PORTALE DI MARIOLOGIA - Enciclopedia
PORTALE DI MARIOLOGIA
  Login o Registrazione
PER CONOSCERE MEGLIO LA MADRE DI DIO
 Menu 
· Home
· Account o Registrazione
· Argomenti generali
· Articoli: archivio
· Articoli: invia nuovo
· Articoli: piu' letti
· Articoli: ultimi inseriti
· Banners del sito
· Biblioteca mariana
· Calendario mariano
· Documenti Magistero
· Enciclopedie
· Forums
· Fotoalbum
· Help del sito
· Invia Cartolina virtuale
· La Chat di Mariologia
· Le vostre domande
· Mappa del sito
· Motore di ricerca
· Sondaggio
· Statistiche
· Suggerimenti
· Sussidi Pastorali
· Testimonianze
· Web Links
· Webcams
 Enciclopedie 










 Inserti Speciali 



























 Nuovi in Biblioteca 
  La Vergine del silenzio
  Catechesi bibliche sui misteri del Rosario
  La Madonna che scioglie i nodi
  Uno sguardo a Maria. I molteplici aspetti del mistero mariano
  L'Annunciazione a Maria nell'arte d'Oriente e d'Occidente
  Il messaggio teologico di Guadalupe
  L'angelo mi disse. Autobiografia di Maria
  Il paradosso mariano. Cornelio Fabro rilegge S. Kierkegaard
  Maria e la modernità
  Benedetto XVI. Una donna icona della fede
  Giovanni XXIII. Madre e maestra di vita cristiana
  Icone. Il grande viaggio
  Ben più che Madonna. Rivoluzione incompiuta
  Cuore di Mamma.
  Maria Madre del Signore. Canti per le solennità mariane
 Pensieri 
Nuova pagina 1


 

 Ultimi 15 articoli 
Ultimi 15 Articoli

La Vergine Maria nel Concilio Vaticano II


La Theotokos Achiropita di Rossano


Maria, Icona della Chiesa pellegrina


La marianità del Carmelo


La contemplazione nel cuore di Maria per la missione


Maria al servizio della creazione e della vita


I giovani e Maria nella cultura contemporanea


Maria e l'Eucaristia


Con Maria aspettiamo la Pentecoste


La pietà popolare, i giovani e Maria


Il Mese di Maggio in Vaticano e nel mondo


Preghiera e contemplazione con Maria


Maria e i tempi dell'attesa nell'iconografia


Maria nella musica del Novecento Europeo 1


Maria nella musica del Novecento Europeo 2


 Immagini  
 Sondaggio 
COSA TI INTERESSA DI PIU' IN MARIOLOGIA?

S. Scrittura
Magistero della Chiesa
Apparizioni
Mariologia ecumenica
Liturgia
Dogmi mariani
Spiritualità mariana
Pietà popolare
Mariologia sociale
Padri della Chiesa
Cultura e Arte



Risultati
Sondaggi

Voti 772
 Contatore visite 
DAL 1999

web counter 
 F.A.Q. 

 Utenti 
Benvenuto, Anonimo
Nickname
Password
(Registrazione)
Iscrizione:
ultimo: pertinac
Nuovo di oggi: 0
Nuovo di ieri: 0
Totale iscritti: 357

Persone Online:
Visitatori: 263
Iscritti: 0
Totale: 263
 Orario 

 Imposta come Home
 Contatta il Webmaster
 Mappa del Sito
 Invia Cartolina 

Vuoi inviare una nostra cartolina ad un amico?
 La Chat 
Nome Stanzaonline
Privata IL MARIOLOGO0
Privata LA THEOTOKOS0

[ SPChat ]

PREDICAZIONE BAROCCA


1. Maria nei sermoni dell'Anno liturgico
I sermoni mariani erano pronunciati non solo in occasione delle feste della beata Vergine ma anche nei sabati di Quaresima. I predicatori sottolineavano la sua dignità ed eccellenza, la sua purezza e santità. Questi privilegi però non venivano presentati in relazione al mistero di Cristo ma in riferimento agli angeli e gli arcangeli. La beata Vergine era infatti chiamata Domina, Imperatrix angelorum, Dea coeli, Domina universi, Dei omnipotentis sponsa. Questa terminologia massimalista non solo rendeva Maria simile a Cristo, ma la metteva sullo stesso livello del Salvatore. San Lorenzo da Brindisi (†1619) affermava: «se Dio è Re, Maria è Regina, se Cristo è luce, Maria e Madre di Cristo». Anche nei sermoni di Tommaso de Villanueva (†1555) l'esaltazione di Maria assume i toni molto accesi: Ella era chiamata «Signora del mondo, Regina del cielo, Imperatrice di tutte le creature». Inoltre viene evidenziato il suo ruolo nel piano della salvezza: Maria è «porta del mondo e porta del cielo: per essa entrano i peccatori nel cielo». I predicatori di questo periodo spiegano il ruolo di Maria nel mistero della Chiesa, attraverso la sua funzione di collegamento tra il Corpo Mistico di Cristo e il suo Capo. Per mezzo della Madre di Cristo passano verso la Chiesa tutte le grazie, perciò è chiamata «collum Ecclesiae, aquaeductus Christi et gratiarum, abyssus bonitatis et gratiae». Nonostante questo ruolo di mediatrice, tra la beata Vergine e i fedeli c'era un abisso: da una parte la sua santità e purezza, dall'altra invece la peccaminosità degli uomini. La vita terrena veniva presentata come una valle di lacrime, segnata dal dolore e dal peccato, in contrasto con il cielo e la gloria che ci aspetta. Perciò gli oratori sottolineando la bellezza di Maria e la sua santità, cercavano di affascinare i fedeli, invitandoli ad evitare le ricchezze del mondo e a seguire le virtù della Serva del Signore: l'umiltà, la fede, la purezza, la speranza, la carità, la prudenza, la giustizia, la temperanza, la fortezza, l'obbedienza e la clemenza. Per illustrare i privilegi di Maria i predicatori si servivano dei testi veterotestamentari interpretati allegoricamente. Maria era raffigurata da l'Arca dell'Alleanza, dal nuovo tabernacolo, dal tempio nuovo edificato da Salomone, dal vaso nuovo, dal carro nuovo. Ella era la luna che rispecchia la luce del sole, cioè del Cristo. Anche nei sermoni mariani non mancavano gli elementi teatrali. In un sennone Juan de Avila (†1569) presentava ai fedeli la scena dell'Annunciazione come se fosse uno spettacolo e lui stesso il narratore. Nelle sue prediche egli inseriva i dialoghi che lui stesso aveva composto: tra Maria e gli Apostoli oppure tra Maria e Giovanni. Lo stesso oratore, descrivendo la deposizione del corpo di Cristo dalla croce, aveva aggiunto la lamentatio Mariae, per poter risvegliare sentimenti di compassione e la compunzione del cuore nelle anime dei fedeli. Alcuni predicatori di quell'epoca, prima di cominciare la loro predica, avevano l'abitudine di recitare insieme con i fedeli un Ave Maria.  I sermoni mariani testimoniano l'eloquenza dei predicatori del tempo. Alcuni conoscevano bene il greco e l'ebraico, essendo in grado di spiegare il significato dei diversi termini che comparivano nella Bibbia (per esempio, il significato del nome di Maria). I predicatori dimostravano ai fedeli di conoscere la letteratura antica, cristiana e non. Nei sermoni di Luis de Granada (†1588) appaiono citazioni dalle opere di Agostino, di Ambrogio, di Gregorio Magno, mentre nei discorsi di san Lorenzo da Brindisi si trovano riferimenti alle opere di Atanasio, Gregorio di Nissa, Giovanni Damasceno, Simeone Metafraste e Origene. Non mancano brani tratti dagli autori medievali: Pietro Damiani, Bernardo, Anselmo, Toinmaso d'Aquino. Tra gli autori antichi non cristiani appaiono i nomi di Omero, Cicerone, Virgilio, Plutarco. Nei sermoni di Francois de Sales (†1622), troviamo riferimenti a personaggi storici: Alessandro Magno, Cleopatra, Nerone. Il confronto con i testi degli autori antichi permetteva di rileggere alcuni privilegi mariani in una luce nuova. Per esempio Tomas de Villanueva, nel discorso sull'Immacolata Concezione, poggiandosi sul trattato De anima d'Aristotele, aveva trovato un'analogia tra lo stato dell'anima, prima del peccato originale, e l'armonia musicale. Occorre notare che i sermoni dei predicatori erano caratterizzati da una sovrabbondanza di analogie, di tipologie, di citazioni bibliche, di riferimenti alle autorità; questo faceva sì che essi perdessero la propria omogeneità, chiarezza e forza persuasiva. Gli oratori, utilizzando i diversi metodi retorici, brillando con una eloquenza, cercavano di affascinare i fedeli per commuoverli e condurli alla conversione.

2. Dimensione apologetica dei sermoni mariani
La predicazione del periodo post-tridentino era caratterizzata anche da una forte impronta apologetica. Le verità di fede, contestate dai protestanti, avevano spinto gli oratori cattolici alla loro strenua difesa, esponendo la dottrina ortodossa e polemizzando con le obiezioni. Questa impronta polemica non poteva mancare nelle omelie che riguardavano il culto e la mediazione della beata Vergine. François de Sales, per esempio, in uno dei suoi sermoni sottolineava la validità del culto mariano, indicandone come fondamento la cooperazione della beata Vergine all'opera salvifica del Figlio. Egli difendeva la mediazione di Maria e sosteneva che la divina Provvidenza si serviva degli angeli e dei santi come mediatori. La sua opinione era sostenuta da un brano biblico: Elisabetta aveva ricevuto lo Spirito Santo per mezzo di Maria. La difesa del culto mariano è presente anche in un discorso di Jacques Bénigne Bossuet (†1704). Similmente al vescovo di Losanna, il culto a Maria veniva giustificato sulla base della sua cooperazione all'opera salvifica del Cristo. Proprio questa missione svolta da Maria meritava la riconoscenza e la gratitudine da parte dei fedeli. In un'altra omelia Bossuet affermava che coloro che venerano la beata Vergine non diminuiscono la gloria di Cristo, perché come la luna riceve tutto il suo splendore dal sole così anche la gloria di Maria dipende completamente da quella di Cristo. Infine J. Bossuet difendeva anche la dottrina sulla mediazione di Maria e dei santi, presentando la mediazione dei santi come una partecipazione all'unica mediazione di Cristo, si opponeva alla affermazione dei protestanti di un unico Mediatore.

3. Predicazione mariana nelle missioni popolari
Anche la predicazione nelle missioni popolari prendeva in considerazione i temi mariani. I missionari cercavano di invitare i fedeli ad un culto più fervente verso la Madre del Signore e ad approfondirne la devozione personale. Uno dei predicatori popolari, il mercedario spagnolo, Francesco Miguel Echeverz (†1745), considerava la beata Vergine quale patrona celeste delle missioni. Quando entrava in una città cantava le litanie di Loreto e prima di iniziare la predica recitava insieme ai fedeli l'Ave Maria. La dimensione mariana della sua predicazione era così caratteristica, che i fedeli di Andalusia lo chiamavano il padre dell'Ave Maria. Un'altra figura importante che emerge tra i missionari della prima metà del XVIII secolo era san Leonardo da Porto Maurizio (†1751). Egli, durante i 44 anni della sua attività, aveva predicato 339 missioni popolari. Durante la predicazione invitava i cristiani alla devozione mariana fondata sull'amore. Questo amore verso Maria non era considerato una forma di sentimentalismo. La vera devozione aveva compito di condurre i cristiani alla perfezione: abbracciate con fervore la vera devozione di Maria, ed eccovi tutti salvi... Ma chi è il vero devoto di Maria? Chi è il nemico del peccato mortale. La vera devozione mariana, trasforma la vita dell'uomo rendendola 'cristiana', cioè simile a quella di Maria, la prima discepola di Cristo. Occorre notare che le missioni popolari che si svolgevano in tutta 1'Europa richiedevano semplici ed efficaci strumenti di trasmissione del messaggio. Per san Luigi Maria Grignion de Montfort (†1716), uno di questi strumenti era il canto. Il predicatore francese, autore del famoso Trattato sulla vera devozione, aveva composto molte canzoni che trasmettevano in maniera semplice e popolare le verità della fede. Infatti, prima della cultura del giornale, fu il canto religioso la scuola del popolo Il canto religioso, infatti, serviva a questi tre fini: la catechizzazione, l'esortazione morale e la preghiera. I cantici del Montfort rispondono anch'essi a questi caratteri. Sono un catechismo, innanzitutto; e cioè una poesia che nasce per aiutare col canto la memoria. La preoccupazione costante del Montfort era di condurre gli ascoltatori a cogliere e vivere pienamente, con l'aiuto di Maria, i frutti del sacramento del Battesimo.

4. La predicazione del Rosario
Uno dei frutti della predicazione mariana durante le missioni popolari era l'incremento della devozione alla beata Vergine. Tra le tante espressioni della devozione mariana vi era la preghiera del Rosario. La strepitosa vittoria presso il golfo di Lepanto (1571) aveva fornito uno stimolo importantissimo alla diffusione di questa forma di preghiera. La controriforma aveva infatti talmente esaltato la devozione rosariana, che divenne una delle più importanti devozioni del XVII e XVIII secolo. Molti predicatori di quell'epoca consideravano questa preghiera come un'ottima forma di devozione per la gente, perché aiutava i fedeli nel loro incontro con Dio. Questa devozione fu uno dei mezzi più importanti nell'evangelizzazione degli analfabeti. Si deve tener presente che il Rosario era diffuso soprattutto dai Domenicani non solo in Europa ma anche nelle terre di missione. Essi, grazie ai diversi permessi dei Sonmi Pontefici, fondavano le confraternite del Rosario. Avendo la cura pastorale dei membri di queste istituzioni, celebravano le messe e predicavano sul Rosario. I frutti della loro predicazione erano pubblicati nelle collezioni dei sermoni. Un esempio e la collezione delle prediche del domenicano croato Vincenzo Komnen. Un'altra collezione, pubblicata nel 1630, intitolata Cuna Mystica, contiene le prediche sul Rosario di Cristobal de Torres, OP (†1654). Le sue omelie rispecchiano lo stile dell'epoca, con la retorica artificiosa, piena di analogie, parabole e superlativi. Il predicatore riferendosi spesso alla vittoria presso Lepanto, sosteneva che Dio aveva eletto san Domenico e il suo Ordine per la predicazione delle glorie del Rosario.

5. Maria nella predicazione missionaria 'ad gentes'

L'attività missionaria nei secoli XVI-XVIII riguardava anche l'evangelizzazione dei popoli che non conoscevano ancora il Cristo. Diversi ordini religiosi, tra i quali i Gesuiti, i Francescani, i Cappuccini, i Domenicani, mandavano missionari nelle terre dell'America del Sud, dell'Asia e dell'Africa. Dovendo insegnare le verità fondamentali della fede, i missionari predicavano in forma di catechesi. Troviamo un esempio di tale catechesi nell'opera De Doctrina Christiana, composta dal domenicano spagnolo fra Pedro de Córdoba (†1521), destinata alla evangelizzazione degli Indios. Tra i diversi sermoni inseriti in questa opera ne troviamo uno dedicato al commento sulla Salutatio angelica. Il domenicano spiega i versetti della preghiera intercalandoli con la recita di un Ave Maria insieme al popolo. Mentre il testo della preghiera veniva recitato in latino, il commento era tenuto in lingua spagnola. Il missionario ricorre frequentemente ai titoli: Madre di Dio e Regina dei cieli. La predica di fra Pedro sottolinea la dignità di Maria che risiede nella sua pienezza di grazia e nella maternità divina. Questi privilegi rendono Maria superiore a tutti gli angeli. Inoltre egli esalta la santità e l'intercessione della Beata Vergine. Un mezzo semplice ed efficace per l'evangelizzazione degli Indios, era il Rosario. Come nota A. D'Amato, in Bolivia, Lodovico Beltran (†1581) ottiene migliaia di conversioni fra gli Indios, mediante la predicazione del Rosario. Un altro domenicano, di origine spagnola, fra Pedro di S. Maria y Ulloa (†1690), percorse invece le regioni del Guatemala, del Perù, delle Canarie e di molte altre isole dell'America e dell'Africa occidentale, predicando il Rosario. Nelle regioni in cui i Domenicani svolgevano attività missionaria, fondavano le confraternite del Rosario. Per poter esporre efficacemente i misteri della fede i Domenicani componevano la musica per i misteri del Rosario. Grazie ai Domenicani, a Tecomaxtlahuaca (Messico) esisteva una banda musicale composta dagli Indios che sapeva accompagnare con il canto e con gli strumenti musicali tutti i misteri del Rosario. Le canzoni cantate dagli indios avevano un unico scopo: sostenere ed approfondire la fede cristiana.

6. Maria nella predicazione "guerriera"
L'epoca tra il 500 e il 600 era stata marcata da numerose guerre. L'espansione dell'impero ottomano in Europa aveva causato profondi cambiamenti in alcuni paesi, fin ad allora cristiani. Vi sono sermoni mariani dedicati alla battaglia contro i Turchi nelle collezioni del predicatore polacco padre Fabian Birkowski, OP (†1636), cappellano reale e dell'esercito polacco. Egli stesso, come predicatore dell'esercito, partecipava. alle battaglie contro i russi, presso Mosca (1616-1617) e contro l'invasione turca, presso Chocim (1621). In un sermone predicato davanti all'esercito egli rilegge la scena della Visitazione in chiave militare, citando abbondantemente uno dei ben noti antichi inni polacchi, cantanti usualmente dall'esercito prima delle battaglie: Bogarodzica (Theotokos). Birkowski interpreta il testo del Vangelo, servendosi delle immagini militari. Come un comandante viene per liberare dalla schiavitù, così il Cristo, chiuso nel grembo di sua madre, viene per liberare Giovanni dal peccato. Il Magnificat viene visto come un cantico guerriero, in cui i potenti cadono e gli umili gioiscono per la vittoria. Invece Maria, la cui presenza fu decisiva per ottenere le vittorie militari, viene paragonata all'Arca dell'Alleanza. Ella, secondo Birkowski, è presente nel campo della battaglia e conduce l'esercito a lei consacrato alla vittoria. Ai combattimenti contro l'esercito turco dedica la sua predicazione anche il cappuccino italiano Marco d'Aviano (†1699). Egli era il cappellano del re polacco Jan III Sobieski durante la battaglia presso Vienna del 1683. L'aspetto mariano della sua predicazione in preparazione alla battaglia emerge dalle relazioni dei contemporanei, conservate nei documenti di allora, pubblicate in un recente studio di Héyret. Padre Cosma racconta: «Qui, attraversati con gran costanza sentieri disastrosi, alla fine, nella vigilia della Natività della Madre Vergine, passarono il Danubio con felice traghetto ed accamparono nella vasta campagna vicina alla città di Tulin. Era il re devotissimo della Vergine e sempre seco portava in battaglia una bellissima effigie di Maria, dipinta alla forma greca con smalti di preziosissime gemme. Sobieski aveva voluto fare accampare qui l'esercito per poter celebrare solennemente la festa della Natività di Maria. Padre Marco aveva scelto questo giorno per la celebrazione solenne in cui impartire la benedizione papale cui era annessa l'indulgenza plenaria. Il re aveva messo a disposizione di padre Marco la sua splendida tenda per la celebrazione della messa su un altare portatile tutto ornato. ( ... ) Dopo la messa il padre tenne un infiammato discorso all'esercito riunito e ai suoi comandanti, poi li invitò a compiere l'Atto di dolore perfetto, cosa che lui stesso fece. Mentre pronunciava le parole dell'Atto di dolore era molto commosso e un vero fiume di lacrime gli scorreva dagli occhi. Infine impartì solennemente la benedizione papale, cui era annessa l'indulgenza plenaria. Di questa solenne celebrazione dell'8 settembre riferì anche Sobieski alla consorte Casimira in una lettera scritta il giorno dopo».

7. Sermoni in occasione dell'incoronazione dell'icona di Maria
La tradizione dell'incoronazione delle immagini della beata Vergine Maria risale all'inizio del secolo XVII. Il conferimento delle corone papali all'icona Salus populi Romani, venerata a Roma, apre un nuovo capitolo nella storia del culto delle immagini. Mentre questa cerimonia aveva un carattere privato, le prime incoronazioni pubbliche furono celebrate nei santuari di Parma (1601) e di Oropa (1620). Fino all'inizio del XVIII secolo le incoronazioni dei quadri mariani avevano luogo solamente in Italia. La prima imposizione delle corone all'effige della Madonna fuori del territorio italiano avvenne nel 1717 a Jasna Góra in Polonia. Questa celebrazione fu la prima di una serie di incoronazioni avvenute in vari santuari mariani, soprattutto in Polonia. La venerazione delle icone mariane in territorio polacco raggiunse una dimensione che non ebbe pari in tutta Europa, eccetto che in Italia. Tra il 1717 e il 1730 nei santuari polacchi furono incoronate sei immagini di Maria, invece negli anni 1749-1766 le icone mariane incoronate furono ben 13. Una di esse era venerata nel santuario retto dai Domenicani a Leopoli, solennemente incoronata nell'anno 1751. La cerimonia fu celebrata dopo otto giorni di preparazione, durante i quali vi furono celebrazioni liturgiche, confessioni e predicazioni di diversi oratori provenienti da vane congregazioni. Uno dei primi discorsi fu tenuto da Franciszek Kozlewski, ex-provinciale dei Francescani della Provincia Russa, guardiano del convento dei Francescani osservanti a Lublin. Il predicatore, riflettendo sull'incoronazione, sottolineava la regalità di Maria Assunta, che la rende degna di ricevere la corona da parte di Cristo, suo Figlio. La Chiesa dunque, onorando in questo modo Maria, imita Cristo. Il popolo di Dio infatti adorna queste icone, onorate prima da Dio con le corone della gloria e della grazia. Il francescano, esponendo la teologia dell'icona, sottolineava la misteriosa presenza di Maria nell'icona. Nel suo sermone notava: «Questa immagine chiude in sé una preziosa perla come Arca del Signore - la celeste manna». Quindi, concludeva F. Kozlewski, l'immagine di Leopoli deve essere onorata come le altre icone mariane già incoronate e venerate nei santuari di Czestochowa, Podkamieñ, Sokal e Luck. Ricorrendo anche aIl'analogia dell'Arca dell'Alleanza, il predicatore sottolineava la presenza di Maria nel campo di battaglia e ricordava che l'esercito polacco, grazie all'invocazione del nome di Maria davanti alle immagini sante, aveva sconfitto sia l'esercito svedese sia l'esercito russo presso Mosca come pure l'armata dei Turchi. Per sottolineare la misteriosa presenza di Maria nel santuario egli faceva riferimento ad alcuni miracoli avvenuti nel santuario di Leopoli a Lei attribuiti. Il sermone terminava con l'invito alla devozione a Maria. Nel giorno dell'incoronazione il sermone fu tenuto dal padre Hieronim Waxmañski, domenicano. Egli, riferendosi a! versetto "Veni coronaberis" (Canto 4), sottolineava il carattere eccezionale di quella cerimonia. Raccontava poi la storia dell'icona fino al suo arrivo nella città di Leopoli. Il predieatore, esponendo alcune grazie ottenute presso l'immagine, faceva notare l'aiuto e il sostegno dati da Maria all'esercito polacco durante numerose guerre .

8. Prontuari per i predicatori e collezioni di sermoni
La larga diffusione della stampa nel XVII e nel XVIII secolo permise di pubblicare diverse collezioni dei sermoni, organizzati sistematicamente per aiutare i predicatori nell'evangelizzazione. Come esempio basti ricordare la raccolta di sermoni, strutturati in ordine alfabetico di A. Wçgrzynowicz (†1721), pubblicata nel 1710. Nel 1717 venne edita un'altra collezione di 70 sermoni dello stesso  predicatore francescano intitolata Syllabus Marianum syllabarum consonantium alias discursus Concintorii. Le prediche di Wçgrzynowicz contengono argomentazioni apologetiche contro Calvino e altri eretici, in difesa della dottrina cattolica, e in modo particolare del culto mariano e della preghiera indirizzata alla Vergine. Molte omelie riguardano le festività mariane, soprattutto quelle celebrate nell'Ordine di san Francesco: la festa dei Sette dolori di Maria, quella della Porziuncula e dell'Immacolata Concezione. Un'altra raccolta di prediche, utile per i predicatori, fu composta nel 1628 da Justyn de Miechow, OP (†1649). La collezione contiene 421 discorsi dedicati alle singole invocazioni delle litanie di Loreto. L'opera godeva di una popolarità così grande che fu stampata ancora nel XIX secolo a Parigi e a Napoli. Nel 1630 un altro domenicano polacco, Abraham Bzowski (†1639), aveva pubblicato a Venezia due raccolte di sermoni mariani: Florida mariana e Monile Gemmeum Divae Virgini Dei parenti sacrum.1' La prima è composta di 23 sermoni latini e la seconda invece contiene dodici discorsi dedicati alle virtù della Vergine.

9. Aspetti positivi e negativi della predicazione mariana barocca
a)
Riassumendo occorre notare che la dimensione mariana è presente in diversi ambiti della predicazione barocca: dai sermoni per le feste dell'Anno liturgico e per i sabati della Quaresima, dalle missioni popolari e ad gentes, fino alla predicazione occasionale nei santuari e durante l'incoronazione delle icone mariane. Sarebbe ingiusto esprimere sbrigativamente un parere negativo sulla predicazione barocca. Essa infatti abbraccia numerosi aspetti importanti, sia positivi sia negativi perciò, sarebbe scorretto non ammirare l'enorme attività missionaria di così tanti predicatori che diffusero la fede cattolica e resero popolare la devozione alla Madre di Dio sia in Europa sia nei paesi dell'America del Sud, dell'Asia e dell'Africa. Non si può dimenticare che la predicazione barocca espresse una nuova retorica strettamente connessa ad una nuova estetica. Dopo il dominio della forma e della proporzione che caratterizzò l'epoca rinascimentale, questo periodo puntò sul movimento e sulla dinamica, e nel campo della predicazione sull'affettività e sulle emozioni dei fedeli. La parola doveva stupire, impressionare, commuovere per condurre il fedele alla conversione. Perciò la predicazione barocca brillava con abbondanza di citazioni contrastanti tratte sia dalla Bibbia, sia dai Padri della Chiesa e dai teologi medievali. Inoltre la predicazione mariana di quel tempo deve essere interpretata alla luce del movimento di Contro-riforma, cioè, della risposta della Chiesa cattolica al Protestantesimo. Tutto ciò che faceva parte di questo movimento: l'architettura, la liturgia, la musica, la parola, le immagini, da una parte erano tese ad approfondire la fede del popolo di Dio, dall'altra a difenderla, presentando così una risposta cattolica in opposizione al movimento eterodosso. Se i protestanti svuotarono le loro chiese dalle immagini, i cattolici svilupparono il culto dei santi arricchendo l'interno delle chiese con le loro raffigurazioni. Se i protestanti affermavano che la visione della gloria di Cristo in questo mondo era incomprensibile ed irraggiungibile ai nostri sensi, i cattolici, dall'altra, fecero della gloria di Cristo il motivo dominante nella rappresentazione artistica delle loro chiese. Se i protestanti confessavano che il peccato originale aveva talmente corrotto la natura dell'uomo al punto che egli rimaneva peccatore nonostante la giustificazione, la predicazione cattolica presentava Maria, rilevando la sua santità, le sue virtù, come frutto della pienezza della grazia. In tale luce alcune espressioni di carattere massimalista, che appaiono nei sermoni mariani, avevano lo scopo di incoraggiare i fedeli all'amore e all'affidamento a Maria - elevata sopra tutti gli angeli, tutta bella e santa.
b) Dall'altra parte però il fervore della predicazione prevalse sulla riflessione teologica e ciò influì negativamente sul modo in cui la beata Vergine venne presentata. I suoi privilegi erano stati spiegati senza nessuna relazione a Cristo ma solo in riferimento al mondo degli angeli. Un'altra lacuna da evidenziare fu il mettere sullo stesso livello la persona di Maria e la persona di Cristo, sottolineando la somiglianza tra loro due (Maria Regina, Corredentrice, Mediatrice) . La scorretta presentazione del ruolo della mediazione mariana (Maria collo della Chiesa che trasporta tutta la grazia di Cristo) può essere considerata forse la mancanza più grave della mariologia dell'epoca. Infine il linguaggio utilizzato dai predicatori, ricco di simbologia biblica, di analogie, di parabole ed antitesi, di lunghe serie di esclamazioni e domande, fanno sì che i sermoni perdano la loro omogeneità, chiarezza, trasparenza e forza persuasiva.
c) Quindi la predicazione barocca mariana manifesta il suo splendore ma anche le sue ombre. Nonostante ciò è difficile giudicarla in modo semplicistico. Come nel campo dell'arte, si comincia a rivalutare lo stile barocco in modo positivo, similmente anche nel campo della predicazione mariana si può esprimere un giudizio solo sulla base di studi approfonditi. Tenendo presente che il nostro contributo e il primo che, in maniera sintetica, presenta il tema, si auspica ché possano presto apparire nuovi studi che permettano di esprimere un giudizio più maturo sulla predicazione mariana di questo periodo storico.

Bibliografia
KOCHANIEWICZ B., La Vergine Maria nella predicazione barocca, in Theotokos XVI (2008) n. 1., pp. 245-262 con le numerosissime citazioni di tutti i testi dei vari autori;  RUSCO M., Predicazione e vita religiosa nella società italiana da Carlo Magno alla Controriforma, Torino 1981; MARTINA G.- DOVERE U., La predicazione in Italia dopo il Concilio di Trento ira cinquecento e Settecento. Atti del X Convegno di Studio dell'Associazione Italiana dei Professori dei Storia della Chiesa, Napoli 6-9 settembre 1994, Roma 1995; MALE E., L'arte religiosa nel '600. Il Barocco, Jaca Book, Milano 1984;  NEUNHEUSER B., Storia della liturgia attraverso le epoche culturali, Roma, Edizioni Liturgiche, 1983; AA. VV., La Madre di Dio, un portico sull’avvenire del mondo, Atti del 5º colloquio Internazionale di Mariologia, Edizione Monfortane, Roma 2001; JODOCUS A DUNDICK, Sinopsis bibliothecae marianae, hoc est recensio omnium auctorum qui de Beata Virgine scripserunt, J. Kalconem, Coloniae 1643; CARBONARO D. –  PETRILLO F. (ed.), L’Immacolata Madre di Dio nel Seicento, Edizioni AMI, Roma 2006; DE FIORES S. - GAMBERO L. (Ed.), Testi mariani del secondo millennio. 5. Autori moderni dell’occidente (secc. XVI-XVII), Città Nuova, Roma 2003;  BATTISTINI A., Il Barocco. Cultura, miti, immagini, Salerno Editrice, Roma 2000; ID.,  Forme e tendenze della predicazione barocca, in AA. VV., La Predicazione nel Seicento, Il Mulino, Bologna 2009; DOGLIO M. L.- DELCORNO C., La predicazione nel Seicento,  Il Mulino, Bologna 2009; ARDISSINO E., Il barocco e il sacro. La predicazione del teatino Paolo Aresi tra letteratura, immagini e scienza, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001.

VEDI ANCHE
- BAROCCO






[ Indietro ]

DIZIONARIO ENCICLOPEDICO DI MARIOLOGIA

Copyright © da PORTALE DI MARIOLOGIA - (1060 letture)

IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

PHP-Nuke Copyright © 2005 by Francisco Burzi. This is free software, and you may redistribute it under the GPL. PHP-Nuke comes with absolutely no warranty, for details, see the license.
Generazione pagina: 0.14 Secondi