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MADRE DELLA DIVINA PROVVIDENZA



1. Origini e diffusioni del culto
Il culto della Madonna sotto il titolo di "Madre della Divina Provvidenza" sembra aver avuto origine nell'anno 1732, quando nella Chiesa dei santi Biagio e Carlo in Roma fu esposta l'immagine della Vergine con il Bambino in braccio e presentata con quella denominazione. Nel 1744 Benedetto XIV concesse di celebrare annualmente anche una solennità in onore della Madonna, Madre della Divina Provvidenza, il sabato precedente la terza domenica di novembre. Sorse poi con il medesimo nome una confraternita autorizzata dallo stesso papa ed elevata al grado di arciconfraternita da Gregorio XVI.

2. La Madonna della Divina Provvidenza e i Barnabiti
I Padri Barnabiti onorarono la Madonna Madre della Divina Provvidenza intitolando ovunque altari, cappelle, chiese e collegi ad essa. Fin dall’inizio la famiglia religiosa nutrì verso la Vergine Maria una tenera devozione. Il Padre Ludovico Marracci dei Chierici della Madre di Dio, che ha raccolto le memorie mariane, mette i tre Fondatori tra i cultori della devozione mariana e sono certe le testimonianze che dicono quanta devozione avesse S. Antonio Maria Zaccaria, Padre e Fondatore dei Bernabiti, verso la Madre di Dio. Nella chiesa dei ss. Biagio e Carlo ai Catinari, in Roma, diventata poi santuario della Madonna della Divina Provvidenza e sede dell’Arciconfraternita omonima, durante i lavori di finitura del sacro edificio, volendo i Padri collocare un affresco che raffigurava la Madre di Dio, proveniente dalla chiesa di S. Paolo alla Colonna, in demolizione, per disavventura, l’affresco andò in pezzi irrecuperabilmente. Ovviamente all’epoca non si conosceva la tecnica moderna dello “strappo” degli affreschi! Davanti a questa caduta rovinosa, l’architetto che sovrintendeva ai lavori, si vide perso e cominciò a scusarsi con i Religiosi giustamente contrariati dall’accaduto. Le scuse furono accettate, ma il buon architetto volle risarcire i Padri per il danno e la perdita subita e donò loro, dalla sua pinacoteca privata, una tela, di scuola raffaelliana, dipinta dal pittore Pulzone Scipione da Gaeta. La tela donata, e per la preziosità e per il pregio artistico, conquistò subito il favore dei Religiosi, che vollero mettere in venerazione l’immagine ricevuta. Fu posta nel corridoietto di passaggio che dalla Chiesa introduceva nella casa religiosa. Un lume ne richiamava l’attenzione, tanto che presto il popolo romano cominciò a frequentare assiduamente quell’andito e a venerare con filiale affetto la “cara immagine materna”, come volle chiamarla il grande barnabita, il Servo di Dio Giovanni Semeria. Il quadro presenta una dolcissima figura di madre che stringe al seno un pargoletto, con una viva corrispondenza di amorosi sensi: la Madre figge le pupille nel Figlio e il Figlio si bea del volto della Madre. Diremmo che è una reciproca contemplazione! Non c’è in quella madre apprensione o tristezza, quasi a presagire il crudele destino del Figlio; Ella è serena, in dolce contemplazione di quel Figlio, che è Suo, ma che sa di non essere Suo. Ella lo sostiene e lo avvolge con le sue braccia e una manina del piccolo si posa dolcemente su quella della Madre. Forse la Vergine Maria ci vuole ricordare che unico oggetto di contemplazione e di amore per noi deve essere il suo Figlio Gesù: "Guardate a Lui e sarete luminosi, il vostro volto non arrossirà", sembra volerci dire! San Carlo ai Catinari è centro propulsore, ancora oggi, della devozione a Maria, Madre della Divina Provvidenza. I barnabiti, a Maria, Madre della Divina Provvidenza, si affidano e sotto il suo patrocinio mettono tutta la loro azione pastorale. Visitando il prezioso sacello dove è venerata la sacra effigie, lo vediamo incorniciato da centinaia di fiocchi, rosa e azzurri: sono il segno della gratitudine di tante madri che hanno impetrato da Maria Provvida il dono della maternità e sono state esaudite. Ancora a tutt’oggi, fiocco si aggiunge a fiocco, come dire che Maria non è mai stanca di ascoltare le suppliche e di esaudirle. Ma soprattutto i Barnabiti, nella preghiera a Maria, Madre della Divina Provvidenza, chiedono fervore sincero e vittoria sulla tiepidezza «questa pestifera e maggiore nemica di Cristo crocifisso», come la chiamava il Santo Fondatore. Antonio Maria sempre esortò i suoi figli a combattere la tiepidezza e a spargere dappertutto la "vivezza dello spirito e lo spirito vivo". Maria ci accompagna nella riforma di noi stessi, per essere veri e autentici riformatori nella Chiesa. Fin dai primi anni, ogni barnabita, si abitua a contemplare la cara effigie della Madonna: al capezzale del giaciglio, negli ambienti comunitari, nelle cappelle, nelle loro Chiese: ovunque si può incontrare Maria Provvida. Ovunque c’è un barnabita, c’è la Madonna della Provvidenza e tutti si premurano di diffondere la devozione alla “cara immagine materna”. Un dono di nozze, un dono per un battesimo: ecco l’icona di Maria, Madre della Divina Provvidenza. Basta scorre l’annuario pontificio, per constatare quante Congregazioni e Famiglie Religiose, maschile e femminili, si denominano con il titolo della Madonna della Provvidenza!

3. La Madonna tanto cara a Don Orione
San Luigi Orione accolse il culto della Madonna della Divina Provvidenza, in quanto confacente al fine e al nome della sua Congregazione. La Santa Sede consentì ai Figli della Divina Provvidenza di inserirne la celebrazione nel calendario proprio con decreto del 13 dicembre 1948. Fu poi concessa con il titolo di Patrona Principale con decreto del 29 settembre 1961. La Messa fu approvata il 2 febbraio 1972 e fissata al 20 novembre. L'approvazione dell'Ufficio divino fu accordata con il decreto del 27 gennaio 1977. In Congregazione era costume invocare Maria con il titolo di “Madre della Divina Provvidenza”, perché così era chiamata un'antica statua del “Paterno”. Eppure, quando nel luglio 1924, Don Orione con un discorso memorabile, scelse ed illustrò il titolo sotto il quale si sarebbe onorata la Madonna dai Figli della Divina Provvidenza, disse: “Dopo tanti anni che ho pregato a questo fine sono venuto alla conclusione di mettere in venerazione nelle nostre case la Madonna sotto il titolo di Mater Dei. Nella devozione alla Madonna Mater Dei, facciamo la professione di fede nella divinità di Cristo”. E riferendosi al titolo “Madonna della Divina Provvidenza”, tanto caro a lui e alla nascente Congregazione, disse: “Come gli Agostiniani hanno la Madonna del Buon Consiglio… I Francescani, che furono i difensori della Immacolata, hanno l’Immacolata… la Madonna nostra della Divina Provvidenza, è la Mater Dei, la onnipotente per grazia”. Don Orione, scrivendo a riguardo di tale immagine dice: “Voglio che sia venerata dai Figli della Divina Provvidenza e sia esposta in tutte le loro Chiese e case ed abbia culto la Madonna come Madre di Dio. La chiamino e la presentino popolarmente anche come Madre della Divina Provvidenza, ma soprattutto la facciano conoscere, amare e venerare come “Deìpara – Theotòkos, siccome fu proclamata dal Concilio Ecumenico di Efeso, nel 431. Fino a chiamarla Mater Christi ci arrivava pure Nestorio e anche i modernisti ci arrivano. Ma noi dobbiamo, anche nella devozione alla Madonna, piantare e seminare nei cuori la fede cattolica… Noi ponendo questa devozione, mettendo in rilievo la Mater Dei, fissiamo i punti cardinali della fede: la divinità di Cristo”.

Bibliografia
DE VIRGILIO G., Maria madre della misericordia. Dieci lectio mariane, Edizioni Messaggero, Padova 2016; SACINO G., Canto d'amore alla Madre della Misericordia. Il volto femminile del Misericordioso, Editrice Domenicana Italiana, Bologna 2016; AA. VV., Sui passi di don Orione. Instaurare omnia in Christo. Sussidio per la formazione al carisma di Figli della Divina Provvidenza, Piccole Suore Missionarie della Carità, Edizioni Dehoniane, Bologna 1996; ANDREA G., Don Orione. Un cuore senza confini, LER, Marigliano 2003; PAPASOGLI G., Vita di don Orione, Gribaudi, Milano 1994; MONTONATI A., Fuoco nella città. Sant'Antonio Maria Zaccaria (1502-1539), San Paolo, Cinisello Balsamo 2002; FLORIAN R. - IZQUIERDO A., Alla scuola di Maria, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1998; STANZIONE M., 365 Giorni con Sant' Antonio Maria Zaccaria, Edizioni Segno, Tavagnacco 2012.

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