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RIBOLDI ANTONIO



Vescovo di Acerra dal 1978 al 1999, noto per la sua lotta contro le mafie, l'illegalità e l'ingiustizia sociale.

1. Cenni biografici e ministero
a) Mons. Antonio Riboldi è nato da una modesta famiglia a Tregasio il 16 gennaio 1923. Entrato nella congregazione dei Rosminiani, il 21 maggio 1944, durante il noviziato, insieme da altri membri della congregazione, dopo una rappresaglia dei tedeschi, fu minacciato di fucilazione. Il 29 giugno 1951 viene ordinato sacerdote e qualche anno dopo, nel 1958, iniziò il suo ministero pastorale in una parrocchia di Santa Ninfa, nella Valle del Belice, nella Diocesi di Mazara del Vallo. Dopo il terribile terremoto che nel 1968 sconvolse quelle terre, si trovò a fronteggiare un permanente stato di emergenza, lottando contro le prepotenze della mafia, e le inadempienze dello stato, perché alle popolazioni colpite venisse ridata una degna abitazione, abitando per anni, come loro, in una baracca di legno. In quegli anni partecipò a cortei e manifestazioni davanti al Parlamento in difesa delle richieste dei suoi concittadini e collaborò con diverse persone legate alla vita politica e istituzionale del paese, fra questi il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e il Presidente della Regione Siciliana on. Piersanti Mattarella.
b) Il 25 gennaio 1978 il beato Paolo VI lo nomina vescovo di Acerra e viene ordinato vescovo l'11 marzo 1978 dal cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo, coconsacranti Mons. Costantino Trapani, vescovo di Mazara del Vallo e Mons. Clemente Riva, vescovo ausiliare di Roma. Durante il suo ministero ad  Acerra, concentrò il suo impegno contro la camorra e, attraverso dure prediche, esortazioni ed interventi mirati, contribuì a rompere il muro di omertà, suscitando pentimenti e collaborazioni con la giustizia da parte dei boss rinchiusi nelle carceri italiane, tra cui emerge Raffaele Cutolo che volle incontrarlo e confessarsi con lui. Il 16 gennaio 1998 presenta le sue dimissioni per raggiunti limiti di età, dimissioni che verranno accettate da San Giovanni Paolo II il 7 dicembre 1999.
c) Nei restanti anni della sua vita, Mons. Riboldi in impegnò in molte attività di conferenziere; di responsabile del mensile "Amici di Follereau" dell'Associazione italiana amici di Follereau (AIFO), che dal 1961 realizza iniziative in favore degli ultimi nei paesi del sud del mondo; di relatore della rubrica "Ascolta si fa sera" di Radiouno, interventi pubblicati dalla Mondadori nel gennaio 2013 nel volume "Ascolta si fa sera. Brevi pensieri oltre gli affanni della giornata". Mons. Riboldi è morto nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 2017 a Stresa, dove si era ritirato dall'estate precedente.

2. Maria nel pensiero di Mons. Riboldi
Sintetizziamo il pensiero del Vescovo di Acerra sulla Santa Vergine, citando alcune sue omelie o interventi a tema mariano, divisi in quattro gruppi:
- a) Lo splendore dell'Immacolata
- b) La gloria dell'Assunta
- c) Il mistero di Maria
- d) La devozione a Maria

        A) IL FASCINO DELL'IMMACOLATA

            - TUTTA BELLA SEI, O MARIA - Omelia dell'8 dicembre 2013
            La Vergine Maria, una donna - come dichiarò il beato Pio IX nella Lettera apostolica Ineffabilis Deus del 1854, l'anno delle apparizioni di Lourdes - "preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale" e, quindi, una Donna "bella", come dovevamo essere tutti noi, senza peccato. Il peccato originale ci aveva isolato in un mondo senza futuro e, per di più, con il morso di satana, che ci inclina a essere quello che non dovremmo: peccatori. In ognuno di noi, si ripete la storia del primo uomo, che Dio mise alla prova, quella di essere invitati a "non toccare il frutto dell'albero" e al perenne dramma che ne conseguì per la nostra insipienza e superbia. La donna osservò l'albero: i suoi frutti erano certo buoni da mangiare, era una delizia per gli occhi, era affascinante per avere quella conoscenza. Allora prese un frutto e lo mangiò. Lo diede a suo marito ed egli ne mangiò. I loro occhi si aprirono e si resero conto di essere nudi. Quindi Dio li cercò: "Uomo dove sei?". Adamo rispose: "Mi sono nascosto, perché sono nudo". (Gen. 3,1-20) Il risultato di quel rifiuto di Dio, fu essere cacciati dall'Eden, ossia essere privati della partecipazione alla felicità con Dio, che era la ragione della nostra creazione. Deve essere stata ed è una grande sofferenza essere fuori della casa del Padre e trovarsi in un deserto, una terra dove regnava e regna la solitudine, il veleno di satana, sempre pronto a farsi sentire e indurre al male, la vera causa di infelicità per l'uomo. La storia di ogni tempo ci racconta di quanto male l'uomo può essere causa, lontano dal Padre. Dichiarava Paolo VI: "Vediamo a cosa arriva l'espansione di una umanità lasciata in balìa dei suoi istinti e delle sue tendenze. Va a finire fuori strada ed arriva ad aberrazione che ci fanno piangere e fremere. Un errore ancora più grave che si insinua nella nostra pedagogia e nelle nostre abitudini sociali è che non è bello difendere la nostra vita dagli stimoli e dalla conoscenza del male: occorre vedere tutto, conoscere e provare tutto: "Fate l'esperienza del male, altrimenti non avrete l'esperienza della vita" - dicono. E non si bada a cosa si profana, che cosa si distrugge, ai dolori che si seminano, ai delitti che si consumano". In altre parole la pedagogia del mondo ci invita a seguire le mode, i tanti idoli del materialismo e del consumismo, che sono un andare alla deriva rischiando il naufragio di tutto il bello e il buono, a cui tutti nel profondo del cuore aspiriamo e di cui spesso abbiamo tanta nostalgia, per averli disprezzati e macchiati. Chi di noi non sente il profondo desiderio di essere buono, di conoscere la vera felicità? In altre parole di essere immacolati. Credo tutti. Maria SS.ma, la Tutta Bella, questo lo viveva, difendendolo con la virtù dell'umiltà. Diceva l'emerito Papa Benedetto: "Ma l'umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo. Ed invece questa è la via maestra e non solo perché l'umiltà è una grande virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso. È la via scelta da Cristo, il Mediatore della Nuova Alleanza, il quale apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2-8)". E Papa Francesco nell'omelia della Messa celebrata il giorno dell'Annunciazione nella cappella della Casa Santa Marta, proprio guardando a Maria è al suo: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola" (Lc. 1, 26-38) ha dichiarato che per un cristiano progredire vuol dire abbassarsi lungo la strada dell'umiltà per far risaltare l'amore di Dio. Ed ha aggiunto: "La strada che Maria e Giuseppe percorrono fino a Betlemme, per rispettare l'ordine imperiale sul censimento, è una strada di umiltà. È umile Maria, che non capisce bene ma lascia la sua anima alla volontà di Dio. È umile Giuseppe, che si "abbassa" per portare su di sé la responsabilità tanto grande della sposa in attesa del figlio. Così è tutto l'amore di Dio, per arrivare a noi prende la strada dell'umiltà... Che è la stessa seguita da Gesù, una strada che si è abbassata fino alla Croce. Per un cristiano, è questa la regola d'oro, è progredire, avanzare e abbassarsi. Non si può andare su un'altra strada. Se io non mi abbasso - ha insistito - se tu non ti abbassi, non sei cristiano". Tuttavia, ha spiegato: "Essere umili non significa andare per la strada con gli occhi bassi. Non è stata quella, l'umiltà di Gesù, né di sua Madre o di Giuseppe. Imboccare la strada dell'umiltà fa sì, che tutta la carità di Dio venga su questa strada, che è l'unica che Lui ha scelto: non ne ha scelto un'altra. Chiediamo, - ha concluso Papa Francesco - la grazia dell'umiltà, ma di questa umiltà, che è la strada per la quale sicuramente passa la carità, perché se non c'è umiltà, l'amore resta bloccato, non può andare". Ed è quello che tutti noi, contemplando la semplicità e sublimità dell'Immacolata, preghiamo che si realizzi nella nostra vita. Vorremmo essere una briciola di quello che era Lei, buttando davvero alle ortiche i troppi abiti da maschera che il mondo ci offre, per aprirci alla carità verso ogni nostro fratello.

            - L'IMMACOLATA: LA BELLEZZA RIVELA IL MISTERO - Omelia dell'8 dicembre 2015
            L'8 dicembre, la Chiesa celebra la festa di Maria Immacolata, a cavallo tra la II° e la II° domenica di Avvento. L'Avvento è stato definito da Paolo VI nella Marialis Cultus come "il tempo mariano per eccellenza di tutto l'anno liturgico,... tempo particolarmente adatto per il culto alla madre del Signore..". Questa solennità si colloca come "radicale preparazione alla venuta del Signore e felice esordio della Chiesa senza macchia e senza ruga." (MC nn. 3-4) Ma chi è Maria? Anzitutto una donna, anche a Gesù è piaciuto molte volte chiamare così sua Madre, a Cana, sotto la Croce... Ma Maria è una donna veramente speciale. Tutte le Miss Mondo e Miss Universo della storia sono come stelle che si accendono per un attimo fugace, ma che subito dopo sono scordate. Ma, di generazione in generazione, Maria è chiamata beata, perché grandi cose ha compiuto in lei il Signore che ha guardato l'umiltà della sua serva. Infatti, Maria non si è presentata a nessun concorso di bellezza, anzi se ne stava nascosta in un piccolo villaggio di Israele, usciva come tutte le ragazze del suo tempo solo per andare alla Sinagoga o al pozzo al centro della piazza del paese per prendere l'acqua. Ma la sua bellezza non è rimasta nascosta agli occhi di Dio che guarda al cuore. Su di lei ha posato il suo sguardo è l'ha scelta come Madre del Figlio suo. Maria è, dopo Gesù, il capolavoro della creazione, quella che più perfettamente di qualsiasi altra creatura reca in sè l'impronta e l'immagine del Creatore. Così Efraim, il Siro la descrive: "Tu e tua Madre siete gli unici che sotto ogni aspetto siete interamente belli, poiché in te, o Signore, non c'è alcuna macchia, e nessuna macchia è nella Madre tua". Una celebre frase di Dostoevskij asserisce: "La Bellezza salverà il mondo". Per Evdokimov, teologo ortodosso, che raccoglie questa sfida, "salverà il mondo quella Bellezza redenta che sorge dallo Spirito", prima tra tutte Maria. In Maria abbiamo allora l'anticipazione perfetta e totale di ciò che tutta l'umanità è chiamata a vivere. Ella anticipa il progetto di Dio, cioè la partecipazione del genere umano alla pienezza della vita di Dio. Chi, inoltre, dà a Gesù la forza di resistere sulla Croce? Maria. Egli, guardando la Madre ai piedi della croce vede in lei tutta la bellezza dell'umanità salvata e questo da a Gesù la forza di resistere sulla Croce e di abbandonarsi fino in fondo al progetto del Padre che vuole la salvezza di tutti gli uomini. Nelle parole che l'angelo dice a Maria: "Ti saluto piena di grazia" in ebraico Kecharitoméne, ossia colei che è stata graziata, ci ritroviamo tutti. Tutti infatti siamo stati graziati da Gesù sulla Croce. Tutti siamo peccatori, tutti condannati e nello stesso tempo tutti siamo stati graziati, cioè liberati dal peccato. La pienezza di grazia di Maria non è però liberazione dal peccato, in quanto lei è l'Immacolata concezione, creatura preservata dal peccato originale, quindi "graziata" in quanto preservata. Il Papa, al Parlamento italiano, ha chiesto la riduzione della pena per i carcerati. Gesù non solo ci ha ridotto la pena, ma donando la sua vita ha già pagato il prezzo del riscatto e ci ha liberati per sempre. A questo progetto di grazia, manca un solo tassello. Senza di esso il progetto non si può soggettivamente compiere. Questo tassello è la più piccola delle parole: il nostro "". Maria al saluto dell'Angelo: "Ti saluto, tu che sei stata graziata", risponde con il suo: "Eccomi, sono la Serva del Signore". Ella anticipa quel sì che ciascun uomo deve a Dio, affinché si compia il suo regno in noi. Maria, misterioso crocevia della storia, diventa culla del divino, nel suo grembo terreno e femminile di Maria, Dio pianta la sua tenda e si fa l'Emmanuele, il Dio con noi. Prende la nostra carne, la nostra storia, impara la lingua di Maria, ha i suoi tratti. Il tocco di Dio rende superbamente perfetta questa donna di Galilea, tanto da essere la Madre di Dio. Madre di Dio pur essendo creatura. Dio avrebbe potuto stupirci con gli effetti speciali della sua divinità, invece per farsi uomo sceglie la strada normale di ciascun uomo, viene concepito dallo Spirito nel grembo di una donna. Ma com'è Maria? Moltissimi pittori lungo questi duemila anni hanno cercato di immortalare il suo volto, ma anche le migliori opere artistiche non sono riuscite ad esprimere la bellezza di Maria. Nel 1864 allorché Bernardette Soubirous, la veggente di Lourdes, si trovò dinanzi alla statua della Madonna scolpita in marmo di Carrara per essere collocata nella grotta, ne fu profondamente delusa: "Non è fatta come doveva essere!" "Maria è molto più bella!" La sua bellezza non può essere rappresentata dal migliore artista, è una bellezza tutta interiore, perché la abita "tutta la grazia del Cielo", tutta la bellezza del Creatore, tanto che anche il suo aspetto fisico ne rimane trasfigurato. E' significativa l'esperienza fatta da Bulgakov a Dresda davanti alla Madonna Sistina di Raffaello prima della sua conversione. Nel 1898 quando si è trovato per la prima volta dinanzi a quella tela ebbe un'impressione sconvolgente, da lui stesso descritta con queste parole: "Là, gli occhi della Regina dei cieli che sale al cielo con il suo divin Figlio mi hanno guardato. C'era in quegli occhi una forza infinita di purezza e d'immolazione volontaria... Ho perso i sensi, la testa mi girava; dai miei occhi scendevano lacrime dolci e amare insieme, che fecero liquefare il ghiaccio del mio cuore; era come se un nodo vitale si sciogliesse improvvisamente. Non era un turbamento estetico; no, era un incontro, una nuova conoscenza, un miracolo. Chiamavo questa contemplazione una preghiera, allora ero marxista..." Giovanni Paolo II, un uomo innamorato di Maria e che le ha dedicato l'anno 2002-2003 dà di lei alcune pennellate: Maria, "sguardo ricco di adorante stupore... sguardo interrogativo, come nell'episodio dello smarrimento nel tempio di Gesù; sguardo penetrante, capace di leggere nell'intimo di Gesù, come a Cana..., sguardo addolorato, soprattutto sotto la croce...; sguardo radioso, nel mattino di Pasqua... e sguardo ardente per l'effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste. Maria vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua Parola" (RVM, 10-11). Quando si conosce Maria, un po' tutti ci si innamora di lei!

            - AVE, PIENA DI GRAZIA! - Omelia dell'8 dicembre 2005
            Non posso trattenermi dall'offrire ai miei cari amici un pensiero, anche semplice, in occasione della solennità della Immacolata Concezione di Maria, meravigliosa donna, che Dio ha voluto fosse preservata dal peccato di Eva e così, immacolata, venisse tra noi, come Suo Figlio Gesù, che era la ragione di tanto dono. Una donna, senza peccato, vissuta tra di noi, in un mondo che non era diverso dal nostro, ma che non è mai stata toccata dal male. E deve averne visto tanto. Basta pensarla sotto la croce, sul Calvario. Era la bellezza del Paradiso, con suo Figlio crocifisso, .che sembrava opporsi all'inferno. L'umiltà alla superbia. L'innocenza alla brutalità. L'amore alla violenza cieca. La povertà totale allo stupido egoismo umano. Se è sempre bello incontrare persone tra di noi che hanno i segni della santità addosso, cosa deve mai essere stato vivere accanto a Maria! Non vi sono parole per descrivere... Il mondo ha solo occhi per se stesso. "Vogliamo possedere il mondo in modo illimitato e la nostra stessa vita in modo illimitato. Dio ci è d'intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato. La tolleranza che ammette, per così dire, Dio come opinione privata, non è tolleranza ma è ipocrisia" (dal discorso di Benedetto XVI all'inizio del Sinodo). Ma noi siamo e vogliamo essere "figli carissimi dell'Immacolata". È la nostra Mamma e a Lei vogliamo riferirci e non al mondo. Ci sentiamo spesso inzaccherati dal fango di questa vita, ma amiamo ricorrere a Lei perché ci rende immacolati con il Suo amore. Alla ipocrisia del mondo, Lei risponde con il Cantico di lode che spesso preghiamo: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva, d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo Nome. Di generazione in generazione la Sua Misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del Suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore. Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della Sua Misericordia. Come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre". Ben diversa la gioia del canto di Maria, dalla boria del "canto delle ipocrisie" del mondo. Difficile dare sfogo ai sentimenti del proprio cuore al sapere che Maria, l'Immacolata, è nostra Mamma. Una Mamma che, essendo tutta santità e purezza di cuore, non può che invitarci ogni giorno a prendere le distanze dal male, dal peccato. Quando saremo in Cielo, conosceremo non solo la Bellezza dell'Immacolata, ma la bellezza della nostra immacolatezza, costruitaci addosso da Dio con il dono della santità. Facciamo tutti festa, carissimi, per questo amore di Dio che ha voluto che su questa terra abitasse Chi non ha conosciuto peccato, perché ne seguissimo l'esempio. E ringraziamo di cuore Gesù che dalla croce, in un atto di amore irripetibile, ce l'ha donata come Mamma: una Mamma che ci segue nei difficili passi della vita. Lasciamoci guidare dalla sua dolcezza materna. Lei sa. Lei può. E vorrei con la nostra amata Madre Teresa di Calcutta, pregare Maria, la Madre di Gesù e nostra: "Maria, madre di Gesù, veniamo a te con l'atteggiamento dei bambini che si rivolgono alla loro mamma. Non siamo più bambini, ma adulti che desiderano con tutto il cuore di essere figli di Dio. La nostra condizione umana è debole, perciò veniamo a chiedere il tuo aiuto per poter superare la nostra debolezza. Prega per noi, affinché possiamo, a nostra volta, diventare persone capaci di pregare. Invochiamo la tua protezione, affinché possiamo restare liberi da ogni peccato. Invochiamo il tuo amore, affinché possa diventare sovrano e ci renda capaci di compassione e perdono. Chiediamo la tua benedizione, affinché possiamo essere a immagine del tuo amato Figlio Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore. Maria, madre di Gesù, sii madre per ciascuno di noi, in maniera che anche noi possiamo, come te, essere puri di cuore per amare il tuo Figlio, come lo hai amato tu. Maria, madre di Gesù, sii madre per ciascuno di noi, affinché come te amiamo Gesù e ci poniamo al servizio dei più poveri, noi tutti che siamo dei poveri di Dio. Maria, madre di Gesù, dammi il tuo Cuore così bello, così puro, così immacolato, così pieno d'amore e umiltà: rendimi capace di ricevere Gesù nel Pane della Vita, amarlo come lo amasti e servirlo sotto le povere spoglie del più povero tra i poveri. Amen".

       
        B)
LA GLORIA DELL'ASSUNTA
           
            -
MARIA, MERAVIGLIOSA DONNA - Omelia del 15 agosto 2005
            Oggi la Chiesa ci presenta alla contemplazione la solennità della donna per eccellenza, ossia Maria, Madre di Dio, Assunta in cielo. Qui siamo di fronte ad una delle meraviglie dell'amore di Dio, ossia quella di farci partecipi della sua felicità nella eternità, sia pure passando attraverso la morte, "pena del peccato originale". Maria, l'Immacolata, la piena di grazia, non aveva mai conosciuto il peccato; era stata preservata da Dio perché fosse Madre senza macchia del Figlio Suo. La risposta di Maria alla proposta dell'Angelo, dopo una leggera titubanza dovuta alla sua immensa umiltà, fu "Si compia in me la tua parola". Sia pure sotto altra forma, sembra di assistere, nel Mistero della annunciazione, nel dialogo tra Maria e l'Angelo, che metteva alla prova il "" e la fede di Maria, il dialogo tra Gesù e la Cananéa. Se alla Cananea Gesù disse: "grande è la tua fede, davvero, donna!", sarà Elisabetta – da cui Maria andò per visitarla dopo che l'Angelo aveva detto che, nonostante l'età, sarebbe diventata mamma di Giovanni Battista – a esaltare Maria "Piena di Spirito Santo, esclamò a gran voce: Benedetta tu fra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore!" (Lc 1,39-56). [...] Una Mamma che agli occhi di tutti certamente passava inosservata o forse conosciuta per la sua riservatezza e santità. Una mamma tutta cura e amore per il Figlio affidatole da Dio, ìl Padre. Un amore che era come educare e seguire le orme che il Padre aveva tracciato nel Figlio. Una donna che doveva essere meravigliosa per la sua modestia, serenità, amore, nascondimento. "La donna" per eccellenza: ossia quello che tutti avremmo dovuto essere se non ci fosse stato il peccato di Eva ma che ora siamo chiamati a diventare. La mamma che non lascia suo figlio mai, seguendolo nella sua missione tra di noi, condividendo povertà, amore e odio. Fin sotto la croce. "Sotto la croce stava sua madre", racconta Giovanni evangelista. Condividendo tutto, anche se a volte non le riusciva facile capire ciò che accadeva, come quando Gesù si volle perdere nel tempio a Gerusalemme, a 12 anni o, forse, sotto la croce. Ma in lei c'era la certezza che in Lui si compiva un disegno del Padre, quello del ritorno dei figli a "casa", come è nella parabola del figlio prodigo. E la certezza l'ebbe nella resurrezione del Figlio. Tutto allora fu chiaro ed accettò di essere per un tempo Madre della Chiesa, e quindi nostra, nei primi difficili passi, dalla Pentecoste fino a che venne il momento di tornare a casa, vicino al Figlio e con tutti noi, ma senza essere toccata dalla morte, Partecipando alla resurrezione "fu assunta". La morte non poteva sfiorare chi non aveva, mai conosciuto il peccato, ma aveva vissuto solo l'amore. E' il grande dono, immenso, che dovrebbe essere il senso della nostra vita qui. Un giorno torneremo a "casa" con lei e tutti i santi...ma noi passando per la morte che è solo, ripeto, un divenire, nella resurrezione, rivestiti di gloria, quella di Dio, per sempre. [...] Ci tocca questo mistero dell'Assunzione, anche se sembra non ci interessi. [...] Ogni volta mi reco a qualche pellegrinaggio, nella processione serale, quando a fare contorno ai fedeli sono le candele accese e pare che le stelle rispondano con la loro luce, che sembra a volte muoversi come quella delle candele, sentendo il canto: "Andrò a vederla un dì, in cielo, patria mia, andrò a veder Maria, mia gioia e mio amore. Al ciel, al ciel, andrò a vederla un dì", mi prende una grande nostalgia del cielo e la terra davvero sembra l'esilio da cui attendiamo la liberazione nella morte e questa non ci fa paura perché sappiamo che Maria Assunta ci attende. Che sia così.

            - UNA MAMMA CHE CI ATTENDE - Omelia del 15 agosto 2015
            Il mese di agosto ci offre una grande festa: l'Assunzione di Maria al Cielo, una festa che dà un senso, anche se non lo vogliamo, al momento di svago, di riposo e di quanto altro chiamiamo ferragosto. Il ferragosto raggiunge tutti e sa come cambiare il volto delle nostre città e, se vogliamo, della nostra vita feriale, cercando di darle un volto diverso, di gioia, purtroppo a volte smodata, che va oltre i confini del lecito e della dignità. Non è così che si fa festa. La vera gioia non può essere delegata al chiasso senz'anima, alle manifestazioni, che a volte bandiscono ogni moralità, quasi esaltando la trasgressione, che è stravolgimento dei valori dell'uomo e dell'umanità. All'interno di questo momento di riposo e di festa, che rompe con la monotonia della vita, [...] la Chiesa pone una grande solennità che è l'annuncio di cosa ci aspetta dopo il nostro cammino di vita: una vita, che non dovrebbe essere una costruzione della casa sulla sabbia, come direbbe Gesù, ma sulla roccia; una vita protesa oltre i confini di questo breve momento, per sconfinare nell'eternità, da cui siamo venuti ed a cui dobbiamo tornare con le carte in regola, davanti a Chi ci ha fatto dono della vita stessa, Dio. Siamo stati creati per amore, dobbiamo vivere per l'Amore, volando alto, senza fermarci alle cose che non sanno cosa sia l'eternità. La festa di Maria Assunta in Cielo è il richiamo alla vita eterna, alla vera ragione della nostra faticosa esistenza., questa 'valle di lacrime'. È pericolosa miopia vivere con gli occhi continuamente attratti da ciò che finisce ed è senza futuro, come la bellezza fisica, la ricchezza, il benessere, il potere, la gloria e quanto vogliamo. La vera sapienza è vivere con i piedi a terra, ma con gli occhi al Cielo. Così doveva certamente essere la vita di Maria Santissima, la nostra cara Mamma. Una vita vissuta nella pienezza della Grazia, senza sfuggire ai suoi compiti di sposa, di madre, nella semplicità della vita di Nazareth, seguendo con tanta discrezione il Figlio nella sua predicazione, ma non esitando a stargli vicino 'sotto la croce', con una condivisione di amore e dolore totale, per poi gioire della Sua resurrezione, dell'inizio della Chiesa con la Pentecoste, attendendo, come tutti noi, il ritorno al Padre, presso il Figlio: l'Assunzione, appunto. Uno stile di vita proposto da una Mamma a tutti noi suoi figli. È meraviglioso sapere che la nostra vita non è un vicolo cieco, ma una strada che, superato il limite della morte, trova la sua eternità in Cielo. Quante chiese sono dedicate all'Assunta, come ad indicare a tutti noi la bellezza della vita che ci attende, se seguiamo Maria. [...] Ecco allora che il ricordo della assunzione di Maria fa risuonare nelle nostre anime, quasi uno squillo di trombe celesti, una chiamata che parte di là, dall'altra riva della vita, quella oltre il tempo e oltre il quadro del nostro mondo naturale nella sua dispiegata pienezza. Maria ci chiami. Maria ci dia la fede nel Paradiso e la speranza di raggiungerlo. Maria ci aiuti a camminare per la via di quell'amore che a quel beato termine conduce. Maria ci insegni ad operare con bravura e con dedizione, nella cura delle cose di questo mondo, ma ci dia insieme la sapienza e la povertà di spirito che tengono liberi i nostri cuori e agili i nostri animi per la ricerca dei beni eterni. E mettiamo fin d'ora nelle sue mani materne l'epilogo della nostra esistenza: Difendici, o Maria, dal nemico invisibile e raccogli la nostra anima. E concludiamo con l'invito di Papa Francesco, colmo di serenità e fiducia, a seguire Maria: "Il Signore ci affida nelle mani piene di amore e di tenerezza della Madre, perché sentiamo il suo sostegno nell'affrontare e vincere le difficoltà del nostro cammino umano e cristiano. Lei, la più umile tra le creature, grazie a Cristo è già arrivata alla meta del pellegrinaggio terreno: è già nella gloria della Trinità. Per questo Maria nostra Madre, la Madonna, risplende per noi come segno di sicura speranza. E' la Madre della speranza; nel nostro cammino, nella nostra strada, Lei è la Madre della speranza. E' la Madre anche che ci consola, la Madre che ci accompagna nel cammino".

      
        C) IL MISTERO DI MARIA

       
            -
BEATA TE CHE HAI CREDUTO - Commento al Vangelo di Luca 1, 39-45 del 20 dicembre 2015
            A Fatima, se si è avuta la gioia di andare, ricorderete come sul frontale della basilica campeggiano le parole di Elisabetta a Maria: ‘Beata te, che hai creduto'. Sono le stesse parole che Elisabetta rivolge nel Vangelo di oggi a Maria, che va a visitarla dopo l'annuncio dell'Angelo. Maria ed Elisabetta, due donne che Dio aveva preparato e formato dall'eternità, in quel preciso piano di amore e di salvezza a cui siamo chiamati anche noi, tutti gli uomini, seppure in maniera diversa. La Madonna era giovane, giovanissima. La sua vita doveva essere così modesta, in quell'angolo sperduto, che era il villaggio di Nazareth, che la sua presenza non era avvertita da alcuno, tranne che da Dio che la custodiva, fino al tempo dell'Annuncio. E Maria, immediatamente, come è lo stile delle persone umili che non danno spazio a inutili bagliori umani, si rende disponibile, non per ragionamenti umani, ma affidandosi alla fede. Lontano da lei, Elisabetta, non più giovane, sicuramente aveva offerto a Dio la sofferenza per la sua sterilità. Non aveva ancora, forse, capito che i tempi di Dio non sono i tempi degli uomini. Anche lei lo viene a sapere inaspettatamente dalla bocca dell'Angelo, messaggero di Dio, che fa partecipe il marito in preghiera del disegno dell'Altissimo: sarà madre di Giovanni il Battista, il Precursore del Messia, Gesù di Nazareth. L'incontro delle due donne diventa così l'incontro di due ‘annunci dal Cielo': l'incontro di due atti di grandissima fede, che le renderanno protagoniste di promesse divine. Questi due atti di fede si incontrano nella visita di Maria alla cugina Elisabetta, dove hanno la conferma che è proprio vero quello che Dio ha annunciato. Così racconta l'incontro l'evangelista Luca: "In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento della parola del Signore!'. Allora Maria disse: ‘L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l'umiltà della Sua serva'" (Lc. 1, 39-48) E così, ‘due povere donne' agli occhi del mondo, che non attendevano e non chiedevano chissà quali segni particolari da Dio, per sentirne la Presenza, divengono, per il loro disinteresse, generosità, apertura vicendevole, ‘luogo' della manifestazione stessa di Dio. Ai fedeli raccolti nei Giardini Vaticani per la recita del Rosario, a conclusione del mese di maggio del 2014, Papa Francesco ha suggerito un nuovo titolo con il quale rivolgersi alla Madonna: "Ci dice il Vangelo che, dopo l'annuncio dell'Angelo, lei è andata in fretta, non ha perso tempo, è andata subito a servire. E' la Vergine della prontezza, la Madonna della prontezza... Subito è pronta a venire in aiuto a noi quando la preghiamo, quando noi chiediamo il suo aiuto, la sua protezione a nostro favore. Nei tanti momenti della vita nei quali abbiamo bisogno del suo aiuto della sua protezione, ricordiamo che lei non si fa aspettare: è la Madonna della prontezza, va subito a servire". Maria viene in nostro aiuto, per far sì che ne seguiamo l'esempio. Questo episodio evangelico ci richiama al nostro dovere di carità, di farsi vicini o visitare tanti, per portare serenità e gioia. Soprattutto verso chi non sta bene o è afflitto. È tempo di aprirci all'Amore che Dio ha per noi, per poi donarlo agli altri, come fu per Maria SS.ma con S. Elisabetta.

            - BUON ANNO NEL NOME DI MARIA - Omelia del 1 gennaio 2014
           Oggi la Chiesa celebra la Solennità di Maria, Madre di Dio, come per darci una sicura compagnia nel nostro cammino quaggiù. Per chi crede è una meravigliosa occasione per, non solo meditare, ma per metterci nel Suo Cuore di Mamma, donataci da Gesù in croce. È un ineffabile dono quello di Gesù: darci per Mamma, Sua Mamma! E la fede ci conferma che la Madonna non ci è Mamma ‘per modo di dire', ma dal Cielo lo è con un Amore tenero e sollecito. Conosce ognuno di noi e ci accompagna, non permettendo che restiamo soli. Se anche non la vediamo vicina fisicamente, lo è di fatto. Come le nostre mamme, del resto, ma molto più potente! E che ci è vicina ce lo ricordano le tante apparizioni tra di noi, in cui con chiarezza, ci consiglia, come le nostre mamme, e ci dà il segno che ci segue. E come si fa sentire la Sua vicinanza quando recitiamo il S. Rosario! Il Vangelo ce la presenta, già dal Natale di Gesù, come Mamma che, davanti a ciò che succede, ‘custodisce tutto, meditandolo nel suo cuore'. "In quel tempo - racconta Luca - i pastori andarono senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo". (Lc 2, 16-21) [...] Il mistero di questa ragazza di Nazareth, che è nel cuore di Dio, non ci è estraneo. Non è lei là e noi qui. No, siamo collegati. Infatti Dio posa il suo sguardo d'amore su ogni uomo e ogni donna! Con nome e cognome. Il suo sguardo di amore è su ognuno di noi. L'Apostolo Paolo afferma che Dio «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati» (Ef 1,4). Anche noi, da sempre, siamo stati scelti da Dio per vivere una vita santa, libera dal peccato. E' un progetto d'amore che Dio rinnova ogni volta che noi ci accostiamo a Lui, specialmente nei Sacramenti. Allora, contemplando la nostra Madre Immacolata, bella, riconosciamo anche il nostro destino più vero, la nostra vocazione più profonda: essere amati, essere trasformati dall'amore, essere trasformati dalla bellezza di Dio. Guardiamo lei, nostra Madre, e lasciamoci guardare da lei, perché è la nostra Madre e ci ama tanto; lasciamoci guardare da lei per imparare a essere più umili, e anche più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio; per accogliere il tenero abbraccio del suo Figlio Gesù, un abbraccio che ci dà vita, speranza e pace. E sentiamo anche come rivolte oggi a ciascuno di noi le domande che pose in un'altra occasione, proprio guardando a Maria come il modello della Chiesa, che siamo noi: "Maria la fede l'ha vissuta nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni quotidiane di ogni mamma, come provvedere il cibo, il vestito, la cura della casa.... Il "" di Maria, già perfetto all'inizio, è cresciuto fino all'ora della Croce. E lì la sua maternità si è dilatata abbracciando ognuno di noi, la nostra vita, per guidarci al suo Figlio... "E noi, dice papa Francesco, ci lasciamo illuminare dalla fede di Maria, che è Madre nostra? Oppure la pensiamo lontana, troppo diversa da noi? Nei momenti di difficoltà, di prova, di buio, guardiamo a lei come modello di fiducia in Dio, che vuole sempre e soltanto il nostro bene?". Guardiamo dunque alla Mamma celeste e chiediamole un cuore simile al Suo, capace di aprirsi alla parola di Dio, che si manifesta negli eventi, ‘custodendo' le persone e le situazioni, perché il piano di Dio possa realizzarsi nel mondo.

           
        D)
LA DEVOZIONE A MARIA

             - MAGGIO: IL MESE DI MARIA - Commento del 6 maggio 2015
            Maggio, per noi cristiani, è il mese che mette al centro della nostra devozione Maria SS.ma, Madre di Gesù, che, sulla croce, ha voluto donarcela come nostra Mamma: un enorme dono sapere che ora abbiamo una Mamma che dal Cielo ci considera figli. Conosciamo tutti per esperienza cosa voglia dire avere una mamma che ha cura di noi! Chi non ricorda la totale dedizione delle nostre mamme? Erano e sono tutte dedite alla cura della nostra crescita morale e fisica: stupende guide nella vita, capaci di comprendere i nostri momenti difficili ed eccezionalmente creative nel saper scoprire il come aiutarci. Siamo sempre nei loro pensieri e partecipano alle vicende della nostra vita più coinvolte che nelle loro. Se poi sono mamme davvero di Cristo, la loro vita è modellata dalla fede e la loro educazione è prima esempio che parola. Quando siamo piccoli ci accompagnano al catechismo, ci insegnano a pregare, pregando con noi. Sanno che prima di essere noi loro figli, siamo figli del Padre e vogliono farceLo conoscere. Le nostre mamme hanno e hanno avuto un ruolo essenziale nella nostra infanzia e adolescenza, seguendoci con apprensione a volte in ogni nostro passo, in ogni nostra scelta. Poi, quando diventiamo giovani e adulti, continuano ad esserci accanto con i loro disinteressati consigli, ma ancor più, sempre, con la loro testimonianza di fede e di vita. Credo che non ci sia istante della nostra vita che loro non vivano con noi, come partecipazione discreta. Tutto di noi 'appartiene' a loro. Ricordo la mia mamma, vissuta fino a 99 anni. Mi fu vicina fino alla fine. Le ultime parole che ebbe per me, vescovo, furono: 'Mi raccomando, Antonio. Dio ti ha dato una grande responsabilità. Da vescovo, per tanti, è come fossi Gesù. Non tradirli, ma cerca di avere il cuore e la vita di Gesù, per mostrarLo in tutto'. E come se vedesse in me ancora il figlioletto troppo giovane, chiamato ad un compito superiore alle sue forze, aggiunse: 'Mi raccomando, Antonio, fa' giudizio! Ama la tua gente, sempre, con il cuore e nella vita'. E quando anch'io ebbi un momento forte di difficoltà, per combattere a viso aperto la camorra, che allora imperversava sul territorio, una domenica, all'improvviso, sentii l'urgenza di vedere mia mamma. Le feci visita. Non mi aspettava. Vedendomi intuì subito che qualcosa non andava. Non disse nulla. Dopo cena e la recita del S. Rosario, accompagnandomi in stanza, mi disse: 'Antonio, preferisco che vengano a comunicarmi che ti hanno ucciso, piuttosto che vederti fuggire. Buona notte.' La mattina dopo tornai in sede. Questa era la mamma. Ancora di più deve essere la Mamma Celeste, Maria: "Fate quello che Egli vi dirà" ma poi, ne sono certo, Lei può davvero seguirci passo dopo passo, partecipando alle nostre gioie, sostenendoci nelle nostre difficoltà, sempre ridonandoci, alla fine, speranza e sorriso. Un amore, il Suo, che non fa mai chiasso, tanto silenzioso quanto potente, per questo superiore ad ogni amore di mamma, per quanto forte ed intenso sia. Ricambiamolo con fiducia e dimostriamoglielo anche, magari portando con noi, come compagna delle nostre scelte, la Corona del S. Rosario, che, recitato con il cuore e la mente, diviene una guida sicura alla conoscenza di Gesù e gioia di pregare con la Mamma.

            - IL MESE DEL ROSARIO - Commento del 2 ottobre 2011
            C'è una preghiera, che è come il racconto della vita di Gesù, contemplata da tantissimi, uomini, donne, giovani e anziani, nella recita del S. Rosario. Sappiamo tutti come è facile trovare nelle mani o addosso questa coroncina, come a ricordarci che Maria, la dolce Mamma, davvero si prende cura di tutti noi. Una preghiera semplice, che un tempo, e mi auguro per molti oggi, chiudeva la giornata delle famiglie, che si radunavano per la recita del S. Rosario. Nella mia famiglia, anche quando ero diventato prete, era papà che sentiva di essere 'il sacerdote', che anima il Rosario... così come, quando c'era ancora la nonna materna, era lei che, non solo ci voleva tutti vicini, ma commentava con semplice profondità i Misteri del Rosario. Una teologia spicciola, ma saggia, che la diceva lunga sulla fede e la conoscenza della nonna. Era una recita così sentita, che ci coinvolgeva tutti, non solo gli adulti, ma anche noi adolescenti. Era davvero una catechesi pregata, quella recita del S. Rosario. Diceva Paolo VI: "Il Rosario è un'educazione alla pietà religiosa, più semplice e popolare e allo stesso tempo più seria e più autentica, insegna ad unire l'orazione con le comuni azioni della giornata, santifica le vostre amicizie, vi abitua a unire le parole della preghiera al pensiero, alla riflessione sui Misteri del Rosario e questi si presentano come quadri e come scene, come racconti, l'uno dopo l'altro, e ricordano un po' l'incantesimo delle sequenze cinematografiche, per voi tanto interessanti; vi portano alla visione fantastica dei fatti ricordati dai Misteri, alla storia della vita di Gesù e di Maria, e alla comprensione delle più alte verità della vostra religione: l'Incarnazione del Signore, la sua Redenzione e la vita Cristiana presente e futura. È una scala il Rosario e voi salite insieme adagio, adagio, andando in su, incontro alla Madonna, che vuol dire incontro a Gesù. Perché anche questo è uno dei caratteri del Rosario, ed è il più importante, il più bello di tutti, e cioè, il Rosario è una devozione che, attraverso la Madonna, ci porta a Gesù. È Gesù Cristo il termine di questa lunga e ripetuta invocazione a Maria. Si parla di Maria per arrivare a Gesù. Ella lo ha portato al mondo. Ella è la Madre del Signore. Ella ci introduce a Lui, se noi siamo devoti a Lei". (maggio 1964) La recita del S. Rosario era la preghiera del tempo libero del grande Giovanni Paolo II. Lo ricordo un giorno, in visita alla Sacra di S. Michele. Dopo la visita all'abbazia, che credo molti conoscano, non potendo l'elicottero atterrare sui dorsali della Sacra, per il grande vento, fu costretto a scendere in macchina. Lo accompagnai, felice di stare insieme e poter scambiare con lui qualche parola. Il papa si raccolse in se stesso e mi pregò di fargli compagnia nella recita del S. Rosario. Essendo il tragitto abbastanza lungo, insieme, senza perdersi in parole, recitammo i Misteri gaudiosi e dolorosi. Alla fine mi salutò con un grazie, che esprimeva non solo riconoscenza, ma tanto affetto. È proprio vero che i santi sono, con la loro vita, una scuola di santità, anche... viaggiando! Abbiamo bisogno che la Mamma ci aiuti. Un tormentato e famoso scrittore di spiritualità, Peguy, paragonava il Padre nostro e l'Ave Maria a dei 'vascellì naviganti vittoriosamente verso il Padre'. Dobbiamo tentare anche noi questa impresa. E non si dica che, così facendo, strumentalizziamo la preghiera, il culto alla Vergine, la religione in favore di nostri bisogni o fini temporali. Non può essere considerata una strumentalizzazione, il vivere l'orazione come una confessione dei nostri limiti, dei nostri bisogni, della nostra fiducia di ottenere dall'Alto ciò che, con le nostre forze, non possiamo conseguire, anzi. Non ce lo ha forse insegnato Gesù stesso? 'Chiedete e vi sarà dato'. Non ultimo, la recita del S. Rosario, per chi vi ha confidenza, eletto quasi a dialogo con la Vergine, ci mette al passo con Lei, ce ne fa subire il fascino, ci incoraggia a seguirne l'esempio educatore e trasformante. È davvero una scuola di vita cristiana. Ma vi è anche tanta gente che oggi ha sostituito il rosario con i gingilli della moda, nell'intento di apparire esteriormente, ma svuotando quello che più conta: il cuore. Non è così delle persone semplici, anche giovani, che vedono nel S. Rosario, che portano con sé, una forma di presenza nella vita della Vergine, come un segno di appartenenza a Maria. Direi di più, come a ricordarsi che c'è viva e attenta Chi ha cura di noi in Cielo: la Mamma celeste. Mi ha colpito un giorno, in aereo, un signore distinto. Uno che apparentemente apparteneva alla cosiddetta alta società. Ad un certo punto, meravigliandomi, mi chiese di recitare con lui il S. Rosario... 'in cielo!'. Quello che più mi colpì fu la devozione e la fede, il suo raccoglimento. Questo esempio è l'affermazione che la Mamma è amata da tanti, senza distinzione. Dovremmo dialogare con Lei più spesso, soprattutto oggi, con la semplicità profonda del Santo Rosario: un dialogo che si distingue dalle chiacchiere del mondo e ci fa sentire il sapore del Cielo.

Bibliografia
A. PINTAURO, E' morto Mons. Antonio Riboldi, sul sito della Dicesi di Acerra del 10 dicembre 2017; L. ACCATTOLI, Morto don Riboldi, prete dei terremotati e vescovo anticlan, in Corriere della Sera del 10 dicembre 2017; VALE A., Il mio Don Antonio Riboldi, in Famiglia Cristiana del 10 dicembre 2017; A. RIBOLDI, Commenti al Vangelo, dal sito Qumran.net; IDEM, Madre della Chiesa, Piemme, Segrate 1996; IDEM, Maria, madre nostra, Edizioni Paoline, Milano 1988; IDEM, Avvento, tempo dell'attesa, Cittadella, Assisi 2011; IDEM, La carità integrale. Testimonianza di un vescovo: l'inevitabile impegno del credente nella 'Polis', Casale Monferrato Portalupi, 2003; IDEM, Tu va e non fermarti mai. Il senso della vita, Progetto Editoriale Mariano, Vigodarzere 1992; IDEM, Tempo di Coraggio, Progetto Editoriale Mariano, Vigodarzere1996; IDEM, Per amore del mio popolo non tacerò. Dopo Falcone e Borsellino, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 2003; IDEM, Ascolta si fa sera. Brevi pensieri oltre gli affanni della giornata, Mondadori, Milano 2013;






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