ma di lì viene presto cacciato come un cane rognoso, dalle donne che, venendo lì a lavare i panni, temono che inquini l’acqua. Trova allora una vena d’acqua a Riparossa, dove può provvedere a se stesso, impreziosendo il tempo lì trascorso con molti Rosari alla Madonna. A un certo punto fu ricoverato per tre mesi all’ospedale “San Salvatore” dell’Aquila, ma le cure sono impotenti. Ritornato all’officina in uno stato doloroso, non poté continuare nel lavoro, pertanto lo zio paterno Francesco Sulprizio, militare a Napoli, lo inviò a Napoli con l’aiuto del colonnello Felice Wochinger, che prese ad amarlo come un figlio e per suo interessamento Nunzio fu ricoverato, il 20 giugno 1832, all’Ospedale degli Incurabili. Per circa due anni, soggiorna tra l’ospedale di Napoli e le cure termali a Ischia, ottenendo qualche passeggero miglioramento. Lascia le stampelle e cammina solo con il bastone. Dall’11 aprile 1834, il colonnello per curarlo meglio, lo condusse con sé nel Maschio Angioino, allora adibito a caserma, mentre il male avanzava inesorabilmente. Presto però, all’iniziale miglioramento, segue l’aggravarsi delle sue condizioni fisiche: in fondo si tratta di cancro alle ossa e non c’è cura che serva. Le sofferenze sono acutissime, tanto che i medici pensavano di amputargli la gamba; vi rinunciarono però data l’estrema debolezza del giovane. Morì il 5 maggio 1836, a soli 19 anni.

2. La fama di Santità e il processo di Canonizzazione
La fama della santità di Nunzio, si era diffusa grazie all'esemplare sopportazione della malattia. Presso la fonte di Riparossa, a Pescosansonesco, fu eretto un un primo Santuario per la conservazione delle reliquie del giovane, dichiarato venerabile nel 1859 da Pio IX e poi beato nel 1963 da Paolo VI durante il Concilio Ecumenico Vaticano II. Il corpo di Nunzio è conservato e venerato nella parrocchia di San Domenico Soriano in Piazza Dante Napoli. Sempre all' interno della Chiesa di San Domenico Soriano, tra le molteplici reliquie custodite, sono state esposte alla venerazione dei fedeli i pochi oggetti e le suppellettili che formavano la camera da letto del Beato Nunzio durante la sua residenza presso il castello del Maschio Angioino. Dal 5 Maggio 2017 per richiesta del Parroco Don Antonio Salvatore Paone e di Sua Eminenza Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, il Santo Padre ha concesso l' Indulgenza Plenaria ai fedeli che il giorno 5 di ogni mese fanno visita alla Parrocchia, partecipano alla Santa Messa e si fermano a pregare davanti all'urna contenente il corpo di Nunzio. Nunzio Sulprizio viene considerato protettore degli operai e dei giovani.

2. Una vita segnata dalla devozione alla Madonna
Nunzio, trovò conforto nella devozione alla Vergine Santissima, che fu la caratteristica della sua vita interiore. Dalla mamma, che appena nato lo consacrò alla Regina del Cielo, Nunzio ancora bambino apprese l’Ave Maria. In famiglia era solito inginocchiarsi dinanzi ad un quadro della Madonna, e a chi cercava di distoglierlo da quell’atteggiamento, rivolgeva l’invito di unirsi a lui nel recitare l’Ave Maria. Gli era caro invocare la Santa Vergine con le parole «Mamma mia!». Tra le preghiere preferì il Magnificat, l’Ave maris Stella, l’Angelus Domini, oltre le Litanie Lauretane e il Santo rosario, di cui portò sino alla morte la corona avvolta al braccio destro. Tra i libri mariani lesse ripetutamente Le glorie di Maria di S. Alfonso De’ Liguori. Avendo sentito che Santa Caterina si era misticamente sposata con Gesù, Nunzio ripeteva gioiosamente: «Ed io mi sposerò con la Madonna!». Il nome Nunzio, che gli ricordava il mistero dell’Annunciazione, gli era motivo per raddoppiare il filiale affetto alla Madre celeste. Ne volle sempre vicino a se una devota immagine, del cui sorriso ebbe conforto nel sereno transito. Fu anche un gran devoto dello scapolare del Carmine. In merito a questa devozione, annotiamo brevemente che, in una biografia pubblicata in occasione della beatificazione, si affermava che egli «portava al collo vari abitini della Madonna». Per soddisfare al. suo desiderio di poter trascorrere in qualche modo la vita da religioso, pur rimanendo in famiglia, mentre era a Napoli indossò un abito votivo color marrone, che allo scopo gli fu benedetto da un carmelitano del Carmine Maggiore, e che egli rivestì anche nella tomba. Nel 1927 mons. Ercolano Marini, Arcivescovo di Amalfi, parlando del particolare legame di Nunzio con la Vergine del Monte Carmelo, così scriveva: «Gli piacque inoltre la devozione alla Regina del Carmelo alla cui Confraternita fu ascritto per suo desiderio, e ne indossò l’abitino che fu sempre uno dei suoi principali conforti».

Bibliografia
D'ESTE C. M., Sulprizio Nunzio (1817 – 1836), Centro Regionale Beni Culturali dell'Abruzzo del 24 gennaio 2014;  NAUSTI N. - M. L. DELL'EUCARISTIA, Forte nella prova. Il giovane operaio Nunzio Sulprizio beato, Edizioni Insieme, Terlizzi 1998; DONDI A., Cenni storici intorno alla vita del venerabile Nunzio Sulprizio, Modena, 1864; MARENA A., Dall'incudine all'altare, Edizioni Paoline, Torino1963; LE CAMUS E., Un apprenti modèle: Nunzio Sulprizio, 1817-1836, Société de Saint-Augustin, Paris-Lille 1893; PAONE S. A., Beato Nunzio Sulprizio. Gloria dei giovani, Velar, Bergamo 2015; DI STASIO F., Un fiore sotto il cielo di Napoli. Il beato Nunzio Sulprizio modello dei giovani, Editrice Domenicana Italiana, Napoli 2014;






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