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ESEMPLARITÁ EDUCATIVA


 

Dalle pagine del Vangelo è possibile cogliere con quale intensità Maria abbia esercitato il suo compito di genitore nei confronti di Gesù. Ogni volta che interroghiamo la scrittura neotestamentaria circa la presenza e la funzione di Maria nella vita e nella missione di Gesù si resta sempre almeno un po' sorpresi. Non troviamo la dolcezza e la poesia del nostro culto mariano, ma una vera e propria storia tra una madre e un figlio, fatta perciò anche di fatiche, di incomprensioni e segnata esattamente da quella componente psicologica tanto importante che è la conflittualità - che non è una parola brutta, ma la condizione perché i nostri piccoli possano davvero trovare la loro strada verso l'età adulta.

1. Maria e la tensione educativa genitoriale
a) Mi viene così subito da pensare alla prima scena di incontro tra Gesù e la madre, raccontata dall'evangelista Luca: il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio. L'episodio è raccontato con tanti particolari da Luca e anche le parole dei protagonisti sono riportate con abbondanza. Io mi immagino questa scena in cui Maria e Giuseppe, dopo tanti giri nella città santa, finalmente individuano Gesù in mezzo ai dottori, tranquillo, seduto, mentre loro sono in piedi e affannati. Angosciati ti cercavamo, per la precisione dice Maria al figlio. E la risposta di Gesù è particolarmente incisiva: "Non sapevate che debbo occuparmi delle cose del Padre mio?". Dopo questa solenne dichiarazione, né Maria né Giuseppe replicano qualcosa. Luca dice che non capiscono le parole del Figlio. Il loro è un silenzio importante, un silenzio che crea lo spazio per un'ulteriore crescita di Gesù. In questo testo vi si trova molta tensione ed è una tensione feconda: da una parte i genitori che intendono inserire Gesù in una tradizione culturale e religiosa, dall'altra un figlio che deve distaccarsi dai propri genitori, dai percorsi da sempre suggeriti, per trovare la propria strada, per accogliere la vocazione che porta dentro di sé. Questo silenzio è quanto mai prezioso. Apre lo spazio perché il figlio cerchi, oltre i genitori biologici e adottivi, la sua via, la sua verità, la sua vita. Il suo "Padre".
b) E questo vale per i genitori e i figli d'ogni tempo: il loro è un rapporto quanto mai sfidante e decisivo. Il padre della psicoanalisi, Freud, diceva che essere genitore è una cosa semplicemente impossibile, perché il genitore deve, all'interno di un rapporto di dipendenza, favorire un processo di autonomia. Io, genitore, lavoro su di te e con te perché tu, figlio, non abbia bisogno di me. Che impresa! E si tratta davvero della nascita di un essere nuovo: noi umani siamo uno differenti dall'altro sin nelle nostre impronte digitali, figuriamoci poi nella nostra anima, intelligenza. Ed un genitore deve essere disposto in qualche misura a non capire la novità che ogni essere che viene al mondo porta con sé e ad accompagnare questo lento processo di autoscoperta del figlio con coraggio e con amore. Per questo una certa dose di conflittualità tra dipendenza ed autonomia è non solo normale, ma addirittura vitale.

2. Madre e Figlio nel confronto di Cana
a) Seguendo il secondo capitolo del Vangelo di Giovanni, vediamo che Gesù lascia la casa paterna e materna, sceglie alcuni come discepoli e inizia a spostarsi lungo le strade della Galilea. Avviene ora il secondo incontro tra Maria e il Figlio. Siamo alle nozze di Cana. Anche qui troviamo un episodio per nulla carino, diremmo noi. Le parole tra la madre e il figlio, anche in questo caso, pesano tanto. Ricordate: "Non hanno vino" - "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora" - "Qualsiasi cosa vi dica, fatela". Scena potente: scena di una madre che incoraggia il figlio a prendere posizione sul mondo, dentro la storia. Non si può indugiare troppo con i propri progetti e idee, ad un certo punto ci vuole un'azione, una decisione, un agire. La libertà dell'uomo non esiste mai in astratto, ma solo nel concreto di un gesto. E questa è una cosa che un bravo genitore deve saper innescare nel proprio figlio e vediamo che la cosa con Gesù funziona perfettamente. Cana è l'inizio della missione di Gesù, sottolinea Giovanni. Inizia ora il suo cammino lungo le strade della Galilea e poi della Giudea e ha un messaggio chiaro netto: Dio gode della felicità degli uomini e delle donne a tal punto che moltiplica per loro anche il vino. Tutto questo non senza la spinta di Maria. Gesù allora sceglie la sua strada, diventa adulto, autonomo, nello stile di vita e nel suo modo di pensare e predicare. Introduce ed adotta schemi mentali nuovi per parlare del mistero degli uomini e del mistero di Dio e del mistero della loro comunicazione. E non fu subito facile capirlo. Neppure per Maria.
b) Maria avvia con decisione i miracoli di Gesù e, vedete, sempre noi abbiamo bisogno dei miracoli dei figli. Si pensi al nostro mondo: le risorse energetiche, i conflitti ideologici, le democrazie fragili, il sistema economico sempre sull'orlo di una crisi di nervi... Senza i miracoli dei nostri figli, dove potremo andare? E fare i miracoli significa cambiare il mondo e soprattutto cambiare il modo di vedere il mondo e questo non sempre è accolto con docilità dai più vecchi.

3. La maternità di Maria oltre la fisicità
In questo senso leggiamo una scena del terzo capitolo del vangelo di Marco, che coinvolge Gesù, Maria ed anche altri familiari, i cosiddetti fratelli e sorelle di Gesù. Questi ultimi e con loro Maria sono preoccupati per Gesù. Marco sottolinea che giudicano Gesù "fuori di sé". Per questo si mettono in cammino e vanno a prenderlo. Giunti alla casa dove Gesù si trova, si fermano fuori e lo mandano a chiamare. Abbiamo qui una situazione davvero ricca, tesa, emblematica. Che cosa risponde Gesù a chi gli dice che i fratelli e le sorelle e la madre sono lì fuori e lo cercano? Ecco la risposta: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?... Chi fa la volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella e madre". Notiamo la posizione enfatica della parola madre, inizio e fine della risposta di Gesù. Qui il Gesù adulto si collega con il Gesù dodicenne: le cose del Padre, la volontà di Dio. E taglia per sempre il cordone ombelicale. Dichiara la sua adultità compiuta. Ed è proprio così. I figli crescono: e sono e saranno per noi sempre un po' "fuori di sé". È la cosa più normale del mondo. I giovani d'oggi non sono mai quelli di una volta: è così che il mondo va avanti, che la storia dell'umanità è sotto il segno dell'innovazione e del progresso. Per quanto a noi adulti possano sembrare originali, non possiamo mai giudicare i nuovi cittadini del mondo con i nostri criteri passati, soprattutto non possiamo giudicare "da fuori" le loro scelte e i loro discorsi. È un po' quello che qui fanno i parenti di Gesù: restano fuori della casa, non si lasciano coinvolgere dall'"effetto Gesù", vogliono semplicemente portarlo con loro, nel passato. Purtroppo san Marco non ci dice come questo episodio sia andato a finire. Certamente Gesù non è stato "preso" con la forza dai parenti. Ha continuato il suo cammino e il suo insegnamento. In una tappa successiva a Nazareth, ricordata sempre da Marco, al sesto capitolo, le cose non andranno di nuovo bene. Tra l'altro in questo capitolo Gesù è chiamato esplicitamente figlio di Maria.

4. La Madre "entra" nel mistero del Figlio e dei figli
a) La lettura dei testi della passione, in particolare, quello di san Giovanni, ci permette di supporre che Maria già qui, dopo questa dichiarazione forte della sua adultità da parte di Gesù, abbia preso una decisione molto forte: si è messa alla sequela del figlio. Possiamo dire che non è rimasta più "fuori", ma è entrata dentro la casa in cui è Gesù. Questa è la casa dei discepoli e delle discepole del Signore. Anche per Maria c'è stato dunque un cammino per entrare "dentro" il mistero di Gesù, dentro quel suo occuparsi delle cose del Padre suo, quel suo fare la volontà del Padre. E questo vale per tutti noi. Sempre. Per capire Gesù non puoi più restare fuori, non puoi fermarti ai discorsi che la gente fa su di lui, non puoi restare fermo alle tue idee e convinzioni. Ti devi mettere alla sua scuola: devi entrare nella sua casa, nella sua famiglia, nel suo mondo. Devi uscire fuori di te, per evitare che Gesù ti appaia fuori di sé. Maria lo ha capito e vissuto fino in fondo questo passaggio importante e per questo la troviamo ai piedi della croce, dove Gesù manifesta tutta la sua bontà con il dono della sua vita. Da quella croce proclama con forza - con il suo sangue - che "le cose del Padre suo" sono la felicità dell'uomo e la piena umanità dell'uomo. E proprio da quella croce ci dona Maria come Madre e si compone finalmente la tensione che era rimasta sospesa nell'episodio che prima ho citato. Da questo momento in poi i fratelli e le sorelle di Gesù sono coloro che fanno la volontà di Dio e che nello stesso tempo accolgono, come Giovanni ai piedi della croce, l'invito-testamento di Gesù: "Ecco, tua madre".
b) Da questo momento in poi non è più possibile parlare dei discepoli senza parlare di Maria: ce lo testimonia un passaggio del primo capitolo degli Atti degli Apostoli dove si racconta che, dopo l'Ascensione di Gesù al cielo, i suoi discepoli si trovano insieme a Gerusalemme e si aggiunge: essi erano "perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui". Mi piace evidenziare l'ultima parola di questo testo - i fratelli di Gesù - dove sembra che Maria riesca a portare finalmente dentro casa anche gli altri parenti di Gesù. E così nessuno è rimasto più fuori. Questa è Maria, un esempio straordinario di ciò che significa il mestiere dell'adulto. Ha ragione san Bernardo, di Maria avremo sempre qualcosa da dire, da Maria avremo sempre da imparare.

Bibliografia
MATTEO A., Il difficile mestiere dell'adulto e l'esemplarità educativa di Maria, in Sabati Mariani, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma, 31 gennaio 2015; MASCIARELLI M. G., Come dobbiamo collaborare al progetto di Dio nella storia ispirandoci a Maria, in AA. VV., Come collaborare al progetto di Dio con Maria,  Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 1985; DE FIORES S., Educare alla vita buona del Vangelo con Maria, San Paolo, Cinisello Balsamo 2012; ID., Sulle vie dello Spirito con Maria. Pagine spirituali, San Paolo, Cinisello Balsamo 1997; SCARVAGLIERI G., I giovani e Maria nella cultura italiana contemporanea, in AA. VV., Come annunciare ai giovani Maria, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 1986, pp. 7-30; ID., Religione e società a confronto, Bizzocchi, Reggio Emilia 1982; ID., Valore e significato dell'atto di consacrazione o affidamento collettivo a Maria, in AA. VV., La comunità si affida a Maria, Atti della XXII settimana nazionale mariana, Trieste 1983, pp. 165-191; AA. VV., Evangelizzazione e mondo contemporaneo,  Antonianum-Paoline, Roma 1974; CAMPAGNARO G. - TONELLI R., Che cosa pensano i nostri giovani della devozione alla Madonna e del mese di maggio, in Note di Pastorale giovanile 3 (1969) pp. 5-20; ANGELINI G., Maria, madre del Signore, nel catechismo dei giovani, in Mater Ecclesiae, 13 (1977), pp. 166-171; PAMI, La vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1989; GIORDANI I., Maria modello perfetto, Città Nuova, Roma 2012;  Maria. FRANCE Q., Dalle pagine evangeliche l'umanità di una madre raccontata da una donna, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998. 

VEDI ANCHE
- MODELLO DI ESISTENZA CRISTIANA
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