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BULGAKOV SERGEJ NIKOLAEVIC



Insigne sacerdote della Chiesa Ortodossa Russa

1. Cenni biografici e opere
a) Bulgakov nacque nel 1871. I suoi antenati erano sacerdoti da sei generazioni. Entrò in seminario, ma ne uscì in seguito ad una crisi di fede, che lo avvicinò alle correnti culturali e sociali della Russia, fino ad aderire al marxismo filosofico ateo. Laureatosi in giurisprudenza a Mosca, dal 1896 insegnò Economia politica e Statistica prima a Mosca poi a Kiev. Un evento singolare lo riportò verso la fede, come egli stesso racconta, nel 1898: la contemplazione al Museo di Dresda della Madonna Sistina di Raffaello, immagine di una bellezza unica, che lo affascinò. Più tardi però, ritornando a rivederla, rimase deluso: «Non è questa – disse – la Madre di Dio, quale noi veneriamo nelle nostre icone». Rientrato dunque nella Chiesa, e diventato un esponente del pensiero cristiano ortodosso, fu ordinato sacerdote nel 1918 e imparò a celebrare e gustare la liturgia accanto al padre Pavel Florenskij, grande teologo e matematico, fucilato dai comunisti nel 1937. Nel 1923 Bulgakov fu espulso dalla Russia e soggiornò a Praga, dove si dedicò a comporre scritti di teologia, tra i quali il saggio La glorificazione della Madre di Dio, composto a Praga nell’estate del 1924. Nel 1925 fu chiamato a Parigi dal metropolita Eulogio a dirigere l’Istituto di Teologia ortodossa di San Sergio, incarico che mantenne fino alla morte. A Parigi compì un periodo di lavoro intenso e di attivo ministero spirituale; partecipò a molti incontri ecumenici e pubblicò le sue opere teologiche fondamentali, definite «il più importante monumento della teologia ortodossa dopo la caduta di Bisanzio». Tra queste, ricordo la trilogia teologica maggiore: L’Agnello di Dio (1927, su Gesù Cristo), Il Paraclito (1936, sullo Spirito Santo), La Sposa dell’Agnello (edita postuma nel 1945, sulla Chiesa). La sua dottrina sofiologica (cioè sulla Sapienza divina), elaborata principalmente sotto l’influsso di Vladimir Soloviev e di Pavel Florenskij, fu messa in discussione dalla Chiesa russa tradizionale. Morì a Parigi il 12 luglio 1944, in seguito a un tumore alla gola.
b) La teologia di Bulgakov gravita attorno al dogma cristologico definito dai Concili ecumenici di Efeso (431) e di Calcedonia (451), cioè sull’unione delle due nature nell’unica persona del Verbo, unione che rende il divino co-umano e l’umano teandrico in Cristo. In tal modo l’Incarnazione appare non un atto arbitra rio di Dio, ma costituisce il fine ultimo di tutta la creazione. Si può affermare che Bulgakov è anche un grande autore mariologico, l’unico che abbia pubblicato un’opera intera – Il roveto ardente – sulla santissima Madre di Dio, raccogliendo in essa i suoi contributi più originali. Nel saggio La glorificazione della Madre di Dio, Sergio Bulgakov introduce il suo personale pensiero mariologico movendo dalla presentazione delle feste mariane celebrate nell’anno liturgico bizantino, nelle quali – scrive – «la Chiesa celebra tutta una serie di avvenimenti della vita della Vergine con feste e preghiere particolari che sottolineano i punti fondamentali della sua crescita spirituale e della sua glorificazione». In tal modo, partendo dalla Liturgia, con metodo squisitamente orientale, Bulgakov si addentra in una serie di approfondimenti mariologici, che dimostrano non solo la sua fondata conoscenza liturgica e biblica, ma anche la forza del suo pensiero teologico.

2. La figura di Maria nelle feste dell’anno liturgico e principali temi mariologici
a)
Bulgakov vede la Natività di Maria [8 settembre], come «l’inizio di una vita la cui santità continuerà a crescere» , il suo Ingresso nel tempio di Gerusalemme [21 novembre], come il momento della sua personale donazione a Dio e della sua consacrazione alla futura missione di Madre di Dio. Scrive: «Da allora, il valore del tempio veterotestamentario, come il solo luogo di incontro fra l’uomo e Dio, inizia a scomparire. Maria diviene il tempio e riceve la virtù della sua consacrazione». Bulgakov omette intenzionalmente di parlare della festa della Concezione di Anna [9 dicembre], dalla quale proviene in occidente la solennità dell’Immacolata Concezione e il dogma definito da Pio IX, che egli contesta a più riprese e in diversi scritti. L’Annunciazione [25 marzo], con la discesa dello Spirito Santo su Maria, segna «il più alto grado carismatico che la creatura in genere possa immaginare. L’inabitazione dello Spirito Santo significa già la deificazione della natura umana nella persona della Madre di Dio». Inoltre, La Vergine Maria diviene veramente la Theotokos, la Madre di Dio, non solo in un breve passato, ma per sempre. Dal giorno dell’Annunciazione si snoda progressivamente la maternità di Maria: al Natale del Signore, nella vita d’infanzia e di Nazaret, fino alla Croce, dove «ella partecipa come Madre al servizio e alle sofferenze sacrificali di suo Figlio; ed ella nello spirito vi crede». Per Bulgakov tuttavia è la Pentecoste il momento saliente della Vergine Maria: una Pentecoste non soltanto cosmica, ma personale, che la libera dal peccato d’origine e la pone trasfigurata nella pienezza della deificazione. La sua Dormizione e la sua glorificazione nei cieli – quindi la sua gloriosa Assunzione celebrata il 15 agosto – segnano il termine perfettivo della trasfigurazione deificante della Theotokos, la quale è indubbiamente morta per legge di natura, ma per grazia è stata innalzata accanto al Figlio e incoronata regina del cielo e della terra: regina celeste. Qui si conclude non solo la sua vicenda personale, ma l’evento di tutto il mondo: «Con il suo corpo risuscitato e glorificato, la Madre di Dio rappresenta già la risurrezione e la gloria del mondo. Con la risurrezione e l’assunzione della Vergine, il mondo è concluso nella sua creazione, il suo scopo è raggiunto, “la sapienza è stata giustificata nei suoi figli” (Lc 7,35; Mt 11,19), perché la Madre di Dio è già questo mondo glorificato e deificato, trasparente alla divinità. Maria è il cuore del mondo e il focolare spirituale dell’umanità e di tutto il creato. Ella è già la creazione perfettamente deificata che fa nascere, che porta e che riceve Dio».
b) I principali temi mariologici che Bulgakov sviluppa, con gli occhi fissi sull’immagine glorificata di Maria, Regina celeste, partono indubbiamente dalla protologia (l’uomo creato ad immagine di Dio), ma si fermano con attenzione preferenziale sulla divina maternità, e di conseguenza sui misteriosi rapporti che legano indissolubilmente la Vergine non solo al Figlio-Dio da Lei generato , ma al Padre e allo Spirito Santo, in una varietà di aspetti soprannaturali che il linguaggio umano non può adeguatamente esprimere e la mostrano intimamente unita alla Chiesa, anzi sua personale suprema espressione; si concludono sulla potenza orante della Madre di Dio sul cammino degli uomini fino all’ultimo giorno. La filigrana che percorre le pagine, l’ordito che supporta il tessuto, il denominatore comune di ogni tema proposto, è l’azione trasformante dello Spirito Santo in Maria, la sua deificazione fino all’innalzamento supremo nella gloria, accanto al Figlio nei cieli, che tuttavia non la distacca dalla terra ma la costituisce mediatrice di ogni dono dello Spirito alle creature umane.
           
3. Cristo e Maria, la pienezza dell’«immagine di Dio» nell’uomo

Bulgakov apre il tema affermando che «l’immagine di Dio nell’uomo si manifesta e si realizza come quella di due persone: Cristo e sua Madre». Bisogna innanzitutto ricordare che l’attenzione dei pensatori e teologi russi non parte dalla creazione per distendersi quasi in un processo diacronico fino all’escatologia, ma all’inverso, parte dall’escatologia, dall’ultimo compimento, per risalire agli inizi e comprenderli. Sullo sfondo dunque e alla base delle affermazioni di Bulgakov sta la lettura di Genesi 1-3: il primo Adamo e la prima Eva, ma rapportati al secondo Adamo e alla nuova Eva nella loro ultima e definitiva glorificazione. Afferma: «L’immagine divina nell’uomo non perviene alla sua piena realtà che in due persone (Gn 1,27: “E Dio creò l’uomo a sua immagine, lo creò ad immagine di Dio, uomo e donna”). Il primo Adamo e la prima Eva sono tutti e due creature di Dio, anche se fra i due esisteva una gerarchia genetica: Adamo viene da Dio, Eva da Adamo. Invece il secondo Adamo è il Signore stesso, che ha assunto la carne umana, cioè la propria creatura; e la seconda Eva è una creatura, un essere umano, che appartiene al mondo creato. In questo senso ella deriva dal secondo Adamo, cioè da Dio, ma gli dà una carne umana». Secondo Bulgakov, «immagine di Dio» o manifestazione del Padre è tanto il Verbo, il Logos, quanto lo Spirito Santo. Ora, il principio maschile rappresentato da Cristo si rapporta al Logos, «Cristo è l’immagine umana della seconda Ipostasi, del Logos»; invece, il principio femminile, rappresentato da Maria, dice relazione allo Spirito Santo: «La terza Ipostasi non si incarna, non si fa uomo. Tuttavia, anche se per essa non c’è incarnazione, nel senso di quella del Figlio, c’è un’ipostasi creata, umana, che diviene dimora dello Spirito Santo e gli rende la propria vita personale in modo perfettamente trasparente, testimoniando di se stessa: “Ecco l’ancella del Signore”. Questo essere umano, la santissima Vergine, non è un’incarnazione dello Spirito, ma ne diviene il ricettacolo animato e personale, una creatura che lo porta, creatura teofora. Ne deriva dunque che l’essere umano della Madre di Dio nei cieli e il Dio-Uomo Gesù presentano insieme l’immagine completa dell’uomo. L’icona della Madre di Dio col Bambino, del Logos e della creatura che, piena di Spirito Santo, lo assume, costituiscono con la loro unità e indivisibilità l’immagine perfetta dell’uomo... mostrano la pienezza dell’immagine di Dio nell’uomo o, inversamente, l’immagine dell’uomo in Dio». Sulla falsariga di queste audaci affermazioni di Bulgakov corre pertanto una interpretazione della «immagine e somiglianza» di Dio nell’uomo e nella donna («Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio li creò; maschio e femmina li creò » : Gen 1,27) in forma non statica , ma dinamica: l’immagine cioè e la somiglianza, che Bulgakov unisce quasi in una endiade, non riguarda gli inizi, ma il termine del percorso umano: l’«immagine» di Dio nell’uomo non è quindi perfetta quando nasce, ma quando ha raggiunto quella gloria che Dio gli ha predestinato e preparato nei cieli, dopo aver compiuto in sublime bellezza tutto il percorso della sua crescita evolutiva sulla terra, sotto l’influsso dello Spirito Santo. Quindi, teleologicamente, due soli sono realmente perfetti nell’«immagine» raggiunta: il Cristo e la sua Madre : il Cristo però come Dio-uomo, in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità; Maria invece come creatura «deificata» con l’inabitazione dello Spirito Santo a misura irraggiungibile da ogni altra creatura . Il Cristo glorificato è l’archetipo assoluto dell’immagine e somiglianza in una natura maschile assunta dal Verbo nella sua Persona divina e glorificata; Maria è l’immagine femminile realizzata nella partecipazione dello Spirito Santo, datore della grazia e della gloria, in una quasi-identità personale (per affermare la pienezza del dono), ma nella reale diversità delle persone: quella di Maria è persona creata e finita, quella dello Spirito è Persona divina e infinita. Ambedue però – il Figlio e la Madre – formano, pur nella essenziale differenza delle persone, l’unica «immagine» pensata da Dio e donata all’uomo, uomo e donna. Bulgakov quindi si sente autorizzato a concludere: «La pienezza dell’immagine divina dell’uomo non si manifesta in uno, ma in due, Adamo ed Eva, figlio e figlia di Dio. E per restaurare tale immagine nella sua pienezza, bisogna che vi partecipi non solo il nuovo Adamo, ma pure la nuova Eva».

4. La verginale divina maternità nello Spirito Santo

Poiché Bulgakov è studioso della cristologia antica e si attiene fermamente alla dottrina di Efeso e alla definizione di Calcedonia, l’approfondimento della divina maternità di Maria e del titolo Theotokos trova nelle sue opere un posto di privilegio. La lunga esposizione bulgakoviana si può ricapitolare in tre punti:
 a) la maternità umana segnata dal peccato
È illuminante, per comprendere la verginale divina maternità di Maria, l’interpretazione della generazione umana e della maternità prima e dopo il peccato dei progenitori. La sentenza di Bulgakov ci potrebbe suonare strana; ma essa fonda le sue asserzioni sulla maternità verginale dapprima, poi sulla maternità divina di Maria. Egli afferma: «Adamo ed Eva furono creati in una sola carne, come uomo e donna, e fu loro detto: “ Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”. Il modo di riproduzione appartenente alla loro condizione prima della caduta ci rimane comunque interamente sconosciuto. Sappiamo, invece, con certezza che il mondo attuale è legato al peccato: dopo la caduta, Dio “disse alla donna: Moltiplicherò i tuoi dolori nella gravidanza, partorirai nel dolore...” (Gn 3,16)... I dolori della gravidanza e del parto sono dunque una conseguenza diretta del peccato e non appartengono propriamente alla natura umana. Quindi, il parto indolore è secondo natura» .
b) La maternità verginale
Presupposto che altro sarebbe stato il modo della generazione umana, se i progenitori fossero rimasti nell’innocenza originale, e che la maternità non avrebbe conosciuto il dolore, Bulgakov conclude che il concepimento senza seme e il parto indolore della Vergine è cosa del tutto normale, secondo natura: attesta un modo di generare che avrebbe conosciuto Eva, se non avesse peccato. Quindi, Maria, la Vergine partoriente, la Sempre-vergine, è la nuova Eva che mostra quale sarebbe stata la maternità avanti la colpa: «Così è necessario concludere che, attraverso la concezione verginale e senza seme, la natura originaria di Eva viene restaurata nella Vergine Maria». Con questa tesi Bulgakov taglia ogni discussione sulla «verginità» di Maria, che tuttora fermenta nel nostro mondo occidentale. Maria non solo è Vergine nel concepire, quindi senza unione con uomo e senza seme umano; ma è conseguentemente Vergine anche nel partorire, senza lesione fisica e senza dolore. Il suo parto riconduce alle origini, al progetto creazionale e al paradiso perduto.
c) La maternità divina di Maria
È il fulcro della dottrina mariologica di Bulgakov. Lo Spirito Santo, scendendo su Maria, la libera dalla condizione peccatrice del concepimento umano e il suo corpo acquista la capacità di realizzare i movimenti dello Spirito, al quale ubbidisce anche la carne. Scrive Bulgakov: «L’azione dello Spirito Santo ha avuto come effetto che Maria avvertisse nel suo spirito che era la Madre del Figlio Unigenito di Dio, in lei concepito in seguito alla discesa su di lei dello Spirito Santo, che è da lui inseparabile. E il suo corpo, esso assunse la plasticità spirituale che lo rendeva capace di realizzare i movimenti dello spirito... poiché viene prima la concezione spirituale, e non il contrario come accade ora. “Ecco l’ancella del Signore; sia fatto di me secondo la tua parola” (Lc 1,38)...». Bulgakov mostra in qual senso si debba intendere la maternità divina di Maria. Innanzitutto, non si tratta di un rapporto esclusivamente con la carne, cioè col corpo del Verbo che da lei nasce, ma anche con l’anima che informa la sua carne, cioè con l’intera natura umana che egli assume dalla Madre, corpo animato da anima razionale, come professa il concilio di Calcedonia, poichè «la Chiesa non cessa di confessare che la Vergine Maria è veramente Madre di Dio. Maria è la Madre del Signore non solo secondo la carne, ma anche secondo l’anima». Ma come può una creatura umana, che non è Dio né uomo-Dio, generare veramente un Figlio-Dio? Bulgakov concentra l’attenzione sulla terza Persona divina, lo Spirito Santo, il quale, come ha reso possibile la pienezza dell’immagine in Maria (la «Pneumatofora »), così rende possibile in lei e da lei la generazione umana del Verbo: «Per il fatto che ha ricevuto lo Spirito Santo, Maria è divenuta il luogo della maternità divina. Ella è spiritualmente la Madre di Dio ed è per questo che ha concepito suo Figlio Emmanuele nel suo seno mediante lo Spirito Santo che lo porta e che riposa su di lui. Ancora una volta, è proprio per questo che è veramente divenuta Madre di Dio... Come essere umano, ciò non sarebbe stato possibile, ma in quanto pneumatofora, cioè al di là della semplice condizione umana, in quanto luogo ipostatico dello Spirito Santo, ciò non solo era possibile ma anche naturale... Ecco perché, ricevendo lo Spirito Santo, e non solo i suoi doni o la sua potenza, ma lo Spirito stesso, Maria diviene la Madre di Dio». Così la professione di fede dei simboli apostolici e del simbolo niceno-costantinopolitano, che recitano: «da Spirito Santo e da Maria, la Vergine, si è incarnato e si è fatto uomo», acquista la sua pregnanza; e non è esatto tradurre: «per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo». Maria non è un «seno» o un semplice «grembo», dal quale nasca per esterna potenza di Spirito Santo il Figlio di Dio; Maria è la «persona» viva, libera, responsabile, attiva, dalla quale, nella quale e per mezzo della quale si compie l’incarnazione del Verbo: è la sua «vera» Madre in senso proprio, la Deigenitrice; e il Figlio che da Lei nasce uomo non è un frutto casuale ed esotico, prodigiosamente prodotto in lei dall’esterno per un estrinseco intervento dell’azione divina: è il «suo» frutto, nel quale tutta la sua esistenza e la sua capacità di creatura «spirituale» è fiorita, ad opera appunto dello Spirito Santo in persona, disceso in pienezza trasfigurante sopra di lei. Qui ci troviamo nel più profondo della speculazione teologica di Bulgakov, il quale ha davanti agli occhi sia la teologia trinitaria dei Padri Cappadoci sia la definizione cristologica di Calcedonia, incentrata appunto sull’«unico e medesimo Figlio», perfetto nella divinità, perfetto nell’umanità, eternamente generato dal Padre, a lui consostanziale, ed egli medesimo generato secondo la carne da Maria, la Vergine, la Theotokos.

5. Maria, cuore e pienezza della Chiesa
Dal fatto che Maria è veramente Theotokos, Bulgakov mostra come in Maria si compiono in modo perfetto quelle definizioni e quei titoli che competono a tutta la Chiesa: Ella è «figlia di Dio» – così la chiama spesso la Liturgia bizantina – ed è la «sposa di Dio», seguendo il Cantico dei Cantici, che può essere interpretato come idillio d’amore tra il Verbo e Maria, oppure tra il Verbo e la Chiesa o anche tra il Verbo e ogni anima che aneli allo Sposo celeste e lo raggiunga: «La Vergine Maria, Madre e sposa di Dio, è l’immagine dell’anima in rapporto al Logos, dell’anima che si ecclesializza: ella ama Cristo, lo cerca, lo trova, si unisce a lui e lo fa nascere in se stessa». Ora, tutto questo appartiene alla Chiesa in quanto tale: essa è corpo di Cristo, sposa di Cristo, madre di Cristo. Il Concilio Vaticano II, nel capitolo VIII della Lumen gentium, istituisce un confronto sintomatico ed espressivo tra Maria e la Chiesa, ambedue vergini, ambedue madri dell’unico Cristo, sia pure in modo diverso (LG 63-64). È ciò che Bulgakov, seguendo la Liturgia bizantina, mette in evidenza, quasi sovrapponendo l’immagine di Maria a quella della Chiesa, e viceversa: «Non avendo in sé altra vita che quella di Cristo, la Madre di Dio è il suo corpo, sia in senso generale sia in senso specifico. Ella gli dona il suo corpo, lo porta in se medesima e lo partorisce come un frutto delle sue viscere: espressione perfetta dell’unità di Cristo e della Chiesa, suo corpo. Ora, essendo la Madre di Cristo, Maria è perciò stesso la madre del genere umano di cui, dall’alto della croce, ricevette l’adozione nella persona dell’apostolo Giovanni. Di conseguenza, in lei e con lei, tutto il genere umano diviene non solo “fratello” di Cristo, ma anche corpo di Cristo. Inoltre, la Chiesa è fidanzata o sposa del Verbo, perché il matrimonio si è compiuto “in Cristo e nella Chiesa”». Stabilite queste intrinseche relazioni tra Maria e la Chiesa in rapporto con Cristo, Bulgakov afferma che Maria è la Chiesa, ossia la sua suprema e perfetta realizzazione, senza comunque togliere la diversità numerica tra lei e le membra di Cristo: «Ciò che viene detto a proposito della Chiesa, vale pure per la Madre di Dio. Sarebbe erroneo dichiarare in generale che Maria è la Chiesa. Tuttavia si può affermare che ella la rappresenta in quanto tutte le proprietà della Chiesa sono riunite nella sua persona... In effetti, la Chiesa vive e si rinnova grazie alla potenza e ai doni dello Spirito Santo, e lo Spirito Santo ha fatto di Maria la sua dimora. La Chiesa rappresenta Cristo nei suoi figli e lo fa –per così dire – nascere, ma egli è nato dalla Madre di Dio e da lei si è fatto uomo con la propria ipostasi. Ciò che è la Chiesa costituisce l’essere stesso di Maria: ricettacolo dello Spirito Santo, Madre e sposa di Dio». Queste profonde intuizioni di Bulgakov, redatte nell’anno 1924, hanno preceduto di molto la dottrina dell’Occidente, benché oggi siano divenute comuni nel nostro insegnamento ecclesiale. L’ultimo tratto relativo alla nascita del Verbo mediante la Chiesa nei cuori degli uomini credenti, ma in dipendenza di continuità dalla verginale maternità di Maria e in perfetta somiglianza con lei, è stato codificato dal Vaticano II nel n. 65 della Lumen gentium.

6. Maria orante, ultima avvocata
a) Infine, Bulgakov guarda a Maria come alla Deisis: l’Orante, la Supplice, l’Interceditrice, l’Avvocata. Tutta la liturgia è piena delle preghiere rivolte alla Vergine. Bulgakov, con tutti gli autori russi, lo sa e lo afferma. Ma è soprattutto l’atteggiamento orante di Maria, ora e fino all’ultimo giudizio, che egli vuole mettere in evidenza, mostrandola accanto al Cristo come Colei che sempre intercede per noi. Scrive: «La Madre di Dio è colei che prega e che intercede per tutti gli uomini: “ Per tutti tu supplichi tuo Figlío- e nostro Signore”. Ella è la personificazione della preghiera della Chiesa»; «Nessuna preghiera che noi indirizziamo verso di lei oppure direttamente a Dio le sfugge; la nostra orazione diviene la sua, si forma con lei e in lei»; «La Madre di Dio non ha bisogno di pregare per se stessa, perché possiede tutto attraverso la sua deificazione... Tuttavia, essendo colei che presiede al mondo e all'universo creato, la Madre di Dio fa salire un'altra preghiera: quella del creato, che non è la sua e che tuttavia lo è, in ragione di ciò che abbiamo affermato. Ella le procura le ali, la conduce verso Dio imprimendole potenza, perché ella è colei che intercede, che innalza sacerdotalmente le mani al di sopra del mondo (Orante), coprendolo col suo velo. La Madre di Dio è la Chiesa in preghiera, personalmente incarnata. In questo senso è la Madre universale. È la pietà personificata verso il mondo, il quale porta il peso dei suoi limiti e della sua perversione. Perfettamente libera dall'impero del peccato, ella è pertanto la cupola dorata di questo mondo, perché ne fa parte. I santi e le loro preghiere formano la nube luminosa che circonda questa vetta».
b) Dunque, sulla Chiesa pellegrina nel mondo si stende come manto la preghiera di Maria, così fusa con lo Spirito Santo che prega in lei, da essere onnipotente. Ma c’è un momento supremo, l’ultimo della storia umana, nella quale la Vergine dovrà ancora alzare le mani supplici ad intercedere: il giorno dell’ultimo Giudizio. Giovanni Paolo II, nell’enciclica Redemptoris Mater, attesta che la Vergine, come ha preceduto la prima venuta di Cristo, così precederà anche la sua ultima venuta. Bulgakov ne delinea, per così dire, la presenza efficace e misericordiosa: «Cuore pietoso, misericordia materna, che non giudica, ma che compatisce e perdona ogni cosa, la Madre di Dio comparirà nel giudizio finale, dove, secondo la testimonianza iconografica della Chiesa, pregherà il Re per il genere umano, intercedendo per i peccatori dinanzi a colui che è venuto a salvarli». Cristo Giudice è Colui al quale il Padre ha rimesso, come Figlio dell’uomo, ogni giudizio su tutti gli uomini; e «Colui che, nella sua umiltà, non spegnerebbe il lucignolo fumigante né romperebbe la canna incrinata, pronuncia il decreto della giustizia divina per tutti i secoli». È in questo momento supremo di giustizia che si fa manifesta la suprema misericordia: la fragilità dell’uomo – tutti, uomini e donne di tutti i tempi della storia – sta davanti al Giudice che pronuncerà l’inappellabile verdetto finale. Ma – come raffigurano tutte le icone della Deisis – accanto a Lui, protendendo supplici le mani in atto di implorazione, sta la Madre della sua umanità, la Madre anche di tutti gli uomini. Giustizia e misericordia dunque si abbracceranno: «Questa giustizia, dunque, è antinomicamente legata alla misericordia: il giudizio di Dio va di pari passo col perdono dell’infermità... Questa condiscendenza verso l’infermità che determina la natura stessa della creatura tratta dal nulla all’essere, questa pietà del perdono quasi al di là della giustizia, la Madre di Dio le manifesta nel giudizio finale, supplicando suo Figlio di graziare i peccatori. L’umanità del Dio-Uomo, il quale nel giudizio siede come Dio, come giudice divino al posto del Padre, viene rappresentata qui attraverso sua Madre che gli ha dato la condizione umana: è in lei e attraverso di lei che egli “è il Figlio dell’uomo”. È proprio perché ella stessa appartiene al mondo creato e gli è ontologicamente unita pur essendo stata deificata, che ella può pretendere di intervenire in questo modo nel momento più temibile per ogni creatura». Con questi tratti, che illuminano la funzione glorificata della Madre di Dio verso l’umanità peccatrice e inferma, ma chiamata a far parte della trasfigurazione ultima del creato nello Spirito Santo, Bulgakov ci consegna un’immagine di Maria alta e vicina: accanto al Figlio, accanto a noi, fino all’ultimo giorno della storia e del mondo. Sergio Bulgakov resta ancora il massimo esponente del pensiero mariologico russo, che altri teologi hanno seguito.

Bibliografia
TONIOLO E. M., Il russo padre Sergio Nicola Bulgakov: Maria, la portatrice dello Spirito, in Sabati Mariani, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 22 maggio 2010; BULGAKOV S. N., Il roveto ardente. Aspetti della venerazione ortodossa della Madre di Dio, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1998; ID., Il Paraclito, EDB. Bologna 2012; ID.,  La sposa dell'agnello. La creazione, l'uomo, la Chiesa e la storia, EDB, Bologna 1991; ID., L'agnello di Dio. Il mistero del verbo incarnato, Città Nuova, Roma 1990; RAZZANO L., L' estasi del bello nella sofiologia di S.N. Bulgakov, Città Nuova, Roma 2006;  PACINI A., Lo Spirito Santo nella Trinità. Il Filioque nella prospettiva teologica di Sergej Bulgakov, Città Nuova, Roma 2004; CODA P., Sergej Bulgakov, Morcelliana, Brescia 2003; ID.,  L'altro di Dio. Rivelazione e kenosi in Sergej Bulgakov, Città Nuova, Roma 1998;  ARVYDAS R., Attesa del regno. Eschaton ed apocalisse in Sergei Bulgakov, Lateran University Press, Roma 2001; 






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