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CIACCIO MARIO



Storico e teologo di Sciacca in Sicilia.

1. Cenni biografici e attività
a) Mario Ciaccio nasce a Sciacca (Agrigento) il 27 marzo 1846, da Paolo e Anna Indelicato. Il suo battesimo viene celebrato il giorno successivo, nella parrocchia dell'Olivella, sita nella medesima via della sua residenza. Non siamo in possesso di elementi biografici relativi alla sua infanzia, ma la conoscenza storica degli eventi accaduti durante la sua adolescenza, può essere sufficiente a ricostruire la gravità dell'ora e, contestualmente, a individuare anche gli stimoli che influirono sul suo giovane intelletto. Mario Ciaccio ha 14 anni, quando Garibaldi sbarca a Marsala coi suoi Mille. In quel frangente, Sciacca viene attraversata da un fremito di ribellione antiborbonica. Il 14 maggio, verso mezzogiorno, i cittadini si radunarono nell'atrio del Collegio, inneggiando a Garibaldi e alla libertà. Con solenne corteo, la folla si avviò verso la sede del comune per prenderne possesso. La giovinezza di Ciaccio venne, insomma, fortemente stimolata dai fermenti dell'epoca e spinta verso i grandi ideali. Che gli eventi storici abbiano avuto un influsso notevole sul suo pensiero, si dimostra non solo dalla sua opera di storiografo, ma anche dai riferimenti riscontrabili nei discorsi mariani, in cui la sua riflessione sul disegno di salvezza non si può scindere da un'attenta lettura della storia.
b) Va riconosciuto, comunque, che in lui, il desiderio di impegnare la propria vita per un nobile scopo, non imboccò la via delle ideologie - come accadde a tanti altri giovani, che vissero in quel fatidico 1860 - bensì quella della fede. Attratto dalla vocazione sacerdotale, compì, infatti, i suoi studi di filosofia e di teologia nel Seminario di Agrigento; successivamente, passò nel Collegio dei SS. Agostino e Tommaso, per compiere gli studi di specializzazione. Tale Collegio, fondato dal Vescovo F. Ramirez per la qualificazione intellettuale del clero, era stato ideato su un progetto ispirato ai Collegi di Salamanca, dove lo stesso Ramirez aveva studiato e insegnato; esso fu inaugurato 1'8 Novembre 1712. Nell'idea del fondatore, vi accedevano gli studenti migliori, destinati a specializzarsi in diritto e in teologia morale. Ad ogni modo, al termine del curriculum, Ciaccio fu ordinato sacerdote l'11 giugno 1870. Ritornato a Sciacca, esercitô il ministero sacerdotale nella chiesa di S. Vito, sicuramente per più di un decennio, dal momento che nel 1886 lo troviamo ancora in quella chiesa. Successivamente, divenne rettore della chiesa di S. Michele, dove rimase fino alla morte, avvenuta la mattina del 29 ottobre 1902, in seguito alla pleurite. Fu sepolto nella confraternita di S. Michele.
c) La sua attività procede su due binari, quello della formazione cristiana e quello della ricerca storiografica:
- Il primo binario lo vede impegnato come predicatore in tutta la Diocesi, il cui mandato aveva ricevuto nel 1872. Su questo versante, egli è ricordato come un oratore semplice, colto e avvincente. Le attestazioni positive sull'efficacia, e sulla chiarezza della sua esposizione, sono molto numerose, provenienti da più parti della Diocesi, e in un arco cronologico che va dal 1878 al 1901. A Sciacca rivestì diversi incarichi ecclesiastici: nel 1874 fu nominato Segretario della Deputazione Ecclesiastica, nel 1875 divenne Mansionario della Collegiata e nel 1878 divenne Canonico Teologo della medesima. Nel 1880 occupô la carica di Vicario per la vita religiosa e fu confessore straordinario dell'orfanotrofio Minichelli.
Il secondo binario, su cui scorre la sua opera, e rappresentato dalla ricerca documentaria e dall'amore per la storia patria. Sotto questo profilo, dovette essere determinante l'influsso di Vincenzo Farina, sacerdote storico e naturalista, che aveva dato un forte impulso agli studi sulla città di Sciacca. Questi moriva nel 1875, mentre Mario Ciaccio era rettore di S. Vito. Lo stato degli studi di storia patria era, in quel periodo, piuttosto lacunoso. Con ferma volontà, egli si diede alla ricerca dei documenti, e di tutte le notizie rintracciabili su Sciacca, per un periodo di lavoro indefesso durato circa venti anni. Setacciò le Biblioteche di Palermo e gli archivi della Curia di Agrigento; a Sciacca fu assiduo frequentatore degli archivi civili e parrocchiali, alla ricerca di ogni foglio che gli tornasse utile per una ricostruzione storiografica. Non trascurò nemmeno la ricerca sul campo, interrogando il popolo sulle vane tradizioni orali e sui fatti notevoli conservati solo nella memoria popolare.

2. Gli scritti mariani di Ciaccio

a) Descrizione dei manoscritti e loro uso
Ciaccio ricevette il permesso di predicare in tutta la diocesi già nel 1872, appena due anni dopo la sua ordinazione sacerdotale. Ciò è altamente indicativo della stima che al centro diocesi si nutriva nei confronti del giovane sacerdote saccense e, al tempo stesso, anche della sicurezza di dottrina, che la sua preparazione doveva lasciar presagire. Il faldone delle prediche delle solennità mariane, consta di 81 fascicoli. Ciascuno di essi è materialmente costituito da poche pagine di quaderno, tenute insieme con punti metallici da cucitrice, oppure libere, numericamente variabili, che vanno in media dalle 4 alle 40 facciate. In genere sono abbastanza leggibili, tranne alcune pagine, che pongono delle difficoltà in alcuni punti, o perché troppo sbiadite, o perché intasate di correzioni e di sezioni cancellate. Non si tratta di semplici schemi, sui quali l'oratore poteva imbastire una predica, o una catechesi, come su una sorta di canovaccio, bensì di discorsi completi, di senso compiuto, che potevano essere letti davanti a un'assemblea senza null'altro aggiungere. Fa eccezione, tuttavia, il fascicolo n. 41, che contiene il piano delle tematiche dei discorsi preparati per il mese di Maggio del 1890. I vari discorsi sono redatti in forma di schema. Sono stati scritti di getto con molte correzioni, che rendono difficilmente leggibile il testo. Esso è peraltro molto disordinato, a differenza degli altri fascicoli. É come se in questo mese, Ciaccio avesse preparato i discorsi in forma di traccia non sviluppata, riservandosi di farlo al momento della enunciazione. Anche il fascicolo n. 56 si compone di semplici schemi di discorsi, anche se non specificamente mariani. Ordinariamente, però, in ciascuno dei fascicoli e trattato interamente un solo argomento, tranne in quei pochi casi in cui il fascicolo è incompleto o danneggiato, oppure si compone di liste di temi da trattare. É comunque possibile seguire, in ciascun fascicolo, il tracciato proposto dal canonico teologo nei suoi discorsi mariani. Vero è che non sappiamo come Ciaccio utilizzasse questi suoi discorsi, preparati in anticipo sia nella struttura generale, sia nei minimi particolari, come pure nei procedimenti retorici e nelle numerose citazioni bibliche e patristiche. É probabile che tenesse gli appunti sotto gli occhi, nell'atto di enunciare e di svolgere i vari temi, come si può dedurre dalla coerenza dello sviluppo argomentativo. L'arco cronologico, a cui si riferiscono questi scritti mariani, è abbastanza ampio e va dal 1870 al 1900. Copre, in sostanza, tutto il suo ministero sacerdotale, tenendo conto che la prima delle due date corrisponde al tempo della sua ordinazione, mentre la seconda è già in prossimità della morte, avvenuta a Sciacca nel 1902. I numeri d'ordine dei fascicoli, in caratteri arabi, che figurano quasi sempre sulla prima pagina di ciascuno di essi, sono stati apposti in un secondo momento, non si sa da chi, forse da qualcuno dei bibliotecari del passato, con una penna a sfera dall'inchiostro recente di colore blu, molto diverso da quello nero, utilizzato per vergare i manoscritti. Le pagine interne di ogni fascicolo non sono mai numerate. Le citazioni bibliche, prese da entrambi i Testamenti, sono abbastanza numerose in tutti i suoi discorsi; esse sono tratte dalla Vulgata, e spesso figurano senza riferimenti di capitoli e versetti; talvolta è riportato solo il capitolo ma non il versetto. Il contenuto dei manoscritti mariani di Ciaccio, può essere osservato da diversi punti di vista: retorico, biblico, teologico e storico.

b) Indice dei "fascicoli" a carattere
Fasc. 1: Maria Regina
Fasc. 2: L'istituzione della preghiera del rosario
Fasc. 8: Maria, Madre di Dio
Fasc. 9: E un frammento di un discorso più lungo sulle prefigurazioni bibliche di Maria
Fasc. 11: Il culto di Maria è comando di Dio
Fasc. 12: Il culto di Maria è imposto dalla Chiesa
Fasc. 15: La gloria di Maria
Fasc. 16: Maria prefigurata nella scala di Giacobbe e nel giardino chiuso (bozza di omelia)
Fasc. 28: Il cuore di Maria
Fasc. 31: Il culto a Maria ci porta a Dio
Fasc. 32: Il culto di Maria ci affratella agli angioli
Fasc. 33: Madre che ci ama assai
Fasc. 34: Il culto di Maria prescritto dal cuore, perché madre
Fasc. 35: Il culto di Maria ci protegge dall'ira di Dio
Fasc. 36: Al culto di Maria ci obbliga la sua bontà
Fasc. 37: Il culto di Maria ci nobilita
Fasc. 38: Il culto a Maria è pegno di vita eterna
Fasc. 39: Il culto di Maria è consolazione in vita
Fasc. 40: Il culto a Maria ci assicura una buona morte
Fasc. 41: Tematiche dei discorsi per il mese di Maggio 1890
Fasc. 42: Appunti per il vangelo della festa dell'Assunzione del 1898
Fasc. 43: Maria regina degli angeli
Fasc. 44: Maria regina degli angeli
Fasc. 45: Maria nostra avvocata
Fasc. 46: Discorso in lode della istituzione del mese di Maggio
Fasc. 47: Regina sacratissimi rosarii
Fasc. 48: Honora matrem tuam
Fasc. 49: Sermone per Maria assunta in cielo
Fasc. 50: Maria primogenita
Fasc. 58: La regalità di Maria aiuto dei cristiani
Fasc. 60: L'immacolata concezione
Fasc. 61: L'amore a Maria
Fasc. 62: L'amore a Maria: una sola pagina, ma continua al fasc. 63
Fasc. 63: Le ragioni per amare Maria con perseveranza
Fasc. 64a: Maria piena di grazia
Fasc. 65a: Honora Matrem tuam. Qui perseveraverit usque in finem hic salvus erit
Fasc. 65b: La Madonna del Rosario
Fasc. 66a: La preghiera dell'Ave Maria

3. Aspetti generali della mariologia di Ciaccio
a) Carattere generale delle catechesi mariane
Le catechesi che Ciaccio rivolge al popolo procedono su un evidente duplice binario: da un lato, il significato dei titoli con cui la Chiesa venera la Vergine Maria; dall'altro, il valore del culto mariano e delle sue manifestazioni devozionali. Queste due linee, attraversano interamente la sua attività evangelizzatrice e il suo impegno di trasmettere al popolo cristiano una dottrina solida, fondata sulla tradizione, sugli insegnamenti patristici e sulla santità dottorale. Una dottrina che, al tempo stesso, non sia pura erudizione, ma approdi a una devozione mariana consapevole e soprattutto trasformante in senso evangelico. Così, l'ascoltatore dei discorsi sacri di Ciaccio, si trova di fronte a enunciati teologici sempre desunti dai Padri e dai Dottori, regolarmente citati in lingua latina. Ma si trova anche dinanzi a un kerygma cristiano, che richiede una risposta e una presa di posizione. In definitiva, un annuncio ancorato allo spessore della tradizione, senza eccessivi tecnicismi; un annuncio che fa appello alla vita, senza scadere nel sentimentalismo o nel moralismo.

b)
La teologia dei titoli mariani
I titoli mariani sono visti da Ciaccio come connessi e interdipendenti. Infatti, sovente sotto un titolo specifico ne tratta altri, considerandoli inseparabili. Così, ad esempio, il titolo di Maria Regina, non può essere separato dai titoli di Figlia primogenita, Madre di Dio e Sposa dello Spirito. Si tratta di temi interconnessi e sviluppati lungo un unico discorso, anche se formato da più interventi, posti in diverse occasioni e presentati sotto titoli diversi.

c)
I valori insiti nel culto mariano
Un secondo filone teologico, osservabile nell'insieme dei discorsi sacri di Ciaccio, è costituito da una riflessione sul senso e sui valori insiti nel culto mariano; vale a dire, quali siano le sue motivazioni e quali benefici si possano attendere per il popolo cristiano e per il singolo credente. Potremmo sintetizzare la prospettiva dell'autore, a riguardo: il culto mariano è, innanzitutto, voluto da Dio ed è inculcato dalla Chiesa. Tale culto non ostacola, anzi favorisce l'incontro con Dio. Esso protegge la Chiesa dalle molteplici minacce che la circondano, e in particolare la difende dalle eresie. A livello individuale, poi, è segno di predestinazione di salvezza, è consolazione nelle prove della vita e ci ottiene la grazia di una buona morte.

Bibliografia
CUFFARO V., Mario Ciaccio storico e teologo di Sciacca. Manoscritti mariani inediti, Edizioni del Seminario di Agrigento - Edizioni Lussografica, Agrigento 2015; SCATURRO, Storia della città di Sciacca, ED. BJ. SI., vol. II, Palermo 1983; DE GREGORIO D., La Chiesa Agrigentina. Notizie storiche, III, Il secolo XVIII, Agrigento 1998; MAGLIENTI S. (a cura di), La figura e la lode. Can. Teologo Mario Ciaccio nel 1500 anniversario dalla nascita, Gianmarco Aulino Editore, Sciacca 1996; VERDE G., Il teologo Mario Ciaccio. Vita, opere e catalogazione dei manoscritti, in Bollettino del centro per lo studio della storia e della cultura di Sicilia della Facoltà Teologica di Sicilia, 5 (2010), pp. 106ss.






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