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ETÁ BIZANTINA POST PATRISTICA


1. Il passaggio dall'età patristica all'età bizantina
In Oriente il passaggio dall'età patristica a quella propriamente bizantina, che alcuni storici datano da Nicea II (787) allo scisma del 1054, non manifesta sintomi di rotture rispetto al periodo dei Padri, per quanto concerne la trasmissione della tradizione dottrinale e quindi anche della teologia mariana. Al contrario questo passaggio si verifica in un clima di tranquilla continuità nei vari settori della vita dell'Impero e della Chiesa. L'unico cambiamento di un certo rilievo si è verificato nell'ambito delle relazioni con la Chiesa latina. Roma incominciava a manifestare una certa apertura verso le popolazioni barbariche che si erano installate nei territori dell'Occidente latino. Con esse stava iniziando ad intrecciare relazioni anche sul piano politico; relazioni che ebbero come conseguenza un distacco progressivo da Costantinopoli. In questo processo di occulta ma progressiva separazione dei latini dal centro ufficiale dell'impero, si sentiva toccata anche la Chiesa bizantina, che rivendicava un certo diritto di autorità pastorale su alcune popolazioni barbariche cristianizzate da Cirillo e Metodio e da successivi missionari inviati dal patriarcato di Costantinopoli, con il supporto dell'autorità imperiale. Quantunque una tale Situazione comportasse dei problemi nelle relazioni tra orientali e latini, la nuova era che si stava aprendo per Bisanzio fu subito contrassegnata da una sorpréndente ripresa della cultura, delle scienze, dell'arte, della politica, dell'economia, nonché delle discipline religiose. Grandi figure di uomini di Chiesa hanno dato un contributo essenziale all'affermarsi e al consolidarsi della nuova era solitamente denominata età bizantina vera e propria, a continuazione dell'età dei Padri della Chiesa. Tra le nuove figure che hanno dato lustro alla Chiesa di Bisanzio si possono ricordare Cesare Bárdas (†866), fratello dell'imperatrice Teodora, divenuto ministro e consigliere dell'imperatore Michele III; Fozio, patniarca di Costantinopoli (858-867 e 877-886), e i menzionati fratelli missionari Costantino Cirillo (†869) e Metodio (†885), insigni apostoli ed evangelizzatori degli slavi. Questa fioritura va inquadrata in una situazione politica interna ed esterna particolarmente favorevole, che tocca il suo apice sotto la dinastia macedone e che continuerà a produrre risultati positivi anche quando la potenza imperiale incomincerà a declinare.

2. La Theotokos nel nuovo periodo storico
La vittoria della fede ortodossa sulle deviazioni dottrinali e sugli atteggiamenti esistenziali eterodossi dell'iconoclastia segnavano un punto importante a favore della devozione mariana, dato che le icone della Madre di Dio, oltre che molto diffuse, godevano di speciali privilegi nella vita e nel culto liturgico della Chiesa e dei singoli fedeli. Sul piano dogmatico l'importanza crescente che la figura di Maria andava acquistando nella consapevolezza del popolo cristiano sembra trovare conferma nella celebre affermazione del Damasceno che vedeva nel mistero dell'Incarnazione del Verbo in Maria il cardine della fede cristologica: «Giustamente e veramente chiamiamo la santa Maria Theotokos. In questo nome infatti si compendia tutto il mistero della salvezza». Due erano le verità concernenti la Madre di Dio che incominciavano ad emergere con crescente chiarezza dalla coscienza dei credenti e che andavano collezionando riconoscimenti validi e sempre pin espliciti negli scritti degli autori che si succedettero ai Padri della Chiesa: la straordinaria santità della Vergine fin dai primordi della sua vita terrena e la sua celeste glorificazione dopo la morte. Le due verita si richiamavano l'un l'altra, perché la santità eccelsa di Maria fin dai primordi della sua esistenza viene intesa come una ragione esplicativa della sua eccezionale esaltazione al cielo in anima e corpo al termine della sua vita terrena. Crescono anche l'interesse e la curiosità per i dati biografici della Vergine Santa, di cui gli scritti del Nuovo Testamento sono alquanto avari. Si compongono e diffondono scritti che sono bensì strutturati nella forma di generi letterari tradizionali, soprattutto nel genere omiletico, ma che in realtà sono delle biografie a volte molto ampie della Madre di Dio. In queste composizioni le testimonianze evangeliche vengono completate con il ricorso a del materiale apocrifo che, nei secoli precedenti, si era acquistato qualche diritto di credibilità nella tradizione della Chiesa. In particolare si rileva una sintomatica insistenza su alcune circostanze e funzioni ché hanno caratterizzato la vita e la condotta della Vergine Madre accanto al Figlio. E non si pensa soltanto al mistero dell'Incarnazione, già al centro della dottrina mariana antecedente, bensì anche al suo coinvolgimento nei drammatici avvenimenti della passione, morte e risurrezione di Gesù. Alcuni autori ritengono che ella non solo fu presente al Calvario sotto la croce, ma che non lasciò neppure per un istante il sepolcro, per cui sarebbe stata l'unica testimone oculare dell'uscita gloriosa del Figlio dalla tomba. Altri autori si limitano ad affermare che il Risorto avrebbe riservato alla Madre il privilegio e la gioia della sua prima apparizione. In queste vite di Maria non si può non riconoscere una devota e marcata attenzione verso la sua figura eccelsa di Madre del Signore. Esse accomunano i loro autori e i lettori nell'unico desiderio di meglio conoscerla per farla entrare sempre più dettagliatamente nella pratica della loro esistenza cristiana, nonché nella vita della Chiesa e della società civile, come è dimostrato da alcune vicende della stona bizantina, quali la difesa dell'Impero da invasioni nemiche o della medesima città di Costantinopoli dall'assedio di eserciti stranieri. Alcune di queste biografie rimangono testi validi e preziosi nella storia della letteratura bizantina e manifestano tendenze nuove nell'interesse per il dato mariologico. Si pensi alla vita di Maria che porta come autore il nome di Massimo il Confessore, o a quelle di Giovanni Geometra, del monaco Epifanio, di Simeone Metafraste.

Bibliografia
GAMBERO L., Fede e devozione mariana nell'impero bizantino. Dal periodo post-patristico alla caduta dell'Impero, San Paolo, Cinisello Balsamo 2012, pp. 10-17; IMPELLIZZERI S., La letteratura bizantina, Sansoni, Firenze 1975; ERBETTA M., Gli apocrifi del Nuovo Testamento, vol. 1/2, Marietti, Casale Monferrato 1981; JANIN R., La géographie ecclesiastique de l'empire byzantin, t. III, Institut français d'études byzantines, Paris 1969;

VEDI ANCHE:
- BLACHERNE
- CHALKOPRATEIA
- RELIQUIE DELLA VERGINE MARIA






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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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