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MARTO JACINTA



Una dei tre pastorelli a cui apparve a Fatima la Madonna nel 1917.

1. Cenni biografici, carattere e spiritualità
a)
a)La madre aveva sposato in prime nozze José Ferreira Rosa. Suoi fratelli erano Teresa (morta a due anni e mezzo), Florinda, Teresa, José (morto nel 1990), Joao (morto nel 2000) e Francisco. I genitori ebbero molto da soffrire in quanto, subito dopo le apparizioni e in pochi mesi assistettero alla morte di quattro figli: Jacinta (il 20 febbraio 1920), Francisco (il 4 aprile 1918), Florinda (il 7 maggio 1920) e Teresa (il 3 luglio 1912).
Jacinta era nata l'11 marzo 1910 ed era stata battezzata il giorno di San Giuseppe,il 19, marzo dello stesso anno. Aveva il volto tondo e i tratti perfettamente regolari: bocca piccola, labbra sottili, mento corto come Francisco, il corpo ben proporzionato; di costituzione robusta e dal colorito acceso grazie al sole di montagna, aveva occhi grandi e castani, molto vivaci, con lunghe ciglia e sopracciglia nere; lo sguardo era dolce e mite.
b) Jacinta possedeva un cuore d'oro, tenero e compassionevole. Sua madre era la sua confidente. Prendeva le distanze dagli altri bambini dal linguaggio o dai modi poco convenienti. Preferiva giocare con gli altri: giochi di società, pietre, o bottoni. Le piaceva sentire l'eco della propria voce che ritornava dal fondo delle valli e la parola che più le piaceva gridare era Maria. Alle volte prendeva un agnellino in braccio e si metteva in mezzo al gregge, per imitare Gesù che aveva visto così rappresentato. Il suo carattere di bambina presentava, com'è normale, alcune asperità: era capricciosa e teneva il broncio quando le cose non andavano nel verso giusto. Solo dopo un po', Jacinta ricominciava a comportarsi come al solito. Era anche molto legata alle cose: per esempio, giocando con i bottoni, Lucia s'intristiva; quando perdeva, si strappava i bottoni dei vestiti per saldare il debito, sempre con la speranza di poterne ritornare in possesso. Quando la madre la chiamava perché era ora di tornare a casa, Lucia chiedeva i bottoni indietro a Jacinta, ma lei rifiutava con ostinazione di restituirglieli. Solo se Lucia la minacciava di non giocare più con lei, Jacinta cedeva.
c) Provvidenzialmente, fu Jacinta che, alla fine del pomeriggio del 13 maggio 1917, ruppe il silenzio, sfogandosi con la madre e raccontandole le incontrollabili emozioni che le aveva provocato l'apparizione della Madonna a Cova da Iria. Si concesse generosamente alla penitenza, subito dopo l'apparizione dell'angelo e soprattutto per la conversione dei peccatori, in special modo dopo il 13 luglio del 1917, quando cominciò per i ire bambini il calvario delle calunnie, degli interminabili interrogatori e delle minacce.

2. Malattia, ricoveri ospedalieri, santa morte e beatificazione
a)
Come aveva promesso a giugno, la Madonna venne a prenderla per portarla in Cielo. Prima le fu chiesto di soffrire per la conversione dei peccatori. Soffrì molto per la malattia e la morte del fratello e, più tardi, per la separazione dai genitori e dai fratelli e dalla cugina, quando fu condotta a Lisbona. Nel dicembre 1918 si ammalò di polmonite. In una delle visite che la Madonna le fece presso la sua casa, le disse che sarebbe rimasta ancora un po' sulla terra per soffrire per i peccatori. Si intensificò il suo amore per l'Eucaristia. Mentre Lucia andava a scuola e Francisco vagava nei boschi, Jacinta si nascondeva nel pulpito, rivolta al sacrario, per timore che la trovassero per rivolgerle altre domande. Usciva solo se riconosceva la voce della cugina che la chiamava. Coltivava tre amori in particolare: l'Eucaristia - 'Gesù nascosto' -, il Cuore Immacolato di Maria e il Santo Padre. Era molto discreta nel mortificarsi. Non aveva appetito, ma, per sacrificio, accantonava la deliziosa uva che le portava la madre, cosi come altre cose che le piacevano, e beveva il latte per mortificazione. Si alzava dal letto e, in ginocchio, profondamente prostrata a terra, recitava la preghiera dell'angelo, fino a quando non le fu proibito. Usò la corda fino a quando, temendo che gliela trovassero, pochi giorni dopo essersi allettata, la consegnò a Lucia, che la bruciò. Limitò le sue uscite a Valinhos, a Cabeco e a Cova da Iria.
b) Tra il 1 luglio e il 31 agosto del 1919 fu ricoverava all'ospedale Santo Agostinho, a Vila Nova de Ourém*, dove fu sottoposta a una cura dolorosa che non diede risultati, per cui ritornò ad Aljustrel. A casa ricevette per due volte la visita della Madonna, e in una di queste le annunciò che avrebbe presto portato Francisco in Cielo. Le rivelò anche che si sarebbe recata a Lisbona. In effetti, il 20 gennaio del 1920,Jacinta partì per la capitale per essere ricoverata all'ospedale Dona Estefânia, dove fu curata dal dottor Eurico Fernandes Lisboa. Fu alloggiata nell'orfanotrofio Nossa Senhora e dos Milagres, che ospitava 23-25 bambine, ed era diretto da madre Godinho, di cui Jacinta si guadagno la fiducia. Qui ricevette varie visite dalla Madonna. La madre la condusse alla Basilica da Estrela per la confessione, e Jacinta fu ben accolta dal sacerdote. Solo il 2 febbraio fu ricoverata in ospedale, per essere sottoposta a un'operazione che la Madonna aveva già annunciato inutile, e che infatti risultò tale. Date le abitudini dell'epoca, Jacinta non poté ricevere la Prima Comunione. Il 20 febbraio - il primo venerdì di Quaresima - si confessò con monsignor Pereira dos Reis, parroco di Anjos, che le promise di portarle la Comunione Consacrata il giorno seguente. Ma non riuscì a prenderla perché salì in Cielo alle dieci e mezza di notte. Jacinta aveva chiesto di essere sepoltaa vestita di azzurro come la Madonna. Il suo desiderio fu esaudito. Fu esposta nella Casa da Irmandade do Santissimo Sacramento, dal 21 al 24, e ricevette visita da un gran numero di persone. La salma aveva labbra e gote rosee, e un aspetto sereno, come se stesse dormendo, ed esalava un profumo inebriante. Poiché le persone chiedevano reliquie della piccola veggente, il parroco chiuse la bara nel suo ufficio per poi trasferirla altrove. Il barone di Alvaiázere mise a disposizione la propria tomba a Vila Nova de Ourém affinché, in una futura esumazione, Jacinta potesse essere facilmente identificata. Il 23 la bara fu riportata in chiesa. Avvenne il riconoscimento del corpo e la bara fu piombata. Il 24, nel pomeriggio, sotto la pioggia e accompagnata da una gran folla, la salma fu trasportato alla stazione del Rossib; fu effettuata una sosta a Chão de Maçãs, e quindi fu condotta alla tomba di Ourém. Il 12 settembre del 1935, per ordine del vescovo di Leiria, il feretro fu trasferito al cimitero di Fatima e deposto, insieme ai resti mortali di Francisco, in una tomba nuova. Una volta aperta la bara di Jacinta, si notò che aveva conservato lo stesso volto roseo e sereno. Il 1 maggio 1951, la salma fu traslata nella basilica, nella prima cappella a sinistra dell'altare maggiore.
c) Il 13 maggio 2000, a Cova da Iria, Papa Giovanni Paolo II la beatificò insieme a Francisco.

Bibliografia
SILVA M. F. S., Francisco Marto, beato, in MOREIRA C. A. - CRISTINO L., Enciclopedia di Fatima, Cantagalli, Siena 2010, pp. 222-225;  IDEM, Pastorinhos de Fatima, Paulinas, Lisboa 2003; DO AMARAL A. C., Jacinta e Francisco: virtudes heróicas, CAS, Braga 1991; BARTHAS C., Fatima: os testemunhos, os documentos, Aster, Lisboa 1967; DE BELEM M., Uma familia de Fatima, Paulinas, Lisboa 1996; DE MARCHT G., Era uma Senhora mais brillante que o sol, Missóes Consolam, Fatima 1991; LEITE F., Francisco de Fatima, Apostolato da Oraçao, Braga 1986; IDEM, Jacinta, Apostolato da Oraçao, Braga 1999; MARTINS A. M., Novos documentos de Fatima, Livraria Apostolato da Imprensa, Porto 1984; DE OLIVEIRA J. G., Jacinta, Gráfica de Leiria, Leiria 1982; PASQUALE H., Eu vi nascer Fâtima, Edicoes Salesianas, Porto 1967; REIS OLIVEIROS DE JESUS, Mensagem de Fatima dada ao mundo, Rei dos Livros, Lisboa 1991; DOS REIS S. M., A vidente de Fatima dialoga e responde pelas apariçoes, Editorial Franciscana, Braga 1980.

VEDI ANCHE:
 - DOS SANTOS LUCIA
 - FATIMA
 - IL MESSAGGIO DI FATIMA
 - MARTO FRANCISCO
 - MIRACOLO DEL SOLE
 - PRIMI SABATI






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